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Cain x Maeve

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  1. altäir
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    « I woke up stronger than ever Driven by big waves of fire To run and yell all the way "Nothing can hurt me today" »
    Maeve, ad occhio esterno, sembrava più un pupazzo di fieno che altro: ancora intenta a levarselo di dosso, dopo l'enorme ammasso di erba secca che Cain le aveva lanciato per ripicca, sbuffò contrariata e un paio di ciuffetti di fieno le scivolarono dal naso. Cain invece, d'altra parte, era praticamente immacolato: certo, qualche filo lo aveva addosso anche lui, ma nulla di preoccupante. Gli sarebbe bastato sbattere i panni all'aria un paio di volte e tutto sarebbe tornato lindo e pinto come qualche minuto prima. Lui, infatti, sembrava estremamente soddisfatto dell'opera, tanto che il solo averlo vicino con quel sorrisetto compiaciuto stampato in viso le dava estremamente fastidio, altro che batticuore. Non riusciva ad odiarlo come mesi prima, non più, ma era ancora un po' difficile andarci d'accordo, soprattutto quando se ne usciva con certe esagerazioni. La soddisfazione di averlo lasciato a bocca asciutta arrivò poco dopo, quando gli diede della zucca vuota, e lui la guardò basito: ah, sì, il dolce sapore della vittoria. Non dava tanto soddisfazione quanto vincere un duello contro di lui - dato che succedeva molto raramente -, ma vederlo lì, sbigottito, alla ricerca di qualcosa da dire per non rimanere in silenzio ed avere l'ultima parola, la faceva sentire la vera vincitrice di quello scontro. Lo vide concentrarsi, con le sopracciglia aggrottate e le labbra serrate, e lei lo guardò con un sorrisetto sghembo, come a dire che qualsiasi cosa avrebbe detto, mi dispiace, ma ormai era finita per lui: già il fatto che ci stava mettendo così tanto significava che non aveva la risposta pronta ed aumentava solo la disparità tra i due. « Meglio vuota che piena di segatura. » furono le parole che pronunciò Cain, scelte accuratamente per zittirla a quanto pareva, e Maeve, appena le udì, sollevò un sopracciglio, dubbiosa, per dire "veramente? Tutto qua?" mentre un sorriso nasceva spontaneo sulle sue labbra: le veniva da ridere, di nuovo, ma riuscì a trattenersi. « Guarda che avere una testa piena di segatura equivale ad averla vuota. E' praticamente la stessa cosa. » gli fece notare, facendosi scappare una risatina sommessa che però non intralciò il suo discorso, e si passò velocemente una mano sul viso per nascondere l'ennesimo sorriso: era un idiota. « Quindi mi hai dato ragione. » fece spallucce, continuando a ridere sommessamente, incrociando le gambe e dondolandosi un paio di volte. « Sei una zucca vuota. ». Stavolta rise più forte, ma senza lasciarsi andare: l'ira di Cain sapeva essere imprevedibile e non voleva che piombasse nuovamente su di lei. Poteva dire di averne avuta abbastanza per quel giorno, o anche per sempre: se non avessero avuto a disposizione il fieno - che era morbido, per sua fortuna - chissà cosa le avrebbe scagliato contro. Non ci teneva a scoprirlo. « Hai fatto tutto da solo! ». Alzò le mani ed esibì un sorriso infastidito in risposta al suo, manco fossero due bambini che stavano battibeccando. E le piaceva, battibeccare come mocciosi: ogni tanto poteva mostrare questa parte di lei, e rivelarla proprio a Cain sembrava quasi uno scherzo messo in piedi dall'universo per dirle che si era sbagliata sul suo conto. Non si stava rivelando il nemico che temeva potesse essere, tutt'altro: il generale di Erethos l'aveva appena catapultata dritta in una grossa mole di erba secca perché ferito nell'orgoglio e ora stava cercando di difendersi senza riuscirci granché bene, proprio come un qualsiasi ragazzo della sua età. Altro che mostro, altro che assassino. Non era sicuramente il prescelto che si era sempre immaginata, ma non era neanche così male. La ragazza scrocchiò la schiena mentre allungava le braccia verso l'alto, per poi puntarle nella paglia dietro di sé, in modo da dirigere lo sguardo verso il cielo terso, dove vagava qualche nuvola e la luce del sole le faceva quasi male agli occhi. Il suo sguardo finì involontariamente - ... forse - sulla nuvola che aveva indicato prima a Cain: l'aveva fatto in modo casuale, giusto per avere una scusa per schernirlo, ma ora che la guardava più attentamente riuscì quasi a trovarle una forma ben distinta. « Quella nuvola mi sembra un leone. » fece, indicandogliela con un cenno del capo, « Guarda, quello è il muso, e quella lì è la criniera! Non sembra anche a te? » aggiunse sorridendogli appena, per poi tornare a fissare il cielo, stavolta coprendosi la fronte con una mano a causa della luce accecante: forse era tutto frutto della sua immaginazione, ma vedere il re degli animali fare capolino tra le nuvole le riempì l'animo di rinnovata speranza. Il leone era sempre un buon simbolo e una delle sue interpretazioni preferite: era simbolo di onore e rispetto, qualità che sapeva di possedere e che avrebbe sempre voluto dimostrare a chi la circondava. Doveva solo trovare l'occasione giusta, dato che la nobiltà era convinta che il ruolo delle donne fosse dietro le quinte e i soldati si divertivano a ridere di lei quando finiva a terra disarmata. O, almeno, fino a quando non aveva incontrato Cain, che l'aveva sempre trattata come una sua pari: nessun trattamento di riguardo, nessuna presa in giro per via del suo sesso, solo duri allenamenti. « Se vedi qualche nuvola particolare dimmelo. So interpretarne la forma, sai? ». La sua attenzione passò momentaneamente al ragazzo che aveva di fronte, mentre un sorrisetto soddisfatto incurvava gli angoli delle sue labbra: aveva trovato un vecchio libricino di sua madre, pieno di appunti, nella biblioteca del palazzo qualche anno fa, e non le ci era voluto tanto a divorare ogni pagina e a memorizzarne il contenuto. « Il leone simboleggia l'onore, e ci dice che si presenterà un'occasione per dimostrare il proprio valore. » spiegò, sperando fosse davvero portatore di buone nuove: aveva il disperato bisogno di autodeterminarsi all'interno del suo stesso paese, e vedere il leone lassù, proprio di fronte a lei, le infondeva un po' di coraggio. Gli occhi vagarono alla ricerca di altre forme, pregando di leggere qualcosa riguardo la guerra imminente contro Erethos: purtroppo, per quanto sperava di sbagliarsi, sapeva benissimo che di lì a poco sarebbe cominciato uno scontro senza pari per tentare di sconfiggere Greil che, giorno dopo giorno, avanzava sempre più verso i territori confinanti, tra cui Thyandul. Aveva già attaccato diverse città più o meno importanti che si trovavano vicino ad Erethos e re Ethelbert aveva già provveduto a mandare diversi soldati a far fronte alla minaccia, ma era oramai chiaro che non sarebbe bastato: l'esercito di Thyandul sarebbe partito a breve per raggiungere Erethos e porre fine alla guerra imminente. La ricerca di Maeve si fece quasi ossessiva, ma le nuvole non le davano le risposte che cercava: non vedeva forme, non vedeva indizi, non vedeva presagi.
    Le parole di Cain la riportarono alla realtà in maniera brusca, facendole rendere conto che alienarsi in quel modo non avrebbe portato a nulla di buono, soprattutto in sua compagnia. « La catena è simbolo di amore, o addirittura matrimonio. » spiegò, e subito dopo lo colpì con il gomito in maniera amichevole. « Hai una fidanzata e non me ne hai mai parlato? » ridacchiò, accorgendosi solo in seguito di quanto un pensiero del genere la facesse sentire... male. Non le aveva mai dato fastidio immaginarlo con una ragazza: in fondo era un bel ragazzo ed era sicura di aver sentito delle domestiche parlare di quanto fosse avvenente e tenebroso, se ne era già fatta una ragione. Ma ora che ripensava a quel che era successo qualche momento prima le si aprì una voragine all'altezza dello stomaco: la catena era palesemente un simbolo romantico, segno che due innamorati sarebbero stati legati per l'eternità, ed adesso quel pensiero la nauseava. « Una barca? Quella? Secondo me assomiglia più a te appena uscito dalla mensa dopo aver ripulito almeno una decina di piatti. » rise di nuovo e gli fece una piccola linguaccia, poi si distese completamente sul cumulo di fieno. « La barca significa cambiamento burrascoso. » spiegò, esaminando i bordi della nuvola che il ragazzo gli aveva indicato: si trattava di una nuvola cicciotta, ma poteva benissimo tracciare i contorni della figura che Cain aveva visto in essa. Che si riferisse al futuro che lo attendeva? O faceva ormai parte del suo passato? In fondo la sua vita era già stata stravolta, cosa lo attendeva in futuro? Sospirò piano, alla ricerca di qualche altra nuvola per lei.

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