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Noel x Evelya

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  1. Kalameet
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    - Evelya Sadalmelik -
    "If I had a flower for every time I thought of you, I could walk through my garden forever."

    Evelya guardava il proprio riflesso nello specchio, ma era come se ci vedesse attraverso. La sua mente era altrove mentre una serva dal tocco gentile le acconciava i capelli e fermava le ciocche con spille a forma di fiori. Erano bianchi, come il suo abito e le sue scarpe. Una triste premonizione del futuro che la attendeva.
    Fece scorrere una mano sulla pesante collana tempestata di gocce di cristallo, fredda sulla pelle, e fu presa dall'impulso di strapparla via.
    "Brillate come una stella, signorina Evelya" commentò la serva, contenta come se fosse una sua parente prossima. Era giovane e piena di entusiasmo, grata di trovarsi a quell'evento tanto chiacchierato nell'alta società. L'angelo le fece un sorriso privo di entusiasmo e tornò a rigirare intorno all'anulare sinistro l'anello che Azarel le aveva dato quella stessa mattina. Era largo, rischiava di perderlo ad ogni movimento della mano. Un'ottima scusa per liberarsene appena quella farsa fosse terminata, poteva dare la colpa alla pessima scelta del suo fidanzato di comprare un anello alla cieca. Fidanzato, già.
    Appena tornata in patria l'aveva trovato ad attenderla lì, sulla soglia di casa sua, mentre conversava amabilmente con sua madre e faceva complimenti al padre per il modo in cui l'aveva cresciuta. Le era sembrato viscido e scostante come un tempo, se non più agguerrito. Era bastata un'occhiata per rivivere tutti gli incubi legati alla figura di Azarel.
    "Visto? Vi avevo detto che l'avrei trovata."
    I genitori lo avevano applaudito per le sue gesta coraggiose, ed Evelya si era spenta come una fiamma sotto un bicchiere.

    Le giornate scorrevano a rallentatore attraverso i vetri delle grandi finestre di casa Sadalmelik, tra prove d'abito, inviti e tè pomeridiani con persone che conosceva a malapena. Alcune amiche, già sposate da anni, le avevano fatto visita per congratularsi con lei del matrimonio imminente, ed Evelya era stata sul punto di dire che non c'era niente da festeggiare, ma si era morsa la lingua appena in tempo.
    Per riempire il vuoto lasciato da Noel, dalla sua vita breve e meravigliosa nel Continente Ibrido, si ritrovava a riavvolgere i ricordi e proiettarli all'infinito nella testa, estraniandosi dalle conversazioni. Lui le avrebbe di certo strappato un sorriso anche in quelle occasioni, l'avrebbe presa per mano e portata via. Le avrebbe fatto fare un volo tra le sue braccia, offrendo la spalla come appoggio, poi sarebbero tornati nel suo appartamento, su quel piccolo divano che li costringeva a stare vicini. Ricordava la morbidezza dei capelli cremisi tra le dita, il magnetismo dei suoi occhi ametista quando la guardava per quello che era, e si sentiva subito meglio. Gli mancava, ma trascinarlo in quelle questioni fumose tra nobili era troppo. Noel doveva vivere libero, senza imposizioni.
    Senza di lei.

    Si alzò in piedi per verificare che l'abito non toccasse terra, appesantito dai fiori ricamati. Purtroppo era perfetto, cucitole addosso e ripreso più volte vista la sua tendenza a dimagrire di settimana in settimana. L'immagine nello specchio la guardò con aria costernata, sconfitta.
    "Sei pronta?" chiese Azarel entrando senza bussare. Era al massimo della sua eleganza, bello come poteva essere qualsiasi angelo con un vestito costosissimo addosso. La squadrò, compiaciuto di ciò che vedeva, e le offrì il braccio da bravo gentiluomo.
    "Non dire niente di superfluo, mi raccomando. E cerca di sorridere".
    Evelya si morse l'interno della guancia per non protestare, ma alla fine obbedì. Non aveva scelta, si trattava di mera sopravvivenza. La sua famiglia si sarebbe risollevata dalla polvere e avrebbero potuto condurre di nuovo una vita agiata grazie alle entrate del ricco fidanzato. Vincevano tutti, tranne lei.

    Entrarono nella sala dei ricevimenti tra mormorii di apprezzamento e falsi sorrisi di circostanza, incontrando gli sguardi affamati dei nobili di Dunne Peyhlra che non aspettavano altro che quell'occasione per nutrirsi di pettegolezzi. Le parole dei presenti erano lontane come echi, Evelya non riusciva a concentrarsi su niente e nessuno. Da brava bambola inanimata quale era, mantenne la stessa espressione artificiosa finché diceva grazie, grazie mille, che piacere, inchinandosi di riflesso. Azarel non la lasciò nemmeno per un istante, controllando che le sue reazioni fossero appropriate e non si lasciasse sfuggire niente di sconveniente.
    All'improvviso, qualcosa nell'aria cambiò. L'angelo avvertì un tepore familiare, una scintilla di vita che le fece battere il cuore. Davanti a lei, un giovane molto attraente dai capelli chiari porgeva i suoi omaggi. Era alto e snello, vestito di tutto punto, e nel suo sorriso scorse il profilo aguzzo di un paio di canini. Sebbene gli occhi fossero di una tonalità completamente diversa da quella di Noel, si trattava certamente di lui. Avrebbe riconosciuto quel tono allegro tra altri mille. Sentì un nodo stringerle la gola, rubarle le parole. Un misto di gioia e paura la immobilizzò mentre le labbra calde del demone le sfioravano la mano. Voleva afferrarlo, stringerlo forte, rifugiarsi nel suo abbraccio. Cosa gli era saltato in mente? Presentarsi proprio in quel momento, in territorio nemico, senza alleati. Si disse che non avrebbe permesso a nessuno di fargli del male, tanto meno ad Azarel. Doveva agire in fretta prima che il fidanzato si accorgesse di qualcosa.
    "Forse la signorina Evelya se lo ricorderà, quando eravamo più piccoli ci incontravamo spesso ai balli. Sono felice di rivedervi dopo così tanto tempo."
    Lei sorrise, stavolta sul serio, e sentì la bocca dolerle per lo sforzo. "Claude, che piacevole sorpresa. Sono contenta che siate riuscito a venire."
    Erano le prime parole genuine che diceva dal suo ritorno. La voce le tremò nel pronunciare quel nome, e vi infuse tutto l'affetto che di solito riservava solo a Noel. Si inchinò aggraziata e non interruppe mai il contatto visivo tra loro, attenta a non lasciarsi tradire dall'emozione.
    "A quando il lieto evento?".
    "Tra una settimana. In quanto amico della mia Evelya consideratevi invitato, signor Gallagher" rispose asciutto Azarel, forse notando il cambiamento d'atmosfera.
    "Non volete aspettare, sarete innamoratissimi."
    Evelya strinse le labbra per non ridere a quella frecciatina, il futuro sposo invece la afferrò per la vita a mo' di conferma.
    Quando si congedò per lasciar passare gli altri invitati, la ragazza sentì il bisogno di rincorrerlo. Non voleva perderlo di nuovo, dovevano parlare, dirsi tutto prima che il corso degli eventi li separasse per sempre. Doveva dirgli che nel suo cuore c'era posto solo per lui, che lo pensava fino ad immaginarlo accanto a sé, che anche lei lo amava.
    "L'hai invitato tu?".
    "Sì, è un caro amico d'infanzia."
    Azarel mormorò un assenso privo di interesse e riportò l'attenzione sui nobili in attesa di stringergli la mano, ma Evelya aveva occhi solo per Noel. Lo cercò tra un saluto e l'altro, pregando che i festeggiamenti riprendessero quanto prima. Le parve di scorgerlo in un angolo della sala, attaccato distrattamente a un bicchiere. Adorava le sue fattezze demoniache, eppure anche come angelo attirava un sacco di sguardi.

    Voleva salvarla. Di nuovo. Alla fine ce la faceva sempre.
    Prese congedo da Azarel e raggiunse il fratello minore, scontroso come suo solito nonostante gli apprezzamenti delle giovani in sala. Parve accorgersi subito del cambiamento nel viso di lei, ora roseo per l'emozione e non per la maestria delle truccatrici, e fece schioccare la lingua.
    "Avrei preferito gettarlo in mare, ma ha insistito fino allo sfinimento."
    "Zach, cosa ti è saltato in mente? Se Azarel lo scopre..." bisbigliò allarmata, per lasciar cadere il discorso appena una giovane coppia le passò accanto, congratulandosi per il lieto evento.
    "Non ho potuto fare altrimenti. Ti sei trovata un ragazzo testardo come pochi" disse, fulminando con lo sguardo color rubino un punto ben preciso della sala. Noel riusciva ad adattarsi a qualsiasi ambiente, sembrava nato per la vita di corte. Sorrideva e chiacchierava con sconosciuti di un altro continente come se li conoscesse da sempre, un punto a suo favore se non volevano far insospettire Azarel. Ciò nonostante, si trattava di un Demone molto lontano da casa, in un territorio ostile, con i numeri a suo sfavore e un carattere impulsivo. Evelya si portò le mani al petto per calmare i battiti del cuore mentre cercava un modo per metterlo in salvo.
    "Se scappa adesso può ancora trovare qualche nave in partenza dal porto. Devi accompagnarlo subito, ti coprirò io."
    "Forse non hai capito: è qui per salvare te."
    "Non voglio essere salvata!" Il suo tono controllato s'incrinò, attirando l'attenzione della madre. Parveen era seduta al tavolo più riccamente apparecchiato della sala insieme al marito, e non perdeva occasione per tessere le lodi del futuro genero con chiunque. I suoi occhi, di un castano dorato spento dall'età, si assottigliarono come quelli di un falco durante la caccia. Avevano rotto gli equilibri della festa con un semplice baciamano ed sorriso, come potevano pensare di fuggire inosservati?
    "Questi ricevimenti sono una palla" enunciò Aidan con una drammatica entrata in scena, vestito da cavaliere delle fiabe con tanto di spada al fianco. "Ti autorizzo a dartela a gambe, sorellina."
    Evelya, sorpresa dal suo arrivo inaspettato, si gettò tra le braccia del primogenito con troppo entusiasmo, ed il vestito stretto la rimise subito al proprio posto mozzandole il respiro.
    "Non voglio che gli succeda qualcosa per colpa mia, Aidan. Non me lo perdonerei mai." Soffocò le parole nell'ampia spalla del fratello, che le carezzò la schiena intrappolata dal pizzo.
    "E io non mi perdonerei mai se ti facessi sposare un essere insopportabile come Azarel." Lo disse salutando cordialmente il soggetto in questione, poco lontano, strappando un ghigno a Zachary.
    "Al diversivo ci penso io. Una volta fuori di qui, scappa."
    "Cosa-".
    In un gesto assolutamente naturale, Aidan si volse per prendere un calice di vino dal vassoio traballante di un cameriere di passaggio, e nel voltarsi sbattè contro la sorella. Un'ampia macchia rossa iniziò ad espandersi sul vestito candido di Evelya, esterrefatta dalla piega improvvisa degli eventi, ma più lucida che mai. Si volse subito verso Azarel con aria mortificata, mentre una serie di bisbigli concitati riempivano la sala.
    "Ops, devo essere già ubriaco." Aidan finse di riparare al danno con il suo fazzoletto, inutile di fronte a quello scempio, sapendo comunque che una qualsiasi sfuriata del futuro marito era improbabile. Lo tenevano d'occhio tutti, e le loro famiglie stavano per unirsi. Un litigio in quel momento era poco auspicabile per Azarel.
    "Evie, il tuo bel vestito..." disse costernato, giungendo al suo fianco. Era furioso, glielo leggeva negli occhi.
    "Perdonami, vado subito a cambiarmi." Cercò di sembrare altrettanto preoccupata, contenta del fatto che il rossore sulle guance potesse essere scambiato per imbarazzo, anziché euforia. Dopo un inchino frettoloso e tante scuse agli invitati, Evelya corse fuori dal suntuoso salone, ma anziché imboccare il corridoio e le scale, seguì il vento che spirava dalla porta spalancata del terrazzo, lontano dai fasti del ricevimento.

    Una figura angelica dal sorriso diabolico attendeva trionfante in cima alla scalinata in pietra che conduceva ai giardini.
    Sentì le lacrime scorrere lungo le guance senza controllo, le gambe spingere per raggiungerlo. Le sembrò di tornare a respirare dopo una lunga apnea, un letargo che era durato fin troppo per il suo povero cuore. Si gettò tra le braccia di Noel e strinse forte, come a volerselo imprimere sulla pelle. Era lui, sarebbe sempre stato lui. Inspirò a fondo, senza parole, staccandosi solo quando il calore del ragazzo fu abbastanza per entrambi. Posò una mano sulla guancia calda di lui, guardandolo attraverso la patina acquosa del pianto, e sorrise.
    "Noel" sussurrò, e senza alcun ritegno, ignara di cosa stesse per dire, si alzò sulle punte dei piedi e posò le labbra sulle sue. Le sentì riprendere vita, il ghiaccio che l'aveva intrappolata si dissolse man mano che il ragazzo, superato lo sbigottimento iniziale, assecondava quel gesto. Le parve di ardere tra le fiamme che Noel controllava, ogni centimetro di pelle reagiva a quel contatto e bruciava. Aveva sognato tante volte di trovarsi stretta a Noel, persa in un lungo e tenero bacio, ma non di certo in una situazione del genere. Dopo un istante che parve infinito, Evelya si staccò dal Demone e lo prese per mano, senza fiato.
    "Vorresti volare via da qui insieme a me?".
    Le suonò solenne quanto una promessa di matrimonio, e in quel momento ne fu certa: sarebbe stato Noel o nessun altro.

    In fondo alla scalinata, nel buio del giardino, Azarel fece cenno alle sue guardie di rimanere in posizione.

    ---

    I due fratelli Sadalmelik, intenti a stordire di parole il presunto futuro parente per tenerlo occupato, si stavano divertendo un mondo. Zachary, dopo aver fatto un cenno a Noel, aveva iniziato a raccontare la dura vita accademica del soldato, e Aidan l'aveva assecondato mettendoci del suo. Era stranamente soddisfacente vedere lui e la madre nel panico più totale, umiliati ad un ricevimento su cui puntavano tutto. L'arrivo di Solomon, vestito in pietosi abiti da viaggio e senza fiato, diede l'occasione ad Azarel di allontanarsi per salutarlo. Fu uno scambio di convenevoli freddo e distaccato, Solomon non brillava per carisma e il fidanzato della sorella sembrava detestarlo in modo particolare. Una volta libero dalle formalità, Solomon raggiunse i fratelli e li trascinò da parte, lontano da orecchie indiscrete.
    "Ho scoperto una cosa, dobbiamo interrompere tutto. Dov'è Evie?". L'urgenza nella sua voce fece allarmare i fratelli.
    "A quest'ora i due piccioncino saranno già distanti" disse Aidan, "il suo cavaliere è venuto a portarla in salvo."
    "Cavaliere? Che stai dicendo?"
    Zachary si intromise a malavoglia, sempre scontento di parlare di Noel. "Vivevi con lei e non ti sei mai accorto che un Demone dai capelli rossi le gironzolava attorno?".
    Quel dettaglio parve rispondere alla sua domanda. Ricordava vagamente Noel, forse Evelya ne aveva parlato qualche volta, ma non sapeva della loro relazione. Questo complicava le cose.
    "Okay, non importa, statemi a sentire: dobbiamo disdire l'accordo matrimoniale, Azarel è un truffatore. Ha debiti con mezzo continente, se nostra sorella lo sposa ci porterà nella fossa con lui."
    Aidan cercò il suddetto truffatore nella sala, e scoprì con orrore che stava lasciando il ricevimento con un gruppo di guardie al seguito.
    "Andiamo" ordinò, con una mano pronta sull'elsa della spada.

    " Parlato Evie " - " Parlato Noel "

    Evelya Sadalmelik - Angel - 18 y/o - runaway bride - sheet
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