Party of Fools

Noel x Evelya - Nimit

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    30 MARZO - ORE 21.30 / NIMIT
    Non appena varcò la soglia della sala, Evelya provò una sensazione nostalgica e allo stesso tempo opprimente. Quando era costretta a partecipare agli eventi dell'alta società, la madre impiegava ore per vestirla, pettinarla e truccarla in modo adeguato, per poi starle con il fiato sul collo durante tutta la festa. L'Angelo era obbligato a parlare con chiunque fosse importante, dare bella immagina di sé, sempre sulle spine. Ma ora era diverso. La biondina accolse con gran stupore il brusio piacevole di ragazzi che chiacchieravano amabilmente, le luci colorate che pendevano dal soffitto, la musica allegra... l'atmosfera era semplicemente gioiosa.
    Lì dentro nessuno si sarebbe aspettato un comportamento impeccabile da lei, e si trovava tra coetanei. La festa era stata organizzata dagli studenti di medicina di Nimit, in occasione dell'inizio di apprendistato in città. Il fatto che lei si trovasse lì era da ricondurre ad Oliver, un ragazzo dai capelli dorati e gli occhi brillanti color del mare, che lavorava insieme a Noel nello studio del dottor Lyander. « Che meraviglia! Non sono mai stata ad un evento del genere! »
    disse all'accompagnatore, mentre si guardava attorno con sguardo adorante. Oliver l'aveva invitata solo tre giorni prima, durante una delle tante capatine che faceva da Annery quando rientrava dall'ambulatorio. Non che i due si conoscessero bene (avevano scambiato pochi convenevoli fino ad allora), ma il modo in cui l'aveva pregata di andare con lui era stato talmente accorato che Evelya non era riuscita a dirgli di no. In fondo era un bravo ragazzo, educatissimo e socievole. Il suo sesto senso le suggeriva che non aveva nulla da temere. Al lavoro, sia la titolare che le due colleghe l'avevano esortata ad accettare, ansiose di prestarle abiti e accessori per l'occasione. Alla fine, la scelta era ricaduta su un abito bianco di pizzo stretto in vita, con una gonna di tulle leggera sopra al ginocchio di un bel blu notte. Era raffinato, anche se avere le gambe scoperte la metteva sempre un po' a disagio, ed era da molto che non indossava delle scarpe con il tacco. Per fortuna aveva passato una vita intera ad allenarsi nella camminata e nella postura. Quando Oliver, galante fino alla fine, le porse un braccio, Evelya vi si aggrappò con un sorriso, e i due si avviarono verso il tavolo delle bibite.
    « Non credevo ci fossero così tanti studenti a Nimit » commentò, mentre l'accompagnatore le riempiva un bicchiere con del vino bianco. « Siamo tutti dislocati, e solo pochi di noi ottengono una promozione alla fine dello stage ».
    Oliver sembrava anche più contento di lei. Evidentemente lo svago era un lusso per delle persone impegnate come i futuri medici. « Oh, capisco. Ti auguro di farcela, allora ».
    Si fermarono a conversare con i rispettivi bicchieri in mano, costretti ad avvicinarsi a causa del volume alto della musica. Evelya preferiva strumenti classici come pianoforte e violino, ma anche quella non era male. Ad un tratto ricollegò la festa alla presenza di Noel, il Demone dai capelli rossi che l'aveva aiutata in mille occasioni, e si guardò attorno alla ricerca della chioma color rubino. « Cerchi qualcuno? » chiese Oliver, vuotando il suo secondo bicchiere, e la ragazza scosse il capo in dissenso. « No, pensavo solo che ci fosse anche Noel... »
    Il biondo fece spallucce, un vago sorriso in volto.
    « Mi aveva detto che sarebbe venuto con Amelia, ma magari ha cambiato idea ». Evelya perse il sorriso per pochi istanti, giusto il tempo di dispiacersi per l'assenza del Demone, e poi tornò al vino bianco e frizzante che aveva lasciato a metà. Giocherellò distrattamente con la treccia posata sulla spalla, dimenticando di prestare attenzione ad Oliver e i suoi commenti sugli ultimi rimproveri di Lyander. Non vedeva il ragazzo da qualche giorno, e il ricordo del loro ultimo incontro, quella sera di tempesta, era ancora vivido nella memoria. Le sarebbe piaciuto ringraziarlo di nuovo, e magari restituirgli la giacca che le aveva prestato per il volo.
    « Evelya, tutto bene? » chiese infine l'Angelo, preoccupato dal suo silenzio. La fanciulla impiegò qualche secondo di troppo a rispondere che sì, andava tutto a meraviglia, e decise di distrarsi proponendo ad Oliver di fare un giro per la grande sala, magari recuperando qualcosa da mangiare. Non poteva intristirsi adesso, in compagnia di una così brava persona. Peccato fosse diventato improvvisamente molto difficile concentrarsi su di lui.

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    Appena aveva saputo di questa festa per studenti, Noel l'aveva trovata subito una splendida idea e si era offerto per aiutare nell'organizzazione. A preparazione ultimata, doveva dire che si erano dati un bel daffare e tutto il tempo speso per prepararla aveva dato i suoi frutti. Non pensava potessero esserci così tanti studenti di medicina a Nimit, città piccola rispetto alle altre località del Luhd Epnet. L'atmosfera gioiosa non gli ricordava affatto i ricevimenti che i Demoni organizzavano e a cui aveva partecipato numerose volte. Erano tutti giovani pressapoco della sua età, nessun vecchiaccio alle calcagna, nessuno a squadrarlo dalla testa ai piedi a causa della sua cattiva reputazione: poteva finalmente rilassarsi e divertirsi. Certo, in molti lo studiavano a causa della sua chioma dal colore anomalo, ma si stava divertendo e non intendeva darci tanto peso. Anzi, aveva saputo di non essere l'unico Demone alla festa, e ogni tanto si guardava intorno per scorgere qualche testa scura.
    « Mettersi a dieta subito prima della festa è stato proprio stupido. » Amelia comparì al suo fianco, incrociando le braccia al petto. Quella sera era una nuvoletta vagante, dato che aveva scelto di mettersi un vestito bianco, che si confondeva con i suoi capelli chiari; se non fosse stato per gli occhi violacei l'avrebbe scambiata sicuramente per un Angelo.
    « Non sai cosa ti perdi. Ho adocchiato già qualcosa al tavolo e sembra tutto squisito. » la canzonò, sottolineando in particolar modo l'ultima parola, ed evitò per un soffio una gomitata alle costole.
    Invitare Amelia quella sera si era rivelato una buona idea, alla fin fine. I suoi piani, inizialmente, erano diversi, ma si era dovuto adattare alla situazione per non incappare in qualche... problema. Sì, perché aveva avuto la brillante idea di chiedere ad Evelya, diventata ormai il suo Angioletto preferito, di accompagnarlo alla festa: peccato che era stato battuto sul tempo.
    Un paio di giorni fa, alla fine del turno, lui e Oliver, uno degli stagisti che aveva conosciuto a Nimit, si erano incamminati verso casa insieme. I loro appartamenti erano vicini, e magari dopo aver salutato l'amico avrebbe potuto fare un salto al negozio di fiori dove lavorava la biondina. Quando Oliver gli aveva chiesto se per lui era un problema fermarsi in un posto aveva accettato di buon grado, ma non avrebbe mai immaginato che l'Angelo avesse in mente di far visita ad Evelya. Facendo comunque finta di nulla, si erano messi a parlare della loro amicizia in comunque con la ragazza, ed era uscito fuori che l'amico l'aveva invitata alla festa il giorno prima, e lei aveva riposto affermativamente. Una volta tornato a casa, aveva fatto partire un cd hard-rock al massimo volume, guadagnandosi una litigata con i vicini e la cena bruciata.
    Non l'aveva ancora vista tra la folla, e neanche Oliver. Forse non erano ancora arrivati. Anche se, a dirla tutta, non faceva altro che cercare lei, ma sentiva che incontrare il ragazzo lo avrebbe messo sul chi va là. Non avrebbe mai litigato per una ragazza per poi perdere un amico, figurarsi, ma si era lasciato sfuggire un'occasione importante.
    « Sembri agitato. Più del solito. »
    Il Demone scosse la testa. « Vuoi bere qualcosa? »
    Amelia annuì, e seguì il ragazzo verso il tavolo imbandito. Appena arrivata, fece una faccia contrariata e si voltò, facendo ridere di gusto Noel.
    « Smettila di fare la melodrammatica. » le fece, passandole un bicchiere di succo di frutta. L'Ibrido suggerì di andare alla ricerca di Jack, e il ragazzo accettò di buon grado. Quella mattina stessa si era vantato di essere riuscito ad invitare una ragazza bellissima che studiava all'ospedale cittadino, ed era veramente curioso di vedere di chi si trattasse.
    Nell'attraversare la sala, tentando di non rovesciare il succo che aveva tra le mani - l'alcool non lo reggeva proprio suo malgrado, anche un solo bicchiere di vino poteva metterlo al tappeto - gli parve di scorgere un paio di teste bionde di sua conoscenza, e afferrò il polso di Amelia.
    « Quello laggiù è Oliver? » le chiese, indicando la figura in questione.
    « Mi sembra di sì. Vogliamo andare da lui? » il Demone fece spallucce, ma trascinò con sé la ragazza tra l'orda di studenti in visibilio. Più si avvicinava, più era convinto si trattasse di Oliver. E se era arrivato, insieme a lui poteva esserci solamente un'altra persona. Si accorse di star sorridendo, quando finalmente riuscirono a raggiungerli.
    « Ma guarda che casualità! Oliver, Evie, buonasera! » li salutò raggiante, mentre Amelia si limitò a fare un cenno con la mano. Oliver ricambiò il saluto con un sorriso, quindi spostò l'attenzione su Evelya, che gli apparve come una visione. Era come se splendesse di luce propria, e quel vestito le stava d'incanto.
    « Diamine, sei bellissima. » disse, dando voce ai suoi pensieri, e sorrise per allentare la tensione. « Vi piace la festa? Io ho dato una mano a scegliere la musica. Niente male, eh? » sorrise ad entrambi, ma ormai aveva occhi solo per Evelya. Si sarebbe dovuto sforzare alquanto per non rendere la cosa troppo evidente.

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    L'arrivo di Noel fu come una manna dal cielo. Evelya sorrise raggiante nel vederlo avanzare, la chioma di capelli rossi che risaltava tra la calca. « Buonasera » rispose cordiale a lui e la ragazza dagli occhi viola profondo, Amelia. L'aveva incontrata al bar dell'ambulatorio molto tempo prima, ma era brava a memorizzare i nomi delle persone, dato che tra i nobili tornava utile. Al complimento esplicito del Demone non poté far altro che arrossire e abbassare lo sguardo, anche se in fondo le faceva molto piacere quell'apprezzamento.
    « Grazie... » mormorò, prima di passare ad argomenti meno imbarazzanti quali l'ottima scelta della musica, il cibo delizioso (Amelia fece una faccia distrutta a quell'affermazione), e il clima accogliente. Sembrava che si conoscessero tutti, lì dentro, come una grande famiglia. Forse per gli studenti di medicina era così. « Oliver è stato molto gentile ad invitarmi. Era da molto che non andavo ad una festa » ammise la biondina, che in realtà era solo felice di trovarsi nello stesso posto dell'amico dagli occhi d'ametista. Ricordò solo in seguito che lui, quella sera, era l'accompagnatore di Amelia. Non si era mai soffermata su quel dettaglio, ma Noel aveva l'età giusta per fidanzarsi, e forse la ragazza ricopriva proprio quel ruolo. Sembravano andare d'accordo, e frequentavano lo stesso tirocinio. Le cose coincidevano. Un misto di amarezza e confusione incrinò il naturale sorriso di Evelya, di cui ne rimase appena un'ombra accennata. Doveva essere contenta per lui, anche se in quel momento proprio non ci riusciva. Oliver la riportò con i piedi per terra quando propose di andare al tavolo del buffet, dato che loro non avevano ancora mangiato, e sebbene Amelia non fosse proprio elettrizzata all'idea, il gruppo si mosse verso il ripiano su cui stavano vassoi di stuzzichini dall'aria buonissima. Quando l'Angelo vi arrivò davanti, tuttavia, sentì lo stomaco chiudersi e rifiutare il cibo. Strano, poco fa stava morendo di fame. L'appetito veniva mangiando, diceva un vecchio proverbio, quindi si sforzò di cercare qualcosa di poco impegnativo da mandar giù, mentre provava a mantenere una certa distanza da Noel. Non stava bene che un'altra ragazza gli ronzasse attorno, specie quando la fidanzata era presente. Evelya aveva atteso tanto il momento del loro incontro, voleva parlargli con la stessa naturalezza di giorni prima, quando stavano seduti sul divano con una coperta a tenerli al caldo. - Oh no, se Amelia venisse a saperlo le si spezzerebbe il cuore! - pensò, sentendosi complice di un tradimento per la prima volta nella sua vita. Rubare i compagni altrui era vergognoso, non se lo sarebbe mai perdonata. Lo sguardo passò da degli involtini di carne a dei dischi di pasta sfoglia senza vederli veramente. Nulla su quella tavola attirava il suo interesse, finchè non arrivò Oliver in suo soccorso con una coppetta di fragole tagliate a pezzetti. « Le tue preferite, giusto? » chiese, con il sorriso soddisfatto di chi sapeva di aver fatto centro. La fanciulla sbatté le palpebre un paio di volte, incredula, poi sorrise dolcemente di rimando. « Oh, te ne sei ricordato! ». A volte si fermavano a chiacchierare fuori da Annery, parlando del più e del meno. Evelya sosteneva che la primavera potesse chiamarsi tale solo con l'arrivo delle fragole, il frutto che le piaceva di più in assoluto. Anche lui aveva una buona memoria, dopotutto. Vide che Oliver le stava porgendo anche ad Amelia, menzionando qualcosa riguardo ad una dieta fatta nel momento sbagliato, e la cosa la insospettì. La vita sentimentale fuori dal castello pareva complessa, anche più del normale. Era stata sciocca a non informarsi prima del debutto in società. Ammirò il colore brillante delle fragole sul cucchiaino prima di assaggiarle, e gli occhi corsero immediatamente al Demone che stava a qualche metro di distanza. Era lo stesso rosso che l'aveva attirata fin da subito. All'improvviso una mano le sfiorò la spalla, facendola voltare: un ragazzo dal fisico robusto, alto parecchi centimetri più di lei, con lunghi capelli chiari legati in una coda e occhi azzurro ghiaccio, la fissava con aria stranita. « Perdonate la domanda, ma voi non siete per caso Miss Evelya? ». L'Angelo sentì una voragine aprirsi nel petto, ed era certa di aver assunto il colore di un cadavere. Era stata scoperta? E chi era quell'uomo? Sembrava della sua stessa razza, e a giudicare dal fisico poteva provenire da una qualche branchia dell'esercito, ma proprio non si ricordava di lui. « Sì, anche se temo di non conoscervi» rispose, cercando di mantenere una certa compostezza. Mentire sul proprio nome con Oliver a un passo di distanza era impossibile, e poteva sentire il suo sguardo interrogativo pungerle sulla schiena. « Ah, lo sapevo! Che fortuna incontrarvi così distante da casa! ». Il ragazzo esibì un profondo inchino prima di baciarle il dorso della mano, cosa consona ad un ricevimento di Angeli, ma totalmente fuori luogo in quell'ambito. Udire di nuovo quel linguaggio formale le diede i brividi. « Sergente Corbet. Beh, ex-sergente, ho lasciato la carica qualche anno fa per entrare nella guardia cittadina di Nimit. E' normale che non vi ricordiate di me, non ci siamo mai presentati in via ufficiale, anche se conoscevo bene vostro fratello Aidan ». Possibile che la famiglia avesse voluto tenere segreta la sua fuga? Quell'uomo non sembrava sospettare nulla, era solo sorpreso di vederla lì.
    « Piacere, Signor Corbet. Spero che il vostro soggiorno qui sia piacevole quanto il mio » rispose casualmente Evelya, che ormai aveva messo da parte la sua coppetta di fragole per tormentarsi le mani in tutta libertà. Se davvero l'Angelo non aveva intenzione di riportarla indietro, bastava tagliare il discorso in fretta e sparire tra la folla. « Qui non si sta male, anche se nessun posto è come casa » ammise Corbet, che sembrava ormai preso dalla conversazione.
    « Ma ditemi, Lord Azarel non è con voi? ».
    La fanciulla perse un battito al solo sentire quel nome.
    Stava andando tutto nel peggiore dei modi, e rischiava di essere scoperta ad ogni parola che l'uomo si faceva sfuggire. Non voleva che si sapesse di lei. La sua vecchia vita e la nuova non dovevano incrociarsi, faceva parte del passato.
    E in quell'istante le venne naturale cercare la figura rassicurante di Noel dietro di sé, l'unico che conosceva il suo segreto, e l'unico di cui poteva fidarsi.

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    Il sorriso di Evelya si trasformò presto in quello di Noel. Sembrava a suo agio in quell'ambiente, che probabilmente non le era molto familiare: a meno che in quei pochi mesi non fosse andata a qualche festa, i ricevimenti nel Luhd Yhkam non erano sicuramente così rumorosi e colmi di giovani.
    « Oliver è stato molto gentile ad invitarmi. » quell'affermazione lo riportò al presente, e inconsciamente gli occhi del Demone finirono sull'amico. Sentì, per un momento, il sangue ribollirgli nelle vene, calmandosi subito dopo. Oliver guardava Evelya sorridendo dolcemente, non curandosi affatto delle persone che lo circondavano, e ciò lo fece irrigidire appena. Distolse lo sguardo dall'Angelo, tornando a concentrarsi sui commenti di Evelya e Amelia riguardo la festa. Esibì un sorriso soddisfatto alle loro opinioni positive sulla musica: per ora si trattava di pezzi incisi su un normale cd, ma più tardi sarebbe anche dovuta arrivare una band a suonare qualche pezzo live. Conosceva il loro chitarrista, e Noel era andato personalmente a chiedergli di esibirsi quella sera, sarebbe stato uno sballo.
    Alla proposta di Oliver di racimolare qualcosa da mangiare, i quattro si mossero verso il tavolo imbandito. Meno male che il rumore copriva il lamento del suo stomaco, perché non ci vedeva dalla fame. Aveva ballato e parlato con chi gli capitava a tiro fino a quel momento, quindi non si era dedicato più di tanto al cibo. Riempì il piatto di diversi crostini, e buttò un occhio ad Amelia a pochi passi da lui. Dava le spalle al tavolo, e osservava la gente ballare.
    « Stare a dieta è un conto, saltare la cena è un altro. » si avvicinò a lei, e le diede un leggero colpo con il busto, facendola sbilanciare da un lato. Le donne erano proprio un mistero, e Amelia, essendo un aspirante medico, lo era il doppio. Doveva saperlo meglio di tanti altri che evitare di mangiare ai pasti era assolutamente da non fare.
    « Ho mangiato troppo a pranzo. » sbuffò lei, e il ragazzo fece spallucce, mettendogli in mano uno dei crostini che aveva nel piatto.
    « Assaggialo, è delizioso » fece, bloccando ogni suo tentativo di protesta. Quando udì, poi, poco lontano da lui, la voce rassicurante di Oliver, non poté fare a meno di voltarsi verso di lui. Come aveva pensato, era vicino ad Evelya, e le stava offrendo una coppetta di frutta, come era normale che fosse. Era il suo accompagnatore, era d'obbligo restare vicino alla propria dama. Ma aveva come l'impressione che non lo stesse facendo solo per dovere. Non glielo aveva confessato chiaro e tondo, ma aveva paura che provasse qualcosa di più forte nei confronti della biondina. Un'altra cosa particolarmente chiara era l'origine di quello strano attaccamento nei confronti dell'Angelo dagli occhi dorati, ma accantonò la questione: aveva sempre seguito il suo istinto e ciò che gli dettava, non era il caso di farsi tante domande a proposito o rifletterci sopra più del dovuto. Era ciò che sentiva, non poteva che accettarlo e agire di conseguenza. Ed ora, l'istinto gli diceva di prendere per la spalla Oliver, spostarlo il più garbatamente possibile - per i suoi standard, s'intende - e rubargli la dama.
    « Stai complottando qualcosa? » lo studiò Amelia, il crostino sparito dalle sue mani. Era così evidente?
    « Ti paio il tipo? » gli sorrise innocentemente, ma la ragazza non si fece distrarre.
    « Decisamente. Vedi di star buono. » Noel sospirò, mettendo in bocca l'ultimo salatino e tornando al tavolo per riempire il piatto, allontanandosi dall'amica. Amelia era una sorta di sorella maggiore, dal pugno di ferro, e tentava sempre di dare un limite alle follie che era capace di combinare il Demone dai capelli cremisi. Raccolse qualche crostino, sentendo il bisogno di appoggiarsi al muro per far risposare un po' la gamba. Non si era mai fermato da quando la serata era cominciata, la protesi cominciava a bruciargli a contatto con la pelle. Tirò un leggero sospiro di sollievo quando si accostò alla parete, e andò subito alla ricerca della figura minuta di Evelya. Fu sorpreso quando al suo fianco non notò Oliver, bensì uno sconosciuto dai capelli chiari e il fisico massiccio. Non si fece molte domande, magari era un cliente del negozio in cui lavorava, o uno stagista incuriosito. Strinse le labbra quando invece il ragazzo si inchinò per farle il baciamano: era un'usanza da nobile, quella. Non poteva trattarsi di un normale studente di medicina. Faceva parte delle sfere alte, forse? Quindi si conoscevano.
    Noel si staccò dal muro, le sopracciglia aggrottate, e si avvicinò piano ai due, giusto per origliare la conversazione. Fece finta di essere interessato all'insalata di riso, mentre elaborava le informazioni. Udì la parola "sergente", ma il volume della musica coprì il resto del dialogo. Imprecò tra sé e sé, e fece qualche altro passo verso di loro, e girò appena il capo giusto per osservare i movimenti dell'uomo. Stavolta, le parole della ragazza gli arrivarono chiaramente all'orecchio: da quel che disse, non sembravano essersi mai visti. Era palpabile il suo desiderio di finire la conversazione, ma il sergente sembrava intenzionato a trattenerla ancora un po'. Quando lui nominò un certo Azarel, Evelya non rispose. Il silenzio che calò tra di loro lo mise sull'attenti, e quando incrociò lo sguardo della ragazza si rese conto che era davvero in difficoltà. Era pallidissima, e il tipico barlume che racchiudevano i suoi occhi era come scomparso.
    Non ci pensò su un momento, e avanzò verso la ragazza portandosi al suo lato.
    « Perdonate l'interruzione, sergente » in quel momento doveva mettere in pratica i pochi insegnamenti che la vita nobiliare gli aveva inculcato. Non sapeva chi fosse questo Azarel, ma al solo sentire il nome la biondina era sbiancata. Probabilmente era uno dei fattori che l'aveva spinta ad abbandonare il continente angelico. Il difficile era proprio questo: non far trapelare questo suo dubbio e inventarsi qualcosa sul momento.
    « Lord Azarel è alle prese con un'importante trattativa, e al momento è in viaggio d'affari » l'uomo, alto qualche centimetro più di lui e molto più robusto, lo squadrava riluttante dalla testa ai piedi. Il suo essere Demone era palese, e probabilmente si stava chiedendo cosa avesse a che fare con un Angelo. « e ha concesso a Miss Evelya qualche giornata di svago. »
    D'impulso, cercò la mano di Evelya e la strinse nella sua dietro la schiena, al riparo dall'occhiata indagatrice del sergente. Ci avrebbe pensato lui, non c'era di cui preoccuparsi. Se la sarebbero cavata.
    « Io mi sono offerto come guardia del corpo. » l'assenza di una qualche arma si sarebbe potuta ricollegare al non dover destare sospetti, poteva andare. Gli sorrise cortese, per poi sbilanciarsi con il busto verso di lui. « Vi prego di tenere queste informazioni per voi. Potreste solo immaginare il putiferio che si creerebbe al solo sapere che Miss Evelya è presente a questa festa? Per non parlare dei negoziati privati di Lord Azarel. » si allontanò con un sorrisetto complice sulle labbra, che però il sergente non ricambiò. Sembrava più infastidito dal fatto di avere a che fare con un Demone che altro. « Confido in voi, sergente. »
    « Capisco. » fece lui di rimando, dedicandogli uno sguardo ostile. La sua espressione divenne placida quando invece focalizzò l'attenzione sulla ragazza. « Vi auguro una piacevole serata, dunque. E' stato un piacere incontrarvi. » le sorrise candidamente, attenendosi solamente ad un lieve inchino con il capo. Scomparì tra la folla dopo aver indirizzato a Noel l'ennesima occhiata sprezzante, e il ragazzo lo salutò, volutamente sarcastico, agitando la mano in sua direzione.
    Quando fu inghiottito dalla massa di giovani, Noel tirò un sospiro di sollievo e sorrise in direzione della biondina. « Te la sei vista brutta, Angioletto. » non le scompigliò i capelli a causa dell'elaborata pettinatura, ma le rifilò un buffetto sulla guancia. Doveva aver avuto paura, lo dedusse dalla lenta ripresa di colore. Lui, a dirla tutta, si era spaventato più nel vedere lo sguardo spaventato di Evelya che altro. Il ricordo dei giorni a palazzo e di questo Azarel dovevano ancora terrorizzarla, a quanto pareva.
    Alzò lo sguardo sulla sala, e notò che Oliver stava venendo verso di loro. A malincuore, lasciò la mano della ragazza, facendola cadere sul fianco, prima che l'amico se ne potesse accorgere.
    « Tutto a posto? » domandò, mal mascherando la sua agitazione. Noel affiancò la biondina nella risposta, dicendogli che andava tutto a meraviglia. I suoi occhi ametista si incastrarono in quelli cerulei di Oliver, e il ragazzo si allontanò lo stretto necessario per non far sì di scappare con Evelya tra le braccia, per averla un po' per sé.
    Lo sguardo impaurito di Evelya gli era particolarmente rimasto impresso. Avrebbe dato qualunque cosa per non vederla più in quello stato.

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    « Noel Hamal Moore »
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    Noel l'aveva salvata. Ancora. Nel momento in cui la sua mano la avvolse, riuscì a ritrovare l'ossigeno che credeva di aver perso, e un grande calore la pervase. Il nome del fidanzato sulle labbra di lui suonava sbagliato, non voleva che Azarel fosse chiamato in causa nel luogo dove era appena riuscita a rinchiuderlo nel passato. Guardò come il signor Corbel squadrava il Demone, nemmeno fosse coperto di fango dalla testa ai piedi, e sentì crescere una gran rabbia. Grazie al cielo parve credere alla storia inventata dal suo salvatore, e prese congedo con un inchino meno profondo del precedente. Quando fu abbastanza lontano, Evelya sentì le gambe cederle. Era stata quasi scoperta, mancava davvero poco per far saltare la copertura. Al castello doveva essersi sparsa la voce del suo fidanzamento, ma non del matrimonio andato in rovina. Chissà quali scuse aveva inventato sua madre per insabbiare la questione. « Te la sei vista brutta, Angioletto. »
    La fanciulla sbatté le palpebre un paio di volte prima di riuscire a guardarlo in viso. « Noel, mi dispiace, non volevo che tu... ». L'arrivo di Oliver la interruppe, e sentire la mano calda del rosso lasciarla andare fu come rimanere senza luce in un tunnel buio. Si sentiva persa, e il senso di terrore non la abbandonava. Sembrava di avere i crudeli occhi di Azarel puntati su di sé, nonostante sapesse che lui non poteva essere lì. « Tutto bene? » chiese il biondo, una nota di apprensione nel solito tono misurato. Noel parlò per lei, assicurando che andava a meraviglia e non c'era nulla di cui preoccuparsi.
    Una mezza verità, insomma. Evelya fece del suo meglio per nascondere il tremore delle mani, incrociandole dietro la schiena, e se non fosse stato per la presenza rassicurante del Demone, a quell'ora sarebbe già crollata. Amelia li raggiunse, come sul punto di dire qualcosa, poi tre ragazzi sbucarono dalla calca e afferrarono sia lei che Noel, invitandoli a ballare. Sembravano tutti parecchio brilli, e non attesero risposta.
    In men che non si dica, entrambi erano spariti tra la folla, lasciando soli i due Angeli. « Evelya, forse è meglio se ti siedi. Non hai una bella cera » propose Oliver, accompagnandola verso la prima sedia libera distante dal caos. Lei vi si fece condurre come una bambola inanimata, ancora sotto shock. Non si sentiva al sicuro lì dentro, con un ex soldato che pareva aver accatastato i suoi sospetti solo per tornare all'attacco in un momento successivo, e la mancanza di Noel era palpabile, la spaventava. Bevve un sorso d'acqua per fare contento il compagno, sforzandosi di apparire normale. « Ora va meglio, non preoccuparti per me » lo rassicurò, poggiando il bicchiere vuoto. Oliver parve quasi offeso da quella frase, e per un secondo la sua naturale espressione serafica s'incrinò.
    « Ho tutto il diritto di preoccuparmi. Sono il tuo accompagnatore, ricordi? ». In effetti l'aveva dimenticato da quando il Demone aveva fatto la sua comparsa nella sala.
    Che comportamento disdicevole! Al castello sarebbe già stata additata come donna di facili costumi per aver frequentato un partner diverso da quello che la stava scortando. E poi Noel era già impegnato, no? Una doppia offesa. « Qui dentro fa troppo caldo. Hai bisogno di un po' d'aria » suggerì l'aspirante medico, e la biondina decise di dargli retta.
    Magari il vento fresco della sera l'avrebbe aiutata a dimenticare i problemi. Nel momento in cui la mano di Oliver s'intrecciò alla sua, Evelya arrossì lievemente, un'espressione confusa in viso. « Riesco a camminare, davvero... ».
    « Lo so » rispose lui, di nuovo sorridente, « ma non vorrei perderti di nuovo ». Ma certo, era più che ovvio. Si erano allontanati molte volte a causa del mare di persone che affollava la sala. Decise di non darvi troppo peso, anche se la stretta non si sciolse nemmeno quando arrivarono alla terrazza. Era stata decorata ad arte, con lanterne di carta dai toni aranciati ad illuminare i divanetti in vimini sparpagliati qua e la. Vi erano solo coppie in quell'angolo di quiete, cosa che mise a disagio Evelya più di quanto non fosse già.
    I due presero posto sullo stesso divanetto, grande abbastanza da contenere almeno il doppio delle persone, mentre la musica si faceva ovattata e gli schiamazzi distanti.
    « Meglio? »
    « Oh, sì. Avevo proprio bisogno di un po' di pace.
    Però la festa mi piace tantissimo, tra poco sarò pronta per rientrare ».
    Oliver non parve contento di quella constatazione, anche se era impossibile decifrare il suo volto angelico. « Prima di andare volevo sapere...
    Evie, ti piace qualcuno? ».

    Lei inclinò il capo, confusa. « Sì, certo. Molte persone ».
    « Nel senso, piacere sul serio ».
    « Mh mh. Mi piacciono tutte seriamente ».
    L'Angelo roteò gli occhi, insoddisfatto delle risposte.
    Non aveva ancora fatto i conti con la sua ingenuità.
    « Intendo, ti fidanzeresti con una di queste persone? ».
    Evelya rimase senza parole, in evidente imbarazzo.
    Il suo ultimo fidanzamento non era andato bene, e di certo l'ultima cosa che voleva era un ragazzo che le tarpasse le ali come in passato. Da quando era giunta a Nimit era stata coinvolta in una marea di attività, concentrata solo sul riprendere in mano la propria vita. Difficile pensare a un compagno, con così poche certezze sul futuro. La ragazza lisciò le pieghe della gonna sottile, che da seduta le scopriva le ginocchia, ed evitò accuratamente lo sguardo penetrante di Oliver. « No, io... non credo » mormorò, incerta.
    Lui espirò a fondo e scosse il capo, perchè ancora non aveva raggiunto il suo obiettivo. Fermò le dita sottili della fanciulla e le chiuse tra le proprie, meno impacciato di quanto si aspettasse. Era sul punto di dire qualcosa (sembrava importante), quando la sagoma di Amelia si stagliò alla luce delle lanterne, bloccando sul nascere ciò che l'Angelo si era tanto impegnato a pensare.

    « Parlato » - Pensato -

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    Evelya aveva ancora gli occhi spalancati per lo spavento, e tremava. Vederla in quel modo era terribile. Il ragazzo non pensava minimamente che il ricordo della vita di corte potesse ridurla in quello stato. Quel nome, Azarel, apparteneva forse a qualcuno che le aveva fatto del male? Lasciò la ragazza alle cure di Oliver, quando sentì un braccio passargli attorno alle spalle.
    « Ehi Noel, non vieni a ballare? » riconobbe la voce di Liam, uno degli organizzatori. Come l'amico che lo affiancò subito dopo, aveva la faccia paonazza: non era del tutto lucido, a quanto pareva aveva alzato un po' il gomito.
    « Vieni anche tu, signorina! » rise di nuovo, prendendo sottobraccio anche Amelia, un terzo ragazzo a spingerli verso la folla. Noel buttò un'ultima occhiata alle due figure bionde prima di trovarsi in mezzo alla pista senza che riuscisse a dire nulla di rimando. Stava con Oliver, non c'era nulla da temere. Eppure, sentiva come la sensazione che non avrebbe dovuto allontanarsi di lì. Si morse il labbro, prima di cominciare a ballare: la musica ritmata gli fece dimenticare momentaneamente la scena di poco prima, e riuscì a scatenarsi un po'. Evelya stava con Oliver, si sarebbe sicuramente sentita meglio grazie alle sue premure. Lui, tra quei due, non c'entrava nulla. Era anche il suo accompagnatore per quella notte, avrebbe dovuto starsene buono in un angolino e lasciarli in pace. Ma figurarsi se avrebbe mai potuto farlo.
    Amelia lo affiancò, liberandosi dalle fastidiose attenzioni di uno degli amici di Liam. « Odio i ragazzi così. » gli disse a voce alta, infastidita. Noel rise, prendendola per mano e facendogli fare una giravolta.
    « Per fortuna ci sono io, eh? E' questo che vuoi dirmi? » Amelia gli sorrise, per poi fare spallucce.
    « Sei fuori strada. » gli fece lei, continuando a ballare. Noel fece una smorfia, e si guardò intorno nella speranza di intravedere i due Angeli. Di chiome bionde ce n'erano abbastanza, ma non riuscì a riconoscere tra di esse i due amici. A fine canzone, il Demone si allontanò dalla pista seguito a ruota dall'amica.
    « Stai andando a cercare la tua bella? » gli fece lei, con un vago sorrisetto. Noel sollevò un sopracciglio e, con tutta la naturalezza possibile, annuì. « Esattamente »
    Amelia probabilmente si aspettava un'altra risposta, glielo si leggeva in viso. Sospirò, mettendosi le mani sui fianchi. « Non pensi che dovresti lasciarli stare? » Noel aggrottò le sopracciglia per il consiglio assolutamente non richiesto. Lo sapeva, diamine, lo sapeva che si sarebbe dovuto mettere da parte e tanti saluti. Anche per rispetto di Oliver: l'aveva invitata lui, era un suo diritto godersela un po'. Tuttavia, il rosso non ci sarebbe mai riuscito. Aveva sempre fatto ciò che l'istinto e il cuore gli dettavano, questa volta non sarebbe riuscito ad opporsi suo malgrado.
    « Il pensiero mi aveva sfiorato, ma » fece spallucce, sorridendogli furbo. « ho subito pensato che fosse una pessima idea. »
    Era evidente che Amelia fosse di tutt'altro parere: solo a guardarli, Evelya e Oliver sembravano una coppia. Erano entrambi esseri angelici, e andavano d'accordo. Oliver era un ragazzo tranquillo e garbato, niente a che vedere con l'energia e la schiettezza di Noel. Sotto molti punti di vista, non avevano punti in comune, a colpo d'occhio lui e la biondina sembravano incompatibili. E allora che qualcuno gli spiegasse perché non faceva altro che preoccuparsi per lei, cercarla tra la folla e volerla averla sempre accanto. Non si sarebbe arreso solamente perché aveva un rivale o a causa del suo essere Demone.
    Amelia gli diede una pacca sul braccio - alla spalla non ci arrivava - e la seguì con gli occhi mentre usciva sulla terrazza. Una boccata d'aria fresca, magari avrebbe fatto bene anche a lui, ma decise di tornare ad appoggiarsi al muro: aveva ignorato il male alla gamba troppo a lungo, era meglio prendersi una pausa. Le sedie erano tutte occupate, e in terrazza avevano trovato rifugio un mucchio di coppiette. Tra una chiacchierata e l'altra - Noel conosceva davvero un mucchio di gente - il ragazzo constatò che Evelya non dovesse trovarsi all'interno della sala. Forse era andata via, ma non aveva individuato neanche Oliver. Ragionò velocemente, nonostante la musica alta.
    "La terrazza." si voltò verso il passaggio tra l'interno e l'esterno, e scattò senza pensarci verso di esso. Purtroppo, una dolorosa fitta gli attanagliò la gamba, facendolo fermare sul posto. Si appoggiò con il braccio alla parete, e la mano corse subito sulla coscia sinistra. Prese a massaggiarla di fretta, in attesa di riprendersi un poco per dirigersi fuori.
    Davanti ai suoi occhi, si delinearono le immagini di Oliver ed Evelya seduti su uno dei divanetti di vimini, ma scacciò subito via il pensiero. Nelle loro chiacchierate, Oliver gli aveva fatto capire che provava qualcosa nei confronti della biondina, ma non sapeva niente di lei. E se avesse ricambiato?
    « Vaffanculo » disse piano, rimettendosi dritto con la schiena, pronto a muovere qualche passo. Magari fuori si sarebbe potuto mettere seduto tra i due Angeli, così, per dare un po' di fastidio.
    Salì i due scalini che portavano alla terrazza, lasciandosi alle spalle l'atmosfera festaiola per accoglierne una molto più intima. Scrutò i visi dei ragazzi presenti, e si sorprese nel vedere anche Jack in un angolo in compagnia di una ragazza - della quale però non vedeva il volto. Sorvolò i due, e finalmente i suoi occhi scorsero i capelli chiari dei due Angeli, seduti, e di Amelia, in piedi di fronte a loro. Si avvicinò quel tanto che bastava per vedere che i le mani dei due ragazzi fossero unite, e un improvviso fuoco gli divampò in petto, dirigendosi verso di loro a grandi falciate. Bloccò la sua corsa quando vide Oliver alzarsi su richiesta dell'Ibrida, avviandosi verso un altro passaggio per tornare dentro. Noel restò a guardarli, e quando li vide più non poté fare a meno di portare gli occhi su Evelya. La salutò con un grande sorriso, e si sedette accanto a lei - la gamba lo ringraziò, e non riuscì a smettere di sorridere.
    « Stai meglio? » le chiese, studiando la sua espressione. Pareva essersi ripresa, per fortuna.
    « Sai, tra poco dovrebbe arrivare una band. Sarà una figata. » esclamò, senza nascondere il suo entusiasmo.
    « Sei mai stata ad un concerto? » gli chiese di getto, rendendosi conto solo dopo che la risposta dovrebbe essere stata ovvia. Infatti, quando udì la risposta negativa di Evelya, si alzò e le porse la mano.
    « C'è sempre una prima volta. »

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    Man mano che la serata proseguiva, le cose si facevano sempre più complicate: come mai la fidanzata di Noel era venuta a prelevare Oliver, anziché stare con il suo compagno? Disse che doveva presentargli una persona, e l'Angelo lasciò la sua mano con un sospiro, rassicurandola che sarebbe tornato subito. In realtà, Evelya aveva giusto bisogno di un po' di calma per riprendere fiato. Quella che doveva essere una festa allegra e spensierata si stava lentamente trasformando in una gran sofferenza. Temeva che vi fossero altre persone del continente angelico nei paraggi, e il suo segreto non era più al sicuro. Sentì il divanetto sprofondare vicino a lei, e il calore familiare di Noel la rassicurò all'istante. Aveva un sorriso così spontaneo, contagioso, che non poté fare a meno di imitarlo, nonostante i cattivi pensieri che le frullavano in testa.
    « Stai meglio? » le domandò. Sembrava di ritorno da una corsa, probabilmente era il risultato di aver ballato tra tante persone vicine. La pista da ballo, ai ricevimenti a cui era abituata, rappresentava l'occasione per scambiare convenevoli e indagare sul proprio partner senza sembrare volgari. La musica era delicata, i passi anche. Non c'entrava nulla con il caos che vedeva attraverso le vetrate. Eppure gli invitati si divertivano un mondo, e lei non poteva che invidiarli. « Ora sì, grazie » disse lei, e lo pensava davvero, ma solo perchè c'era Noel lì accanto. Il rimorso tornò a farle visita mentre pensava ad Amelia, che magari lo aspettava dentro per un altro ballo. Non poteva monopolizzarlo, per quanto desiderasse rimanere in sua compagnia per il resto della sera. Rimase a crogiolare nel senso di colpa, passando nervosamente le dita sulla treccia ancora ben acconciata.
    « Sai, tra poco dovrebbe arrivare una band. Sarà una figata.»
    L'Angelo inclinò la testa, interrogativa. « Una... band? ».
    Cioè una banda, o qualcosa di simile. Le parve strano che in mezzo a quella festa scatenata potesse esibirsi una specie di orchestra ambulante. I due generi di musica erano diversi come il giorno e la notte. L'altro comunque non si lasciò scoraggiare, e aggiunse: « Sei mai stata ad un concerto? ». Evelya ci rifletté, incerta sul significato del quesito.
    « Uhm, non saprei... credo di no ». Noel allora si alzò, porgendole la mano. « C'è sempre una prima volta. »
    In quell'istante la biondina la afferrò di riflesso, non importava dove fossero diretti. Il Demone era la sua unica certezza, il suo unico sostegno. Non possedeva la calma di Oliver, nè l'aura di serenità che pareva pervaderlo, ma ogni momento che passavano insieme le scaldava il cuore e le guance, ed era una presenza così abbagliante che le riusciva difficile ignorarlo. Prima che varcassero la soglia per rientrare, però, Evelya puntò i piedi a terra e si fermò, bloccando Noel con lei. Stavano sbagliando, non doveva andare in quel modo.
    Lei era stata invitata dal giovane stagista tutto premure e sorrisi, lui si era offerto di scortare Amelia, ed era impossibile non notare la complicità nei loro sguardi. Sgusciò via dalla stretta salda del rosso, stringendo le mani al petto ed evitando i suoi magnetici occhi color ametista. « Noel, ti sono davvero grata per tutto quello che hai fatto, però penso... Penso che dovresti tornare da Amelia. Se ci vedesse insieme potrebbe fraintendere ». mormorò, consapevole di essere arrossita di nuovo. Stava andando contro i suoi reali desideri, e per contro cercava di non interferire con la vita sentimentale dei due.
    Per quanto libertino fosse, Noel non poteva intrattenersi con un'altra ragazza mentre Amelia era lì, e lei doveva lasciare che Oliver trascorresse una piacevole serata senza intoppi.
    A ben guardarsi, Evelya non era esattamente il tipo di fanciulla adatta al Demone, poi. Per la prima volta da quando era arrivata, iniziò a sentirsi fuori posto. « Chiederò ad Oliver di guardare il concerto con me, quindi non farti problemi.
    Vai pure ».
    Mettersi tra due fidanzati era l'ultima cosa che voleva. Già in passato era stata accusata di aver sottratto un uomo ad un'amica, quando in realtà era stato lui a confessarle i suoi sentimenti. Aveva perso un'amicizia, e molta, molta credibilità. Non voleva che accadesse di nuovo.

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    L'espressione scettica di Evelya gli fece scappare una risatina soffusa, che il ragazzo non riuscì a trattenere. Sembrava non sapesse neanche di cosa stesse parlando. Inizialmente la trovò una cosa maledettamente tenera, poi la ricollegò al suo passato al castello, e si ricredette un po'. Rimaneva sempre tenera a suo avviso, indubbiamente, ma Evelya mascherava un passato indecifrabile e a tratti traumatico. A lui aveva svelato poche cose, ciò che di essenziale c'era da sapere, e a dirla tutta non voleva immaginare cosa avessero potuto averle fatto. Sperava che non ci fosse stato qualcosa in più oltre al poco che gli aveva riferito.
    Quando la biondina afferrò la sua mano, seguendolo verso l'uscita della terrazza, non poté fare a meno di ammirare il suo sorriso sincero. L'incontro con il comandante e la storia di Azarel sembrava essere lontana anni luce, fortunatamente.
    « E' un gruppo fantastico, li conosco. » Noel ricominciò a parlare, beandosi della freschezza delle mani della ragazza a contatto con le sue. Mentre snocciolava informazioni sulla band in questione, ringraziando contemporaneamente Amelia e il suo tempismo - chissà se lo aveva fatto apposta - l'Angelo puntò i piedi, e Noel non riuscì a far nulla per impedire che la mano delicata della ragazza sfuggisse alla sua presa. Interruppe a metà frase quello che stava dicendo, per rivolgere alla ragazza uno sguardo interrogativo.
    « Tutto bene, Evie? » le fece, tentando di mascherare la vaga preoccupazione. Che le era preso tutto d'un tratto? La biondina non faceva altro che evitare di incrociare il suo sguardo. Era successo qualcosa in sua assenza? O magari non si era ancora ripresa? Eppure sembrava stare bene. Forse la confusione in cui si stavano per addentrare non le avrebbe fatto granché bene, a livello psicologico. Magari se ne voleva stare tranquilla, e lui stava accelerando le cose come suo solito.
    La ragazza prese fiato e cominciò a parlare, titubante, e ciò che disse gli fece sbarrare gli occhi. Nonostante il suo tono di voce insicuro, le sue parole lo colpirono come macigni. « Se ci vedesse insieme potrebbe fraintendere. » Cosa c'entrava Amelia, adesso? Perché farsi problemi per lei? Sì, insomma, Noel era il suo accompagnatore, ma non glielo aveva chiesto con nessuna seconda intenzione, al contrario di Oliver. Erano solo amici, e... un attimo. Non c'era niente da fraintendere. Evelya aveva forse pensato a tutt'altra cosa?
    « No, Evie, aspetta » disse il Demone, cercando di frenare i suoi pensieri. « Sei tu forse ad aver frainteso, noi non... » il suo tentativo fu vano, dato che la biondina ricominciò a parlare.
    « Chiederò ad Oliver di guardare il concerto con me » Noel trattenne il respiro, e per un attimo non sentì neanche la musica provenire dall'interno della sala. Eppure, era sicuro di non essersi sbagliato. L'aveva detto davvero. Avrebbe chiesto ad Oliver.
    « Vai pure. » il ragazzo strinse le labbra, le sopracciglia aggrottate. Quell'invito lo colpì in pieno petto, la gamba non gli sembrò neanche dargli tanto fastidio.
    « Ma io...! » esclamò, protendendosi verso di lei per prenderle la mano. Si fermò appena in tempo, divorato dai suoi stessi pensieri.
    Effettivamente, lui cosa c'entrava con quei due Angeli? Un bel niente, lo sapeva da sé. Non c'era bisogno che qualcuno glielo dicesse. Eppure, continuava ad accanirsi per trascorrere anche solo una manciata di minuti insieme ad Evelya. Per un attimo, aveva pensato che questo desiderio potesse essere reciproco, nel momento in cui l'aveva vista sorridere nel seguirlo in sala. Si era sbagliato, evidentemente. Era solo un problema suo.
    « Va bene, ho capito » dichiarò, più mansueto, ritornando al suo posto. Non voleva lasciarla lì, non voleva che stesse con Oliver sebbene ne avesse tutto il diritto. Ma doveva darci un taglio, metterla a disagio era l'ultima cosa che desiderava. Non aveva intenzione di rivedere quell'espressione spaventata sullo splendido volto della ragazza, e tanto meno esserne la causa.
    Ritirò la mano con fatica, ficcandosela nella tasca dei pantaloni scuri, e le sorrise. « Ti aiuto a trovare Oliver, allora. Di là ci sarà una calca assurda. » le fece segno di seguirlo, e con la sua altezza, in poco tempo, fu in grado di notare sia la chioma bionda del ragazzo che la figura candida di Amelia. Si trovavano entrambi fuori dalla pista, vicino ai tavoli, ed erano impegnati a parlare con due ragazzi di cui conosceva solo il nome.
    D'istinto, Noel allungò la mano in direzione di Evelya. Magari, sapendo che l'avrebbe portata dal suo amato l'avrebbe accettata senza farsi tanti problemi. Strinse le dita sottili della ragazza tra le sue in una presa morbida, facendosi spazio tra la gente a bordo pista. Non riuscì a dirle nulla: si sentiva scoraggiato e avvelenato al contempo, e non voleva ridossare le sue emozioni negative sulla ragazza. Oliver li notò per tempo, prendendo congedo da Amelia e i suoi amici. Il ragazzo dai capelli cremisi notò il lieve disappunto nello sguardo di lei, e la compagna si accorse del suo nel lasciare andare la mano della biondina per far sì che si dirigesse dall'Angelo.
    « Tutto a posto? » gli chiese Amelia, seguendolo tra gli studenti. Il ragazzo si dirigeva verso il palco, per aiutare i ragazzi del gruppo, appena arrivati, a sistemare le casse e gli strumenti. Almeno avrebbe tenuto la mente occupata.
    « Lascia perdere » gli rispose controvoglia, e non si guardò indietro per vedere che Amelia non lo seguiva più. Sentiva un grande, enorme bisogno di distruggere qualcosa, e fu difficile trattenersi nel prendere a pugni qualche faccia antipatica o il muro durante il tragitto.
    Salutò Mason, il chitarrista, con una pacca sulla spalla, per poi presentarsi agli altri membri. In breve tempo, il palco fu completamente allestito, e Noel tirò un sospiro di sollievo. Era pronto a scatenarsi a ritmo di una delle loro canzoni - le conosceva tutte a memoria. Faceva parte del pubblico, e quando dopo i primi due brani il bassista gli chiese se volesse salire a cantare qualcosa, rimase di stucco.
    « Cosa?! » si lasciò scappare, intercettando l'occhiolino di Mason. A primo impatto, non gli sembrò una magnifica idea, ma poi, riflettendoci su, perché no? Era un ottimo modo per allontanare i cattivi pensieri, il suo problema non era di certo la vergogna.

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    Evelya sbirciò di sottecchi la reazione del ragazzo alle sue raccomandazioni, e non appena vide sparire il sorriso dal suo volto sentì un nodo alla gola. Com'era riuscita a privare Noel della cosa che più lo caratterizzava con poche, inutili parole? Aveva detto qualcosa di sbagliato? Lui sembrava sul punto di protestare, ma si fermò prima di dar voce ai suoi pensieri. Passò rapidamente da un'espressione arrabbiata ad una perplessa, per poi sforzarsi di sorriderle, e fece più male di uno schiaffo in pieno viso. « Va bene, ho capito » disse, con una sorta di rassegnazione, « Ti aiuto a trovare Oliver, allora. »
    Si incamminò verso la sala senza darle il tempo di aggiungere qualcosa, ma cos'altro poteva dire? Si sentiva in dovere di chiedere scusa, anche se non capiva il perché. L'Angelo lo seguì docile in mezzo alla calca, cercando inconsciamente di aggrapparsi a lui tra tutta la gente che ballava senza far caso a chi gli stava intorno, poi ricordò il modo in cui aveva preso le distanze da lei, e ritrasse le mani dietro la schiena. Vide solo all'ultimo momento Oliver e Amelia a bordo pista, intenti a chiacchierare con due ragazzi. Noel le concesse un flebile contatto, stringendo le dita calde attorno alle sue per guidarla fuori dal caos. Fu breve, interrotto dall'arrivo di Oliver, e quando lo sentì lasciare la presa fece un disperato tentativo di trattenerlo, ritrovandosi a stringere il nulla.
    « Noel... » chiamò, un sussurro soffocato dalla musica alta e il vociare degli invitati. Non ne capiva il motivo, ma sentiva il bisogno di piangere. Aveva rovinato la loro amicizia a causa delle abitudini da donna altolocata che erano ormai radicate in lei, facendo supposizioni a vuoto. Forse si era offeso perché aveva rifiutato la sua compagnia? Ma non poteva accettarla, con Amelia ad attenderlo. Sarebbe andata su tutte le furie, e lui non doveva comportarsi come se non esistesse. Una volta fidanzata, una fanciulla non poteva intrattenersi con qualcuno di diverso dal proprio compagno. Oliver le sfiorò la spalla per catturare la sua attenzione, visibilmente preoccupato. « Scusa se me ne sono andato all'improvviso. Amelia voleva presentarmi dei futuri compagni di corso ». « Non ti preoccupare. Sono rientrata per sentire la band » lo rassicurò. Noel era così entusiasta mentre glie ne parlava! Doveva essere una cosa molto bella da sentire. « Giusto. Non è musica classica, ti avviso ». Evelya fece spallucce, impostando il solito sorriso da occasioni mondane. Era perfetto per nascondere il suo vero stato d'animo. « Mi piace ascoltare nuovi generi ». La facciata da ragazza serena parve imbrogliarlo, poiché Oliver non fece altre domande e la condusse verso il palco, mantenendosi ad una certa distanza dal gruppo di fan sfegatati che affollavano la sala e si spingevano di continuo. Il Demone stava dando una mano a sistemare gli strumenti (sembrava amico dei musicisti), ancora più corrucciato di come l'aveva lasciato. E dire che l'Angelo era stato istruito nel dire sempre le cose giuste al momento giusto. Le regole di corte perdevano validità in quel mondo di gente alla mano e spensierata. - Che sciocca sono stata - si disse, osservando come le luci si stessero concentrando sul palco per l'inizio. Usavano strumenti a lei sconosciuti, che producevano suoni forti, graffianti. Niente a che vedere con la dolcezza del suo violino. Notò che Amelia si era unita a loro, rivolgendole solo un cenno di saluto. Sembrava provata dal fermento della serata, o magari la dieta la stava indebolendo. Come mai Noel non era con lei? Fu tentata dal chiederglielo, ma poi Oliver iniziò a spiegarle i nomi degli strumenti e se ne dimenticò. Dopo i primi dieci minuti, dove il cantante parlava di storie d'amore finite in tragedia e ali dipinte, Evelya smise automaticamente di ascoltare, frastornata dal gran rumore e il conflitto interiore che avveniva in lei. Mai prima di allora si era ritrovata a fare i conti con sentimenti così... strani. Stare con il ragazzo dai capelli rossi le procurava sensazioni piacevoli, di grande benessere, rideva e non pensava ai suoi problemi. La notte in cui era stata sua ospite, poi, aveva scoperto che minore era la distanza tra loro e più il cuore le batteva forte. Eppure la naturalezza con cui Noel la trattava, nemmeno si conoscessero da sempre, le faceva credere di essere accettata, per quanto fuggitiva e figlia ingrata. Cercava la sua mano, i suoi occhi, il colore acceso dei capelli in mezzo alla folla come se lui fosse un'ancora di salvezza. Che si fosse... innamorata? -No, non può essere-. All'unica erede femmina dei Sadalmelik era sempre stato proibito di provare affetto per qualcuno di diverso dai fratelli e i genitori. "L'amore è per i popolani" diceva sua madre, "perchè non devono amministrare la quantità di beni che possiedono i nobili". I matrimoni erano pianificati in modo da donare stabilità economica non solo alla figlia, ma al casato prima di lei. Il fratello maggiore aveva sposato una donna già divorziata, ma poco importava, poiché dalla loro unione ne erano nati solo benefici. Il giorno in cui le era stato presentato Azarel, un uomo dallo sguardo glaciale e il portamento tipico dei soldati, Evelya aveva capito che lui era lo spasimante prediletto. L'incontro era avvenuto privatamente, nel salotto principale del suo castello, con una cena conviviale e chiacchiere a vuoto. Le era stato chiesto di sedersi di fronte al gentiluomo, di intrattenerlo al meglio, ed aveva persino suonato un brano al pianoforte in onore della sua visita. Azarel era sgradevole nel modo in cui potevano esserlo un serpente, osservava da lontano e faceva i suoi calcoli. Al ricordo del disgustoso baciamano di quella volta le venne la pelle d'oca. « Cos'hanno le tue scarpe di tanto interessante? » le chiede Oliver, notando che aveva passato la maggior parte del tempo con lo sguardo rivolto verso il pavimento. Sebbene fosse sarcasmo, la biondina si impegnò per prestare più attenzione alla band, che, fatalità, stava prendendo una pausa per accordare gli strumenti. Ad un tratto una serie di gridolini femminili e urla adoranti sovrastarono il rumore, e Amelia disse:
    « Il solito esibizionista ». A chi si riferiva? Nell'attimo in cui Noel si arrampicò sul palco, la chioma rossa in risalto tra le altre, Evelya capì il motivo di tanti schiamazzi. Spigliato come suo solito, il Demone sembrava fatto per stare al centro dell'attenzione, per nulla imbarazzato dal trovarsi davanti ad un sacco di persone. Il cantante gli passò il microfono, per lo stupore suo e di Oliver, mentre Amelia scuoteva il capo. « Ma dai, sa cantare? » chiese l'Angelo, un sopracciglio inarcato con fare scettico.
    La compagna rispose che non se la cavava male, e questo incuriosì ancora di più Evelya. Se la schiera di ammiratrici avesse continuato a gridare il suo nome, però, le sarebbe stato impossibile sentire anche solo una parola.
    « Non sapevo che fosse così popolare » commentò, un perenne sorriso in volto. No, non lo sapeva, ma era facile intuirlo. Il Demone attirava gli sguardi su di sé come una candela nel buio, oltre ad essere altissimo e ben proporzionato. Era oggettivamente un bel ragazzo, anche per i canoni angelici. « Gli piace farsi notare, e da una persona in particolare ». La biondina si morse il labbro per impedire che il sorriso diventasse una smorfia d'insofferenza. Chiaro, voleva che Amelia gli prestasse attenzione. Strano che non fosse ancora andata sotto al palco insieme al fanclub. « Certo, lo immagino. Forse dovresti avvicinarti. Dubito che ti veda da qui » suggerì, condendo il tutto con una risatina leggera. A giudicare dall'espressione stranita di lei, Evelya aveva detto qualcosa di strano per la seconda volta, quella notte. « Ma... davvero non hai... ». Oliver le fece cenno di tacere, improvvisamente più serio, finché quella cosa chiamata "batteria" iniziava a rimbombare nella sala. Il rosso aveva preso confidenza con il nuovo ruolo dopo pochi secondi. Alternava sorrisi sghembi ad atteggiamenti seri e concentrati, con una vocalità impeccabile e molto piacevole da sentire. Chissà come mai aveva deciso di fare il medico, con un dono del genere. Sembrava nato per intrattenere la gente. Finalmente, Evelya riuscì a concentrarsi ed afferrare le parole della canzone, molto più romantica delle precedenti: andando ad interpretazione, pareva che il ragazzo volesse incitare la sua metà a non arrendersi, e trasformare le cose brutte che le erano capitate in nuove opportunità. - Sembra scritta per me - pensò, con un sorriso di rammarico. Nel momento in cui riportò l'attenzione su Noel, l'Angelo si accorse che guardava nella sua direzione. No, guardava lei. 'Cause you weren't meant to bear that burden. Look at the roses in your garden, you can breathe now and forget.
    Lo fissò di rimando, sbattendo le palpebre per capire se fosse effettivamente così. Forget it gets hard for you to stay, but we don't really have to throw it all away. I'm thinkin' that we could make forever after all. Finding the gold in our darkest moments, watching the roads turning into white roses. Forse aveva le allucinazioni, eppure quelle parole sembravano così adatte alla sua storia. Era come se Noel la stesse consolando. Impossibile, Amelia era proprio accanto a lei, quindi dovevano essere dirette a... ma dov'era finita? Si accorse tardi delle occhiate di Oliver, che probabilmente la scrutava già da un po'. « Non vai a ringraziarlo? » chiese, mentre il brano stava per finire. Evelya si rese conto di averlo ignorato per tutto il tempo, rapita da quella confessione che doveva essere frutto della sua fantasia. « Per che cosa? » rispose di rimando, ingenuamente. L'Angelo scosse il capo, come a voler dire "questa è un caso perso". « Lo sai ». Amelia sbucò alle sue spalle ed inizio a condurla lontano dal ragazzo, prendendola a braccetto, ed Evelya non ebbe nemmeno il tempo di replicare. Si stava sbagliando, non era così.
    « Amelia? Che succede? ». « Succede che se non vi date una mossa farete venire l'esaurimento a tutti » disse, un sorriso furbesco sulle labbra. Era a metà tra un rimprovero e una battuta, che la biondina non colse subito. Le stava facendo fare il giro della pista, uno slalom tra ragazze in visibilio che chiamavano il Demone ancora fermo sul palco. « Se hai qualcosa da dirgli, ti consiglio di farlo ora, prima che le sue fan inizino a strappargli i vestiti ». Lei la guardò ad occhi sgranati, sempre più confusa, finché non si accorse di essere finita a lato del palco, dove Noel stava salutando i membri della band. Dietro di loro lo schiamazzo della folla femminile si stava facendo insistente, quindi Amelia optò per una mossa d'emergenza e la spinse verso di lui, in modo che arrivasse per prima. Evelya andò dritta contro la sua schiena, bloccandosi davanti allo sguardo interrogativo di lui senza riuscire a proferire parola. Si sentiva le guance caldissime e gli occhi lucidi, ma doveva trovare il coraggio di dirgli qualcosa. Contro ogni logica, l'Angelo riuscì solo a gettarsi tra le sue braccia, cosa che mai avrebbe creduto di poter fare, affondando il viso nel petto per nascondere le prime lacrime che scendevano. Era triste, delusa, imbarazzata, tutto insieme. Aveva abbandonato Oliver per stare con lui, accorgendosi di averlo cercato per ogni istante che aveva trascorso nella sala. Voleva stare con Noel fin dall'inizio, fin dalla notte in cui erano rimasti soli sul suo divano a chiacchierare come amici di vecchia data. Era sbagliato? Sì, molto, se guardava al suo lignaggio e la sua razza, ma chi poteva giudicarla ora che la vita di corte era solo un ricordo? « Scusami se ti ho fatto arrabbiare... » disse tra i singulti, « vorrei stare con te, anche se non posso ».
    Si separò quel tanto che bastava per asciugarsi gli occhi col dorso della mano, prima di bagnare la maglietta del ragazzo. Poteva avvertire gli sguardi carichi d'odio delle fan trafiggerle la schiena, un'aggravante che la faceva sentire ancora più in colpa, ma ormai non poteva tornare indietro.

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    Quando il cantante gli rifilò il microfono, Noel se lo girò tra le dita, stringendolo bene in mano. Era una sensazione strana: non si vergognava, anzi, aveva già cominciato a salutare qualche amico tra la folla, e non era nemmeno la prima volta che si esibiva in pubblico. Eppure, l'ultimo periodo lo aveva passato dietro la scrivania, seduto su uno sgabello a segnare appuntamenti e a cambiare flebo - il solo pensarci gli dava i brividi - a vecchiette fin troppo loquaci e svitate. Chi se lo immaginava dietro l'asta di un microfono?
    Le urla di qualche ragazza sotto il palco attirarono la sua attenzione, e i suoi occhi passarono di volto in volto: alcune le conosceva, con altre ci aveva scambiato giusto due parole, la minor parte non sapeva nemmeno chi fossero. Ma anche questo non fece che gasarlo ulteriormente. L'unica pecca era che tra quelle facce non aveva scorto quella di Evelya, ma si era sicuramente rintanata con Oliver da qualche parte. Eppure, sperava ugualmente che riuscisse a sentire quella canzone. Era una delle sue preferite, e purtroppo no, non l'aveva scelta a caso.
    Il batterista fece battere le bacchette tra di loro per dare il tempo, e subito dopo la melodia ebbe inizio. Lanciò un ultimo saluto a una delle fanciulle sotto il palco, prima di afferrare il microfono e cominciare a cantare. Non si era mai creduto un colosso in quel campo, ma rimaneva convinto di saper cantare meglio di suo fratello, e questo era già un traguardo ragguardevole. Il Demone non ci mise molto a prendere possesso della scena e a muoversi sul palco come aveva visto fare in qualche concerto, per quanto lo spazio fosse ristretto: si stava divertendo come un matto, e il fatto che anche i ragazzi presenti stessero apprezzando non poteva che fargli piacere e caricarlo di energia. Tuttavia, continuava a cercarla, nonostante la stretta al cuore di poco prima, la convinzione che fosse Oliver quello giusto per la biondina e tutti gli inviti a restare fuori da quella storia. Non riusciva a farci niente, a mettersi un freno. Evelya era una ragazza per bene, posata, delicata, ma il solo pensarla gli provocava un fastidioso e insistente movimento al livello dello stomaco. Roba da pazzi.
    « You'll be the girl with the cinder block garden » Alla fine del primo ritornello, quando gli venne concesso qualche secondo di respiro, si concentrò sulla folla, nonostante i riflettori fossero puntati tutti su di loro. Riuscì, chissà come, ad individuare Amelia, e quando vide Oliver stagliarsi vicino a lei tirò un sospiro di sollievo: se l'Angelo si trovava lì, significava che non erano rimasti da soli chissà dove. Infatti, accanto al ragazzo delineò la figura minuta di Evelya ed ebbe un tonfo al cuore. Tutta la rabbia era sparita, era il suo momento.
    Recuperò il microfono, e non distolse lo sguardo dalla ragazza dagli occhi color dell'oro neppure per un momento: chissà se se ne sarebbe accorta, che quella canzone sembrava essere scritta per lei. Di concreto non poteva far nulla per aiutarla a scacciare i suoi demoni, ma anche solo esserle di supporto gli andava bene. Tutto pur di starle vicino.
    « Forget it gets hard for you to stay, but we don't really have to throw it all away » non riusciva a capire se stesse guardando verso di lui, ma il fatto che gli fosse stato concesso di dedicargliela era più che appagante.
    La canzone giunse alla fine, e l'ultima nota venne seguita da applausi ed acclamazioni. Sembrava davvero un concerto, e Noel si fermò a battere il cinque a qualche compagno di corso. Scese dopo dal palco, il tempo di salutare i musicisti e si sentì soffocato dalle ragazze che avevano continuato a gridare per tutta la durata della canzone. Noel continuò a sorridergli, promettendogli di scambiare due chiacchiere appena tornato in pista, ma d'improvviso si sentì colpire alla schiena. Il ragazzo si girò, incontrando sorprendentemente le iridi lucide di Evelya. Come mai era là, accanto a lui, e non con Oliver come aveva affermato qualche momento prima? Fece per aprire bocca, quando la biondina, inaspettatamente, lo cinse in un abbraccio, facendo sprofondare il viso nella camicia. Stava piangendo? Perché? Il Demone rimase un attimo spiazzato, prima di sentire le parole della ragazza.
    Le opzioni erano due: o Evelya si divertiva a prenderlo alla sprovvista, o non si rendeva davvero conto di quel che stava dicendo. Noel sentì lo stomaco aggrovigliarsi un'altra volta e un largo e sincero sorriso si fece spazio sulle sue labbra. Era tornata da lui, di sua spontanea volontà a quanto diceva.
    Incurante degli sguardi assassini del suo personale fan-club appena creatosi, il ragazzo si lasciò sfuggire una risata e, d'istinto, tirò su Evelya a mo' di principessa. Era incredibilmente leggera, ed ora riusciva a guardarla in viso. Era di una spettacolare tinta rossastra, quasi da far invidia ai suoi capelli.
    « E chi ha detto che non possiamo? » gli rispose, mostrandogli un sorriso assolutamente non forzato. La rabbia si era come volatilizzata, le incomprensioni con Oliver sembravano lontani ricordi. Riusciva a specchiarsi nello sguardo luminoso di Evelya, e ciò gli diede, per un motivo a lui sconosciuto, una grande gioia.
    « Permesso, scusate » il Demone si fece spazio tra le fanciulle, che dedicavano alla biondina occhiate non proprio di simpatia. « Mi devo occupare della mia fan preferita »
    Quando fu fuori dal gruppo, sentì una gran fitta alla gamba e, contemporaneamente, un urgente bisogno di sedersi e riposarsi per qualche minuto. Imboccò di gran carriera l'uscita per la terrazza, accomodandosi sul primo divanetto disponibile e il più lontano possibile dalle coppiette che avevano ormai conquistato quell'area. Tirò un sospiro di sollievo appena mise a rilassare l'arto sinistro, e sorrise ad Evelya, che sistemò sulle sue gambe.
    « Sono contento che tu abbia afferrato il messaggio della canzone, sai? » esclamò, senza neanche farle qualche domanda a riguardo. Ma se si era recata da lui dopo lo spettacolo significava che qualcosa aveva pur afferrato, giusto?
    « Sei più audace di quanto pensassi. » gli sorrise ancora e ancora, non se ne sarebbe mai stancato. Passò le braccia intorno ai fianchi di lei, affinché non si squilibrasse. E perché no, per trattenerla dal volersi alzare. Adesso se la sarebbe tenuta un po' per sé, faccenda di accompagnatori a parte.
    « E siccome il voler stare insieme è reciproco, ti terrò prigioniera per un po'. Non accorrerà nessun cavaliere biondo a salvarti. »

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    Non appena Noel la sollevò, facendole scappare un gridolino di sorpresa, Evelya fece i conti con una folla inferocita. Le altre ragazze la guardavano come se fosse un'arpia, mentre lei riusciva solo ad arrossire ogni istante di più. Il ragazzo, al contrario, sembrava al settimo cielo, un sorriso perenne sulle labbra e l'aria di chi si stava divertendo un sacco. E dire che fino a poco prima l'aveva visto così imbronciato... I suoi sbalzi d'umore erano imprevedibili. Si lasciò trasportare fino alla magnifica terrazza di luci soffuse, dove alcune coppie si voltarono a guardarli con sorrisetti allusivi. Ma non era quel che sembrava! Loro non erano... non stavano... oh, impossibile, dall'esterno davano proprio l'idea di due fidanzati alla ricerca di un angolo di pace. L'Angelo ringraziò che vi fosse ancora un divanetto libero verso il fondo, quasi addossato alla balaustra. Solo una lanterna lo illuminava, insieme alla luce naturale della luna. Sperò di cogliere l'occasione per separarsi da Noel prima di andare in tilt, ma quello fu più veloce, trattenendola sulle sue gambe. Aveva fatto passare le braccia attorno alla vita di lei, calde come braci incandescenti attraverso la stoffa sottile della gonna, che notò essersi alzata più del dovuto. Nel totale imbarazzo del momento, Evelya ne abbassò i lembi fino alle ginocchia, troppo intimidita dalla vicinanza del Demone per guardarlo in faccia. Poteva sentirne il respiro sul collo scoperto, ne stava assorbendo tutto il tepore. « Sono contento che tu abbia afferrato il messaggio della canzone, sai? ». E lo sembrava davvero. La biondina si voltò dalla parte opposta, un metodo per riuscire a parlare senza bloccarsi ogni due secondi. « All'inizio pensavo di essermi sbagliata... » ammise, ricordando l'energia e la forza di quel brano. Aveva riacceso in lei la speranza di un futuro migliore. « Sei più audace di quanto pensassi. »
    Evelya sbarrò gli occhi e si tinse di un bel bordeaux scuro, identico ai capelli di lui. « Perdonami, non so cosa mi sia preso ». Era spaventata dalle sue stesse reazioni, quasi stentava a riconoscersi. Qualcosa di più forte del rispetto dell'etichetta l'aveva spinta ad aggrapparsi a Noel, dopo quella canzone, ma non sapeva ancora dargli un nome. Fece dei respiri profondi e posò una mano sul petto, in ascolto dei battiti frenetici. Doveva calmarsi subito, prima di raggiungere il punto d'ebollizione. Poi Noel ammise di volerla tenere lì con sé, e tutti i suoi sforzi andarono in fumo. Al nominare il Cavaliere biondo un po' s'intristì, rivedendo il viso serio di Oliver che la scrutava finché Amelia la portava via. Aveva tradito la sua fiducia, e non sarebbero bastate delle semplici scuse per riaggiustare le cose. « Mi dispiace per Oliver » mormorò, « è stato così gentile ad invitarmi... sono una persona orribile ».
    Sentì le mani del Demone allacciarsi dietro alla sua schiena e i brividi la percorsero da capo a piedi, specie quando si accorse che quel gesto l'aveva avvicinata ulteriormente a lui. Presto sarebbe svenuta per iperventilazione, lo sapeva. « Noel... sei troppo vicino... ». Le altre coppie, affaccendate nelle loro attività, ogni tanto le lanciavano uno sguardo in tralice, come per controllare la situazione, e lei si sentiva morire di vergogna. Il rosso pareva essersi liberato dei suoi freni inibitori (se mai ne aveva avuti), senza curarsi di quel che pensava la gente attorno a loro, ma Evelya ci teneva a non passare il messaggio sbagliato. Il che la ricollegava a tutte le idee che lei stessa si era fatta vedendolo in compagnia di Amelia.
    « Ti devo delle scuse. Credevo che tu e Amelia foste fidanzati, perciò non volevo intromettermi ». Il cambio d'argomento funzionò per qualche istante, insieme ad un venticello leggero che le rinfrescò le guance. Bastava non pensare ai pochi centimetri che li separavano, alle sue mani su di lei, ai meravigliosi capelli rossi che, in qualche modo, entravano sempre nel suo campo visivo. Facile. Seguì il percorso delle lunghe braccia che la circondavano, posandovi una mano per non cadere (si era spinta fino al limite estremo delle sue gambe per guadagnare spazio). Poteva sentire dei muscoli ben delineati sotto la camicia, ed ecco spiegata la facilità con cui l'aveva sollevata. Le tornò alla mente quella notte del loro volo insieme, la stessa in cui aveva visto per la prima volta le ali di un Demone, e non ne era rimasta scioccata come pensava. Non possedevano la grazia o la morbidezza delle piume, ma avevano comunque un certo fascino. « Hai una voce molto bella » confessò di getto. « Mi piacerebbe sentirti di nuovo ». Il che implicava almeno un'altra uscita insieme, ma tenne il pensiero per sé, portando una ciocca di capelli ribelli dietro l'orecchio. Si stava facendo tardi, poteva intuirlo dalla posizione della luna nel cielo, eppure non aveva la minima voglia di tornare a casa.

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    Evelya si era aggiudicata il titolo di persona più ingenua e adorabile che Noel avesse mai conosciuto. La adorava, non poteva farci niente, e osservare come il rossore si espandeva sul suo viso non aveva prezzo. Sembrava non essere abituata al contatto fisico, mentre il Demone, al contrario, non poteva farne a meno. Ridacchiò al sentire le scuse della ragazza, a suo parere infondate. Effettivamente, il ragazzo era rimasto stupito tanto quanto la ragazza: pensava di conoscerla abbastanza da poter affermare che non si sarebbe mai spinta a tanto. Davanti a così tanta gente, poi. Accoglierla tra le sue braccia dopo una piccola discussione - se così si poteva chiamare - era stata la sensazione più piacevole della serata, seconda forse solo a quando l'aveva scorta in tutta la sua bellezza in mezzo alla folla, a festa iniziata.
    Poco dopo, il volto le si oscurò al nominare Oliver, e un vago senso di colpo si ancorò al cuore del Demone. Peccato che durò ben poco: non gliel'aveva strappata via - come era stato tentato di fare, tra l'altro - l'Angelo avrebbe fatto meglio ad arrendersi.
    « Al cuore non si comanda » lo disse come se fosse la cosa più naturale del mondo, allacciando le mani dietro la schiena della ragazza e avvicinandola a sé. Profumava di pulito, e se ne riempì i polmoni.
    « Noel... sei troppo vicino... » mormorò lei, la voce impastata dall'imbarazzo. Il Demone sfoggiò un sorriso innocente, come se non se ne fosse reso conto. « Dici? » Eppure, non allentò la presa. Aveva bisogno di sentirla vicino, lo faceva sentire bene. Anche la gamba, seppur continuasse a pizzicargli, gli sembrava un dolore da niente. Ciò che provava era da considerarsi qualcosa di profondo? Non lo sapeva, a dirla tutta. era solamente consapevole che quando la biondina gli stava vicino era davvero felice, e non poteva fare a meno della sua presenza. Il rosso aveva ormai accettato l'euforia che lo stava pervadendo, mentre ascoltava la voce della ragazza.
    « Ti devo delle scuse. Credevo che tu e Amelia foste fidanzati, perciò non volevo intromettermi » All'affermazione di Evelya, il rosso sbarrò gli occhi per la sorpresa, per poi farsi sfuggire una risata. Davvero era arrivata a pensare una cosa del genere? Lui e Amelia? Se anche fosse stato, non sarebbero durati più di una settimana: Amelia lo avrebbe lasciato sul lastrico all'ennesima cazzata che il Demone avrebbe combinato. Ecco quindi spiegato il comportamento distaccato dell'Angelo: sentendosi di troppo, voleva lasciarlo solo con l'amica.
    « Figurati, io e Amelia siamo solo amici » spiegò lui, mentre percepiva il tocco fresco delle dita di Evelya sul suo braccio. « Di conseguenza, mi sarei rallegrato molto della tua intromissione » sospirò, indirizzando uno sguardo furbo alla fanciulla. Si era allontanata da lui, arrivando a sedersi quasi sulle sue ginocchia.
    « Dove pensi di andare? » scherzò, stringendola di nuovo a lui. Stavolta, fece attenzione a spostare il peso della ragazza sulla sua gamba sana, in modo da riuscire a far riposare la sinistra. Le gote paonazze della ragazza erano davvero soddisfacenti.
    « Da me non scappi » parlò a voce bassa, rigirandosi tra le dita una delle poche ciocche dorate che erano sfuggite alla stretta della treccia. Era consapevole del fatto che si stesse facendo tardi, anche se il suo orologio biologico non stava facendo storie a causa del sonno: era abituato a passare qualche notti in bianco, per studiare o per andare a divertirsi. Però, era appena riuscito a strappare la ragazza dalle grinfie di Oliver: non poteva essere già ora di andar via. Non avrebbe mai smesso di darsi dello stupido per non averla invitata alla festa prima dell'amico. Solo quella sera si era reso conto di quanto ardentemente desiderasse trascorrere del tempo insieme ad Evelya. Doveva sfruttare i pochi minuti che gli rimanevano, invitarla a casa propria un'altra volta senza alcun motivo si sarebbe potuta rivelare una mossa non molto intelligente.
    « Hai una voce molto bella. Mi piacerebbe sentirti di nuovo. » gli occhi del Demone si illuminarono a quelle parole, e poggiò il mento sulla spalla di lei, lasciando perdere la ciocca. Nonostante l'avvertimento di poco prima, Noel non stava facendo molto caso alla vicinanza dei loro due corpi, al contrario della ragazza che non faceva altro che arrossire.
    « Potevi semplicemente dire "mi piacerebbe uscire con te" » esclamò entusiasta, dedicandole un gran sorriso. « Accetto al volo »
    Non poteva lasciarla andare, si sentiva così bene quando si trovava con lei. I capelli legati lasciavano scoperta parte del collo, complice il raffinato scollo del vestito che indossava, e dovette fare appello a tutto il suo autocontrollo affinché le sue labbra non andassero casualmente a posarsi in quel punto. Doveva darsi una regolata, non voleva metterla a disagio. Si costrinse a guardare da tutt'altra parte, ammirando il cielo stellato sopra di loro. Stava sorridendo ancora, incredibile.
    « E' tutta un'altra vita rispetto a quella nel castello, vero? » fece, esponendo i suoi pensieri a voce alta involontariamente. Fu tentato di muovere il braccio per posarlo sulla gamba e massaggiarla un po', ma non voleva lasciare la presa. Aveva bisogno di sentirla lì, vicino a lui.
    « Scusa se mi permetto » disse di punto in bianco. « Qualcuno della tua famiglia ti sta cercando, adesso? » domanda stupida, e di cui si sarebbe pentito subito dopo. La paura di veder comparire di nuovo quell'espressione terrorizzata sul volto angelico di Evelya gli strinse il cuore: perché non riusciva mai a stare zitto?
    « O altrimenti, domanda di riserva » aggiunse, il sorriso che tornava di nuovo sulle sue labbra. « Sei libera la prossima settimana? »

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    Anche se venire a sapere che Noel non era impegnato le aveva risollevato il morale, Evelya non poteva esattamente abbassare la guardia e rilassare la postura. Il Demone pareva trarre un gran divertimento dal suo imbarazzo.
    « Da me non scappi » disse a mo' di ammonimento, troppo vicino e troppo tranquillo, rimettendola al suo posto. Il messaggio era chiaro, ma non riusciva ad ignorare le occhiate della gente tutt'intorno. Non dovette nemmeno voltarsi per capire che il rosso stava giocherellando con una ciocca dei suoi capelli, ed iniziò a chiedersi se fossero in ordine o meno, nel panico. Quando sentì il suo complimento alle doti canore di lui trasformarsi in una richiesta di appuntamento spalancò gli occhi, chiedendosi come fosse arrivato a tale conclusione. Però erano già usciti insieme altre volte, non c'era niente di sbagliato. « Certo, sarebbe bello » concordò, immobile nella sua presa salda. Le vennero in mente diversi posti di Nimit che non aveva ancora visitato, come le grandi serre dell'Università, aperte al pubblico, o tutta la zona costiera. Adorava il mare, anche se a Dunne Peyhlra il clima non era esattamente adatto per fare un bagno, e prima di raggiungere la spiaggia impiegavano diverse ore. Da una certa età in poi, ad Evelya era stato proibito andarvi a causa dell'acqua troppo salata, deleteria per la pelle delicata di lei. Incredibile quanto poco le importasse, ora. All'improvviso, Noel sfruttò la loro vicinanza per poggiare il mento sulla sua spalla, che ebbe un sussulto a quel contatto. Era certa che il frastuono del cuore nel petto fosse udibile da chilometri di distanza, figurarsi pochi centimetri! Non sapendo come comportarsi, mise entrambe le mani sul suo torace, come a volerlo respingere, eppure non ne ebbe il coraggio: i capelli cremisi del Demone erano lì, le solleticavano la guancia, e rimase imbambolata ad ammirarli. Erano il primo dettaglio che osservava quando faceva la conoscenza di nuove persone, ancora prima degli occhi, della statura o dell'abbigliamento, e quelli di lui erano stupendi, peculiari. Nel continente angelico si trovavano le solite tinte di biondo, castano, perfino albino, ma la prepotenza di quel rosso scuro era una novità assoluta. Convinta di non essere notata, Evelya ne prese una manciata tra le dita e la espose alla luce della lanterna, in estasi. Avrebbe pagato fiumi di oro per vederli su di sé.
    « E' tutta un'altra vita rispetto a quella nel castello, vero? » chiese, un perenne sorriso sulle labbra.
    La biondina spostò immediatamente la mano, rimettendola al suo posto accanto all'altra, posata sul petto di Noel. Si sentiva una ladra colta sul fatto. « Sì, non tornerei indietro per nulla al mondo ». Non era solo grazie al clima mite, ai paesaggi pittoreschi e alla gente allegra. Da quando aveva conosciuto il Demone la parola "noia" era sparita dal suo vocabolario. Perchè era diventato così indispensabile, tutto d'un tratto? O lo era sempre stato? Le stava dicendo che voleva passare del tempo in sua compagnia (con una calma invidiabile, tra l'altro), e ad Evelya sembrava una dichiarazione in piena regola. No, doveva ricordare che lì gli usi erano diversi. Anche due persone non fidanzate potevano instaurare un rapporto di amicizia e uscire insieme, così come lui e Amelia. « Scusa se mi permetto... Qualcuno della tua famiglia ti sta cercando, adesso? » Il calore provato fino a quel momento parve prosciugarsi, lasciando l'Angelo immobile e con il fiato sospeso. Cercò delle risposte da una lista stillata in pochi secondi, cercando di capire come evitare l'argomento, ma alla fine capì che con Noel poteva, no, doveva essere sincera. « A dire il vero non ne sono sicura. Ho disonorato i miei genitori, e non possiedo più il valore che avevo prima. Nessuno dei nobili di Dunne Peyhlra mi vorrebbe come sposa. A conti fatti, sarebbe meglio se mi dessero per dispersa ».
    Era l'unico modo per la madre di salvarsi la faccia, ma Azarel che cosa ne pensava? Lasciato ad un giorno dalle nozze, probabilmente era diventato lo zimbello della città. La domanda di riserva riuscì a strapparle un sorriso, cosa che solo il Demone sapeva fare con tanta maestria.
    « Mi piacerebbe molto ». Visto il bel tempo le sarebbe piaciuto visitare qualche posto immerso nella natura, catturare il sole ed imprimerlo sulla pelle. Stava per proporgli qualche idea, quando incrociò per sbaglio il suo sguardo, evitato fino a quel momento. Poteva capire l'accanimento delle giovani donne durante il concerto improvvisato. Noel era davvero un bel ragazzo. Lo sguardo passò dal viso alle ciocche di capelli ribelli sulla fronte, un vero e proprio magnete per lei, fino ad andare più su, alla magnifica stellata che quella notte offriva. Seguì le direzioni imparate a memoria fino a raggiungere Sadalmelik, che brillava solitaria e rassicurante dove sapeva sempre di trovarla. Da quanto non si concedeva un volo liberatorio tra le nuvole? Le ali angeliche erano viste come un ornamento, in famiglia. Non poteva usarle per andare a zonzo tra i cieli. Peccato che la gonna, troppo corta, le fosse d'impiccio. Ma se il rosso l'avesse portata in braccio... Che fosse troppo maleducato chiederglielo? In fondo doveva essere stanco per la serata, e stava sopportando il suo peso da tanto. Ricordò allora i movimenti della gamba sinistra di lui che aveva notato già da un po', come se tentasse di distenderla. Anche quella sera dell'acquazzone sembrava dargli problemi. Forse si trattava di una vecchia cicatrice che tornava a dare fastidio con il cambio di stagione. « Ti fa male? » chiese, apprensiva. « Posso scendere se peso troppo... prometto di non scappare ». Accennò un sorriso, imbarazzata dalle sue stesse parole. Non se ne sarebbe andata nemmeno se qualcuno l'avesse trascinata via, abituata com'era al tepore di Noel e la sua stretta gentile. « Non è una cosa grave, vero? Riesci a camminare? Tra un po' dovrai tornare a casa, sarebbe un problema ». Già, il tempo a loro disposizione era quasi scaduto. Nonostante le mille complicazioni la serata era finita nel migliore dei modi, imbarazzo a parte, quindi, poteva dirsi soddisfatta. Peccato che non lo fosse per niente, e non capiva il perchè. « Ah, non ti ho ancora restituito la giacca ». Però l'aveva lavata e stirata (sotto direzioni di Shedir), ed ora giaceva piegata nel suo armadio.
    « Per fortuna c'eri tu, quella sera. Sai, non avevo mai visto le ali di un Demone. Sembravano molto più forti delle mie ». Alla prossima occasione vi avrebbe dato un'occhiata da vicino, sicuro. « Nessuno mi aveva detto che la tua fosse una razza tanto bella. Vorrei quasi fare a cambio. E' vero come potete sputare fuoco e controllare le tempeste? ». Le brillavano letteralmente gli occhi, ora che si era immersa nelle sue fantasie. Chi meglio di un Demone poteva parlarle di tutti i loro segreti?

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    « Parlato »- Pensato -

    Evelya Sadalmelik ‖ 18 ‖ Angelo ‖ Scheda

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    Come non detto, il sorriso dalle labbra di Evelya scomparve pian piano e il Demone si maledì. Non sapeva proprio darsi una regolata: sapeva che una domanda sul passato della ragazza sarebbe stata deleteria per lei. Aveva visto come poteva reagire quando si nominava qualcuno della sua famiglia nel continente angelico, avrebbe potuto rifletterci qualche secondo in più prima di aprire bocca. fece per dirle che non importava, poteva benissimo evitare di rispondere, ma la biondina lo anticipò. Sembrava stesse facendo un'enorme sforzo.
    Rabbrividì all'ascoltarla, e il suo essere considerata come un oggetto di valore da parte dei familiari e, di conseguenza, dalla nobiltà gli fece crescere una gran rabbia. Nella società demoniaca, bastava non intaccare il sangue puro: unirsi ad una qualsiasi creatura che non fosse della loro stessa razza era l'incubo di molti Demoni. Valeva sempre la regola del "più ricco è meglio è", ma il disonore più grande era quello di farsi vedere in compagnia di razze differenti. I Demoni erano superiori, dovevano mantenere pulito il lignaggio a qualsiasi costo. Nel Luhd Yhkam sembrava vigilasse la stessa regola, ma la sentiva ancora più rigida della loro. Eppure, ripensando a qualche suo amico nobile già maritato non doveva essere così diverso. I metodi erano gli stessi, con molta probabilità.
    « Qui sei al sicuro » le fece, stringendo appena la stretta intorno alla vita, d'istinto. Le sorrise, e quando vide le labbra della ragazza distendersi, ricambiandolo, il suo divenne ancora più largo.
    « Mi piacerebbe molto » Quella risposta alla sua seguente domanda gli scaldò il cuore, probabilmente il fuoco che gli bruciava naturalmente dentro era in grado di far sciogliere qualcosa lì intorno. Quindi aveva accettato, giusto? Chissà se aveva capito che gli aveva chiesto davvero di uscire. Oh, non importava, magari sarebbe andata a trovarla in negozio nei giorni successivi e glielo avrebbe ricordato. Quell'Angioletto non aveva più scampo, ormai.
    La ragazza si voltò verso di lui, e il ragazzo gioì internamente. Era rimasta a fissare tutt'altro tranne che il suo viso durante la chiacchierata, e finalmente riuscì a specchiarsi negli occhi dorati di lei. Era bella, bella davvero, diamine. Possibile che fosse totalmente partito di testa? La conosceva poco, magari doveva darsi una calmata. Voleva conoscerla meglio, ma il pensiero di metterla a disagio lo tratteneva dal farle troppe domande. Voleva solo vederla sorridente, ecco tutto. E se sorrideva anche grazie a lui, beh, ancora meglio. Evelya alzò lo sguardo al cielo, ma l'attenzione di Noel rimase fissa su di lei. Stava facendo appello a tutto il suo autocontrollo per non metterla in imbarazzo con qualche attenzione in più, e si stava dimostrando una sfida abbastanza difficile: insomma, lui non si era mai posto alcun freno inibitore in nessuna situazione, ma aveva come il presentimento che la ragazza non provasse ancora nulla, per lui. Solo amicizia. Doveva andarci piano.
    « Ti fa male? » Noel si risvegliò dal trance in cui era caduto, e in un primo momento non capì a cosa la ragazza si stesse riferendo. Si sentiva benissimo, altroché.
    « Posso scendere se peso troppo... prometto di non scappare » il Demone ricambiò il sorriso accennato di Evelya, grato di udire le ultime parole uscire dalle sue labbra.
    « Non ti avrei fatta scappare in ogni caso » disse di rimando, e quando pose le domande seguenti capì l'oggetto del discorso. La gamba. Si dovette impegnare per non far scomparire il sorriso dal suo volto, e le rispose in maniera sbrigativa.
    « E' tutto a posto, sono stato solamente troppo in piedi e si è intorpidita » e pensare che lui per primo odiava i bugiardi. In quel momento, si sentì un verme: Evelya aveva sempre risposto sinceramente alle domande che le aveva posto, nonostante i ricordi che continuavano a tormentarla. Non se lo meritava. Eppure, non riusciva a dirglielo. Nemmeno Amelia e gli altri erano a conoscenza del suo problema. Non riusciva a parlare con nessuno dell'incendio di qualche anno fa, il solo ricordare lo spaventava.
    Tornò con i piedi per terra, e si sbrigò a dire che la giacca avrebbe potuto restituirgliela in qualunque momento, non c'era fretta. Ora l'aria si stava scaldando, e quella che le aveva prestato era una giacca pesante. Il discorso cadde proprio sulla serata passata a casa del Demone, quando lui aveva soccorso la ragazza durante un acquazzone. Come poteva dimenticarla?
    « Strano che non ti abbiano fatto rabbrividire. Insomma, le vostre ali sono del tutto differenti dalle nostre » ne aveva viste di ali angeliche: piumate, candide, morbide, lucenti. Niente a che vedere con la membrana scura che ricopriva le ali di un Demone. Eppure, Noel ne andava molto fiero. Le sue erano grandi, dello stesso colore del sangue e potenti. Madre Natura era stata generosa con i Moore, bisognava ammetterlo.
    « Nessuno mi aveva detto che la tua fosse una razza tanto bella. Vorrei quasi fare a cambio. » Parlava con lo stesso entusiasmo di una bambina, ed era uno spettacolo guardarla.
    « Ma certamente! Tutti sono in grado di farlo, sono le basi. » scherzò, facendo salire una mano sulla sua guancia e tirandogliela, attento a non farle male. « Siamo considerati creature mitologiche nel Luhd Yhkam? » rise, riportando il braccio dov'era prima. Non sembrava molto informata sulla razza al quale apparteneva il giovane, effettivamente... Davvero gli Angeli impedivano di informarsi sulle creature diverse da loro?
    « Di base, noi Demoni siamo creature dedite al combattimento. Alcuni lo fanno per puro piacere, altri cercano di regolarsi un po', ma in ogni caso non bisogna lasciarsi sopraffare dal prossimo » Evelya pensava fosse una meraviglia nascere Demone, ma dipendeva dal punto di vista. Noel ne era felice, a dire il vero, solo non approvava alcuni modi di pensare. Forse era meglio occultare il fatto che fossero disposti ad uccidere per ottenere il controllo di interi casati o per far fuori i propri rivali, il tutto senza battere ciglio.
    « Molti di noi sanno controllare il fuoco » aggiunse, e liberando un braccio fece schioccare le dita, facendo comparire sul palmo della mano una fiammella. Evelya sembrava veramente estasiata. Dopo qualche secondo, quando la fiamma cominciò a farsi leggermente più grande, Noel chiuse la mano a pugno interrompendo la magia.
    « Non si tocca » la ammonì, posandole un fulmineo buffetto sul naso. L'occhio gli cadde su un gruppetto proprio di fronte a loro, e vedendo le loro occhiate li fulminò con lo sguardo.
    « Hai un coprifuoco, per caso? » le domandò sorridendo. Quel vociare di sottofondo stava cominciando a dargli sui nervi. « Ti andrebbe di fare un volo? »
    Proposta totalmente azzardata, ma riflettendoci su non suonava male. Si propose di andare a prendere le giacche in sala in attesa della risposta della ragazza.

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    « Noel Hamal Moore »
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    Evelya Sadalmelik • Angelo • 18 anni • Scheda
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    « Siamo considerati creature mitologiche nel Luhd Yhkam?» chiese Noel, divertito dalla sincera curiosità della ragazza. Beh, in parte era così. I Demoni non potevano oltrepassare il confine della città angelica, se non sotto scorta o per ragioni della massima urgenza. Nel suo castello era proibito anche solo parlarne, specie in presenza del padre. In passato si era scontrato con le creature infernali e non era finita bene. Il fratello maggiore, a comando di una porzione dell'esercito, incitava i familiari a proteggere la purezza della razza e liberarsi degli intrusi, soprattutto se Ibridi. Eppure da quando abitava a Nimit, Evelya aveva conosciuto personaggi di ogni sorta ed etnia, tutti ugualmente piacevoli. Persino da Annery le sue colleghe erano due Ibridi, cosa che non l'aveva mai infastidita.
    « In realtà sì. Non ci è permesso nemmeno guardarvi da lontano ». Eppure lei era lì, a pochi centimetri da un acerrimo nemico, e sentiva il cuore esplodergli in petto. Tutta la paura che avrebbe dovuto provare al suo cospetto non era altro che assoluta ammirazione. Quello che il ragazzo aggiunse in seguito le era ben noto: guerra e sangue andavano di pari passo con la definizione di Demone, in qualunque paese si trovasse. Però Noel aveva scelto di aiutare le persone, anziché ucciderle. Era davvero atipico, e gentile. Il buffetto alla guancia le aveva ricordato quello di suo fratello Zachary, che le dava continuamente dell'ingenua. Forse lo era, nel suo piccolo, ma le erano state precluse così tante cose che non poteva essere diversamente. Una piccola fiamma si accese al centro del palmo di lui, incantesimo prodotto da un semplice schiocco di dita, e Evelya rimase senza parole. Sembrava un trucchetto da prestigiatore. « Siamo proprio opposti in tutto » disse, e non vi era traccia di rammarico nella sua voce. Era una constatazione, la riprova che forse la biondina non era adatta a tenergli compagnia. Noel era un concentrato di energia, sempre in movimento, lei possedeva la calma piatta di un lago di montagna. Era stata educata a non fare mai un gesto sgraziato, a non dire una parola scortese di troppo. I lunghi anni passati a camminare in equilibrio su una corda, portando tomi pesantissimi sul capo, poteva sembrare una pratica assurda, ma da allora il suo portamento regale non si era mai incrinato. Anche in quel momento di tranquillità manteneva la schiena perfettamente dritta, il mento alto. Come una falena attirata dalla luce, la fanciulla avvicinò un dito verso la fiammella, ora più grande, ma Noel richiuse la mano prima che potesse sentirne il calore. « Non si tocca » disse, dandole un colpetto sul naso. Rossa fino alla radice dei capelli, Evelya si coprì immediatamente il viso con entrambe le mani, costernata per aver osato tanto. L'uso della magia era una sorta di tabù, per lei. Sapeva manipolare piccole sorgenti di acqua, prevedere la pioggia, ridurla in minuscole gocce di condensa, ma non poteva considerarla una vera e propria arma. Gli uomini di casa erano in grado di innalzare onde spaventose dal mare, a differenza sua. « Hai un coprifuoco, per caso? ». L'Angelo si scoprì naso e bocca, pensandoci su. Shedir non le aveva dato un orario preciso, ma di certo non poteva rincasare all'alba. Forse poteva trattenersi per un'altra ora, non di più. « Non proprio... Posso restare ancora un po' » rispose, evitando gli occhi magnetici del Demone. Più passava il tempo e più diventava difficile contenere l'imbarazzo. « Ti andrebbe di fare un volo? ». Forse leggeva nel pensiero. Contro ogni logica, anzichè declinare l'offerta da brava dama di corte, ad Evelya brillarono gli occhi, mentre un sorriso di pura contentezza le ringiovaniva il viso di almeno dieci anni. Sembrava che avessero proposto ad una bambina di fare un giro a cavallo. « Davvero? Come l'altra volta? ». Il rosso annuì, già deciso a recuperare le rispettive giacche, e lei si alzò di scatto per lasciarlo andare. Avrebbe rivisto di nuovo le sue ali, non poteva crederci! Rimase ad aspettarlo con le mani poggiate sulla balaustra, lo sguardo rivolto al cielo immenso e limpido della notte. C'erano pochissime nuvole, sarebbe stato stupendo. Ora che Noel non occupava tutti i suoi pensieri, la ragazza si accorse che un gruppetto si era radunato lì accanto, rendendo il terrazzo più affollato. Non riuscì a decifrare le occhiate che le indirizzarono, ma avevano un ché di ostile. - Deve essere strano vederci insieme, anche se qui sono abituati alle stranezze - pensò, sospirando. Sarebbe sempre stato così, per loro? Si augurò di no. Per fortuna il rosso non impiegò molto a tornare, passandole il trench color panna che l'avrebbe protetta dalle correnti più fresche. Lo ringraziò con l'ennesimo sorriso, abbottonando la giacca in tutta fretta mentre attendeva con trepidazione il momento in cui avrebbe sentito il vento sul viso. Quando si voltò per annunciare che era pronta, Evelya rimase senza parole alla vista delle grandi ali che il ragazzo aveva dispiegato a sua insaputa, girandogli attorno per esaminarle meglio. Nonostante la membrana sembrasse sottile, possedeva una consistenza piuttosto resistente, e nella maleducazione più assoluta, la ragazza vi fece scorrere sopra la punta delle dita. « Che belle... » mormorò, in adorazione. Nell'ossatura che sosteneva la struttura si notavano delle punte dorsali aguzze (non si arrischiò a toccarle), ed aveva un'apertura alare immensa. Le sue, a confronto, parevano ali di una colombella. L'accurato esame fu interrotto da Noel stesso, che la sorprese sollevandola all'improvviso, il solito ghigno furbesco che non lasciava presagire nulla di buono. Quando lo sentì flettere le gambe, Evelya si rese conto di non essere pronta. Volare da soli era una cosa, non aveva paura, ma l'ultimo decollo fatto tra le braccia del ragazzo lo ricordava particolarmente turbolento. Stava per dirgli di aspettare, poi si staccarono dal suolo così velocemente che non riuscì più a proferire parola. Si aggrappò al collo del Demone e chiuse gli occhi, il viso nascosto nell'incavo della spalla per paura di guardare giù. Volava in fretta, più di quanto ricordasse. La voglia di scoprire dove fossero finiti ebbe la meglio poco dopo, nel momento in cui il vento si era calmato insieme al battito d'ali. Andavano più piano, ora. La prima cosa che vide fu il rosso dei capelli, poi la moltitudine di stelle che punteggiavano il cielo. Erano vicinissime, brillanti, un vero spettacolo. « E' stupendo » disse, rapita dalle costellazioni che aveva studiato attraverso la finestra del castello per tutti quegli anni. Individuò subito quella dell'Acquario, prima di rendersi conto che le sue braccia stavano ancora saldamente allacciate dietro al collo del povero ragazzo.
    « Oh, scusa! Avevo paura di cadere » si giustificò, ma nel momento in cui liberò Noel dalla stretta si sentì mancare l'equilibrio, e stritolò i lembi della camicia come ultima risorsa. Si fidava di lui, ovviamente, e con ali del genere era impossibile precipitare, però erano a parecchi metri sopra le luci della città, e un po' di paura l'aveva comunque.
    « Grazie per essere rimasto con me, stasera ». Provava una sincera gratitudine nei suoi confronti, fin da quando l'aveva conosciuto. Era un Angelo mascherato da Demone, non c'era altra spiegazione. Con Oliver non si sarebbe divertita così tanto, lo sapeva per certo. Evelya seguì la costellazione sopra le loro teste, stella dopo stella, fino a far scendere lo sguardo sul viso del ragazzo a cui doveva la sua felicità. La stava fissando anche lui (impossibile dire cosa pensasse), ma stavolta l'Angelo non distolse l'attenzione dalle iridi violette ed intense, come ne fosse intrappolata. Quegli occhi, quei capelli... sembravano invidiosi delle sua attenzioni verso il cielo. « Non avrei potuto desiderare accompagnatore migliore » disse, un candido sorriso sulle labbra. Incredibile come tutte le regole di comportamento fossero andate in fumo in così poco tempo. Aveva persino allungato una mano verso le ciocche cremisi che scendevano lungo il collo, il disonore fatto a persona. Che fosse un incantesimo demoniaco? Forse, e non le dispiaceva per niente.

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