Posts written by rhænys`

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    Cain Noller
    7ykf9BI
    A dirla tutta quella nuvola, di un cervo, aveva ben poco. Riguardandola bene sembrava un cane con le orecchie malformate, ma in quel momento a Cain non interessava. Voleva soltanto togliersi dalla mente quei pensieri che ogni volta, puntualmente, lo ferivano al petto come dardi. L'esclamazione eccitata di Dawn lo aiutò a portare l'attenzione su altro, ma soprattutto a trovare la forza si sollevare tristemente gli estremi delle labbra in un sorriso. Era davvero fantastica. Studiando i delicati lineamenti del suo viso si trovò a pensare che la invidiava, la invidiava davvero tantissimo. Avrebbe voluto possedere lo stesso entusiasmo, la stessa forza la spingeva ogni giorno ad affrontare la vita con un sorriso. Lui, al contrario, non era che un tartarugone sigillato all'interno della sua dura corazza di freddezza; sembrava tanto forte, da fuori, ma dentro celava paure, insicurezze e inquietudini. Quella ragazza invece mostrava tutte le sue emozioni, persino enfatizzandole, dimostrandosi molto più ardita di lui, il Generale di Erethos sfuggito a morte certa innumerevoli volte. Il sorriso di Cain si fece improvvisamente più caldo nel pensare che, da Dawn, avrebbe potuto imparare tanto: forse sarebbe riuscita ad insegnargli cos'era il vero coraggio.
    I suoi pensieri vennero spazzati via da un gesto improvviso e nervoso della giovane. La vide sedersi, e per un attimo, ma solo per un attimo, ebbe il timore di sentirla borbottare "scusa, devo proprio scappare" come capitava la quasi totalità delle volte che si allenavano assieme. Questa volta però Dawn non aprì bocca, si limitò invece sollevare lo sguardo color prato al cielo, le guance, solitamente coperte da un'adorabile colorazione rosata, in quel momento pallide.
    « Dawn? », la richiamò Cain, sollevandosi a mezzo busto e affondando un gomito nel fieno, allarmato.
    Un'espressione del genere non era da lei: qualcosa non andava. Stava giusto per chiederle informazioni a riguardo quando la ragazza parlò, o meglio, farfugliò a bassa voce.
    « Come hai detto? », chiese Cain, confuso, le sopracciglia aggrottate e il capo inclinato di lato.
    « La falce di luna. », la sentì correggersi, con le labbra piegate nel dipingere un sorriso, un sorriso che a Cain parve... forzato. La conosceva ancora poco, quella ragazzina, ma riusciva a riconoscere quando qualcosa non andava, dopotutto era talmente espressiva da lasciar trasparire la maggior parte dei suoi sentimenti. Commentò con un "Umh" poco convinto la descrizione del significato delle sue parole, scuotendo il capo in segno di assenso e continuando a scrutarla, come aspettando da parte sua qualche reazione, chissà, magari una richiesta di aiuto.
    Alzò quindi gli occhi al cielo, coprendosi lo sguardo col braccio e incrociando la nuvola accennata. Confuso, sbatté gli occhi, cercando di immaginarla da angolazioni diverse, ma niente, a lui quella massa di gas non ricordava affatto una falce di luna. Forse, pensò, nel frattempo il vento l'aveva sagomata diversamente.
    Improvvisamente una serie di voci si fece largo tra il cinguettio degli uccelli e il frusciare del vento. Cain senza volerlo si ritrovò sulla difensiva. Senza pensarci due volte si sollevò a sedere, lo sguardo vigile puntato un punto imprecisato del paesaggio. Mentre nella sua testa compariva il bisogno di estrarre la spada - che, tra parentesi, manco aveva a disposizione - un gruppetto di individui con la divisa da soldati leggeri faceva capolino da dietro la stalla.
    « Hei, voi due! Cosa ci fate con l'equipaggiamento degli arcieri? »
    Cain sospirò, sentendo l'adrenalina scemare. A volte il suo corpo si comportava ancora come se quel posto, per lui, fosse pericoloso. Li osservò avvicinarsi, per poi rivolgere a Dawn un'occhiata eloquente « Qualcosa mi dice che l'equipaggiamento degli arcieri non fosse esattamente "in prestito". », la schernì, divertito, imitando le virgolette con un gesto delle mani « Vero, Dawn? »
    Una giovane recluta si diresse sotto il grande albero dove avevano inizialmente appoggiato la roba, cominciando a raccogliere il materiale e sistemandolo accuratamente all'interno della scatola adibita, mentre altri, rapidamente, smontavano i bersagli per riportarli al proprio posto.
    Quello che probabilmente doveva essere il comandante degli arcieri si avvicinò ai giovani, ancora seduti sul fieno, scrutandoli con aria truce.
    « Datevi una mossa e portate tutto al suo posto! », tuonò, visibilmente in collera, indicando col dito indice gli altri arcieri che, nel frattempo, si erano portati avanti a sistemare.
    Cain si voltò verso Dawn, scuotendo la testa e guardandola come a dire "sei proprio un caso perso", per poi alzarsi e sbattersi via il fieno dai vestiti con nonchalance, sotto lo sguardo torvo del superiore. L'uomo, visibilmente infastidito da quella perdita di tempo ingiustificata, alzò il tonò, spronando entrambi, ma soprattutto Cain a sbrigarsi.
    « Muovetevi! »
    THEY SAY THAT I MUST LEARN TO KILL BEFORE I CAN FEEL SAFE, BUT I, I'D RATHER KILL MYSELF THAN TURN INTO THEIR SLAVE.
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    Edited by rhænys` - 30/5/2021, 10:55
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    Cain Noller
    7ykf9BI
    In quel momento si sentì un emerito imbecille. Rimase a fissare Dawn, incredulo, per qualche secondo, le parole della giovane che, una dopo l'altra, pugnalavano il suo maledetto orgoglio. Doveva sempre avere l'ultima parola d'altronde, anche a costo di parlare senza pensare, e questo era il prezzo da pagare. Aggrottò le sopracciglia, pensoso, puntando con lo sguardo ceruleo un punto fisso sul terreno. Ripensò alla propria frase, studiando a fondo il significato, per poi spalancare gli occhi, le labbra leggermente socchiuse in un'espressione meravigliata. Sei un dannatissimo idiota, pensò, stringendo le labbra stizzito. Ormai il dado era tratto, la figuraccia l'aveva fatta: non poteva altro che rimediare. Dopotutto, come aveva detto Dawn: "aveva fatto tutto da solo", e da solo adesso doveva uscirne, in modo maturo ed estremamente intelligente, come solo il Generale di Erethos sarebbe riuscito a fare « Bah! », esclamò, muovendo nervosamente una mano in aria per colpire una manciata di fieno e indirizzarla verso Dawn, un po' come fanno i bambini arrabbiati. Fortuna che avevo detto in modo maturo e estremamente intelligente.
    Di lì a poco il discorso proseguì, e la nuvola che poco prima assomigliava alla testa vuota di Cain, secondo Dawn, prese la forma di un leone. Il giovane generale seguì lo sguardo della giovane, osservando attentamente la massa gassosa in cielo e esordendo dopo qualche secondo con un « A me sembra solo una nuvola storta. », fece, il naso arricciato e le labbra ricurve in una smorfia. La fantasia non era mai stata il suo forte, tranne quando si parlava di ideare nuove tecniche militari e strategie: in quel caso era sempre il primo della classe. Diciamo che era più un tipo da cose "concrete", piuttosto che "immaginarie".
    In ogni caso, decise di stare al gioco: alzò gli occhi al cielo, spostando lo sguardo da una nuvola all'altra, cercandone una che effettivamente gli ricordasse qualcosa. In pochi istanti, la trovò: alzò una mano al cielo, indicando col dito indice un cirro dalla forma allungata, leggermente ovoidale alle estremità « Quella. », affermò, convinto, portandosi l'altra mano davanti al viso per celare lo sguardo al sole « Sembra una catena. ». Il significato di quel simbolo lo fece letteralmente sprofondare nel fieno. Alla parola "amore" il suo viso divenne paonazzo, lo stomaco che si contorceva nel suo ventre come un calzino. Provò l'inspiegabile bisogno di evitare il contatto diretto con la ragazza: in quel momento pareva che sostenere il suo sguardo fosse doloroso quanto una scheggia nell'occhio. Portò le mani dietro la testa a mo' di cuscino, guardando verso l'alto in un punto indefinito del cielo e usando i gomiti come "scudo" per non vedere la ragazza in viso « Baggianate. », esordì, con fare da duro, ma con un'espressione in viso estremamente traditrice.
    « Hai una fidanzata e non me ne hai mai parlato? »
    Si sentì morire. Il suo cuore perse un battito e la sua testa andò letteralmente nel panico. Se prima era sprofondato nel fieno, ora si trovava direttamente nei meandri più oscuri della profondità della terra. Attese qualche istante prima di rispondere alla domanda, prendendosi il tempo di raggruppare le idee e, questa volta, pensare. Non voleva ritrovarsi in una situazione scomoda come quella di prima, soprattutto se l'argomento era per lui così… inspiegabilmente disturbante.
    « U-Una fidanzata? E che me ne faccio? », esordì, serio, non riuscendo però a celare un'attimo di debolezza a inizio frase. Era come se per le sue corde vocali non avessero voluto collaborare, ma alla fine fosse riuscito a forzarle nel parlare. In ogni caso il "che me ne faccio" era da sempre la classica risposta, o scusa, a quel genere di domande. In più di un'occasione Re Greil aveva spinto per organizzare matrimoni combinati, ma Cain sembrava non dare importanza alla sfera sentimentale, dando invece massima priorità all'ambito militare. Lui viveva per combattere e servire il padre: per sposarsi e portare avanti il nome della famiglia Noller c'era tempo, e Greil, del canto suo, era più che fiero di questo suo modo di pensare. Però… perché adesso faticava così tanto a dirlo? Che, dentro di lui, stesse cambiando qualcosa? Scuotendo il capo e lasciandosi andare a un profondo sospiro ricacciò quei pensieri nei meandri della propria mente. Da qualche parte nel suo petto trovò finalmente la forza di mostrarsi a Dawn, abbassando i gomiti e voltandosi con un sorriso dispettoso « E poi la rompiscatole di turno ce l'ho già, non ho bisogno di una fidanzata. », continuò, alludendo palesemente a Dawn nel pronunciare la parola "rompiscatole".
    A seguire, il gioco "scova la nuvola", continuò. Questa volta Cain puntò un cumulonembo enorme, sottolineando la sua somiglianza a una barca. Dawn, evidentemente non d'accordo con la sua opinione, lo derise, « Secondo me assomiglia più a te appena uscito dalla mensa dopo aver ripulito almeno una decina di piatti. », scaturendo in lui, questa volta, un'inaspettata, spontanea risata cristallina. Per la prima volta, forse dopo anni, rise davvero di gusto, immaginando se stesso in una situazione simile. Okay, lo aveva insultato di nuovo, ma effettivamente era esilarante come scena!
    « Magari dopo una mangiata di fagioli! », aggiunse, divertito, lo sguardo ceruleo dal taglio duro che si addolciva, accompagnando quella risata sonora e genuina. Era talmente poco abituato a ridere che dopo pochi minuti già sentiva le guance doloranti. Quel riso però si spense molto rapidamente « Cambiamento burrascoso? », ripeté, mentre gli estremi delle labbra si abbassavano gradualmente, tornando a disegnare una linea retta. Un brivido gli percorse la schiena, mentre il ricordo del suo ultimo "cambiamento burrascoso" gli intossicava i pensieri. Ricordava come fosse ieri il giorno in cui aveva scoperto la vera natura di Greil, il giorno in cui aveva deciso di ribellarsi, e il giorno in cui la persona che doveva chiamare "padre" aveva assoldato dei mercenari per ucciderlo. A volte la notte ancora li sognava, quei giorni lì: incubi che rappresentavano la dura realtà delle cose. Si morse le labbra, lo sguardo fisso verso l'enorme nuvola a forma di barca, mentre la ferita nel cuore sembrava riaprirsi per l'ennesima volta. Sospirò, cercando di cambiare argomento « Quella… », fece, in realtà non troppo convinto, « Quella mi ricorda un cervo. »
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    Edited by rhænys` - 13/5/2021, 16:55
  3. .
    Cain Noller
    7ykf9BI
    Per quanto si sforzasse non riusciva a comprendere il motivo per cui il suo corpo avesse reagito in quel modo. Era come se mente e fisico avessero due opinioni opposte e non riuscissero a mettersi d'accordo. L'uno gli diceva "è solo una ragazzina" mentre l'altro ribadiva, spavaldo "se è davvero solo una ragazzina come dici, perché ti fa quest'effetto?".
    Chiuse gli occhi, lasciandosi andare a un lungo, profondo respiro: doveva calmarsi, non poteva permettere che Dawn lo vedesse in quello stato. Si impose mentalmente di pensare ad altro, di concentrare la propria attenzione su pensieri differenti e proprio in quell'istante la voce della ragazza irruppe nei suoi pensieri. La ringraziò mentalmente per aver cominciato a parlare: in quel modo fu come se la maggior parte della tensione si fosse sciolta. Non ascoltò realmente ciò che lei gli stava dicendo, sentiva più che altro un suono di sottofondo, sovrastato da quel mare di pensieri che gli affollavano la mente.
    D'improvviso, un ciuffo di fieno gli cadde in pieno viso, prendendogli in pieno l'occhio sinistro « H-Hey! », esclamò allontanandosi lo stelo con una manata veloce e stropicciandosi l'occhio. Pensando che le fosse sfuggito, magari muovendosi, non aggiunse niente, limitandosi invece a portare il braccio davanti al viso e poggiarlo sulla fronte, proteggendo gli occhi dal sole. Fissò per qualche istante il cielo, le pupille nere che si ristringevano a contatto con la luce. Quando stava giusto cominciando a rilassarsi, abbandonato in quel mare di morbidezza, altra erba secca raggiunse il suo volto, questa volta rischiando di entrargli in bocca dato che teneva le labbra leggermente socchiuse. In un gesto istintivo allontanò il fieno con un soffio stizzito, voltando il viso verso Dawn per lanciarle un'occhiata di sbieco, pur non vedendola del tutto « Oi, dacci un taglio! », fece passando velocemente una mano sul viso per spostare i resti d'erba che non erano volati via. Era indubbiamente una situazione strana, e soprattutto fastidiosa, ma nonostante tutto doveva ringraziare Dawn e il suo intervento giocoso. Se era riuscito a calmarsi, a dimenticare quei magnetici occhi verdi che lo scrutavano, era solo merito suo e di quel dannatissimo fieno che continuava a lanciargli addosso.
    Per la terza e ultima volta, una manciata d'erba secca gli colpì il viso, pizzicandolo. In quel momento la vena che già da prima aveva cominciato a pulsare si chiuse definitivamente. In un movimento rapido e istintivo Cain si sollevò dalla catasta di fieno, coprendo la figura esile di Dawn, ancora stesa, con la sua massiccia ombra. Afferrò un'abbondante quantità di biada, abbastanza da coprirgli la parte bassa del viso « Vuoi la guerra? », chiese, minaccioso, gli occhi cerulei ridotti a due fessure « E guerra sia. », concluse lanciandogliela addosso e coprendo quasi per intero la sua figura.
    « Ma che ti è passato per la testa? », la sentì esclamare, stridula, annaspando in quel mare d'erba.
    Terminato il suo sporco lavoro Cain batté le mani una sull'altra per liberarsi dei residui in eccesso, per poi, con non chalance, tornare a prendere posto nel buco sul fieno che ormai aveva preso la forma del suo di dietro.
    « Fammi indovinare... », disse, scuotendo a destra e sinistra la mano per allontanare gli steli, e soprattutto la polvere. che ancora volteggiavano in aria dopo l'impatto « ...Non hai molta familiarità col detto "Non stuzzicar il can che dorme", vero? », la schernì, un sopracciglio sollevato e le labbra piegate nel dipingere un lieve sorriso.
    Inspiegabilmente adorava quel lato infantile di Dawn. Invidiava la sua capacità di trasformare una situazione seria, o come nel loro caso imbarazzante, in un gioco, e soprattutto gli piaceva quel suo sorriso, quel dannatissimo sorriso che sarebbe stato ore a fissare.
    « Oh, guarda! », esclamò la ragazza, irrompendo nei suoi pensieri. Senza pensarci due volte Cain si voltò, osservando prima la mano della ragazza, col dito puntato verso il cielo, per poi seguire con lo sguardo la direzione indicata. Non vide nulla di strano, se non un paio di nuvolette pallide e striminzite. Quando stava giusto per chiedergli spiegazioni, Maeve chiarì, aggiungendo « Quella nuvola assomiglia alla tua zucca vuota! »
    Cain, allibito, voltò lentamente il capo verso la ragazza, le labbra strette e gli occhi ridotti a due fessure. La osservò per qualche istante, probabilmente indeciso se assaltarla di nuovo o trovare un altro modo di reagire, magari più costruttivo. Optò per la seconda, rispondendole a tono con un sorrisetto infastidito « Meglio vuota che piena di segatura. » ...Cain, ho detto costruttivo!
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    Edited by rhænys` - 9/5/2021, 14:40
  4. .
    Cain Noller
    7ykf9BI
    Sin dalla prima infanzia era sempre stato così, un bambino irruento e orgoglioso. Tendeva sempre a parlare o agire senza pensare alle conseguenze, lasciandosi guidare da quel fuoco che ardeva vigoroso dentro al suo petto da frugoletto. Più e più volte era stato redarguito dai suoi superiori, ma testone com'era pareva che gli insegnamenti avessero effetto inverso.
    «O, altrimenti, puoi mettere da parte il tuo orgoglio e metterti una di quelle. », lo spronò Dawn, indicandogli le protezioni. Il sorriso da "te l'avevo detto" che sfoggiava gli faceva ribollire il sangue. Già gli bruciava maledettamente l'idea di aver trovato una disciplina di guerra dove non brillasse, e in più si ritrovava un'istruttrice che lo guardava dall'alto in basso con quell'aria da saputa. Di tutta risposta le sorrise a sua volta, gli zigomi tesi e le labbra incurvate in un espressione infastidita. Sembrava in tutto per tutto una strana smorfia minacciosa piuttosto che un sorriso.
    « Preferisco sfondarmi il braccio. », le rispose quindi, a denti stretti, sforzandosi di mantenere la calma.
    Stizzito, tornò in posizione, regolando la presa sull'arco e controllando non una ma ben due volte l'allineamento del braccio e la spalla. Esalò un profondo respiro, socchiudendo lo sguardo: quella sarebbe stata la volta buona, lo sentiva dentro. Incoccò, tirò la corda e rilasciò. Ma qualcosa sembrò non andare secondo i piani. La freccia partì verso l'alto, seguendo un moto parabolico e conficcandosi a terra, non troppo distante dal bersaglio. Ma ciò che scioccò particolarmente Cain non fu tanto la freccia: nel momento dello scocco l'arco gli sfuggì di mano con una velocità incredibile, come se una forza esterna glielo avesse sottratto. Il punto è che quella maledettissima arma gli scivolò di mano, saltellando sugli estremi per cadere poco lontano dalla postazione di tiro. Cain, del canto suo, rimase immobile ad osservare l'arco a terra, basito, no, che dico, sconcertato! Mentre nella sua testa profilava la domanda "ma è fisicamente possibile ciò che ho appena visto?", dalla sua bocca sfuggì tuonante un'imprecazione, seguita da un ruggito che di umano aveva ben poco.
    Se prima ci vedeva rosso, adesso ci vedeva bordeaux.
    « Sono errori da principiante, piano piano migliorerai »
    Non furono tanto le parole di Dawn a spingerlo a voltarsi, scoccandole un'occhiata che lanciava coltelli. Fu probabilmente l'unione delle sue parole con quelle risatine soffocate.
    « Te lo faccio vedere io il principiante! », esclamò, caricandola con foga. Senza troppi complimenti la prese per i fianchi, sollevandola da terra e sistemandola sulla spalla destra a mo' di sacco di patate. Prima di riuscire a bloccarle le gambe come si deve, un po' per sostenerla e un po' per evitare colpi nell'addome, si prese, appunto, una serie di calci non da poco. Una volta riuscito a bloccarle la parte inferiore del corpo (perché, sì, la parte superiore era ancora libera e probabilmente, da dietro la schiena, lo stava massacrando), incurante delle eventuali urla o strepiti, prese a correre. Si diresse verso un cumulo di fieno e a pochi metri da quest'ultimo si fermò. Accadde tutto in un istante: nel momento in cui i suoi piedi interruppero la corsa le sue braccia e il suo bacino si mossero all'unisono per scaraventare la ragazza in avanti, dritta dritta sulla catasta di fieno. Poco ma sicuro, la povera Dawn avrebbe fatto un volo che non si sarebbe scordata facilmente.
    Proprio quando pensava di essere lui per una volta a guardarla dall'alto in basso, le gambe di Cain vennero sopraffatte dalla spinta. Inerme, si ritrovò a inciampare su se stesso, crollando come uno scemo. Precipitò in avanti, addosso alla figura esile di Dawn. Per evitare di caderle addosso aprì gli arti superiori, puntandoli ai lati del suo corpo per sostenersi ed evitare di schiacciarla. Funzionò, ma non esattamente come sperava: quell'ultima manovra salvò la ragazza da morte per soffocamento ma le sue mani sprofondarono nel fieno, facendoli ritrovare uno sopra l'altra, viso a viso, gambe quasi intrecciate.
    Era successo tutto talmente in fretta che Cain ci mise diversi istanti per rendersi conto realmente della situazione in cui si trovava. Quando lo fece, il suo cuore sembrò infiammarsi. Averla così vicino, vulnerabile sotto il suo corpo fece esplodere un'inaspettato calore nel suo corpo. Rimase intrappolato in quella dimensione eterea di sentimenti contrastanti per un tempo che gli parve infinito, mentre dal basso qualcosa di meno etereo si risvegliava. Voleva allontanarsi, lo voleva veramente! Ma quegli occhi, dannazione… perché non riusciva a smettere di fissarli? Furono probabilmente i tre secondi più lunghi della sua esistenza.
    Quando finalmente tornò a ossigenare il cervello con un respiro, perché, sì, nel frattempo aveva pure dimenticato come si respirava, si lanciò di lato, cadendo al suo fianco con un tonfo sordo e sollevando una nuvola di fieno. Qualche ciuffetto di erba secca gli cadde sul volto, mentre con gli occhi cerulei fissi sul cielo il suo cuore galoppava all'impazzata: era in preda all'adrenalina come se fosse reduce da una lunga corsa, quando in realtà non aveva fatto nessuno sforzo particolare.
    Rimase immobile, accanto a lei, braccia e gambe divaricate immerso in quel mare di morbidezza che era la massa di fieno. Voleva parlare e rompere il silenzio imbarazzante che li circondava, ma le sue corde vocali sembravano aver perso la capacità di permetterglielo. In quel momento sperava solo che lei non si alzasse per guardarlo in faccia: avrebbe visto soltanto due imbarazzatissimi occhi blu circondati da un viso paonazzo. Espressione che non si addiceva per niente al tanto temuto Generale di Erethos.
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    Edited by rhænys` - 26/4/2021, 14:55
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    Cain Noller
    7ykf9BI
    Che problemi ha questo guanto? Si chiese, dubbioso, rigirandosi tra le mani quello che, appunto, pareva un guanto, ma con dita mancanti. Senza pensarci troppo lo ricacciò dentro la scatola, tornando a rovistare in quel ciarpame. Ne estrasse altri, di differente colore e grandezza, constatando con sua grande sorpresa che quella forma peculiare si ripeteva. Lanciò un'occhiata perplessa a Dawn, impegnata a legarsi ben strette le protezioni. Possedeva due tipologie di guanti, uno intero e l'altro con alcune dita mancanti, in particolar modo l'anulare e il mignolo. Spostando lo sguardo sul guanto sgualcito tra le sue mani si chiese il perché di quella strana forma; insomma, non bastavano due guanti interi? Che bisogno c'era di tagliarne uno a metà? Confuso, decise di non porsi troppe domande, cominciando a indossare le protezioni - avendo non poche difficoltà a trovare il verso giusto del guanto da arciere a dirla tutta. Arrivato il turno del copri-avambraccio si rese conto che qualcosa non andava. Le cinghie di chiusura erano troppo corte, riusciva a malapena a far toccare le due estremità, figuriamoci a infilare l'ardiglione della fibbia nei fori. Si strinse nelle spalle, lanciando la protezione nella scatola senza troppi complimenti - per giunta mancandola. Dopotutto era da sempre abituato ad avere a che fare con armi ben più pericolose di un arco, cosa mai sarebbe potuto succedergli?
    « Pronto? »
    « Non sto nella pelle. », rispose con evidente sarcasmo.
    In realtà, pensò, osservandola sollevare un dito all'altezza del viso, era curioso di vedere come se la sarebbe cavata. Per non parlare poi del fatto che gli facesse veramente piacere vedere quell'espressione sul suo viso. Sembrava estremamente soddisfatta, come se stesse realizzando il sogno di una vita.
    Ascoltò in silenzio la spiegazione sull'occhio dominante, eseguendo le mosse che Dawn gli suggeriva. Allungò il braccio, puntando lo sguardo sul centro del bersaglio davanti a sé e chiuse l'occhio sinistro. Nulla, la visuale non cambiava. Chiuse l'altro occhio e... bingo! Quasi magicamente la punta del dito si spostò di lato, permettendogli di vedere il cerchio rosso del bersaglio prima nascosto alla vista. Incredulo, ci riprovò un paio di volte, prima con un occhio, poi con l'altro, constatando dopo il terzo o forse quarto tentativo che il suo occhio dominante era effettivamente il destro. Osservandosi le mani si chiese se il fatto di essere destrorso centrasse qualcosa con quella storia, ma non fece in tempo a porre la domanda che Dawn gli rivolse uno sguardo preoccupato, interpellandolo.
    « Non c'era neanche una protezione per l'avambraccio che ti stesse bene? »
    In un primo momento Cain, preso dai suoi pensieri, non intuì a cosa si stesse riferendo, poi seguendo il suo sguardo capì. Parlava del copri-avambraccio, quello che aveva malamente scartato e gettato via. Al suo "guarda che ti farai male" non riuscì a non lasciarsi sfuggire una risata di scherno.
    « Non saranno due lividi a spaventarmi. », fece, forse un po' troppo sicuro di se.
    Con sua grande sorpresa - e piacere - Dawn non insistette troppo con la questione delle protezioni, tornando a spiegare le basi del tiro con l'arco. Gli mostrò tutti i fondamenti, muovendosi piano e spiegando con parole concise, senza troppi fronzoli. Osservò tutta la successione di movenze, in silenzio, cercando di imprimerle nella propria memoria. In meno di uno schiocco di corda la freccia incoccata nell'arco di Dawn partì rapida verso il bersaglio, finendo per conficcarsi poco lontana dal cerchio rosso centrale.
    Niente male la ragazza, pensò, mentre un sopracciglio si sollevava in un'espressione di stupore mista a ammirazione.
    Senza pensarci troppo afferrò il primo arco a disposizione, prendendo posto davanti al bersaglio. Abbassò lo sguardo sui piedi, controllando che la posizione fosse giusta, per poi afferrare saldamente l'arco con la mano dell'occhio non dominante. Fin qui tutto bene, i problemi giunsero pochi secondi dopo, quando, nel tentativo di incoccare la freccia e tendere la corda, le cose presero una piega diversa... per non dire comica. Per un qualche motivo la freccia non ne voleva sapere di stare ferma, tendeva a spostarsi sempre lateralmente. Con un piccolo scatto Cain cercava di sistemare la situazione, appoggiandola al legno dell'arco, ma in quella posizione resisteva solo pochi istanti. Quella maledettissima freccia lo stava predendo per i fondelli, e la cosa lo faceva imbestialire. Abbassò l'arco, tornando alla posizione iniziale. Si disse che, forse, ripartire da capo era la scelta migliore. Controllò i piedi, afferrò l'arco, incoccò la freccia e tese la corda: questa volta sembrava andare tutto bene. Portò la corda tesa all'altezza della bocca, sentendo la resistenza farsi sempre più forte, mirò al bersaglio e... puff! Sul momento non si rese conto di ciò che stava accadendo, sentì solo un suono sordo, quasi ovattato, accompagnato da un'esplosione di polvere acre. A quanto pareva aveva tirato più del dovuto e la corda, vecchia e danneggiata, non aveva retto la tensione, rompendosi e scaraventando la freccia a pochi metri di distanza.
    Cain, del canto suo, si ritrovò ad osservare basito l'arma tra le sue mani, chiedendosi cosa diavolo fosse successo.
    « Credo sia rotto. », disse, porgendo l'arco a Dawn, notando pezzi di corda ballonzolare dagli estremi.
    Per fortuna - o forse no - la previdente Dawn aveva preso un paio di archi in più dalle riserve degli arcieri, perciò per il momento l'allenamento poteva proseguire.
    Con in braccio la nuova arma Cain tornò in posizione, controllando di essere esattamente davanti al bersaglio. Respirò profondamente, incoccò la freccia e tese la corda, lo sguardo di ghiaccio che puntava il cerchio più piccolo della meta. Ce l'avrebbe fatta, se lo sentiva dentro! Lasciò la corda e nell'esatto momento in cui la freccia partì un dolore lancinante all'avambraccio, altezza gomito, lo sorprese. Si lasciò andare a una di quelle imprecazioni che avrebbe fatto venire a meno la stessa Dea Manaar. Sentì il travolgente impulso di prendere quel maledetto arco, spaccarlo a metà e lanciarlo il più lontano possibile, ma ricordandosi della presenza di Dawn si trattenne. Doveva rimanere composto, soprattutto dopo che aveva fatto il gradasso alla richiesta di indossare le protezioni.
    Lanciò uno sguardo alla compagna, indeciso sul da farsi. Non sapeva se fosse il caso di continuare l'allenamento come nulla fosse oppure uscirne con una battuta di spirito, in ogni caso la giovane aveva visto più di quanto avrebbe dovuto.
    « Comunque non ha fatto male, era tutta scena. », si affrettò a giustificare, pur sapendo che quella fosse la scusa più stupida che potesse trovare. Dopotutto aveva agito d'impulso, cos'altro poteva dire?
    Detto questo, lanciò uno sguardo al bersaglio, constatando che la sua freccia non era andata a segno. La cercò con lo sguardo nei dintorni, lasciandosi andare a un lungo sospiro non vedendola nei paraggi.
    La presa sull'arco si fece più forte, mentre un fuoco di determinazione ardeva dentro il suo petto: ora era chiaro, odiava quella maledettissima disciplina, ma il suo orgoglio era più forte di quell'astio. Non avrebbe gettato la spugna, non senza almeno avere colpito il bersaglio una volta.
    Stoicamente riprese la posizione di base. Incoccò la freccia, tese la corda e scoccò. La freccia partì, ondeggiante, andando a conficcarsi nel terreno poco distante, ma assieme a lei, con grandissimo stupore di Cain, partì anche l'arco.
    Cain rimase qualche istante in silenzio, osservando l'arco rotolare per terra. Lanciò uno sguardo a Dawn, l'aria di uno che ha visto un fantasma, indicando con un movimento spazientito del braccio la scena appena accaduta.
    « Stai scherzando, spero! »
    THEY SAY THAT I MUST LEARN TO KILL BEFORE I CAN FEEL SAFE, BUT I, I'D RATHER KILL MYSELF THAN TURN INTO THEIR SLAVE.
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    Edited by rhænys` - 19/4/2020, 18:01
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    Cain Noller
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    « Basterà un mantello. »
    In un movimento quasi involontario gli occhi di Cain rotearono al cielo. Se fosse bastato veramente solo un mantello in quel momento si sarebbe trovato dappertutto tranne che in quella maledettissima gabbia di accampamento. Si trattenne dal commentare, limitandosi a sostenere lo sguardo della compagna e ad ascoltare il suo discorso. Non riuscì a non lasciarsi sfuggire una risata di scherno al suo "ti mostrerò come si fa", riferito all'eludere le guardie. La conosceva poco, questo è certo, ma tutto sembrava fuorché una tipa furtiva: già se la immaginava a venire scoperta e ad attaccare bottone con le guardie... sì, sarebbe stato proprio da lei. Il solo pensare a quella scena gli stimolò la sfuggita di una sommessa risata, che però si affrettò a prontamente nascondere con una schiarita di gola.
    Tornò a rivolgere la propria attenzione su Dawn, constatando che il suo discorso stava prendo una piega veramente insensata. Non solo farneticava di portarlo fuori dall'accampamento, in più sembrava avere intenzione di trascinarlo ad una festa. Esatto, proprio una festa: un luogo pieno di persone dove chiunque avrebbe potuto riconoscerlo, insomma, il luogo perfetto in cui condurre un fuggitivo.
    Scosse il capo, imponendosi mentalmente di lasciarla fare: sapeva che quelle di Dawn erano solo parole di cortesia, buttate al vento. Nessuno sarebbe stato così stupido da "accompagnare" un prigioniero di guerra, potenzialmente pericoloso, verso la libertà, tanto meno un soldato di rango basso come Dawn. Rischiava grosso anche solo a rivolgergli la parola, non osava immaginare a cosa sarebbe andata incontro se l'avessero scoperta a complottare un'uscita di gruppo col ricercato di turno.
    Improvvisamente incrociò lo sguardo con quello di Dawn, rimanendo stregato, nel vero senso della parola, da quel sorriso. Le sottili labbra della compagna erano sempre incurvate nel dipingere un'espressione di genuina felicità: sotto certi aspetti la invidiava, lui non aveva mai avuto la sua spontaneità e naturalezza, probabilmente nemmeno da bambino. Si era sempre trascinato dietro quella corazza di freddezza che tutt'ora lo caratterizzava: lo faceva sentire protetto, come se nessuno avesse potuto ferirlo.
    Di punto in bianco la vocina squillante di Dawn lo riportò alla realtà.
    « Da quanto ti alleni con la spada? »
    In un primo momento Cain fu costretto a pensarci, le sopracciglia aggrottate e una mano sul mento con fare assorto.
    « Mi alleno da sempre, o almeno da quando mi ricordo. »
    Facendo mente locale in effetti era stato trasferito nel campo militare pochi anni dopo la nascita, forse cinque, sei anni. I primi tempi, ricordava, erano stati molto difficili. Nonostante la giovane età veniva sottoposto ad allenamenti estenuanti, e al primo capriccio partivano le peggio punizioni. Al solo pensiero un brivido gli corse lungo la schiena, provocandogli un'evidente pelle d'oca: meglio lasciare certi ricordi nel dimenticatoio, va.
    Nel frattempo Dawn aveva proseguito a riempirlo di domande.
    « E chi è stato il tuo insegnante? Perché sì, insomma, sei una forza. »
    ...Sei una forza.
    « Come hai detto? »
    Quelle parole scatenarono in Cain una reazione del tutto inaspettata. Percepì il viso avvampare, sentendo inaspettatamente il bisogno di distogliere lo sguardo da quello della compagna.
    Non capiva cosa gli stava accadendo, ma di una cosa era certo: Dawn si stava complimentando con lui, e di questo era dannatamente felice.
    Per anni aveva sognato che suo padre si accorgesse dei suoi sacrifici. Gli sarebbe bastata una semplice pacca sulla spalla o anche solo un sorriso, ma niente, più si distruggeva più lo sguardo del padre lo feriva con la sua gelida indifferenza. Fino a pochi anni prima avrebbe dato la vita per sentire pronunciare quelle parole da Greil, ora che le aveva finalmente udite, seppur pronunciate da una persona differente, si sentiva ugualmente appagato.
    La giovane infermiera che fino a poco prima aveva medicato Dawn apparì svelta da dietro una tenda, trasportando alcune bende e un medicinale in bottiglia. Senza troppi complimenti si posizionò accanto a Dawn, riprendendo con la medicazione.
    Cain ringraziò mentalmente il suo arrivo: grazie a lei si era risparmiato spiegazioni inutili e imbarazzanti sul suo comportamento. Anche perché, seriamente, non capiva il motivo per cui quel maledettissimo giorno non riuscisse a comportarsi normalmente. Era come se, per qualche motivo, il suo corpo agisse di testa sua, permettendogli solo in ritardo di capire cosa realmente stava accadendo.
    Respirò profondamente, rompendo il denso silenzio che era calato sull'infermeria. Confuso, lanciò una rapida occhiata a Dawn, mentre una domanda continuava a riproporsi e a rimbombare nella sua mente: Cosa diavolo mi sta succedendo?

    ⋘ ⋙

    Negli ultimi giorni Dawn aveva cominciato a fare discorsi ancora più strani del solito. Diceva di sentirsi in debito con Cain e di volere a sua volta ricambiare i suoi insegnamenti. Nonostante il giovane principe le avesse ripetuto più e più volte di non volere niente in cambio, lei insisteva. Perciò, alla fine, al limite della sopportazione, si era ritrovato ad accettare, ritrovandosi nel bel mezzo di una lezione di arco.
    Dopo la serie di domande poste in infermeria riguardo il discorso "armi" - alle quali, sul momento, Cain non aveva risposto - lo stesso argomento era tornato fuori in seguito, durante un allenamento. Dawn, aveva quindi ricevuto le sue tanto bramate risposte, intuendo che l'abilità di Cain andavano ben oltre all'uso della spada. Infatti era stato addestrato all'utilizzo di asce, lance e qualsiasi altra arma da combattimento ravvicinato, persino il corpo a corpo. In fine era giunta alla conclusione che le armi a distanza non fossero mai state per lui particolare oggetto di interesse.
    Perciò, eccolo lì, a squadrare un arco con aria dubbiosa mentre Dawn sistemava il campo di tiro.
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