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Cain x Maeve

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    « I woke up stronger than ever Driven by big waves of fire To run and yell all the way "Nothing can hurt me today" »
    La reazione della ragazza all'ennesimo errore da parte di Cain, poco paziente e molto irritabile, fu una ferita al suo orgoglio di soldato veterano: Maeve sapeva benissimo di come trionfasse in qualsiasi disciplina militare, come ogni arma nelle sue mani esperte diventasse più pericolosa di quanto già non fosse. Tuttavia, il tiro con l'arco gli risultava complicato e vederlo in difficoltà era un'occasione più unica che rara. Il ragazzo la squadrò spazientito, e dal suo sguardo risentito capì che le risate di lei non erano state contagiose, tutt'altro: le sue sopracciglia erano corrugate, gli occhi semi-chiusi, le labbra serrate, le sue mani strette a pugno a tal punto da far diventare le nocche bianche. « Te lo faccio vedere io il principiante! » eruppe il ragazzo e, in un attimo, Maeve sentì i piedi sollevarsi da terra, ritrovandosi poi caricata a mo' di sacco di patate su una delle spalle del ragazzo, che l'aveva sollevata senza sforzi e senza troppi fronzoli. Presa alla sprovvista, dalle labbra della principessa uscì un gridolino acuto, smorzato poi dalle prime falcate di Cain: non sapeva dove fosse diretto, ma dal suo punto di vista - quindi alle spalle di lui - stava vedendo che si stavano allontanando dalla postazione di tiro. « Ehi, che ti prende?! » gridò lei, mollandogli pugni sulla schiena - che sicuramente sarebbero stati come carezze per lui, visto i muscoli e la stazza - ma Cain non sembrò dare peso alla reazione sconcertata della ragazza, continuando imperterrito a camminare sempre più veloce. « Cain! » gridò il suo nome nella speranza di ricevere una risposta, tentando di rifilargli un calcio in pieno addome per fermarlo, ma lui le bloccò le gambe e, in quell'istante, prese a correre. La ragazza sbarrò gli occhi, tentando di girarsi per vedere cosa diavolo avesse in mente e, sinceramente, aveva davvero paura: Cain era imprevedibile e seppur silenzioso e solitario si lasciava facilmente guidare dall'istinto, mettendo in difficoltà chiunque tentasse di capire cosa gli passasse per la testa. Ebbene, quello era uno di quei momenti in cui Maeve non stava capendo assolutamente niente, temeva solamente per la sua incolumità. Qualunque cosa stesse facendo lui, avrebbe preferibilmente voluto uscirne viva e vegeta. « Cain! ». Maeve urlò di nuovo il nome dell'altro, stavolta a pieni polmoni, mentre lo stomaco impattava con la spalla massiccia del ragazzo mentre correva e gli mozzava il respiro, ma lui si fermò di colpo e Maeve non poté far altro che serrare le palpebre, impotente: sentì Cain afferrarla e portarla verso il basso, e la ragazza temette seriamente che la spiaccicasse a terra senza alcuna pietà; invece, atterrò su una distesa di fieno che però non rese la caduta più morbida, dato che il suo corpo affondò nella catasta a causa dell'impatto. Di riflesso strinse la maglietta del ragazzo - ossia l'unico appiglio che aveva a disposizione - tra le dita prima di venir scaraventata giù dalle sue spalle, il che si dimostrò praticamente inutile, visto che si trattava di un appoggio inesistente se si parlava di forza bruta, e Cain, di quella, ne era sicuramente ben provvisto. La ragazza cadde accompagnata da un suo grido impaurito ed ebbe l'impressione che non avesse mai smesso di urlare da quando il soldato l'aveva tirata sollevata da terra, ma non ne era del tutto sicuro: seppe solo che fu una gran bella sensazione sentire il fieno morbido sotto il suo fondoschiena piuttosto che le dure rocce del pavimento della scuderia lì accanto - e avrebbe scommesso soldi veri sul fatto che la prima idea di Cain fosse stata quella di sfracellarla per terra appena aveva notato che lei rideva di gusto ad ogni suo errore. Maeve, una volta capito di essere ancora viva, schiuse le palpebre, la luce del sole a colpirla direttamente in viso, e tirò un grosso sospiro, molto plateale.
    « Mi hai fatto prendere un colpo! » esclamò, ancora distesa, mentre la voragine all'altezza dello stomaco le faceva ancora male per la paura, ma le ci sarebbero voluti pochi minuti per riprendersi. Tirò su un braccio per ripararsi dal sole, alto nel cielo a mezzogiorno proprio sopra di loro - Cain non riusciva a farle ombra per una questione di pochi centimetri, gli sarebbe bastato spostarsi leggermente col busto per riuscirci -, e fu allora che vide il ragazzo piombarle sopra. D'istinto portò anche l'altro braccio all'altezza del viso e se lo coprì, rannicchiandosi per quanto possibile su sé stessa - scelta molto intelligente per un soldato, visto che se avesse reagito così sul campo di battaglia sarebbe sicuramente morta -, ma non sentì nulla, nessun dolore, se non il suono del fieno che si sollevava ai lati della propria testa e qualcosa - o meglio, qualcuno - che ci sprofondava dentro. Pensando di essere fuori pericolo, scoprì il volto per vedere cosa fosse successo e, nel vedere Cain sovrastarla col proprio corpo, perse un battito. Fuori pericolo, eh? Per nulla. Ora che il sole non le offuscava più la vista, Cain lo vedeva fin troppo bene. Le iridi cerulee di lui catturarono le sue, e d'improvviso si sentì la gola secca, qualsiasi parola le moriva in gola prima che riuscisse a scivolarle sulla lingua e qualsiasi tentativo di formulare dei pensieri sensati sfumava dopo pochi secondi, il tempo di vagare sul viso del ragazzo, che non era mai stato così vicino come in quel momento. O forse sì, magari mentre si allenavano, ma non ci aveva mai fatto caso. In quel momento invece, che le loro gambe erano semi intrecciate e riuscivano a guardarsi direttamente negli occhi, se ne era accorta eccome. E si stava accorgendo anche del tempo che passava, così come Cain, che in men che non si dica si spostò con la grazia che lo contraddistingueva, buttandosi al suo fianco e dandole un attimo di respiro. Maeve non seguì con lo sguardo i movimenti che fece l'altro, anzi, dovette tornare a concentrarsi su sé stessa per accorgersi che aveva trattenuto il respiro fino a quel momento, e la prima cosa che le venne in mente fu il toccarsi i capelli per controllare se avesse del fieno in quella zazzera bionda che si ritrovava quando assumeva le sembianze di Dawn. Fu un pensiero sciocco, perché ovviamente era piena di fieno tra i capelli e nei vestiti, e l'universo doveva avercela con lei se nell'unico momento in cui Cain l'aveva guardata per più di due secondi di fila senza pensare agli allenamenti, o al cibo, o a lucidare la sua amatissima spada si ritrovava con la chioma in disordine e piena di paglia. - Cielo, no, che vado a pensare? -. Sospirò piano, chiedendosi il perché le fregasse così tanto di che aspetto avesse in quel momento, il cuore che stava pian piano riprendendo a battere a ritmo regolare col passare dei minuti, passati in rigoroso silenzio. E per tutto il tempo, Maeve non fu in grado neanche di voltarsi in direzione di Cain, tormentandosi le punte dei capelli mentre cercava un argomento qualsiasi per fare conversazione, visto che nessuno dei due si decideva a parlare e la situazione stava diventando... strana. Maeve continuava a vederlo sopra di lei, robusto e possente, gli occhi sbarrati e lo sguardo confuso quanto quello della ragazza, e al solo pensiero sentiva il petto esplodere. E non le piaceva. Non era la prima volta che lo stomaco le si contorceva appena lui si avvicinava o si sentiva le gambe di gelatina quando Cain sosteneva il suo sguardo per qualche secondi di troppo. Era un brutto segno, ma non sapeva più cosa fare, se non combattere e rifuggire queste sensazioni appena si presentavano. Per la prima volta, tuttavia, le sembrò di non avere scampo. « Non solo bisognerà lavorare sulla tua abilità con l'arco » fece, approfittando di un'ondata di coraggio nonostante fosse nervosa per la situazione, ma se non avesse parlato in quel momento non ce l'avrebbe più fatta. « ma anche sulla tua pazienza. » lo disse mentre si tirava su col busto, mettendosi seduta e togliendo i residui di fieno dalla camicia con colpi decisi della mano, ben conscia di quanto quella procedura fosse inutile, dato che era circondata da fieno: bastava il minimo movimento per far sì che esso ritornasse a decorarle - si fa per dire - i vestiti. Visto il silenzio di lui, prese a rigirarsi tra le dita qualche stelo di paglia, non trovando nient'altro di meglio da fare. Ormai la lezione di tiro con l'arco sembrava finita: Cain non sembrava intenzionato a spiccicare parola e la tensione tra di loro era palpabile. « Affronti i problemi in maniera molto... diretta. », non le veniva in mente un aggettivo migliore, « E non sempre è un bene. ». Non per lei almeno, che rimuginava anche troppo sul da farsi prima di prendere una decisione, analitica e razionale com'era: forse entrambi avrebbero dovuto sciogliersi un po' ed imparare l'uno dall'altra, lo riconosceva. Il ragazzo continuava a non abboccare all'amo che Maeve gli stava disperatamente tirando, nella speranza di spezzare l'atmosfera pesante, e così facendo le sembrava di star parlando con un muro. Non la stava aiutando, per nulla. « E ti arrabbi fin troppo facilmente. » esclamò, come se fosse un'innocente osservazione, e, senza pensarci due volte, buttò in faccia al ragazzo un mucchietto di fieno. Forse stuzzicarlo non era la migliore delle idee, ma sicuramente l'unica per ottenere una reazione da Cain: ormai lo conosceva abbastanza da poter dire che gli piacevano le sfide e non sopportava la gente che gli faceva notare quali fossero le sue mancanze. E Maeve, in quel momento, gli stava offrendo entrambe le cose. Non l'avrebbe di certo ignorata. Nel peggiore dei casi si sarebbe arrabbiato, l'avrebbe presa a parole e se ne sarebbe andato, poi lei si sarebbe ripresentata il giorno dopo con la spada in mano e sarebbe finita lì. « Sei arrabbiato, per caso? » domandò retorica, sapendo benissimo la risposta, sporgendosi lievemente in sua direzione per buttargli un altro po' di biada dritta sul viso. Lo sentì lamentarsi e anche se non colse le parole precise sapeva che stava imprecando e le stava chiedendo di smetterla. Ridacchiò sommessamente, lanciandogli ancora del fieno, incurante di quanto potesse dargli fastidio, anzi, lo trovava divertente, o almeno fino a quando non vide Cain alzarsi e sollevare un'enorme catasta di fieno. Maeve stava ancora sorridendo quando l'altro era in piedi di fronte a lei, furioso, con un ammasso di paglia tra le braccia pronto a sommergerla, e quando realizzò gli intenti di Cain - non ci volle molto, a dirla tutta - le labbra si schiusero in un'espressione alquanto preoccupata, le dita si fermarono a mezz'aria, lasciando scivolare quel che voleva essere l'ennesimo mazzetto di fieno da lanciargli, e sbiancò, come se sapesse di andare incontro a morte certa. « Oh no... » mormorò, inerme, rendendosi conto che , finalmente aveva avuto una reazione da parte sua, e era riuscita nel suo intento, ma no, non era quello che sperava. Tentò di allontanarsi, sebbene la morbidezza del fieno non aiutasse, ma non fu abbastanza veloce: Cain scaraventò quella che era un'arma impropria in piena regola su di lei senza alcuna - apparente - pietà, finendo per mandarla nuovamente a terra ricoperta di paglia da capo a piedi. Si tirò su togliendosi dei ciuffetti di erba secca dalla bocca, squadrandolo con uno sguardo ricolmo di rancore. « E ricorri sempre alle maniere forti! » fece, alzando la voce, mentre si metteva a sedere a gambe incrociate e a togliersi il fieno di dosso, rifilando un'occhiataccia al compagno quando lo vide sedersi accanto a lei. « Ma che ti è passato per la testa? » esclamò di colpo, sollevando nuvolette di fieno muovendo le braccia in maniera visibilmente nervosa ed infastidita. L'aveva trovata una reazione piuttosto esagerata, a dire il vero: insomma, lei stava solo cercando di farlo parlare per alleggerire l'atmosfera, non credeva avesse reagito così male... Se lo sarebbe appuntata per le prossime volte. Una volta pulita la maglia alla bell'e meglio guardò di nuovo Cain in viso, non troppo scosso da ciò che era appena successo, e sollevò gli occhi al cielo senza preoccuparsi di sostenere il suo sguardo per più di qualche secondo. « Oh, guarda! » fece ad un tratto, indicando col braccio teso una nuvola alle spalle di Cain. Quel giorno il cielo era terso, ma ora stava cominciando a riempirsi di nuvole candide e morbide, cosa che gli occhi chiari di Maeve apprezzarono molto visto la luce del sole che quasi le impediva di aprirli. « Quella nuvola assomiglia alla tua zucca vuota! » esclamò, scandendo bene le ultime parole e togliendosi l'ennesimo filo di erba secca che le era finito sul viso.

    « Parlato » || - Pensato -

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    Edited by altäir - 8/5/2021, 12:47
     
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