warriors

Cain x Maeve

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. altäir
        +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Group
    The Queen, babe
    Posts
    3,529
    Cucchiaini di Nutella
    +360
    Location
    wasteland

    Status
    anonymus

    maeve weaford
    dawn finnigan
    › warrior › 18 › sheet

    « I woke up stronger than ever Driven by big waves of fire To run and yell all the way "Nothing can hurt me today" »
    Sorrise tra sé e sé quando udì la voce di Cain quasi tremare per rispondere alla sua domanda, posta chiaramente per scherzo, ma il ragazzo sembrava voler giustificarsi a tutti i costi: una fidanzata, lui? Giammai, neanche a pagarlo! Era così che lo vedeva, preso alla sprovvista e forse un po' in imbarazzo, dato che, in effetti, non avevano mai toccato l'argomento ragazze. E, a dirla tutta, la reazione di Cain era tutt'altro che inaspettata: era perennemente sotto l'occhio vigile delle guardie, lei gli aveva imposto un sigillo che gli impediva di scorrazzare liberamente dove gli pareva ed era davvero ossessionato dall'arte del combattimento, ma capiva anche le chiacchiere che correvano nei corridoi del palazzo sul suo conto. Le domestiche non facevano altro che guardare lui quando passeggiavano nei giardini intorno all'accampamento dei soldati, sorridendo tra di loro quando lo vedevano fendere l'aria con un colpo deciso di spada o quando si annodava la fascia che portava tra i capelli in un momento di pausa: Cain era tenebroso e misterioso e, oggettivamente, un bel ragazzo, e a quanto pare, nonostante non avesse dato chiari segni di volersi schierare dalla loro parte, qualcuno della servitù, visto il suo comportamento ligio alle regole degli ultimi tempi, non aveva più così tanta paura di lui come qualche tempo fa. O, semplicemente, le ragazze si dimenticavano per qualche attimo che egli non era altro che il figlio di colui che stava muovendo guerra contro Thyandul e in lui vedevano solo un bel manzo - esatto, inutile girarci tanto intorno - da ammirare da lontano. « Guarda che con una fidanzata ci puoi fare un sacco di cose, non è mica un oggetto. » alzò gli occhi al cielo, senza riuscire ad innervosirsi davvero nonostante stesse dipingendo le donne come... merce. Conosceva bene l'origine di questo suo pensiero, per quanto quella frase non fosse stata detta per offendere: anche Cain era in età da marito, e sicuramente avrà partecipato a feste, banchetti, visite ed incontri premeditati, e avrà parlato coi suoi genitori per parlare di un futuro matrimonio, e avrà visto principesse, duchesse e contesse inchinarsi ai suoi piedi nella speranza di essere scelte come futura consorte del re di Erethos. Una noia mortale, un peso schiacciante, una responsabilità per il quale non si sentiva pronto e che non gli interessava davvero. Forse si era sentito anche lui così, forse anche lui ogni volta che vedeva una lettera nelle mani del padre sospirava stanco, e anche lui andava a dormire con un senso di irrequietezza sapendo che un matrimonio combinato, in quel momento, non era ciò che gli serviva. Lui non si sarà sentito trattare come mera merce di scambio tra due famiglie per ottenere un'alleanza, ma forse aveva trovato un altro punto in comune con il presunto eroe di Thyandul. E poi, ad essere completamente sincera, sapere che non avesse una compagna la faceva sentire meglio, un po' più leggera. « Deve essere bello essere amati da qualcuno. Non parlarne come se fosse una brutta cosa. », « E poi la rompiscatole di turno ce l'ho già, non ho bisogno di una fidanzata. ». Il discorso di Maeve venne interrotto dalle parole di Cain, rivolgendole un sorriso affatto cordiale, facendole così capire che la rompiscatole alla quale alludeva non era nient'altro che lei. Aprì la bocca in un'espressione fintamente scandalizzata, finendo poi per ridere, e lo colpì giocosamente su un braccio, senza fargli alcun male. Una volta distesa al suo fianco posò i palmi delle mani sotto il seno, le gambe stese in una posizione rilassata, piuttosto principesca nonostante non stesse ricoprendo il ruolo di futura erede al trono in quel momento e riprese a guardare il cielo, tentando di non pensare a quanto Cain le stesse vicino: le era sempre stato vicino, anche più di così, quindi perché si sentiva così agitata e la sua mente era un vero e proprio caos? Tutte quelle sensazioni, tutte insieme, tutte mischiate, le davano un gran fastidio: lo stomaco le faceva male, non riusciva a concentrarsi su nulla che non fossero i centimetri che dividevano i loro corpi e si accorse di star trattenendo il respiro per riuscire ad ascoltare quello di lui, e quella realizzazione le fece ancora più male di quanto già ne sentiva. La voce di lui la fece distrarre un poco, indicandogli la nuvola a forma di barca, e al commento che seguì da parte della ragazza Cain rise di gusto, e lì, in quel preciso istante, Maeve capì che c'era qualcosa che non andava: era la prima volta che lo sentiva ridere. Non una risatina di scherno, non un sorriso infastidito, non un sogghigno mal celato, ma una risata. Si voltò a guardarlo senza sapere bene come reagire, se ridere anche lei o rimanere lì, a guardarlo sorpresa, mentre lui sembrava non riuscire più a respirare per la battuta. Eppure, un sorriso nacque spontaneo sulle sue labbra a vederlo così contento, così leggero, senza freni, e non poté fare a meno di formulare un pensiero che le fece una gran paura: avrebbe voluto sentire la sua risata ancora, ancora e ancora. Avrebbe voluto vederlo sempre così spensierato, avrebbe volentieri alleggerito il suo peso per riuscire a strappargli una risata. E in quel momento capì di essere senza ritorno, e ne fu terrorizzata. « Magari dopo una mangiata di fagioli! », « Per Manaar, no! Che schifo! » commentò poi, stavolta ridendo anche lei, per poi vedere gli occhi di lui spegnersi tutto d'un colpo, il suono cristallino della sua risata interrompersi per lasciare spazio ad un'espressione sinceramente preoccupata e tormentata. Come immaginava, Cain aveva già vissuto diversi cambiamenti burrascosi, e non ne voleva affrontare un altro. Maeve accarezzò un'ultima volta i lineamenti duri del ragazzo prima di abbassare lo sguardo, non riuscendo a trovare parole adatte a confortarlo, perché non credeva che ne esistevano, a dire il vero: tra poco si sarebbero ritrovati nel bel mezzo di una guerra sanguinaria e avrebbero dovuto combattere contro la sua stessa gente, contro soldati che lui conosceva, contro suo padre. Non sarebbe stato facile, e non poteva davvero addolcire una verità amara come questa. « Quella… Quella mi ricorda un cervo. ». La ragazza sollevò subito gli occhi verso il cielo, alla ricerca della nuvola che Cain le aveva indicato, bramosa di trovarla, perché almeno quella poteva significare qualcosa di positivo. « Vittoria su un rivale! » esclamò appena posò lo sguardo sul cervo, rendendosi poi conto che aveva utilizzato un tono anche troppo entusiasta, « Questa non è affatto male. » commentò poi, sorridendo debolmente, ma credendo davvero che la sua connotazione positiva potesse aiutare ad insabbiare la barca che aveva visto qualche momento prima. Sospirò lievemente, in modo da tranquillizzarsi un poco, per poi riprendere a cercare qualche nuvola che potesse dirle qualcosa in più sul suo avvenire: aveva trovato il leone, ma poi? Dopo essere riuscita a farsi valere e ad ottenere rispetto cosa sarebbe successo? Un tempo quella singola predizione le sarebbe bastata e le avrebbe riempito il cuore di coraggio e determinazione, ma con una guerra alle porte non era abbastanza. Necessitava di conoscere il destino del suo regno, e sperava di individuare anche un'infima nuvoletta, che fosse stata piccola o quasi invisibile non importava, voleva solo sapere se sarebbe successo qualcosa di brutto ed irreparabile. Manaar non le mandava indicazioni o visioni da un po', e voleva sapere se si stavano imbarcando in un'impresa più grande di loro, se ne valeva davvero la pena, se c'era qualche altra strada che non aveva ancora valutato, ma il suo sguardò si soffermò su una figura che non c'entrava nulla con quello che cercava: un coltello. Cautela nei rapporti con gli altri. Si morse il labbro per non sospirare di nuovo, stavolta molto più rumorosamente, perché, caspita, lo sapeva. Non era nulla di nuovo. Lo sapeva fin troppo bene. In fondo si ritrovava a camuffarsi per portare Cain dalla sua parte e non poteva permettersi sbagli se non voleva mandare a monte tutto. Oh, e magari farsi odiare da lui talmente tanto da ritrovarselo contro, togliere a Thyandul il proprio eroe e una delle poche speranze di vincere quella dannatissima guerra, deludere Manaar e portare il suo regno alla rovina in men che non si dica. Grazie, universo, ma quell'infimo coltellino era veramente inutile. I suoi occhi sostavano ancora sulla stessa nuvola, quando essa sembrò cominciare a trasformarsi: si era alzato una leggera brezzolina, ma all'inizio Maeve non collegò le due cose, rendendosi conto solo dopo qualche attimo che quella nube stava pian piano cambiando forma. La ragazza assottigliò lo sguardo, tentando di capire se si stesse immaginando le cose o veramente quel coltello non assomigliava più di tanto ad un coltello, e quando realizzò in cosa la nuvola si stesse trasformando ebbe un tonfo al cuore. Sollevò il busto di colpo - e con esso un poco di fieno -, improvvisamente pallida in viso, gli occhi ora spalancati ed il battito cardiaco accelerato. Maeve stette ad osservare la nuvola come se ne andasse della sua vita, pregandola di cambiare forma, ma ormai nella sua mente si era stampata la forma della falce. Non era necessario sapere interpretare la forma delle nuvole per capirne il significato, pure Cain ci sarebbe arrivato senza bisogno di molte spiegazioni: morte. Senza accorgersene il suo respiro si fece molto più pesante di prima, seppur fosse ancora seduta le vennero le vertigini, e nel suo cervello riusciva a metabolizzare un solo pensiero - anzi, solo un'immagine: quella della nuvola davanti a sé, che presagiva un futuro infausto. « La falce. » si lasciò sfuggire, con la gola secca, e un attimo dopo si rese conto di aver commesso uno sbaglio, pronunciandolo ad alta voce. « La falce di luna. » fece subito dopo, guardando in direzione di Cain, spaventata che avesse potuto sentirla, e sperando di salvarsi come poteva. « Il consiglio di un amico si rivelerà importante. » sorrise, ma sentiva di come di star cadendo in un pozzo senza fondo. Morte di chi? Chi se ne sarebbe andato? Il suo primo pensiero fu suo padre, poi sua madre, poi Gyfford, poi Cain, poi Dominic, in una giostra vorticosa che le mostrava i volti dei suoi cari fino a non distinguerli più l'uno dall'altro. Anche quando era morto suo fratello aveva visto una nuvola a forma di falce, senza dargli alcun peso, e da lì aveva iniziato a dare più peso a quelle predizioni, seppur leggere e con poco fondamento. Sperava di non doverne più vedere una, ed ora invece eccola lì, i contorni sempre più definiti, sempre più bianca e in contrasto col cielo azzurro, come a dire che non se lo stava effettivamente immaginando. Sarebbe morto qualcuno, ma riuscire a capire chi era impossibile: era una predizione legata a lei, e questo era l'unico indizio che aveva. Sarebbero morti soldati e cittadini, su questo non aveva dubbi, ma aveva paura non si riferisse solo a loro. Sarebbe morto qualcuno, e Maeve non avrebbe fatto gli stessi errori.

    « Parlato » || - Pensato -

    ☆ code by ruru

     
    Top
    .
22 replies since 6/5/2019, 18:08   477 views
  Share  
.