Black-winged Teacher

Izar x Altayr | Ayle Academy - Biblioteca

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    Izar Al Nair

    6 dicembre - pomeriggio

    C'erano giornate in cui l'ozio la faceva da padrone, e giornate in cui bisognava alzare il sedere e darsi da fare. Nonostante fosse domenica, Izar non era rimasto a casa con il tutore a guardare la televisione e rimpinzarsi di cibo come al solito. Dopo averlo avvisato con un messaggio che non sarebbe rientrato nel week-end (Samael gli aveva risposto con almeno cinquanta faccine che piangevano), il Corvo si era ritirato in biblioteca con una tazza di caffè fumante, cinque libri sulla storia antica di Andellen e un quaderno sulla cui copertina il tutore aveva disegnato un cuore con le loro iniziali, ovviamente con un pennarello indelebile.
    Erano da poco passate le tre del pomeriggio, quindi gli restavano quattro ore abbondanti per scrivere una ricerca degna di un buon voto. In realtà la materia lo annoiava a morte, ma a questo avrebbe pensato il caffè doppio. Si mise seduto accanto alla finestra, grato del silenzio che regnava nell'Accademia e della luce naturale di cui poter usufruire per leggere, e inforcati gli occhiali in cima al naso iniziò a scorrere le prime righe, una mano che teneva aperto il libro e l'altra che scribacchiava appunti. Studiare era un ottimo modo per tenere la mente lontana da altri pensieri scomodi, come per esempio una certa Aquila che non vedeva da un mese, due giorni e quindici ore.
    In quel periodo non vi erano molte lezioni, così Izar era rimasto per la maggior parte del tempo nella sua casa di Ta Nulli per aiutare con la riparazione del tetto e altri piccoli disastri provocati dal maltempo. L'aveva cercata, ovviamente. Più o meno ogni volta che aveva messo il naso fuori dall'aula. Altayr l'aveva avvisato del suo poco interesse verso lo studio, in fondo. Non si aspettava certo di vedersela spuntare dal nulla ogni volta che ci pensava.
    - Concentrati, scemo! - si rimproverò, reggendo la fronte mentre riprendeva la complessa lettura da dove l'aveva lasciata.


    Altayr Clarity Windstorm

    Sarebbe stato molto meglio rimanere in camera al calduccio, sotto le coperte, in pigiama, a leggere qualcosa. E invece no, aveva fatto tutto il contrario. Si era vestita - accorgendosi di avere un bel po' di cose da mettere a lavare - e, cellulare in mano, era uscita dall'edifico scolastico, sdraiandosi su una panchina in cortile. Non era stato molto intelligente, ma si stava decisamente annoiando. Shelia le aveva consigliato di studiare inviandole un sms quella mattina, ma avrebbe preferito lavare tutti i piatti della mensa piuttosto. Non aveva mai voglia di studiare, e la domenica pomeriggio era sacrosanta. Non studiava spesso, ma il settimo giorno della settimana non si doveva assolutamente toccare. A maggior ragione, il lunedì aveva due ore di matematica, ragion per la quale saltava volentieri le lezioni.
    Il telefono le vibrò fra le mani: era un messaggio di Shelia, che recitava:
    "Faresti meglio a mettere la testa a posto comunque, dovrai uscire dalla Ayle prima o poi."
    Altayr sbuffò sonoramente, rispondendo alla velocità della luce.
    "Detto da te non suona molto convincente."
    Pochi secondi dopo lo schermo si illuminò di nuovo.
    "Te l'ho detto, avevo bevuto troppo ieri sera! Ed è stato solo un bacio, nulla di più!"
    Si mise a sedere sulla panchina, alzando gli occhi al cielo. Avevano chiacchierato la mattina al telefono del più e del meno, e l'argomento principale era stato lo pseudo-tradimento di Shelia. Aveva alzato il gomito in discoteca sabato sera, e si era ritrovata avvinghiata ad uno sconosciuto senza accorgersene. Non ci sarebbe stato nessun problema, se non fosse che la sua amica fosse già impegnata. Era una relazione un po' burrascosa a dirla tutta, ma era pur sempre il suo fidanzato.
    "Se non ti trovi bene con Danny puoi sempre lasciarlo." scrisse, sistemandosi il collo del maglione grigio fin sopra il naso. Non aveva pensato a prendere una sciarpa.
    "Non lo so... E' tutto così complicato, Claire... Possiamo uscire uno di questi giorni?" scrisse poi Shelia. Era da tanto che non si vedevano faccia a faccia in effetti. L'ultima volta che era tornata alla base lei era in missione.
    "Fino al prossimo weekend non s'ha da fare."
    Ricacciato il cellulare in tasca si alzò: si stava infreddolendo rimanendo ferma. Sarebbe stato il caso di rientrare o di fare quattro passi, ma aveva lasciato le cuffiette in un altro giubbotto. A questo punto, avrebbe potuto fare un salto in biblioteca: la domenica era più tranquilla del solito, avrebbe addirittura potuto mettersi a leggere lì invece che in camera sua.
    Diede uno sguardo all'orologio: le tre e dieci. Si guardò poi intorno: da dove si trovava, qual'era la via più veloce per arrivare in biblioteca? Il suo sguardo percorse le mura dell'edificio, pianificando il percorso e immaginandone l'interno.
    "Uscendo da quella parte potrei percorrere il corridoio del primo piano, poi le scale e..."
    Il suo ragionamento venne bruscamente interrotto quando raggiunse le grandi finestre della biblioteca. Contro una di esse, vi era una figura che conosceva. Magari si stava sbagliando, era lontano, ma sapeva di vederci alla perfezione.
    "...Izar."
    Socchiuse leggermente le labbra, gli occhi fissi su di lui, come se potesse voltarsi verso l'esterno e notarla.
    Non lo aveva più visto da quando l'aveva aiutata a Ta Nulli, e aveva ormai perso le speranze nell'incontrarlo a scuola. Aveva fatto qualche capatina nelle aule, ma non era mai riuscita a beccare la sua. In biblioteca a quanto pare non ci andava spesso, e da parte sua non era disposta ad andare a lezione più del solito per incontrarlo in corridoio. Lo aveva cercato inconsapevolmente tra gli studenti quasi tutti i giorni.
    Senza pensarci un minuto di più, entrò in Accademia, percorrendo a passo veloce la strada verso la biblioteca. Vi arrivò in men che non si dica e mentre si faceva spazio tra i tavoli e le grandi librerie, molteplici dubbi la assalirono.
    E se fosse venuto lì proprio perché non voleva essere disturbato? Con molta probabilità stava studiando, o comunque era assorto nella lettura e voleva essere lasciato in pace.
    "Un saluto veloce." si impose, mentre lo cercava tra le scrivanie vicino alle finestre.
    Non si era sbagliata, era proprio lui. Accanto erano poggiati diversi libri e scriveva assiduamente sul quaderno: con nessuna ombra di dubbio, stava studiando. Allora forse era meglio fare dietro front e...
    « Avevi accennato al fatto che ti piacesse studiare » oh, al diavolo, gli avrebbe rubato un paio di minuti e poi sarebbe andata anche lei alla ricerca di un libro. « Ma non pensavo così tanto da farlo perfino la domenica. »
    Fece un gran sorriso, per poi fermarsi davanti al suo tavolo. Percepì una strana sensazione allo stomaco quando alzò lo sguardo per guardarla, ma non seppe dire se le facesse piacere o meno.


    Izar Al Nair

    Concentrato com'era sullo studio, Izar ci mise qualche istante ad elaborare l'accaduto. Alzò gli occhi dal libro dopo essersi accorto che qualcuno stava parlando con lui, l'espressione scocciata e il sopracciglio alzato, poi il cervello fece i suoi calcoli: Altayr. La prima reazione fu quella di indietreggiare a tutta velocità, ma sarebbe caduto dalla sedia, aggiungendo un'altra figuraccia alla sua raccolta.
    Si affrettò a cancellare l'aria da imbambolato che aveva assunto, passando dallo stupore a un sorrisetto imbarazzato.
    « Ah... Altayr... » balbettò, cercando di sembrare normale, « Non pensavo di trovarti qui... ».
    Non lo pensava e non ci sperava. Aveva il cuore che batteva a mille, e improvvisamente si sentì la gola secca. Quell'Aquila aveva un grande potere su di lui, anche se non lo sapeva. Diede la colpa al caffè doppio e rilassò le spalle, sedendosi contro lo schienale della sedia a mo di principe sul trono.
    « Devo consegnare una ricerca, anche se sarei rimasto volentieri a dormire ».
    Se fosse davvero rimasto a dormire, però, avrebbe perso l'occasione di rivederla di nuovo. Nonostante i vestiti comodi (probabilmente non era uscita con l'idea di rimorchiare), gli sembrò molto più abbagliante del solito. In un gesto istintivo, il ragazzo sistemò di nuovo gli occhiali in cima al naso e la ispezionò con fare indagatore. « Ti trovo bene. La gamba si è sistemata? ». Ovviamente sì, visto che era passato un mese. Qualunque cosa pur di guadagnare tempo e trattenerla. In effetti aveva giusto una sedia libera di fronte.
    « Ti va di farmi compagnia, maestà? ».
    La ricerca era scalata dal primo posto in ordine di importanza all'ultimo, ora che lei era lì.


    Altayr Clarity Windstorm

    Izar non si aspettava di incontrarla lì, in biblioteca di domenica, e lo dimostrò l'espressione stupita che aveva disegnata in volto. Cambiò diverse espressioni facciali in pochi secondi, e la cosa la fece sorridere. Lo aveva visto colto alla sprovvista solo in presenza di Samael. Effettivamente, i due ragazzi non si vedevano da un po' - un mesetto, giorno più giorno meno? - e, almeno lei, ci aveva quasi rinunciato a rivederlo. Non aveva fatto neanche chissà quale sforzo per far sì che ciò accadesse: non si era sforzata di andare a lezione più spesso o fermarsi nei corridoi per vedere se ci fosse anche lui. Da parte sua non c'era stata chissà quale collaborazione. Era stata una sorpresa anche per lei incrociarlo in biblioteca.
    « In carne ed ossa! » esclamò. « Non ci siamo beccati neanche per sbaglio in giro. » cercò di non farla passare come un "ti ho cercato invano", dato che non lo aveva detto con questo intento, ma ragionandoci su poteva essere interpretato come tale.
    Si sporse leggermente con il busto verso di lui, appoggiandosi al tavolo, giusto per vedere cosa stesse studiando di così tanto importante per farlo in un giorno di festa.
    « Non so cosa sia » storse le labbra, ritornando dritta. « Ma sono sicura che non valeva la pena sacrificare del sonno per quella roba là. » il suo ripudio per lo studio si faceva sentire. Lei era molto più per la conoscenza sul campo, quella pratica.
    « Non prenderla sul personale, sai che studiare non è la mia priorità. » e tanto meno la sua passione. La maggior parte delle persone che la conoscevano, per non dire tutte, cercavano di spronarla a farlo, ma lei si rifiutava categoricamente. Ci provava, quando le girava bene le era capitato di studiare per qualche interrogazione o compito. Per noia era anche arrivata a leggersi qualche pagina giusto così, per diletto. Inutile dire che era stato terribile.
    Era ancora concentrata a ispezionare i libri del Corvo, quando la sua voce la riportò alla realtà.
    « Sono come nuova! » esclamò, facendo una veloce piroetta su sé stessa come a sottolinearlo. « Si è sistemata in poco tempo. La caviglia ci ha messo un po' di più, ma ora è tutto a posto. » era rimasta senza merenda per un po' di giorni, dato che non era riuscita a correre fino al ristabilimento della sua caviglia malandata. Ma si era rifatta alla grande, correndo in giro per la scuola a fregare panini e merendine. Ecco, il lato negativo della domenica era che pochi studenti rimanevano a scuola e siccome nessuno di loro portava la merenda, Altayr si sentiva privata del suo divertimento.
    Il ragazzo le propose poi di fermarsi al tavolo con lui, e la ragazza sentì un fastidio tremolio nello stomaco. Aveva sentito la mancanza di quel soprannome.
    « Non è che non mi va, è che ti vedo abbastanza impegnato. » disse, dondolando sui piedi. Se fosse rimasta lì con lui, il suo intenso pomeriggio di studio sarebbe andato a farsi benedire. Si conosceva: a meno che non le davi un libro da leggere, non rimaneva in silenzio a lungo. E comunque si sarebbe divertita da morire a dargli fastidio e a mandarlo su di giri.
    « Con me intorno, la ricerca domani non la consegni. »


    Izar Al Nair

    « Con me intorno, la ricerca domani non la consegni. » Mai parole furono più vere. Izar era già abbastanza distratto da lei in situazioni normali, figurarsi durante lo studio. Fece spallucce, come a voler dire "pazienza", ma in realtà gli dispiaceva molto. Con il suo ripudio verso l'Accademia e attività annesse era già strano incontrarla dentro le mura scolastiche, figurarsi studiare con lei. Comunque metà del suo cervello stava già andando a farfalle, facendogli perdere la concentrazione iniziale. Inclinò la testa di lato, fingendosi offeso, e con lo sguardo da uccellino spaesato le disse: « Peccato, un po' ci speravo ». Fece un mezzo sorriso per non farle pesare troppo il fatto che lo stava abbandonando. « Riesco a studiare anche con qualcuno vicino, sai? Se ci ripensi mi trovi qui ». Sì, ripensare a cosa? Era un corvaccio musone e noioso, lui. Si era chiuso in biblioteca da bravo secchione, indosso una camicia a quadri scolorita, i capelli scompigliati e gli occhiali più vecchi che aveva. Chissà che impressione le dava conciato così. Riaprì il libro e impugnò di nuovo la penna con un sospiro sconsolato. Aveva appena dimenticato tutte le cose lette fino a quel momento.


    Altayr Clarity Windstorm

    Alle seguenti frasi di Izar, Altayr rise piano, nascondendo la metà inferiore del viso nel collo del maglione. Stava cercando di essere convincente, probabilmente per non trattenerla oltre, ma nemmeno lui era molto bravo a dire le bugie.
    Si sporse verso di lui, dandogli un leggero colpo sulla fronte. « Bastava dirlo che ci tenevi così tanto, eh. » sorrise, sostenendosi con un braccio e rimanendo in quella posizione. Fece comunque attenzione a non stare troppo vicino al viso di Izar, o avrebbe rischiato seriamente di scoppiare.
    « Posso anche restare, ma a tuo rischio e pericolo. » decretò, mettendosi di nuovo in posizione eretta, mentre le sue labbra si incurvarono in un sorriso furbo.
    Ragionando a mente lucida, non aveva nulla da fare quella mattina. E anche se avesse avuto impegni, era da un mese pieno che non lo vedeva: passare un po' di tempo assieme non le avrebbe di certo fatto male. Aveva scoperto che la sua era una compagnia piacevole, e nonostante qualche battibecco andavano d'accordo.
    Si sfilò il giubbotto, appoggiandolo sullo schienale della sedia che Izar le aveva indicato poco prima, ma senza mettersi a sedere.
    « Vado a prendere un libro. » fece, dirigendosi verso la libreria più vicina, senza far caso al genere di libri che conteneva. Tanto lo sapeva, il Corvo si era seduto vicino agli atlanti, conosceva la biblioteca come le sue tasche. Si diresse verso altri scaffali, contenenti i romanzi storici e cominciò a scorrere i titoli velocemente. Sentiva le guance calde, e la cosa non le piaceva. Quella fastidiosa sensazione allo stomaco poi non sembrava volerla abbandonare. Da quando avevano cominciato a parlare, Altayr aveva avvertito una strana sensazione: era contenta di averlo incontrato, ma non era quello. Sarebbe stata felice di rivedere qualunque altro amico. Le si era chiuso lo stomaco quando aveva cercato di non forzarla a rimanere, poi la ragazza aveva fatto di testa sua, ed ora... Ed ora? Ed ora era contenta, ma al contempo desiderava che quel visibilio la abbandonasse una volta per tutte. Perché non poteva guardarlo negli occhi che subito la gola le diventava secca? Non le andava giù questa situazione.
    Alla fine, prese un libro totalmente a caso e tornò al tavolo. Si sedette, e quando guardò la copertina si rese conto di averlo già letto. Sbuffò impercettibilmente, per poi rivolgersi al ragazzo.
    « Proverò a darti il meno fastidio possibile. » disse piano. Si rese conto solo in quel momento che Izar portava gli occhiali. Dieci e lode per l'attenzione, Aquilotta. Ma gli stavano bene. « Sottolineo il 'proverò', non ti assicuro nulla. » sorrise, aprendo poi il libro sulla prima pagina.


    Izar Al Nair

    Per quanto tentasse di trattenere la contentezza, era chiaro che stesse scodinzolando come un cagnolino fedele. Incredibilmente, Altayr aveva accettato di rimanere a fargli compagnia. La osservò mentre si allontanava alla ricerca di qualcosa da leggere, approfittando per sistemare un po' meglio i capelli e controllare che la camicia non fosse macchiata di caffè. Non era la persona più elegante dell'Accademia, ma era al meglio delle sue possibilità. La ragazza gli comunicò che avrebbe provato a non dare fastidio, anche se non era il sostantivo esatto. Altayr riusciva a far scattare l'interruttore del pervertito che era in lui, e che stava sempre ben attento a non accendere. Nei suoi anni da studente, Izar aveva allacciato rapporti con il gentil sesso in poche occasioni. C'era quella ragazza del primo anno con cui era uscito un paio di volte, e la vicina di casa che gli faceva gli occhi dolci ogni volta che si incontravano per andare agli allenamenti di scherma. All'inizio si sentiva attratto da loro, ma solo perché era nel suo periodo da "ormoni in festa" e niente più. Non ricordava nemmeno come si chiamassero. Poi lo studio e la vita casalinga avevano occupato il poco tempo libero che restava, e tanti saluti.
    Con l'Aquila era diverso: fin dal loro primo incontro, in cui era sicuro di detestare lei e l'animale in cui si trasformava, era stato chiaro che non fosse indifferente alla sua presenza. Gli piaceva il suo carattere da guerriera, lo sguardo fiero e la postura quasi altezzosa, ma soprattutto il modo in cui arrossiva quando pensava di non essere vista. Ah, e il profumo del suo shampoo. Poi c'era la parte più istintiva di lui che guidava gli occhi in altre zone che apprezzava, ma faceva parte del suo essere uomo. Non poteva farci niente, Altayr era la sua calamita.
    « Non mi potresti mai dare fastidio » disse, in un tono che doveva essere scherzoso. Gli uscì più melenso di quanto avrebbe voluto, così si schiarì la gola e abbassò in fretta lo sguardo sugli appunti per capire a che punto fosse arrivato. Sì, pagina quindici. Riprese lentamente a scrivere, e riga dopo riga si accorse di essere riuscito a separare i cattivi pensieri da quelli buoni.
    - Perfetto! E adesso non alzare gli occhi. Non alzar.... -.
    Lo fece, avvantaggiato dagli occhiali. Altayr stava leggendo un romanzo, che a giudicare dalla copertina doveva avere una buona dose di combattimenti dentro. Aveva un'espressione totalmente rilassata mentre passava da una riga all'altra, con la frangia che le ricadeva sugli occhi insieme a qualche ciocca più lunga scivolata oltre la spalla. I capelli erano dello stesso colore delle sue piume, un castano brillante. Niente a che vedere con il deprimente grigiastro dei suoi, eredità demoniaca del padre. Chissà che aspetto avevano i genitori della mutaforma? Magari erano una famiglia che da generazioni si trasmetteva il dna di volatile. Sembrava convivere bene con la sua forma animale, dopotutto. - Bene, scemo. Se hai finito di passarla ai raggi x magari puoi tornare a studiare -.
    Dopo trenta minuti buoni, Izar iniziò a sentire la stanchezza. Gli facevano malissimo le spalle, come ci avessero appoggiato sopra un macigno fino a quel momento. Si massaggiò da entrambe le parti, e da quella destra partì un sonoro crack. Non era nemmeno a metà della ricerca e già voleva andarsene.
    « Mi sa che sto invecchiando » mormorò con un sorrisetto, roteando l'arto per risistemarlo.


    Altayr Clarity Windstorm

    Izar la colse impreparata con quel "Non potresti mai darmi fastidio", tanto che sentì lo stomaco arrotolarsi su sé stesso. Non riuscì a nascondere un sorriso spontaneo, e abbassò il viso sul libro, facendo ricadere la frangetta davanti agli occhi.
    « Continua a studiare, va' » disse, con un tono tra il divertito e l'imbarazzato. Quel Corvo giocava sporco. O forse era lei ad avere abbassato la guardia. Era abituata alla presenza di ragazzi: la maggior parte dei suoi colleghi lo erano, ma non si faceva tanti problemi come con Izar. "Problemi" forse non era la parola giusta, ma, per intenderci, le guance non le si scaldavano ogni tre per due e non rischiava un attacco di tachicardia ogni volta che lo scopriva a guardarla di sottecchi. Era una sensazione strana. Le dava fastidio e piacere insieme, anche se era più predominante il primo. Si sentiva... vulnerabile? Come se andasse in missione senza alcuna arma. Un po' la spaventava, ma nonostante questo si avvicinava ugualmente all'obiettivo. Era la stessa cosa con Izar.
    "Ma se leggessi il libro e basta? Eh Altayr? Non ti sembra un'ottima idea?" si impose, mettendo il gomito sul tavolo con forza e appoggiando la guancia sul pugno, a sostenerla. Le prime righe le lesse almeno tre volte, poi continuò spedita, entrando in quel mondo di guerre e fantasia, uscendone delle volte giusto per sgranchirsi un po' la schiena. A dire il vero, stava facendo uno sforzo immenso per starsene zitta e a non disturbare Izar magari rubandogli le penne e disegnandogli stelline sull'angolo del quaderno. Gliene prese solamente una, di penna, e prese a farla rotolare sul tavolo avanti e indietro mentre leggeva il terzo capitolo. Il Corvo scriveva fittamente, concentrato sullo studio: Altayr distolse lo sguardo dal libro per posizionarlo sul ragazzo. Era un tipetto dalle mille risorse. Non solo si occupava della casa e di Samael, ma si dedicava con impegno allo studio e chissà cos'altro. Lo invidiava e ammirava al tempo stesso. Seguì la mano del Corvo che si muoveva velocemente sul foglio per un bel po', e risalì sul suo viso. Non si era messo in ghingheri e i capelli erano leggermente disordinati, ma stava bene ugualmente. Vederlo così concentrato su qualcosa, poi, era per lei una cosa nuova. Veniva voglia di mettersi al lavoro solamente a guardarlo.
    Sospirò piano, riprendendo la lettura da dove l'aveva lasciata. Non seppe dire con precisione quanto tempo fosse passato, ma il tremolio allo stomaco si era decisamente attenuato, e ne fu grata.
    Alzò la testa quando udì un 'crack': Izar si stava massaggiando la spalla, e Altayr fece un piccolo sorriso.
    « Lo studio ti rovina. » ironizzò, buttando un occhio ai titoli dei libri che il ragazzo stava studiando. « Storia antica di Andellen? » alzò un sopracciglio. « Oow. » e assunse un'espressione di dolore.
    « Come procede la ricerca? » domandò poi, dando un colpetto alla penna che aveva preso al ragazzo, con la quale aveva giocato fino a poco prima, per dirigerla verso di lui.


    Izar Al Nair

    « Come procede la ricerca? ».
    Izar sospirò in risposta, mostrandole la pila di appunti che aveva scritto. « Con un po' di fortuna per stanotte ho finito ». Nemmeno a lui piaceva come argomento, anzi. Nella storia antica non si faceva riferimento ai mutaforma, e questo lo faceva sentire ancora più emarginato. Il fatto di essere un esperimento mal riuscito non aiutava l'autostima, ecco.
    « Piuttosto, tu non hai nulla da studiare? Credevo fosse periodo di esami per tutti ».
    Per tutti i secchioni come lui, forse. Altayr sembrava molto rilassata, senza pensieri. Chissà com'era la sua situazione scolastica. Per parlarle aveva alzato lo sguardo dal libro, e in una delle sue accurate ispezioni alla ragazza, manco fosse il suo medico, Izar notò che aveva qualcosa tra i capelli. Un insetto? No, una foglia secca. Doveva essere stata in giardino fino a quel momento, incurante del freddo. « Ah, ferma. Non muoverti ». Senza dare spiegazioni, il Corvo accorciò la distanza che li separava, sporgendosi oltre il tavolo per arrivare ai capelli, poco sopra l'orecchio. Assottigliò lo sguardo, grato di avere gli occhiali, e tolse la foglia marroncina con delicatezza, ben attento a non tirarle le ciocche. « Ecco fatto, sei salva » disse, mostrandogliela. « Ha lo stesso colore dei tuoi capelli, si mimetizzava bene lì in mezzo ». Tornò seduto, per niente conscio di essersi comportato da sprovveduto, e rigirò la foglia tra le dita. « Che ci facevi fuori? Si muore di freddo oggi ».


    Altayr Clarity Windstorm

    Il Corvo parve abbastanza rassegnato sull'andazzo della sua ricerca, affermando che non avrebbe potuto finirla se non studiando anche di notte. Blasfemia! Mai rinunciare a dormire per finire i compiti, mai, così recitava uno dei numerosi comandamenti del non-studio di Altayr.
    « Io non sacrificherei ore di sonno per una cosa del genere. » fece, alzando un sopracciglio. « Se preferisci finirla adesso, ti lascio un po' di tempo. » sarebbe stato difficile, per dargli effettivamente un po' di respiro avrebbe dovuto lasciarlo effettivamente solo e farlo studiare in santa pace. Non avrebbe resistito altro tempo senza infastidirlo un po', ma al contempo non voleva andarsene.
    "Dovresti lasciarlo in pace, 'sto poveretto." si bacchettò, ma non lo faceva apposta. Fosse stato per lei, se ne sarebbe andata dopo averlo salutato, cosa che invece non aveva fatto. Era rimasta lì con lui, e, difficile da ammettere ma vero, non le sarebbe dispiaciuto godersi ancora un po' la sua compagnia.
    Si impose di non arrossire al solo pensiero, concentrandosi sulla domanda di Izar.
    « Per tutti » e puntò il dito verso il ragazzo, con la stessa mano che reggeva la guancia, per poi lentamente dirigerlo verso di lei. « Ma non per me. »
    A dire il vero, aveva provato a fare qualcosa, ma dopo qualche giorno aveva mandato all'aria tutto, riprendendo il suo dolce far niente. Ci si era messa sotto le prime volte, decisa a dare una svolta alla sua vita scolastica, ma niente da fare. Si sarebbe rifatta alla prossima occasione, per quell'anno era andata. Probabilmente era ancora in tempo, ma la voglia di fare era svanita. Izar era tutto il contrario: a quanto pareva, si era prefissato l'obiettivo di superarli alla grande e si stava impegnando. A causa di agenti esterni quel pomeriggio di studio stava sfumando, ma non si sentiva granché in colpa a dirla tutta. Certo, sarebbe stato carino da parte sua lasciarlo lavorare in pace, però... nah.
    Stava per aggiungere qualcosa, quando il mutaforma le intimò di stare ferma. Altayr aggrottò le sopracciglia, e disse « Perché non dovrei... »
    "...muovermi?" concluse la frase nella sua testa, il respirò le si mozzò quando si ritrovò il viso del Corvo a poca distanza dal suo. Non ebbe più il controllo sull'arrossamento delle sue guance e appena si sentì sfiorare l'orecchio si irrigidì. Il ragazzo tornò poi al suo posto, con una fogliolina in mano. Altayr sospirò, portandosi una mano alla tempia. Sperava di non essere diventata così tanto rossa, o avrebbe potuto sotterrarsi.
    « Oh, sarei potuta morire. » lo disse con tono canzonatorio, rendendosi conto solamente dopo che avrebbe potuto riferirsi anche al quasi attacco di tachicardia di qualche attimo fa. Izar giocava decisamente sporco. Eppure, non sembrava averlo fatto con malizia, anzi, prese a rigirare tra le mani la foglia, dello stesso colore dei suoi capelli. D'istinto, controllò di non averne altre addosso.
    « Volevo fare una passeggiata, ma mi sono scordata le cuffiette in un altro giubbotto » spiegò, soffermandosi a guardarlo più del dovuto mentre era concentrato a rimirare ciò che le aveva tolto dai capelli. « quindi ho deciso di rientrare e rintanarmi qui, al calduccio. » omise di proposito la parte dell'averlo scorto alla finestra, cosa che le aveva conferito una motivazione maggiore per andare in quell'oasi di tranquillità e silenzio.
    « Ora che ci penso, non ti ho mai visto studiare in biblioteca. » aggiunse. « Eppure ci passo spesso e volentieri da queste parti. »


    Izar Al Nair

    Izar posò la foglia accanto alla tazza di caffè, ormai freddo e imbevibile. Da quando era arrivata Altayr non aveva più avuto bisogno di caffeina per tenere il cervello attivo. La domanda sulla biblioteca era più che legittima: il Corvo riusciva a concentrarsi solo nel silenzio più assoluto, cosa che all'Accademia non esisteva, anche in un luogo tranquillo come quello.
    « Infatti non ci vengo » affermò, rigirando una penna tra il medio e il pollice, « per questo non ci siamo mai incrociati negli ultimi tempi ». La ragazza non sembrava il tipo da letture intensive in biblioteca, a dirla tutta. A giudicare dal fisico era più il tipo da sport e vita all'aria aperta. Lo sarebbe stato anche lui se non ci fosse stato Samael, la casa da ristrutturare e gli studi da portare a termine. Non frequentava lezioni di scherma da almeno quattro mesi, si sentiva un rammollito.
    « Sicura che non ti va di studiare qualcosa? Ti posso dare una mano, me la cavo un po' in tutte le materie ».
    Un piano perfetto per trattenerla ancora lì con lui.
    Gli dispiaceva che Altayr non prendesse sul serio l'Accademia, perchè dava un sacco di opportunità. Sicuramente aveva le sue buone ragioni per non essere una secchiona come lui. Magari lavorava, cose così.
    Samael gli suggeriva spesso di trovarsi un qualche impiego, ma lui non era un granchè nel rapportarsi con il pubblico, e poche professioni lo attiravano.
    « Il professor Izar qui presente non è un insegnante severo, tranquilla ». Sogghignò, riassettando gli occhiali in cima al naso con fare teatrale.


    Altayr Clarity Windstorm

    La ragazza sentì il telefono vibrare insistentemente nella tasca del giubbotto. Sicuramente Shelia le aveva inviato almeno una quindicina di messaggi e, vedendo che non li aveva visualizzati, aveva avuto l'idea di chiamarla. Non c'era neanche il bisogno di controllare se fosse veramente lei, ci avrebbe messo la mano sul fuoco. La sua amica avrebbe dovuto ingoiare il rospo, perché non avrebbe risposto neanche alla sua telefonata. Aveva altro a cui pensare, si sarebbero sentite dopo cena.
    « Dai, è praticamente impossibile avere voti decenti in tutte le materie senza perdere il senno. » sentenziò, alzando un sopracciglio. Poi incrociò lo sguardo serio di Izar, e allora capì che non era una battuta. Si strinse nelle spalle. « Come non detto, scusami. Sei più geniale di quel che pensavo. »
    Sorrise imbarazzata, sperando di non averlo offeso: non era sua intenzione. La sua proposta però l'aveva sorpresa, a dirla tutta.
    « Ci tieni così tanto alla mia istruzione? » rise, mettendo stavolta entrambi i gomiti sul tavolo e appoggiandovi il mento, gli occhi puntati in quelli del ragazzo. Non sapeva cosa fare, con tutta sincerità: non le piaceva studiare, e questo non era una novità. O meglio, non ne aveva voglia. Gli argomenti bene o male la incuriosivano, ma concentrarsi su di essi lo vedeva difficile, stare seduta per ore davanti a un libro scolastico non era proprio la sua idea di divertimento. Le ritornarono alla mente i continui rimproveri di Shelia: le parve di sentire la sua voce squillante dentro la sua testa. "Devi mettere la testa a posto, Claire! Datti una calmata e mettiti a studiare seriamente! Intendi rimanere in Accademia fino alla fine dei tuoi giorni?"
    Aveva sempre fatto spallucce e sospirato ogni volta che si toccava l'argomento, ma sapeva che la sua amica aveva ragione. Ma era più forte di lei, non riusciva a trovare la voglia di cominciare. Magari poteva approfittare della generosità del Corvo, per vedere come andava.
    « E va bene, dai. » esclamò alla fine, andando indietro col busto e allungando le mani sul tavolo, per stiracchiarsi un po'. « Magari studiare in compagnia è meglio. » anzi che non aveva detto "in tua compagnia", si sarebbe sepolta viva con le sue stesse mani. Mise l'aletta della copertina del libro sulla pagina alla quale era arrivata a leggere, lo chiuse e lo spostò lateralmente.
    « Sono nelle sue mani, prof. » più che l'idea dello studiare, era felice di farlo in compagnia del ragazzo. Inutile dire che Altayr continuava a dare la colpa del suo entusiasmo al fatto di poter riuscire a capire qualcosa per una buona volta.


    Izar Al Nair

    Incredibile, aveva accettato sul serio. Izar non immaginava di possedere un tale potere di persuasione, ma meglio così. Forse erano gli occhiali, doveva portarli più spesso.
    « Sono nelle sue mani, prof. »
    « Bene, signorina. Allora possiamo cominciare ».
    Prese il libro con meno pagine di tutti, una sorta di riassunto da usare come guida durante lo studio, e si alzò per raggiungere il suo lato del tavolo. Sì, questo gioco gli stava piacendo. E Altayr non era arrossita per il caldo, dato che i riscaldamenti in biblioteca erano piuttosto bassi.
    Dopo aver preso posto accanto a lei aprì il libro sul capitolo che quelli del loro anno stavano studiando, immaginando fosse lo stesso del suo, e indicò una riga sottolineata. « Okay, possiamo cominciare dalla nascita del primo Ibrido. Ci sono un sacco di date da ricordare, quindi concentrati ». Le diede il tempo di leggere, il mento affondato nel braccio che sfiorava appena il suo sul tavolo. Come faceva a profumare sempre, in qualsiasi occasione? Era una cosa da donne, forse.
    Vivendo con Samael le uniche cose che sentiva erano tabacco, tabacco e ancora tabacco, niente a che vedere con l'odore di pulito che la ragazza aveva addosso.
    « Ah, di questa parte ne abbiamo parlato in classe, quindi potrebbero chiederla » disse, l'indice puntato dove un grosso segno di evidenziatore l'aveva anticipato. Vide che Altayr tentava disperatamente di capirci qualcosa, e gli venne da ridere. L'argomento era pesante, la sua voglia di studiare pari a zero, quindi il suo disagio era più che comprensibile. Le passò uno schema che lui stesso aveva scritto qualche ora prima in modo da aiutarla a capire la cronologia degli eventi, e parve funzionare. Da come ripeteva a mente le cose, l'Aquila sembrava aver afferrato le nozioni più importanti. Izar lasciò che continuasse, i pensieri che andavano ovunque tranne che sul libro di storia antica. Passavano dalla pelle chiara della ragazza ai suoi occhi concentrati, fissi sulla pagina, per poi scivolare ai capelli posati sulla spalla o la mano che stringeva la penna. Un po' per noia, un po' perchè quella vicinanza tra loro era molto rara, prese a giocherellare distrattamente con una ciocca, rigirandola appena attorno al dito.
    Era morbida come si aspettava.
    All'occhiata indagatrice della mutaforma rispose semplicemente: « C'è qualcosa che non capisci? ».


    Altayr Clarity Windstorm

    Altayr si stava contraddicendo alla grande. "La domenica è sacra! Non mi piace studiare!"
    E allora si poteva sapere perché diamine si trovava in quella situazione? Non lo avrebbe mai ammesso, e probabilmente se ne rendeva poco conto, ma la motivazione era molto più semplice di quello che voleva far credere. La causa di tutto era quel Corvo. Aveva un gran potere su di lei, ma probabilmente nessuno dei due se ne accorgeva.
    Altayr lo guardò alzarsi e sedersi vicino a lei, con sua sorpresa. Pensava fosse rimasto al suo posto, e invece si era spostato accanto a lei. Ora si sarebbe dovuta concentrare il triplo, fantastico. Evitò di guardarlo, inchiodando gli occhi sul libro che le diede. Annuì leggermente quando Izar le accennò l'argomento: il Peccato Originale. Si ricordava questo nome, attribuito alla nascita del primo Ibrido, il primo essere indegno. Prese in mano una delle penne di Izar senza neanche chiedere il permesso e fissò una ciocca di capelli fastidiosa dietro l'orecchio.
    "Forza Altayr, dai. Concentrati, per carità, concentrati."
    Meno male che era un libro riassuntivo: troppe parole e numeri uscivano da quelle pagine, e la confondevano. Poi ci si metteva anche l'eccessiva vicinanza di Izar a mandarle in pappa il cervello, ma quello era un altro discorso. Cominciò a scrivere su un foglio che aveva trovato nel quaderno del ragazzo una sorta di linea del tempo, abbastanza confusionaria a dirla tutta. Dalle date partivano frecce e appunti ammassati tra di loro.
    Quando il Corvo le passò uno schema, gli diede una letta veloce e il suo sguardo si accese.
    « Oh, grazie! » esclamò grata. Se prima la sua motivazione era sotto i piedi, ora pian piano stava aumentando. I concetti erano molto più semplici: da quanto aveva letto sul libro, le era parso tutto il contrario. Quando capiva le cose diventava tutto più facile e scorrevole. Da sola, ci avrebbe messo le ere.
    Sentiva comunque la concentrazione vacillare ogni qualvolta il ragazzo apriva bocca. Non si voltava verso di lui, ma lo sentiva molto vicino. Gli piaceva così tanto renderle le cose difficili? Si impose di mantenere la calma, dando più peso alla storia antica che tentava di capire. E ci riuscì, seppur con grande sforzo.
    « Ma quindi- » esordì, quando le venne spontaneo girarsi verso Izar. Stava giocando con una ciocca dei suoi capelli come niente fosse. Altayr sentì, ancora, uno strano movimento allo stomaco, e gli diresse un'occhiata scettica. L'aveva colta impreparata anche stavolta.
    « Cos'è, io sgobbo e tu ti diverti? » fece, con tono fintamente offeso, poi le scappò una risatina.
    « Comunque, dicevo: il Consiglio dei Sei, è dalla parte degli Ibridi? O ha solo funzione di mantenere la pace? » indicò la parte di schema che le interessava, battendo con la penna sul foglio. Non abbassò comunque lo sguardo, tenendolo sul viso del Corvo. Aveva davvero dei bei occhi, gli occhiali non li nascondevano.
    « Non mi da' fastidio, comunque. » disse piano poi, riferendosi alla ciocca di capelli che si stava rigirando tra le mani. Involontariamente, indirizzò lo sguardo verso il tavolo. Da quando aveva iniziato a portarli lunghi, sua madre le toccava spesso i capelli, e anche Shelia si divertiva a farlo, decorandoli con ogni tipo di treccia e improvvisando acconciature. Ethan era un caso a parte, glieli spettinava solo per farla arrabbiare. Era abituata, se così si poteva dire, ormai non ci dava neanche più peso. Era Izar, la "novità".


    Izar Al Nair

    « Cos'è, io sgobbo e tu ti diverti? »
    Izar finse di non sapere di cosa stesse parlando, rigirando la ciocca di capelli come fosse sua e non dell'Aquila. « Per oggi ho sgobbato abbastanza ».
    In effetti si meritava una pausa, anche se non si era scervellato come al solito nello studio.
    « Comunque, dicevo: il Consiglio dei Sei, è dalla parte degli Ibridi? O ha solo funzione di mantenere la pace? »
    « No, mantenere la pace è prioritario » rispose lui, assottigliando lo sguardo mentre leggeva la parte interessata sul libro. « Pochi Angeli si sono realmente interessati a noi. Siamo degli esperimenti, in fondo ».
    Molte persone incontrate nel corso degli anni non avevano mancato di ricordargli la sua infida natura, a cominciare dai Demoni provenienti dalla famiglia di sua madre. In passato vi era stato un tentativo da parte di Samael di far riallacciare i rapporti fra lui e i tremendi zii, ma Izar si era sempre rifiutato di incontrarli, già conscio dei commenti che avevano in serbo per lui.
    Fece del suo meglio per eliminare la dose di veleno infusa in quelle ultime parole, e quando Altayr accennò al fatto che non le dava fastidio vedere qualcuno giocare con i suoi capelli li tirò leggermente per prenderla in giro. « Da piccolo mi attaccavo a quelli di Samael, ce li aveva lunghi fino al sedere, ma da qualche anno gli è presa una crisi di mezza età e ha deciso di tagliarli ». Quelli del Demone erano cremisi, simili a sangue, un netto contrasto con il caldo color cioccolato di lei, e molto meno curati rispetto ai suoi. Impossibile fare un paragone.
    La porta della biblioteca si aprì, e fecero il loro ingresso un paio di studenti con libri e quaderni sotto braccio.
    La ragazza indicò il loro stesso tavolo, e presero posto quattro sedie più in la, bisbigliando che da lì potevano evitare gli spifferi della finestra. Il ragazzo non parve molto convinto, ma alla fine capitolò. A giudicare dalla sua espressione delusa, sperava che ci fossero solo loro quel pomeriggio. Ah, Izar lo capiva benissimo.
    Un po' per rispetto, un po' perchè l'atmosfera di complicità era passata, lasciò andare i capelli e tornò a leggere insieme a lei il capitolo successivo. Il crack alla spalla si fece sentire di nuovo, così il Corvo si rimise a massaggiarlo come poteva. Sembrava partire tutto da un nervo all'altezza della scapola, ed era fastidiosissimo. « Come te la cavi con i massaggi? » chiese in un sussurro, per non farsi sentire dai nuovi vicini. « Sembra che qualcuno mi stia piantando un chiodo nella schiena ». La sua richiesta non aveva secondi fini. Certo che no, lui era un bravo ragazzo.
    Aveva solo voglia di godersi quei fugaci momenti insieme alla compagna mutaforma, sapendo che probabilmente sarebbe passato un altro mese prima di vederla di nuovo. Perchè non approfittarne? Lo studio poteva attendere qualche minuto.


    Altayr Clarity Windstorm

    L'Aquila smise di battere con la penna sul foglio, la parola "esperimenti" che le riecheggiava nella testa. Già, cosa credeva? Valevano meno di zero per le razze pure. L'aveva sperimentato sulla sua pelle in passato, ma anche recentemente non erano pochi quelli che l'avevano derisa per la sua natura. I suoi occhi lessero "Operazione Kratos" tra gli appunti del ragazzo: lì era cominciato tutto. Per quello, venivano considerati nient'altro che esperimenti malriusciti e cavie da laboratorio. Nonostante fossero passati anni e anni, era comunque difficile dimostrare il contrario. Era quasi una maledizione nascere mutaforma in quella società. Non per lei: Altayr andava fiera di ciò che era, sebbene l'essere presa di mira non la aiutava di certo. Strinse la penna e si morse il labbro. Da come lo disse, anche Izar sembrava averne sofferto. Forse la sua era una famiglia di mutaforma?
    "Mantieni la concentrazione."
    Sempre se concentrazione si poteva chiamare, dato che il ragazzo si divertiva a stuzzicarla. Le tirò una ciocca di capelli, e la mutaforma lo fulminò. L'espressione si addolcì vedendo comunque il sorriso sulle labbra di Izar.
    « Mica scemo. » disse sorridendo, riferendosi a Samael. Poteva anche esserseli tagliati perché il suo pupillo si attaccava ai suoi capelli, chissà. « Non riuscirei a vederlo con i capelli lunghi, sinceramente. » aggiunse. Se lo ricordava come un uomo alto e un po' trasandato, dai capelli cremisi e gli occhi dorati. Il loro primo incontro si poteva definire un po' stravagante, ma le era sembrato simpatico a pelle. Chissà come stava. Magari aveva già incontrato un'altra donna con cui divertirsi.
    Non fece altre domande, ributtandosi sugli appunti del Corvo. Rilesse velocemente ciò che aveva fatto fino ad allora, per poi andare avanti pian piano con la parte nuova. Inutile dire che ricordava solamente i concetti fondamentali. Ma lo stava facendo davvero per Izar? Oh, non scherziamo. Lui aveva avuto una grande influenza, poco ma sicuro: aveva accettato anche a causa sua. Ma non solo. Lo stava facendo per lei. Oddio, che esagerazione: aveva ben poca voglia di studiare, come al solito, e non lo stava facendo con piacere. Ma, in qualche modo, sentiva di star facendo una sorta di favore a sé stessa. Si stava impegnando a capire, cosa praticamente mai successa. Voleva capire cosa c'era scritto in quelle pagine e cosa era successo secoli addietro. Certo, in alcuni punti avrebbe volentieri mollato a metà, come faceva sempre, e invece non l'aveva ancora fatto. Ci stava mettendo un tempo considerevole, ma alla fine ci riusciva - senza poche difficoltà, ma capiva e assimilava. Faceva confusione, ma pian piano riusciva a rimettere in ordine i concetti. Studiare era difficile e impegnativo, ecco perché non lo faceva mai: non aveva voglia di applicarsi.
    « Come te la cavi con i massaggi? »
    Altayr voltò la testa di scatto, ritrovandosi Izar poco lontano da lei. Alzò entrambe le sopracciglia. Cosa aveva appena detto?
    « Scusami? » esclamò a voce alta. Cosa gli saltava in mente? Il suo sguardo cadde dietro le spalle del Corvo, e notò altri due ragazzi seduti al tavolo con loro. Non si era accorta che fossero arrivati altri studenti: erano entrati probabilmente mentre cercava di capire qualcosa sul Consiglio dei Sei e l'operazione Kratos. Ora capiva perché Izar stava parlando piano.
    La sua attenzione ritornò sul ragazzo di fronte a lei. Stava roteando di nuovo la spalla, e non ci mise molto a capire il motivo della richiesta di prima.
    « Tieniti il tuo dolore ancora un po', uccellino. » fece un mezzo sorriso in sua direzione. Avrebbe potuto fargli un massaggio veloce e via, però no. Gliela avrebbe data vinta troppo facilmente, non se ne parlava. L'aveva "accontentato" fino a quel momento, avrebbe potuto aspettare. Sentirsi in colpa? Macché.
    « Prima fammi finire qui. Poi ne riparliamo. » disse, alludendo agli appunti. Si avvicinò leggermente a lui, prima che si facesse prendere dall'imbarazzo, per farsi sentire nonostante il tono basso della voce. « Anche perché, non so se te ne sei accorto, non siamo più soli. » si allontanò, sorridendo divertita. Gli fece una piccola linguaccia e si rimise a leggere. Magari a finire non ci sarebbe riuscita, ma avrebbe dovuto aspettare, poco ma sicuro.


    Izar Al Nair

    Non era un no, ma un ne riparliamo dopo.
    Poteva andargli peggio. Soddisfatto, annuì con aria innocente, promettendo di aspettare buono buono che Altayr finisse la sua sessione di studio. Sì, aveva notato l'altra coppia di ragazzi, e quando si voltò per controllare la situazione incontrò lo sguardo sconsolato di lui, che stava chiaramente fingendo di scrivere mentre osservava di sottecchi la sua compagna. Izar gli fece un sorrisetto, come a voler dire "ti capisco, amico". Peccato che la tipa non fosse carina come l'Aquila seduta lì accanto, gli era andata male.
    Con una mano sulla spalla e l'altra a sostenere il mento, il mutaforma cercò di essere più produttivo, dando ad Altayr qualche informazione in più finchè leggeva gli appunti e correggendola su alcune nozioni. Per non aver mai aperto i libri se la stava cavando alla grande, comunque. Man mano che il tempo passava, fuori il cielo si faceva scuro, e il custode della biblioteca passò ad accendere qualche luce in più. Sebbene fossero quasi le cinque, sembrava già ora di andare a dormire. Ecco giustificato il sonno che stava venendo ad Izar. Approfittò di un attimo di pausa per sgranchirsi le ossa, evitando di sforzare la spalla, e tolse gli occhiali per riposare la vista. Senza di essi non distingueva le cose distanti, ma ciò che gli interessava era seduto alla sua destra, quindi poco importava.
    In un gesto volutamente infantile tornò a tirare una ciocca di capelli alla compagna di studio per richiamare la sua attenzione. « Altayr, quanto ti manca? Ho fame... e sonno. Ah, anche mal di schiena ».
    Era stupido interromperla proprio ora, ma si stava facendo tardi. Uno spuntino e un altro caffè doppio erano d'obbligo per lui, se voleva mantenere il cervello attivo ancora per un po'.


    Altayr Clarity Windstorm

    A dirla tutta, si sarebbe aspettata qualche "ribellione", per così dire, da parte di Izar. Invece no: il ragazzo acconsentì in silenzio, aiutandola a finire di studiare. Era imprevedibile. Non sapeva tante cose di lui, e ciò glielo dimostrò. In un modo o nell'altro, la stupiva ogni volta, e il suo povero stomaco ne risentiva. Era da quando si era seduta al tavolo con lui che non faceva altro fare capriole. C'era qualcosa che non andava in lei, decisamente.
    Andò avanti con il programma, che diventava sempre più complesso. Date che sbucavano da ogni dove, battaglie tra continenti, persecuzioni e esperimenti. A dirla tutta, se prima pensava di potercela fare, ora avrebbe volentieri tirato il libro dalla finestra. Aveva una gran confusione in testa, e dovette rileggere molte volte pezzo per pezzo per capirci qualcosa. Rischiava di scoppiare da un momento all'altro per l'overdose di informazioni. Il Corvo era vicino a lei, la sua unica rassicurazione, e cercava di facilitarle il lavoro. Altayr apprezzava, davvero, ma il suo cervello si stava sciogliendo pian piano, e la concentrazione veniva meno. Ripeteva a voce alta, ma erano più le cose sbagliate che quelle giuste. Non si stava scoraggiando, più che altro irritando.
    All'ennesima rilettura del paragrafo, lo sguardo di Altayr volò sul viso di Izar, alla sua sinistra, inconsapevolmente. Quando se ne rese conto, tornò a focalizzarsi sul libro, le guance leggermente colorate. Che seccatura. Ora non se ne rendeva neanche conto? Meraviglioso. Non lo faceva apposta, non voleva guardarlo. Cioè, sì, in realtà voleva, ma...
    "Che urto!"
    Cosa aveva quel Corvo per avere una tale influenza su di lei? Era carino, sì, e gentile, ma allo stesso tempo le piacevano i loro piccoli battibecchi e il modo in cui le rispondeva o la stuzzicava. E quando si avvicinava a lei per parlarle, anche. Non era diverso da alcuni ragazzi che conosceva, ma Izar riusciva a farle abbassare la guardia con un niente.
    Sbuffò piano, per poi guardare verso i due ragazzi appena arrivati. Erano uno davanti all'altra, e sembravano studiare. O almeno, lei lo stava sicuramente facendo, lui scriveva e poi alzava lo sguardo per guardarla. Sorrise.
    « Che carini. » sussurrò a Izar, che a quanto pareva li aveva notati anche lui. Sembrava scambiarsi sorrisi complici con il vicino, e la cosa la divertì.
    Il cielo aveva cominciato a scurirsi, sebbene fosse ancora pomeriggio. Ecco, anche per questo l'inverno non le andava proprio giù: le giornate diventavano sempre più corte. A malincuore, tornò a fissarsi sui libri, la testa sorretta dalle mani da entrambe le parti.
    Sentì poi qualcuno tirarle i capelli, di nuovo, e lei si voltò fulminandolo, di nuovo. « Ci rinuncio. » rispose, chiudendo con ben poca attenzione i libri di storia. Allungò le braccia verso l'alto e si voltò con tutto il busto verso il ragazzo. « Ho studiato per almeno un mese in un paio d'ore. » aggiunse. « Non voglio più vedere un libro scolastico almeno fino all'inizio dell'anno nuovo. »
    Izar accennò al fatto che aveva fame, e la cosa la toccò particolarmente. Anche a lei l'idea di fare merenda non dispiaceva affatto. Nel corridoio adiacente c'erano un paio di distributori e nella giacca aveva qualche spiccio, bastavano per una merendina o una bevanda calda.
    Si alzò dal posto, rimettendo a posto la sedia e abbandonando un attimo Izar per restituire il libro. Tempo un minuto, e fu di nuovo da lui.
    « Andiamo a farci uno spuntino? » sorrise. Il Corvo aveva anche accennato al sonno e al mal di schiena, e Altayr lo colpì piano con il gomito. « Ti aiuto a portare i libri allora, per il sonno esiste il caffè. » disse, come fosse la cosa più semplice del mondo. Prese in mano un paio di libri, non badando tanto alla grandezza, e si avviò verso l'uscita della biblioteca, non prima aver lanciato un'occhiata alla coppietta di studenti. La ragazza non sembrò accorgersene, il ragazzo pareva voler costruire loro un altare da come li stava guardando.
    « Se ti addormenti in mia compagnia, però, non la passerai liscia. » fece poi, aprendo la porta e uscendo in corridoio, dedicandogli uno sguardo di finta minaccia.
    Il massaggio non se lo era dimenticata, semplicemente lo aveva omesso dai consigli contro il mal di schiena. Izar sembrava averlo voluto rimarcare, ma forse era solamente stata una sua impressione. Gli aveva detto comunque che ne avrebbero riparlato, chissà.


    Izar Al Nair

    « Andiamo a farci uno spuntino? »
    Izar annuì, contento di essere assecondato. La ragazza aveva deposto le armi, dicendo di aver studiato a sufficienza in quelle poche ore. Doveva essere stato davvero un trauma per lei. Si offrì di aiutarlo a portare i libri, e senza aspettare una risposta prese i due più pesanti e si avviò fuori dalla biblioteca. Il Corvo la seguì in fretta, rimettendo gli occhiali per non sbattere contro qualche tavolo, e si scambiò un pollice alzato con lo studente che stava lasciando solo assieme alla compagna. Un po' di solidarietà maschile non guastava.
    « Se ti addormenti in mia compagnia, però, non la passerai liscia. » lo minacciò fintamente lei, mentre entrambi si avviavano verso i distributori automatici per prendere un caffè. Izar regolò il passo in base al suo, così da poterle camminare a fianco, e sfoggiò uno dei suoi ghigni impertinenti. « Con te vicino non riuscirei mai a prendere sonno. Devo tenerti d'occhio, vista la facilità con cui ti fai male ».
    Una volta davanti ai distributori, il ragazzo puntò immediatamente a quello delle bevande, inserendo gli ultimi spiccioli rimasti in tasca per un caffè doppio. Niente a che vedere con quello che sapeva preparare lui, ma ci si doveva accontentare. Avrebbe placato sia il sonno che la fame. Attese che Altayr prendesse la sua parte, e poggiò i libri sul davanzale basso della finestra dove di solito si sedevano gli studenti. Nel giardino esterno le fronde degli alberi si muovevano appena, ed il cielo era ricoperto di nuvole bianche. Probabilmente stava per nevicare anche lì. Nella sua casa di Ta Nulli la neve arrivava già verso metà novembre, e ripulire il tetto e il viale ogni giorno era una vera seccatura. Chissà come se la stava cavando Samael in sua assenza. Dopo aver consegnato la ricerca si sarebbe preso un paio di giorni per andarlo a trovare.
    « Odio la neve » borbottò tra sè, « beh, l'inverno in generale. Sarà perchè sono nato in primavera ».
    Da quel che sapeva, il giorno della sua nascita vi era un gran caldo rispetto alle temperature normali di Sunda. Se le dicerie delle donne anziane erano vere, le persone nate nelle stagioni calde erano più affini a quei climi.
    « Ora che ci penso, non so quand'è il tuo compleanno ». Era una riflessione ad alta voce, in realtà, ma alla fine l'aveva detto. Non che avesse intenzione di presentarsi da lei con un mazzo di fiori, chiaro, ma era buona educazione fare gli auguri. Sì, certo. Che ragazzo educato che era. Mentire a sé stesso così a lungo non poteva fargli bene, e se ne sarebbe accorto presto.


    Altayr Clarity Windstorm

    Il ragazzo seguì Altayr di fretta, diretti alle macchinette. Con quel freddo, le ci voleva qualcosa di caldo, magari una cioccolata o un cappuccino. Non stravedeva per il caffè del distributore, era più acqua che altro. Avrebbe voluto mettersi qualcosa sotto i denti, ma i soldi non le bastavano e preferiva di gran lunga una bevanda bollente.
    « Con te vicino non riuscirei mai a prendere sonno. Devo tenerti d'occhio, vista la facilità con cui ti fai male. »
    « Ehi, non è vero! » esclamò ridendo, colpendolo con la spalla mentre stavano camminando. « Solo perché mi hai soccorsa quella volta a Ta Nulli, non significa che io sia un caso disperato. » lo bacchettò con un sorriso spavaldo mentre aspettava che il Corvo scegliesse la bevanda al distributore. Era conscia di essere imbranata, purtroppo, e questa suo difetto, qualche volta, l'aveva esposta in seri pericoli durante qualche missione. Ma non le sarebbe dispiaciuto se fosse stato Izar a prestarle aiuto, in caso.
    "ALTAYR!" pigiò con forza sul bottone accanto a "cioccolata calda", selezionando poi 3 palline di zucchero. Doveva smetterla. Il problema però è che non se ne rendeva conto. Cioè, sì, si rendeva conto che pensava queste cose, ma non capiva perché e da dove uscivano fuori. Era una seccatura, una grande seccatura, e doveva darsi un contegno. Una volta presa in mano la cioccolata, appoggiò i libri dove li aveva messi il ragazzo, vicino alla finestra. Rivolse lo sguardo all'esterno, dove tutto aveva preso una sfumatura candida. L'inverno era alle porte ormai. Magari avrebbe nevicato, chissà.
    « Neanche a me entusiasma granché come stagione. » disse, in risposta a Izar. « Però la neve mi piace. » paradossalmente, adorava giocare in mezzo alla neve o guardarla dalla finestra. Era la parte più divertente dell'inverno, per non parlare delle battaglie a palle di neve. Se avesse nevicato davvero, la mattina dopo avrebbe avuto un modo alternativo di infastidire qualcuno di passaggio.
    Il ragazzo accennò al fatto di essere nato in primavera, e lo sguardo di Altayr si illuminò.
    Ariete, Toro o Gemelli. I segni zodiacali primaverili. Non si era ancora impegnata a indovinare il segno di Izar, ma avrebbe rimediato subito. Almeno aveva un campo ristretto, molto più semplice. Assottigliò lo sguardo su di lui, sorseggiando la cioccolata.
    "Ariete lo escluderei. E' un segno iracondo, non avrebbe avuto la pazienza di starmi dietro fino ad adesso, altrimenti." Un Ariete d.o.c le avrebbe chiuso il libro a metà e trascinata fuori a fare qualcos'altro, o se ne sarebbe andato da solo, non se ne parlava. Tra Toro e Gemelli, il più paziente era sicuramente il primo, ma non gli dava l'impressione di essere un segno di terra. Lo conosceva così poco, però. Per scoprirlo, c'era solo una cosa da fare.
    « Quand'è il tuo compleanno? » fecero la stessa domanda contemporaneamente, e l'Aquila rise. « Ops. Il mio è il 6 ottobre. » rispose, aspettando che il ragazzo dicesse il suo.


    Izar Al Nair

    Ma dai, Altayr era del segno della bilancia? Le sembrava più il tipo che prendeva tutte le situazioni di testa, anzichè essere equilibrata e riflessiva. Però come elemento ci prendeva in pieno.
    « 20 Maggio » rispose, sorridendo del fatto che si fossero rivolti la stessa domanda nello stesso momento. S'impose di non andare a leggere tutte le riviste di gossip che Samael teneva sopra a quelle sconce per cercare l'affinità tra loro. Non era ancora cotto fino a questo punto, proprio no. Portò il bicchierino di caffè alle labbra, e subito la condensa gli appannò gli occhiali. Con un sibilo infastidito li tolse, mettendoli appesi nell'incavo della camicia, e fu costretto ad assottigliare lo sguardo per vedere meglio la compagna. In molti lo scambiavano per un gesto di sfida, così si affrettò a spiegare.
    « Ah, non ti sto guardando male. La mia vista è pessima quando si tratta di vedere cose più distanti di dieci centimetri ». Lasciò per un istante che la sua parte di mutaforma prendesse il sopravvento, dosando la giusta quantità perché solo gli occhi ne risentissero. Da Corvo, l'intera iride si colorava di verde, coprendo anche il bianco attorno, e la pupilla si assottigliava leggermente.
    Il brutto di compiere quella trasformazione era che le sue emozioni demoniache, di solito sotto controllo, tendevano a prendere il sopravvento sulla parte razionale del cervello. Il modo in cui la stava osservando ora aveva dell'indecente, glielo leggeva in faccia.
    « Così ci vedo, ma è un po' scomodo » ammise, per insabbiare la questione. Il tono di voce si era fatto pericolosamente basso. Fece un grande sforzo di volontà e tornò a guardare fuori, la parte animale che scemava per tornare al suo posto. Non riusciva a concentrarsi nemmeno sul gusto acquoso del caffè, e in breve il paesaggio gli apparve sfocato.
    « Comunque » continuò, schiarendosi la gola, « se ti piace la neve a casa mia ce n'è un sacco. Samael non si prende il disturbo di toglierla dal giardino, quindi posso solo immaginare in che stato la troverò ».
    Finito il caffè, Izar gettò via il bicchiere e tornò a guardarla, stavolta con molta meno malizia.
    « Cosa vuoi fare, ora? Ti va di continuare o per oggi terminiamo qui? ».
    La vedeva provata dallo studio, quindi poteva immaginare la risposta. Gli dispiaceva non passare più tempo con lei, ma era necessario se non voleva rendere troppo evidente la sua infatuazione da quattro soldi.


    Altayr Clarity Windstorm

    « Ah, Toro! Lo sapevo! »
    No che non lo sapeva, ma era una delle due opzioni. Quindi in parte ci aveva preso, ecco. Il 20 maggio era l'ultimo giorno del Toro, quindi aveva anche la cuspide in Gemelli. Alla fine aveva influenze da entrambi i segni, dunque. Il suo intuito da astrologa provetta non deludeva mai. O comunque raramente.
    In un libro, una volta, aveva letto a proposito del Toro una frase che le era rimasta impressa: "Si potrebbe dire che siete sia l'oggetto inamovibile sia la forza irrefrenabile". Per quanto poco lo conosceva, avrebbe collegato quell'affermazione ad Izar, decisamente.
    Invece di fissarsi su calcoli astrologici e quant'altro, Altayr 'ammirò' gli occhiali del Corvo appannarsi e il palese fastidio da parte sua. La ragazza ridacchiò piano, nascondendo la risata bevendo un altro po' di cioccolata. Lui se li tolse, assottigliando poi lo sguardo nella sua direzione. Sembrava la stesse fulminando con lo sguardo, o ce l'avesse con lei. A quanto pare, non ci vedeva granché bene, e il ragazzo glielo confermò poco dopo.
    « L'avevo intuito, tranquillo. » disse, facendo un gesto con la mano per sottolinearlo.
    « Però, è... strano? Insomma » fece una pausa per soffiare un po' sulla cioccolata. « Pensavo che tutti i mutaforma uccello avessero una vista... »
    Izar la stava guardando, ma non erano i suoi soliti occhi. Erano completamente verdi, la pupilla si era ristretta. « ...ottimale. » concluse con un filo di voce. Cosa gli stava accadendo? Era forse una delle sue abilità da mutaforma? Non era spaventata, più che altro lo trovava singolare. Non aveva mai visto una cosa simile.
    Il ragazzo si spiegò dopo, e notò che anche il tono di voce era cambiato. A quanto pare, usando quel potere, riusciva a vedere da lontano. Riusciva a collegare quella pseudo-metamorfosi solamente alla sua natura di corvo. Lei non era capace di fare una cosa del genere, non ne aveva bisogno: ci vedeva benissimo, la sua vista da volatile era eccellente, come quella dell'animale di cui aveva ereditato il DNA. Fece per chiedergli se stesse bene, ma Izar si riprese in fretta, cambiando argomento.
    La ragazza sospirò piano, lasciando da parte la questione.
    « Chissà che spettacolo! » esclamò, immaginando la casa di Izar circondata dalla neve. « Magari è un po' meno bello per te che devi spalarla, certo. » aggiunse subito, ricordandosi di ciò che aveva detto il ragazzo a proposito dell'inverno. « Ma le battaglie a palle di neve sono il massimo! » sì, magari adesso il Corvo avrebbe pensato a quanto Altayr fosse infantile, ma era più forte di lei. Una battaglia a palle di neve non se la negava mai, in inverno.
    Il suo sguardo ritornò su Izar, che stava guardando fuori dalla finestra. Non aveva più quegli occhi, ne fu sollevata. In quel momento erano di quel verde profondo che le piaceva tanto, e correvano sul paesaggio all'esterno.
    « Di studiare ancora non se ne parla » disse, in risposta alla domanda di Izar. A differenza sua, l'Aquila nona aveva ancora finito di bere. « E poi tu hai una ricerca da finire, no? » svuotò definitivamente il bicchiere e provò a centrare il cestino dalla distanza. Lo mancò, come al solito. Sbuffò, avvicinandosi e buttandolo.
    « Meglio se tolgo il disturbo. » si stava ripresentando la medesima situazione dell'ultima volta che si erano visti: avrebbe voluto passare più tempo insieme a lui, ma non lo avrebbe mai ammesso. Gli sorrise, aspettandosi... cosa? Un saluto? Una qualsiasi scusa per poter parlare ancora un po'?
    « Buono, ehm, studio, allora. » dondolò sui piedi. Non voleva andarsene, ma non poteva restare. Che sensazione orribile.


    Izar Al Nair

    Ah, giusto. La ricerca. Era passata totalmente in secondo piano dall'arrivo della ragazza. Ed ora eccola lì, che cercava di sfuggirgli come al solito con la scusa del disturbo. Izar ricordò allora un vecchio piano che aveva escogitato tempo addietro, e che forse poteva tornare utile. Le fece segno di aspettare, e strappato un angolo di foglio dal quaderno si mise a scrivere una serie di numeri. « Se ti servono altre lezioni private o ti si rompe di nuovo la gamba, chiamami pure. Volerò da te in un attimo, impegni permettendo ». Le consegnò il ritaglio di carta con un sorrisetto da vecchia volpe, felice di averle dato un modo per contattarlo. Non sapeva se l'avrebbe fatto, ma sperava di sì. Passava sempre troppo tempo tra i loro incontri. « E ti avviso. Finora non mi ha mai battuto nessuno a palle di neve ».
    Samael lo lasciava vincere di proposito, in realtà, e i bambini del vicinato non sopportavano i suoi dispetti e si stancavano in fretta di giocare. Una piccola bugia per incuriosirla, niente più. Per assicurarsi che Altayr non avesse frainteso, le si avvicinò con lo sguardo di un rapace che punta la preda, fino ad abbassarsi al suo orecchio e sussurrarle: « Il massaggio lo prenoto per la prossima volta, allora ». Non se ne sarebbe dimenticato tanto facilmente. E poi era divertente vederla arrossire.


    Altayr Clarity Windstorm

    Aveva fatto in tempo ad allontanarsi da lui di un paio di passi, prima che Izar le chiedesse di aspettare. L'Aquila acconsentì in silenzio, fermandosi sul posto. Il ragazzo prese a scribacchiare qualcosa su un foglietto, che poi le diede sorridendole in modo furbo. Altayr alzò un sopracciglio, guardandolo in viso, prima di abbassare lo sguardo sul pezzo di carta. Vi erano scritti una serie di numeri: la prima cosa che la sua mente da cacciatrice elaborò fu quella di pensare che fosse un codice segreto, ma non si rivelò tale, ovviamente.
    "Ma che vai a pensare, cretina." si diede della stolta, e quando il Corvo le disse che le aveva appena passato il suo numero di telefono, Altayr sorrise tra sé e sé per poi alzare lo sguardo. Perché si sentiva felice di avere finalmente un modo per contattarlo? Le aveva dato il suo numero di cellulare, e allora? Perché continuava a sorridergli? Oh cielo, stava diventando un caso clinico.
    « Ci conto eh. » fece, piegando in due il foglio e tenendoselo in mano. In tasca sarebbe potuto cadere, meglio non rischiare.
    « C'è sempre una prima volta, uccellino. » non sapeva contro chi si stava mettendo: era una giocatrice professionista di palle di neve. Altayr aveva il vizio di prendere ogni cosa molto seriamente, e le battaglie tra la neve non facevano eccezione: tra i suoi colleghi, erano pochi quelli in grado di tenerle testa. Da piccola non si era mai divertita insieme agli altri bambini, e sua madre preferiva restarsene al calduccio quando nevicava. Ergo, questa sua passione per le battaglie di palle di neve l'aveva scoperta solo recentemente.
    « Preparati: la sconfitta è una pillola amara da mandare giù. » esibì un sorriso spavaldo, sicura di ciò che diceva. Non ci sarebbe andata piano solo perché si trattava di lui. Che poi, avrebbe potuto interpretare ciò che Izar le aveva appena detto come un invito a rivedersi ancora? Forse-
    "Nah, perché dovrebbe esserlo?" pensò, sospirando piano. Era un sospiro di sollievo misto a delusione. Non le piaceva tutto quel misto di sensazioni. Erano fastidiose e invadenti, e si amplificarono all'inverosimile quando il ragazzo si abbassò per parlarle all'orecchio. Sentì un brivido lungo la schiena, e le sue guance passarono dall'essere candide a rosse.
    « Sì, sì. » mugolò, ridendo piano, allontanando Izar con una leggera pressione della mano sulla sua guancia. « Solo se vinci a palle di neve, ovviamente. Te lo devi guadagnare. » sorrise, sperando con tutto il cuore che il rossore fosse diminuito. Il Corvo sembrava divertirsi a prenderla in contropiede.
    « Ci sentiamo, allora. » disse, decidendosi a percorrere il corridoio in senso inverso, in direzione della propria stanza. Si voltò prima di imboccare le scale, in tempo per vedere la grande porta della biblioteca chiudersi con un leggero tonfo. Sorrise tra sé e sé, salendo i gradini a due a due.
    Aveva detto "la prossima volta".
     
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