My Only One

Noel x Evelya - Nimit

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    - Sophisticated with a hint of slutty -

    Group
    Bae ♥
    Posts
    329
    Cucchiaini di Nutella
    +112

    Status
    anonymus

    Evelya Sadalmelik • Angelo • 18 anni • Scheda
    • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – •

    6 Aprile - Nimit (Festa di Primavera)

    Le ultime luci del giorno illuminavano le ampie vie di Nimit, adorne di lanterne appese e ghirlande di fiori. Ai lati delle strade iniziavano già ad aprire i primi banchetti, nell'aria un delizioso profumo di cibo. Il clima festivo sembrava influenzare chiunque, i bambini in particolare, ed Evelya fu costretta ad interrompere il suo lavoro per la terza volta per recuperare un pallone finito tra i vasi di piante di Annery. Non che le desse fastidio, ma era ansiosa di terminare il compito e godersi la festa di primavera. Le restava un'ultima consegna da fare, poi sarebbe stata libera di incontrare Noel e godersi la serata. Solo l'idea la fece sorridere. Attendeva quel giorno da tutta la settimana, con ansia crescente, ed aveva passato il tempo cercando dei vestiti adatti, un'acconciatura che si addicesse al clima caldo e umido della stagione, e una serie di domande da porre al Demone a cui non ancora non sapeva dare risposta. Ricordò in un istante il bacio di congedo che le aveva posato sulla guancia, e divenne rossa da capo a piedi. Quella era stata la riprova che la gente di Nimit usasse quegli innocenti gesti per salutarsi. Lo aveva visto fare dalle colleghe al lavoro, e subito si era informata al riguardo, raccontando alle due ragazze che lavoravano con lei cos'era accaduto la sera della festa universitaria. Louise e Mabel si erano scambiate uno sguardo complice, malizioso, per poi dirle che per gli amici era normalissimo, quasi quanto una stretta di mano. Evelya si era tolta un peso all'istante. Era talmente immersa nei suoi pensieri che non si accorse della figura frapposta tra lei ed il banchetto a cui era diretta, dove la titolare le aveva detto di consegnare l'ultimo mazzo di rose rosse. Era talmente grande da oscurarle la vista, ma con un po' di attenzione avrebbe potuto evitare la persona davanti a lei.
    « Oh, mi perdoni! » disse, indietreggiando di un passo perchè i fiori non si rovinassero. Rimase senza parole quando incontrò lo sguardo penetrante dell'uomo in questione, un tizio allampanato dalla pelle chiarissima ed i lunghi capelli neri, lasciati sciolti sulla schiena. All'altezza delle tempie spuntavano delle corna ricurve dall'aspetto inquietante, eppure lei non poté fare a meno di bisbigliare un "wow" a bassa voce, come ipnotizzata. Un Demone in carne ed ossa, che fortuna! Aveva alcune cose in comune con Noel, come i canini pronunciati ed il taglio ferino degli occhi, ma le sue iridi color sangue non la guardavano con la stessa gentilezza che lui le riservava. Anziché indignarsi, lo sconosciuto fece un mezzo sorriso, scandagliandola centimetro per centimetro con aria quasi famelica.
    « Un fiore tra i fiori, mh? ». Evelya non capì, sempre più stretta al mazzo di rose come fosse uno scudo. Lui si chinò e raccolse un fiore che le era sfuggito durante lo scontro, portandolo alle narici. Aveva qualcosa di strano, di sovrannaturale, una bestia imprigionata nel corpo di un uomo fin troppo magro per la sua altezza. Con un gesto secco recise il gambo finchè non rimase solo lo stelo, e andò a posare la rosa sul capo dell'Angelo, la dove si intrecciavano i capelli a mo' di coroncina. Evelya era completamente sopraffatta, non riusciva nemmeno a muoversi.
    « La prossima volta fai più attenzione, occhi d'oro » la ammonì, prima di proseguire sulla via principale e lasciarla libera. - Quello è il tipo di Demone che la mia famiglia teme. Non aveva niente a che fare con Noel -. No, il rosso era tutt'altra cosa. Non dava l'impressione di volerla uccidere con lo sguardo, almeno. La biondina riprese a respirare piano, scuotendo il capo e tornando sui suoi passi. Non poteva tardare all'appuntamento. Lasciò il mazzo di rose allo stand indicato dalla titolare, un banchetto grazioso che vendeva pietre preziose e gioielli fatti a mano, un vero spettacolo. Scambiò qualche parola con la donna dietro al bancone, finché il rintocco delle campane segnò le otto in punto, ovvero l'ora concordata dai due ragazzi per l'incontro. Evelya prese congedo con un inchino e puntò alla grande fontana al centro della piazza, controllando nel mentre che la camicetta fosse ben abbottonata e rimborsata nei pantaloncini a stampe floreali, scelti per restare in tema. Ormai aveva fatto l'abitudine a lasciare le gambe libere da pesanti abiti voluminosi. Un vero sollievo, e agevolava i movimenti. Vide la sagoma slanciata del Demone da distante e già il cuore iniziò a battere forte, come avesse appena finito una maratona. Alla luce del tramonto i suoi capelli sembravano ancora più rossi del solito, dettaglio che la lasciò senza parole. Noel le dava le spalle, fissando un punto imprecisato della piazza, ed Evelya richiamò la sua attenzione posando la mano sul suo avambraccio. Le colleghe, oltre ad aver curato il suo aspetto per l'occasione, si erano prodigate in consigli da veterane, dicendole che un bacio sulla guancia o un abbraccio valevano come un banale saluto tra conoscenti. Raggiungere il viso di lui era impossibile (ed imbarazzante), dato che arrivava appena all'altezza delle clavicole pur alzandosi sulla punta dei piedi, quindi non le restava molta scelta. Fu un'operazione veloce: circondò il busto del ragazzo e strinse lievemente, per poi ritirarsi e sorridere al limite dell'imbarazzo. « C... ciao, aspetti da molto? » chiese, incerta su come comportarsi per dissimulare la timidezza. In quel fugace istante aveva assaporato di nuovo il suo calore corporeo, raccogliendo un accenno del profumo che aveva avuto vicino durante il loro volo insieme. Si sentiva già frastornata dal mare di sensazioni che l'assalivano quando Noel era nei paraggi, chissà come avrebbe fatto a sopravvivere alla serata.
    « Andiamo a mangiare? ». Un'ottimo diversivo, ed aveva veramente fame. Lo stand più gettonato era quello di pizza e panini, e anche se lei non amava molto il genere, quello che aveva visto era riuscito a farle brontolare lo stomaco. Se fosse riuscita a concentrarsi sul cibo, forse i battiti martellanti del cuore si sarebbero calmati, e la voglia di abbracciarlo di nuovo avrebbe smesso di occuparle la testa.
    « Ah, sai che prima ho visto un Demone? Mi ha fatto un po' paura, ad essere sincera » ammise. « Aveva perfino le corna, come quelli che si vedono sui libri ».
    Stavano camminando uno accanto all'altra, quindi Evelya non riuscì a decifrare la reazione di Noel. Che trovasse noiosa la sua ossessione per i Demoni? Essendolo lui stesso probabilmente sì. La fanciulla si impose un minimo di autocontrollo, accantonando la questione per momenti più opportuni. « Per ora tu resti il migliore che conosca ».
    La buttò sul ridere, un sorrisetto canzonatorio a fargli capire che deteneva ancora il primato di miglior Demone in circolazione. Nessun altro le sarebbe mai piaciuto come lui, di questo era certa. Lo sguardo adorante passò dal viso del rosso alle loro mani, vicine quasi al punto di sfiorarsi. Non aveva mai pensato ad un'eventuale vita sentimentale, dato che lo status di marito e moglie non era altro che un simbolo, l'unione di due famiglie ed i loro possedimenti. Quando partecipava ai ricevimenti i suoi occhi erano puntati a terra, in attesa che la madre gli indicasse qualche giovane con cui attaccare bottone, ma mai si era soffermata sull'aspetto esteriore dei pretendenti, o aveva pensato che sarebbe stato piacevole passeggiare con loro per le vie della città. Il romanticismo non era per i nobili. - E io ho perso il mio titolo molto tempo fa -. Vedeva Noel per quello che era, un Demone affascinante e carismatico, sempre pronto a punzecchiarla e farle imporporare le guance. Non era il figlio di chissà quale casata, buono solo per il denaro che possedeva, e lei ne era attratta inevitabilmente.
    Louise doveva averlo capito, visti i consigli che le aveva dato. Prendersi per mano, imboccarsi a vicenda, gironzolare a braccetto... tutte cose normali, per coppie normali, ma i due non erano una coppia, doveva tenerlo a mente, o avrebbe rovinato quel flebile legame che c'era tra loro.

    • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – •
    « Parlato » - Pensato -

    Code by Kalameet

     
    Top
    .
  2.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Group
    The Queen, babe
    Posts
    3,529
    Cucchiaini di Nutella
    +360
    Location
    wasteland

    Status
    anonymus


    Noel controllò per l'ennesima volta le previsioni del meteo prima di uscire, ed esultò quando vide che avrebbe fatto bel tempo per tutta la serata, e anche le temperature si sarebbero alzate leggermente. Ormai la primavera aveva preso piede a Nimit, e lui, amante del sole e del caldo qual'era, non poteva che esserne soddisfatto. Aggiungiamo anche il fatto che avrebbe passato qualche ora con la ragazza che occupava ogni suo pensiero da qualche giorno, e poteva toccare il cielo con il dito. Una volta fuori di casa, riuscì a raggiungere la fermata dell'autobus e a prendere per un soffio quello che lo avrebbe fatto arrivare in tempo in centro città. Durante il tragitto stette tutto il tempo in piedi, non riuscendo a starsene seduto e fermo. Prima della festa, era riuscito a far visita al negozio di Evelya prima che chiudesse solamente un paio di volte, e non era riuscito a fermarsi per più di un quarto d'ora. Il sorriso dell'Angelo riusciva sempre a fargli scattare qualcosa nella testa, e per una manciata di attimi Noel non riusciva a concentrarsi su nient'altro. Era emozionato, decisamente, quasi in modo infantile. Lo riconosceva, Jack prima di terminare il turno lo aveva anche preso in giro, ma non riusciva a farci nulla. Magari, quella sera sarebbe riuscito a scoprire se ciò che provava poteva considerarsi qualcosa degno di un nome o meno.
    Scese dal mezzo alla fermata sbagliata, ma se ne accorse troppo tardi e gli toccò farsi un pezzo di strada a piedi. Il centro di Nimit era decorato con lanterne e tripudi di fiori colorati, e ai margini delle strade erano allestite bancarelle di ogni tipo. Fu incuriosito da un banchetto dove erano esposti moltitudini di cd, ma la sua morale gli impose di andare in piazza senza farsi distrarre ancora. Il luogo dell'appuntamento era proprio quello, ma guardandosi in giro non notò Evelya nei paraggi. A quanto pareva era in anticipo. Lo sguardo si perse ad osservare la gente intorno a lui, e l'allegra atmosfera che pervadeva la città non poté che faro sorridere tra sé e sé. Nel Luhd Tasuh non esistevano feste del genere, le manifestazioni di paese erano rare come l'acqua nel deserto. Non che non esistessero, ma i Demoni preferivano divertimenti più chiassosi, giusto per fare baldoria e creare scompiglio. Invece, lì si sentiva solo un allegro chiacchiericcio, nessuna persona intenzionata a rovinare la serata. Quella di Noel sarebbe stata difficile da rovinare, ogni volta che si trattava del suo Angioletto preferito gli si illuminava il volto senza che se ne accorgesse.
    Il rosso sentì un tocco leggero sull'avambraccio, e voltandosi sperò con tutto il cuore che fosse lei. Non ne rimase deluso, e le dedicò un sorriso a trentadue denti. « Evie! » esclamò appena la vide, non preoccupandosi di celare il suo entusiasmo. La ragazza lo sorprese con il gesto che fece subito dopo: lo strinse in un abbraccio, troppo veloce affinché lui potesse ricambiarlo. Era evidente che lei fosse più bassa di lui - una trentina di centimetri circa, più o meno? - ma si stupì quanto potesse essere piccina e fragile in confronto al ragazzo. Era così adorabile! Ne sarebbe potuto morire, sul serio.
    « Da un'eternità » scherzò lui, per poi aggiungere velocemente: « Sono arrivato da qualche minuto, tranquilla » gli occhi ametista del Demone incontrarono quelli dorati di lei, per poi scendere sulle guance rosee, ormai tendenti al rosso, e un sorriso sghembo di fece strada sulle sue labbra. « La prossima volta che mi abbracci, vediamo di farlo durare più a lungo » fece, l'improvviso rossore della ragazza a contrastare con i capelli chiari elegantemente acconciati. Percorse la sua figura esile da capo a piedi, e non poté fare a meno di pensare che i colori pastello le stessero d'incanto. Beh, sarebbe stata bella anche con un sacco di iuta addosso.
    « Andiamo a mangiare? » Noel accettò di buon grado, facendo scomparire ogni traccia del ghigno di poco prima, affiancando la ragazza nel tragitto e adeguando il suo passo per non lasciarla indietro. Tra i numerosi banchetti avrebbero sicuramente trovato qualcosa da mangiare, ed Evelya sembrava muoversi sicura tra la folla, a quanto pareva sapeva già dove andare. Dall'alto del suo metro e ottantacinque di altezza, notò un dettaglio a cui prima non aveva fatto caso: l'Angelo aveva una rosa tra i capelli, proprio come il simbolo del suo casato. Cosa poteva essere se non un segno del destino?
    « Ah, sai che prima ho visto un Demone? » quell'affermazione non lo stupì granché: magari era uno dei ragazzi che aveva incontrato alla festa universitaria la settimana prima. Aveva scoperto di non essere l'unica creatura demoniaca in città, e ritrovarli a Nimit era stato un sollievo. Uno di loro aveva anche affittato un appartamento poco lontano da lui. Nel momento in cui aggiunse che le aveva messo inquietudine, Noel alzò un sopracciglio. Non era Evelya quella che adorava i Demoni e qualunque cosa vi fosse connessa? « Aveva perfino le corna, come quelli che si vedono sui libri » Noel tornò a guardare il fiore intrecciato alle ciocche bionde di lei. Era davvero geloso di un Demone con le corna, antiestetiche com'erano? Non sapeva nemmeno chi fosse, andiamo. Eppure, il fatto che potesse essere interessata ad un altro Demone oltre a lui gli fece aggrottare le sopracciglia. Era una cosa da niente, lo riconosceva, ma ne stava facendo una ragione di stato. Non era neppure la sua fidanzata - il solo pensarlo gli fece rigirare lo stomaco - non poteva permettersi certe scenate.
    « Per ora tu resti il migliore che conosca » l'Angelo sollevò il viso verso di lui, indirizzandogli un sorriso beffardo che lui non tardò a ricambiare. Le sue emozioni erano imprevedibili e focose, ma proprio come il fuoco arrivavano di colpo e si spegnevano senza preavviso.
    « Meno male, cominciavo ad esserne geloso » ammise, non trattenendosi dal farle un'occhiolino e ridendo insieme a lei. « Non mi piace essere secondo a qualcuno » borbottò in seguito. Chissà perché, la sua attenzione tornava sempre a focalizzarsi su di lei. Averla accanto era come se le fiamme che gli bruciavano dentro fin dalla nascita potessero farlo ancora più intensamente. Era il suo esatto opposto, e vista la loro posizione sociale non avrebbero dovuto nemmeno uscire insieme quella sera perché "sacrilegio!". Ma la sua sola presenza lo faceva stare bene, e ogni volta che sorrideva aveva voglia di stritolarla in un'abbraccio. Cos'altro contava?
    In un momento di distrazione, sovrappose la capigliatura chiara di Evelya a quella di Oliver, con cui aveva parlato giorni fa in merito alla questione "dama rubata". Erano riusciti a venirsi incontro, al lavoro non si evitavano e tornavano a casa in autobus insieme, come avevano sempre fatto dal loro arrivo nel continente ibrido. Rivide il sorriso gentile dell'Angelo mentre gli intimava di non preoccuparsi, che potevano considerarsi oramai rivali in amore - Oliver l'aveva detto scherzando, a Noel l'aveva presa sul serio - ma la tristezza che nascondeva non era sfuggita al rosso. Sul momento si era sentito un po' in colpa - un po' perché per il Demone seguire le proprie emozioni non era mai una cattiva scelta - ma ora guardando Evelya si rese conto di non volerla cedere a nessuno.
    "Calmo, non è di tua proprietà" anche lui aveva una vocina che gli imponeva di ragionare con il proprio cervello, strano ma vero. "Per ora." come non detto. Anche Amelia gli aveva intimato di andarci piano con lei, e l'autocontrollo del Demone sarebbe stato messo a dura prova ancora una volta.
    « Ti va un po' di pizza? Laggiù c'è uno stand » esclamò ad un certo punto, studiando i dintorni. « O sennò vedo anche qualcos'altro più in là... forse piadine? » infilò la mano in tasca, assicurandosi di avere il portafoglio con sé.
    « Comunque, davvero ti piacciono le corna dei Demoni? » la questione ancora lo perseguitava, e si abbassò al livello del viso di Evelya per controllare qualunque reazione avesse avuto mentre camminavano verso gli stand per cenare. Stava facendo un po' il melodrammatico, doveva ammetterlo, ma era la prima volta che la biondina esternava interesse per un Demone che non fosse lui. Con le corna, per di più. « Guarda com'è bella la mia fronte candida e immacolata! » Non lo aveva detto esplicitamente, ma sapeva della sua ammirazione e curiosità nei confronti della società demoniaca che non poté fare a meno di dirlo. Doveva assicurarsene, perché non sapeva se sarebbe stato disposto a farsene crescere un paio a dirla tutta.

    « Parlato » | "Pensato"

    « Noel Hamal Moore »
    demone • 20 years old • ariesx


    code © ruru
     
    Top
    .
  3.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    - Sophisticated with a hint of slutty -

    Group
    Bae ♥
    Posts
    329
    Cucchiaini di Nutella
    +112

    Status
    anonymus

    Evelya Sadalmelik • Angelo • 18 anni • Scheda
    • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – •
    L'Angelo accolse con un sorriso l'idea di mangiare della pizza, cibo che aveva scoperto solo di recente e che le piaceva da morire. Non assomigliava a niente che avesse già mangiato al castello, dove il cibo veniva servito in piatti giganteschi e porzioni microscopiche. Quando Noel dichiarò di essersi quasi ingelosito nel sentir nominare un altro Demone si misero a ridere entrambi, ma in qualche modo le era parso molto serio. « Sono sicura che come te non ci sia nessuno » disse, incapace di smettere di sorridere.
    Non era la razza a definire una persona, e Noel era certamente atipico nel suo genere. Si misero in fila davanti allo stand, già gremito di persone affamate, e il solo profumo riuscì a far brontolare la pancia della biondina.
    A giudicare dalla fila ci avrebbero messo un po', però vi erano tante panche libere per sedersi, quindi non si preoccupò della stanchezza che le appesantiva le gambe.
    Si sarebbe riposata dopo, a stomaco pieno. « Comunque, davvero ti piacciono le corna dei Demoni? » le domandò lui in un momento di silenzio, mentre era indaffarata a cercare il portafogli nei meandri della borsa.
    « Oh, sì. Le trovo molto esotiche. Somigliano a quelle dei draghi ». Da bambina ne aveva visti parecchi, essendo che i fratelli li usavano come cavalcature. Erano animali meravigliosi. In tutta risposta, Noel si chinò alla sua altezza e le mostrò la fronte liscia e nivea, vantandosi del fatto di non avere imperfezioni. Evelya trattenne una risata, coprendo la bocca per non sembrare troppo maleducata, ma trovava divertente il fatto che lui l'avesse presa così sul personale. Chi l'avrebbe detto che fosse tanto vanitoso!
    « Molto bella davvero, complimenti » scherzò, accorgendosi troppo tardi di essere a pochi centimetri di distanza dal suo viso. Riusciva a scorgere ogni minimo dettaglio, ogni pagliuzza violacea nelle iridi ametista, e le sue ciglia erano così lunghe da farle invidia. Dovette fare appello a tutta la sua forza di volontà per non affondare le dita nella chioma color fuoco, che quel giorno sembrava più invitante del solito. - Ma cosa vado a pensare? -. Ultimamente non si riconosceva più. Doveva essere l'influenza della nuova città. Anche il fatto che Noel le avesse chiesto di prolungare il loro abbraccio di saluto l'aveva lasciata perplessa. Non sapeva che ci fosse una durata minima, si era affrettata a concludere quell'atto imbarazzante il più in fretta possibile. Approfittò del fatto di essere in mezzo a tante persone per osservare e documentarsi, in modo da non fare una pessima figura alla prossima occasione. La festa di primavera era più una cosa per famiglie, il clima tranquillo favoriva le passeggiate tra i banchetti e vi erano molti stand di intrattenimento per i bambini. Ad un tratto si sentì tirare i capelli, e, allarmata, guardò subito dietro di sé: un bimbo dal viso rotondo e le guance paffute, sistemato sulle spalle del padre, aveva deciso di ingannare l'attesa giocherellando con la rosa che lo straniero le aveva posato sulla treccia. La madre lo rimproverò immediatamente, anche se ormai della rosa non restavano che pochi petali nel pugno chiuso del piccolo.
    « Scusa tanto, cara. Lo perdo di vista un secondo e guarda cosa combina ». Evelya scosse il capo, per nulla turbata. Era come se le avessero tolto un peso, a dirla tutta.
    « Gli piace il colore rosso, se non si fosse capito » sbottò, cercando di riprendere il fiore dalla presa salda del figlio.
    In effetti il pargoletto indossava un completo a tinta unita di un bel fragola acceso, con calzini e scarpe abbinate.
    « Piace tanto anche a me » ammise, posando una carezza leggera sulla testolina castana. Un buon momento per dirlo, con Noel così vicino. La signora indirizzò al ragazzo un sorriso furbesco, che lui parve contraccambiare subito, poi il bambino si accorse del Demone e sgranò gli occhi.
    « Ops, meglio portarlo via » disse il padre, mettendolo tra le braccia della donna. Suggerì di trovare un posto a sedere come diversivo, prima che Noel si ritrovasse con un esserino avvinghiato ai capelli, e lei si dileguò in fretta perchè non accadesse l'irreparabile. « Che carino » disse Evelya, le mani impegnate a rimettere la treccia al suo posto. « Da bambina avrei tanto voluto un fratello più piccolo, e invece sono stata l'ultima dei quattro ». Zachary aveva solo due anni più di lei, ed il suo comportamento infantile lo rendeva più simile ad un bambino di quanto non fosse, ma non era la stessa cosa. « Anche tu hai un fratello, vero? » chiese a Noel, mentre la fila si accorciava, « è un medico come te? ». Ogni volta che immaginava la famiglia del Demone (un tripudio di chiome cremisi), le veniva una gran voglia di fare la loro conoscenza. Chissà che tipo di persone erano, e chi di loro aveva trasmesso al figlio tutta la vitalità che lo caratterizzava. L'idea di far visita a dei demoni aveva un chè di sbagliato, come se volesse entrare di sua spontanea volontà in una tana di lupi, eppure la curiosità nei loro confronti era troppa per non desiderarlo. Arrivati davanti al banchetto, i due adocchiarono ciascuno la propria parte (Evelya fu costretta ad alzarsi sulle punte), e prima che Noel potesse pagare per lei diede la banconota direttamente al venditore, un sorriso trionfante in volto che voleva dire "stavolta non me la fai". Era già fin troppo in debito con lui per varie cose, meglio non aggiungere altro alla lista. Purtroppo i tavoli erano pieni, ma la ragazza individuò una panca libera poco distante che faceva al caso loro. C'era una bella temperatura, il vento leggero trasportava una moltitudine di profumi diversi e ugualmente buoni, mischiati alle fragranze dei fiori appesi. L'Angelo si mise a mangiare con calma, guardando il via vai di gente con l'aria di chi era in pace col mondo. La presenza del rosso lì accanto la rendeva ancora più tranquilla, poi. Non era arrivata nemmeno a metà della pizza quando si accorse che Noel aveva già finito, e la porzione era il doppio della sua. Come facesse a non ingrassare rimaneva un mistero. « Vuoi dell'acqua? » propose, recuperando la bottiglietta comprata il pomeriggio stesso. Era ancora sigillata, motivo per cui gliel'aveva offerta. Il Demone ne bevve metà ad una velocità disarmante, e senza che gli andasse di traverso, per giunta. Era davvero frettoloso in tutto. - Se lo vedesse mia madre le prenderebbe un colpo - pensò, divertita. Parveen era dell'opinione che mangiare lentamente fosse un segno di rispetto verso chi aveva cucinato, cosa da tenere bene a mente quando si cenava presso altre famiglie. Una volta l'aveva rimproverata per aver finito il dolce prima di tutti i commensali, pur sapendo quanto la biondina adorasse le fragole. Immersa nei ricordi e con la testa tra le nuvole, dimenticò di aver appena condiviso la bottiglietta con Noel, e le sue labbra erano già appoggiate sull'estremità quando si rese conto che poco prima vi erano passate quelle del ragazzo. Rossa fino alla punta dei capelli mormorò qualche scusa e prese una piega della camicetta per pulirne il bordo, anche se ormai era tardi per fingere che non fosse successo. Doveva tornare con i piedi per terra, riprendere le vecchie abitudini e rispettare le regole di comportamento, o avrebbe fatto una pessima impressione. Ad un tratto, una lunga ombra oscurò entrambi, ed Evelya dimenticò in fretta l'accaduto. Lo straniero era davanti a loro, un ghigno sinistro sul viso pallido e smunto. Ancora una volta i suoi canini pronunciati le diedero i brividi. « Oh, buonasera. Ci incontriamo di nuovo, occhi d'oro ». Il tono che usò voleva essere cordiale, eppure lei sentì solo un sibilo mellifluo. « Devo dire che sono sorpreso di vederti insieme a Moore. La sua famiglia odia gli Angeli ». Calcò su quella parola volontariamente, e la fanciulla indirizzò uno sguardo interrogativo a Noel. Si conoscevano, forse? A giudicare dall'espressione adirata del rosso non era un rapporto di amicizia, pur appartenendo entrambi alla stessa razza. In fondo erano bellicosi per natura, in special modo gli uomini. Che fosse vero quello che sosteneva? Beh, anche i Sadalmelik odiavano i Demoni, ma sentirselo dire in modo così diretto faceva quasi male. Ogni volta che qualcuno sottolineava le differenze tra loro, Evelya veniva colta da un profondo rammarico. - Ma è la verità -. Gli occhi si posarono sulle corna ricurve dello sconosciuto, per poi incontrare quelle iridi color vinaccia che l'avevano terrorizzata in precedenza. Percepiva solo un gran disprezzo provenire da lui, ed un vago istinto omicida che la portò ad aggrapparsi alla manica di Noel in cerca di protezione. Sperò che le cose si risolvessero nel modo più pacifico possibile, anche se le mani strette a pugno del rosso non lasciavano presagire nulla di buono.

    • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – •
    « Parlato » - Pensato -

    Code by Kalameet

     
    Top
    .
  4.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Group
    The Queen, babe
    Posts
    3,529
    Cucchiaini di Nutella
    +360
    Location
    wasteland

    Status
    anonymus


    Da quando il sorriso di Evelya era diventato come aria, per lui? Forse era come diceva Amelia, il suo era solo un senso di protezione decisamente eccessivo. Voleva solo vederla sorridente e saperla al sicuro, tutto qua. Eppure, Noel sapeva che c'era qualcosa di più: voleva vederla sorridere per merito suo, questa era la sostanziale differenza. Doveva smetterla di dare retta ai suoi amici, che non facevano altro che infilargli pulci nell'orecchio. Avrebbe accettato il rischio di ascoltare il cuore più che volentieri, come aveva sempre fatto. Tutte le diversità che li contraddistinguevano potevano essere d'ostacolo, non ci pioveva, ma anche questo faceva parte del tentare l'azzardo. Prima di allontanarsi dal viso della ragazza, che aveva veramente vicino, le diede il tempo di imporporarsi le guance, abbozzando un sorrisetto soddisfatto appena tornò retto col busto. Le corna la affascinavano, ahimè, ma d'altra parte aveva affermato che come lui non ci fosse nessuno, testuali parole. Non era sicuro di aver fatto colpo, ma almeno le stava simpatico.
    Mano a mano che si avvicinavano agli stand culinari, un invitante odore di pizza cominciò a propagarsi nell'aria circostante. Il ragazzo non si era accorto di quanto avesse fame fino a quando non sentì lo stomaco brontolare, e per fortuna il suono venne coperto dal chiacchiericcio della folla intorno ai due. Ficcò una mano in tasca, la stessa dove aveva trovato qualche spiccio - si era dimenticato il portafoglio a casa, meritava davvero un applauso - e cominciò a contarli affidandosi al solo tatto. Sarebbe riuscito sicuramente a pagare due pezzi di pizza, forse anche un paio di gelati, ma le sue erano tutte approssimazioni. Mettersi a far calcoli davanti ad Evelya non gli sembrava molto carino. I due si misero subito in fila, e prima che potesse tirar fuori un argomento di conversazione qualsiasi per occupare il tempo la sua attenzione venne catturata dalla rosa scarlatta che l'Angelo aveva intrecciato tra i capelli. I petali risaltavano prepotentemente sulla la chioma bionda di lei, cozzando con l'aspetto delicato della ragazza. Stonava nell'insieme, ma le stava dannatamente bene. Con il fatto che poi gli ricordasse lo stemma di famiglia, riusciva a dargli un'interpretazione ancor più personale.
    Tempo di battere le ciglia e le dita di un bambino si chiusero attorno alla corolla del fiore sotto gli occhi stupiti del Demone e quelli momentaneamente allarmati della biondina. Erano una famigliola venuta a divertirsi, il padre impegnato a sostenere il figlio sulle spalle e la madre, accanto a loro, che tentava di persuadere il piccolo a lasciar stare la fanciulla. Sulle labbra di Noel si delineò un sorriso a guardare quel quadretto, lasciandosi sfuggire un sospiro. Evelya non se l'era presa, anzi, rimirava il bambino con uno sguardo affettuoso, scambiando qualche parola con la madre.
    « Piace tanto anche a me » il rosso si lasciò sfuggire un sorriso più largo, e intercettò l'occhiata di chi la sa lunga della signora di fronte, ricambiandola immediatamente.
    « Io non centro niente » fece lui, sistemando una ciocca ribelle dietro l'orecchio di Evelya. Quella sua esclamazione fece sì che il bambino puntasse gli occhi su di lui, estasiato, e Noel mormorò un impercettibile "ops". Fortunatamente, i genitori lo portarono via prima che il piccolo potesse saltare dalle spalle del padre alle sue.
    « Che carino » ammise la ragazza, intenta a sistemarsi l'acconciatura, e Noel annuì convinto in risposta. Come Evelya, anche lui era il fratello minore, e non si era mai preso cura di un bambino in vita sua. Della sua famiglia, solo Gwen era più giovane di lui, ma avevano a malapena un anno di differenza. I bambini gli piacevano, ma chissà perché non si fidavano granché a lasciarli in sua custodia, Julian era il primo a dubitare di lui in questo campo. Si sarebbe ricreduto quando lo avrebbe visto con il suo pargolo addormentato tra le mani. Sì, perché ormai era questione di tempo, tutti in famiglia aspettavano un annuncio di gravidanza da parte dell'erede del casato Moore, e Noel era impaziente di crescere un guerriero ribelle e scatenato. Il rosso non era proprio un modello da seguire.
    « Non ricordavo avessi tre fratelli maggiori » alzò un sopracciglio, mentre avanzavano verso il banchetto per ordinare. I fratelli maggiori, insieme alle suocere, erano gli incubi di ogni pretendente, ma affrontarne addirittura tre si preannunciava un'impresa titanica.
    « Anche tu hai un fratello, vero? E' un medico come te? » il Demone annuì, non accorgendosi di stare per andare addosso ad un vecchietto che aveva di fronte. « Sì, ha tre anni più di me e vuole diventare medico. Sta per finire gli studi, ma già programma di mettere su famiglia » rise, ripensando al giorno del matrimonio di Julian. Noel aveva da poco compiuto diciannove anni, ed era stato uno shock vederlo con la fede al dito da un giorno all'altro, così come la casa vuota.
    « Non è un granché essere i piccoli di casa » ammise, tirando fuori i soldi per pagare la cena di entrambi. Lo disse senza pensare, e quel poteva sembrare una frase innocente celava in verità molte sofferenze. Accantonò subito il pensiero, cominciando a cercare la pizza al salamino piccante che gli piaceva tanto. Riuscì ad ordinare l'ultimo pezzo rimasto, ma non fu abbastanza svelto da poggiare tutti gli spicci sul bancone. Evelya lo anticipò, indirizzandogli un sorriso trionfante, e se non fosse stata a rimettere a posto la treccia le avrebbe scompigliato i capelli, ma non volle rendere tutti i suoi sforzi vani.
    « Questa me la paghi, furbetta » la minacciò fintamente, dirigendosi con lei verso una delle poche panchine libere. Neanche il tempo di sedersi, che già Noel aveva cominciato a mangiare: finì la sua porzione di fretta come al suo solito, e quando si voltò per vedere a che punto stesse la compagna rimase di stucco nell'osservare come non fosse arrivata neanche a metà. « Ma sei una lumaca! » esclamò, non preoccupandosi del fatto che potesse risultare maleducato. Era evidente come non avesse abbandonato del tutto le maniere dei nobili: anche a lui avevano insegnato come comportarsi a tavola, ma lui e le buone maniere non andavano esattamente a braccetto, anzi, aveva sempre fatto di testa sua. Tovagliolo sul grembo, gomiti non appoggiati al tavolo, scegliere sempre le posate giuste, mangiare lentamente... Da addormentarsi sul piatto. Il Demone accettò di buon grado l'acqua, aprendola senza alcuna difficoltà, e in un solo sorso rischiò quasi di finirla. Era conscio del fatto che Evelya dovesse appoggiare le labbra sullo stesso punto dove lo aveva appena fatto lui, e rise soddisfatto, rimettendogliela tra le mani. « Grazie » fece, guardandola con la coda del'occhio mentre si accingeva a bere. Peccato che il momento sperato non arrivò mai. Il viso della fanciulla si colorò dello stesso tono dei capelli del ragazzo, e provò a rimediare ripulendo il bordo della bottiglietta. « No! » esclamò il ragazzo, la schiena ricurva e le mani sui capelli, prima di riprendere una certa compostezza. « Volevo dire, non devi preoccuparti, è una cosa normale in fondo » no, non lo era affatto, e Noel ci aveva sperato fino all'ultimo senza alcun successo. A quanto pare per rubarle un bacio non avrebbe dovuto ricorrere a trucchetti di seconda mano.
    Il Demone si passò una mano sul viso, e quando non udì più le scuse sussurrate di Evelya sollevò lo sguardo su di lei, e ciò che vide dietro le sue spalle non le piacque affatto. Conosceva la voce dell'uomo, gli occhi sanguigni e il tono bellicoso. Appartenevano ad una di quelle persone che mai avrebbe voluto incrociare più sul suo cammino.
    « Ci incontriamo di nuovo, occhi d'oro » Dominick Dixon indirizzò il saluto ad Evelya, e questo bastò a mandargli il sangue al cervello. Il Demone che la ragazza aveva incontrato prima era lui? Solo l'idea lo fece imprecare a denti stretti. Evelya non aveva accennato a qualcuno che gli avesse messo le mani addosso, per fortuna.
    « Devo dire che sono sorpreso di vederti insieme a Moore » sembrava prendersi gioco di lui apertamente, e solo la presenza di molta altra gente lo stava trattenendo dal rispondere a suon di pugni.
    « Sparisci, Dixon » sibilò Noel, ogni traccia del sorriso che lo contraddistingueva scomparso dal suo volto, mutatosi in una smorfia rabbiosa. Tra Demoni, ci si conosceva tutti, che fosse a causa di matrimoni e ricevimenti o rivalità. I Dixon erano cugini stretti degli Harvey, rivali secolari della famiglia a cui apparteneva Noel, la stessa che aveva causato l'incendio nella dimora dei Moore anni fa. Il conflitto tra i suddetti casati non si era affievolito con lo scorrere del tempo, anzi, e seppur il rosso non si sentisse più parte della famiglia di origine non poteva certo dimenticare cosa gli avevano portato via.
    « La sua famiglia odia gli Angeli » Noel strinse le mani a pugno, pronto a caricare, ma quando Evelya cercò protezione dietro la sua schiena non poté che aprire uno dei palmi e stringere le dita tremanti della ragazza tra le sue. « Giusto, perché la tua li adora profondamente » Era un conflitto naturale, quello tra Angeli e Demoni, che andava avanti dalla notte dei tempi. Fin da bambini veniva loro insegnato che i Demoni fossero nettamente migliori, e questi principi rimanevano radicati in loro. Noel era riuscito a liberarsene, non come l'uomo che aveva di fronte. I Dixon erano famosi per le torture che infliggevano alle razze impure, e il loro sconfinato odio verso gli Angeli era risaputo nel Luhd Tasuh. « Prima che finisca male, e ti assicuro che finirà male, vattene » sibilò, ma non ottenne risposta, né Dominick si mosse. Bensì si sporse di lato, incontrando gli occhi dorati e spaventati di Evelya. L'uomo gli sorrise, ma si trattava di un sorriso inquietante che spinse Noel ad afferrarlo per il colletto utilizzando la mano libera, costringendolo a guardare lui. « Non pensare nemmeno di sfiorarla » il poco autocontrollo del Demone era andato completamente a farsi benedire con quell'ultimo sguardo diretto all'Angelo alle sue spalle, e il sangue caldo gli ribollì nelle vene.
    « Sei proprio uno smidollato, Moore. Cos'è questa, una cotta adolescenziale? » Dixon sorrise beffardo, conscio che Noel non sapesse resistere alle provocazioni. « Non è da meravigliarsi se i tuoi genitori non ti considerano più parte della famiglia » Noel sbarrò gli occhi, e lasciò la presa sulla maglietta dell'uomo, giusto per far nascere sul palmo della mano una fiamma per niente rassicurante, che si preparò ad indirizzare verso la sua guancia. Non ci vedeva più per la rabbia, ma sentì la mano di Evelya stringere forte la sua. A quel contatto, il Demone riuscì a fermarsi a poca distanza dal viso dell'altro, cogliendo con la coda dell'occhio vari sguardi puntati su di loro.
    « Finché c'è lei non osare avvicinarti, sei vivo per miracolo » sussurrò minaccioso, avvicinando Evelya a sé e trascinandola via, lontano da quell'uomo inquietante. Che ci faceva lì a Nimit? Le sue parole lo avevano colpito come lame affilate, e per sbollire la collera ci avrebbe messo un po'. Lo aveva trattenuto solamente la presenza dell'Angelo e la moltitudine di gente che aveva preso ad osservarli: se si fossero ritrovati ad Hadony avrebbe scatenato l'inferno senza problemi.
    « Perdona la scenata » esclamò, riempendo il silenzio mentre camminavano verso non si sa dove. Bastava essere lontani da quell'essere. « Ti avevo fatto qualche accenno riguardo l'aggressività dei Demoni, giusto? » Noel strinse la mano di Evelya nella sua senza nemmeno accorgersene, la tranquillità che la sua vicinanza gli donava a contrastare con la discussione avuta pochi attimi fa. Chissà cosa avrebbe pensato adesso di lui, probabilmente era sconvolta.
    « Scusa, davvero » disse ancora, camminando più lentamente e passandosi una mano sul viso. « Sia ben chiaro che non potrei mai odiarti » ci tenne subito a puntualizzare la cosa, visto lo sguardo affranto che lei gli aveva rivolto poco prima, e e sistemò un'altra ciocca dietro all'orecchio come se la sua mano si muovesse da sola, l'altra ancora a stringere le dita della fanciulla. Non avrebbe potuto odiarla neanche volendo.

    « Parlato » | "Pensato"

    « Noel Hamal Moore »
    demone • 20 years old • ariesx


    code © ruru
     
    Top
    .
  5.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    - Sophisticated with a hint of slutty -

    Group
    Bae ♥
    Posts
    329
    Cucchiaini di Nutella
    +112

    Status
    anonymus

    Evelya Sadalmelik • Angelo • 18 anni • Scheda
    • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – •
    Sì, Noel conosceva di sicuro il tenebroso Demone. Lo chiamò Dixon, e non con il tono amichevole da vecchi compagni d'armi. Da quando Evelya aveva conosciuto il ragazzo, mai una volta il sorriso era sparito dalle sue labbra. L'episodio alla festa, quando era stata costretta a declinare la sua compagnia, si era rivelato un caso a parte. Ora non era dispiaciuto né offeso, solo arrabbiato. Passò direttamente alle minacce, un cambio repentino rispetto alla spensieratezza di pochi attimi prima. « Prima che finisca male, e ti assicuro che finirà male, vattene » intimò, una mano stretta attorno a quella fremente dell'Angelo. Il contatto le fece bene, ma non servì a farle passare la paura, e temeva che da un momento all'altro le cose potessero degenerare. Il tale Dixon sorrideva tranquillo, segno che denotava una certa spavalderia, poi cercò lo sguardo spaventato di Evelya oltre il rivale. Quelle iridi sembravano corroderla nel profondo, minacciose, sprezzanti. - Cosa possono avergli mai fatto le mie genti per meritare tanto odio? -. Sobbalzò quando vide Noel afferrare l'altro per il colletto, e strinse d'istinto la presa tra le sue dita, come a volerlo trattenere dal fare qualcosa di pericoloso. Le persone che passeggiavano ne dintorni iniziavano già a bisbigliare e darsi di gomito, indicando i due Demoni. « Non pensare nemmeno di sfiorarla ». Quello di Noel non suonava come un consiglio, più un avvertimento. Comunicavano tra loro a suon di minacce ed occhiate cariche di intenti omicidi, e la biondina stava già andando nel panico. Era una cosa normale per i Demoni? Interagivano così ogni volta che si incontravano? Il loro mondo doveva essere davvero molto cinico. Dixon tirò in ballo un'improbabile infatuazione da parte di Noel - cosa impossibile - eppure lui parve prenderla sul personale.
    « Non è da meravigliarsi se i tuoi genitori non ti considerano più parte della famiglia » disse lo sconosciuto, ora non più affascinante come Evelya l'aveva descritto. La fanciulla guardò il suo protettore ad occhi sgranati a quella rivelazione, ignara di un dettaglio tanto drammatico della sua vita. Fu la goccia che fece traboccare il vaso: una fiamma serpeggiò attorno alla mano libera di lui, non più calda e rassicurante come quella che le aveva mostrato alla festa, tutt'altro, e caricò un pugno diretto al suo viso. No, non poteva permettere che finisse nei guai. Troppa gente si era radunata attorno a loro, e dal punto di vista di un'esterno, era Noel quello dalla parte del torto. Afferrò con entrambe le mani quella del rosso e diede uno strattone sufficiente per farsi notare, incapace di dire una sola parola sensata. Lo stava implorando di lasciar perdere, messaggio che parve arrivare forte e chiaro. « Finché c'è lei non osare avvicinarti, sei vivo per miracolo » gli disse, il fuoco che si estingueva pian piano. Trascinò Evelya con sé lungo le strade affollate, dove il tramonto aveva lasciato posto al buio della sera, rischiarato dalle lanterne ed i lampioni. Lei lo seguì, incespicando per stare al passo e schivare i passanti, la figura di Dixon che si riduceva ad un puntino nell'ombra. Era evidente che Noel fosse fuori di sé dalla rabbia, motivo per cui lasciò che camminasse e distogliesse l'attenzione da quanto accaduto. Ora la presa delle sue dita iniziava a fare male, ma Evelya non si lamentò nemmeno una volta durante il tragitto. Semplicemente, non sapeva come comportarsi. « Perdona la scenata. Ti avevo fatto qualche accenno riguardo l'aggressività dei Demoni, giusto? ». L'Angelo annuì appena, cercando di orientarsi nel mentre. Riconosceva alcuni stand a cui aveva consegnato le ghirlande quel pomeriggio, per fortuna. Il ritmo della marcia forzata parve rallentare poco dopo, per sommo piacere della ragazza che iniziava ad avere il fiatone. Il rosso si scusò di nuovo, stavolta con un'aria meno minacciosa, ed Evelya capì che si stava riprendendo. « Non preoccuparti. L'hai fatto per aiutarmi, e io... ». Interruppe la frase a metà, seguendo il gesto di lui nel metterle una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Non vi era nessuna traccia della violenza usata sul Demone, il suo tocco era gentile come ricordava. « Sia ben chiaro che non potrei mai odiarti » dichiarò, e lei gli credette. Non era un nobile ancorato alle vecchie tradizioni, né discriminava la gente diversa da lui, lo sapeva bene. I passi di entrambi si arrestarono al limitare di una piazza più piccola di quella principale, dove un'orchestra di violini, fisarmoniche e qualche saltuaria chitarra intratteneva il pubblico danzante. Erano ancora troppo distanti per riconoscere che tipo di ballo fosse, però Evelya ricordava la melodia. Alle feste che i nobili tenevano d'estate, all'aperto, era un passatempo comune quello di ballare in gruppo (sempre sorvegliati dai genitori, ovviamente). La fanciulla riprese fiato, guardando le mani di entrambi ancora unite, e si sottrasse ad esse per il troppo calore che emanavano. « E io non potrei mai odiare te » replicò, il tono fermo di chi non poteva mentire. Incrociò gli occhi ametista del Demone e vi lesse un grande sconforto, oltre al focolare che sembrava ancora ardergli dentro. Beh, per una volta le differenze fra loro potevano tornare utili: la biondina evocò dei minuscoli rivoletti d'acqua al centro dei palmi, ed usando la magia che il fratello maggiore le aveva insegnato ne congelò la superficie, attendendo che la pelle si rinfrescasse. A causa della temperatura il ghiaccio non durò molto, ma fu sufficiente per il suo scopo. Avvicinandosi con cautela, Evelya posò entrambe le mani sulle guance accaldate di Noel nella speranza di offrirgli un po' di refrigerio, e si sorprese nel vedere che stava funzionando. « Meglio? » gli chiese, « ah, no. Manca ancora qualcosa ». Portò i pollici agli angoli della sua bocca e li stirò in su, cercando di riprodurre il sorriso con cui la salutava ogni volta che si incontravano. « Ecco, adesso fai un po' meno paura ».
    Lo disse in tono scherzoso, un maldestro tentativo di vederlo tornare il Noel di sempre. Con quel gesto scoprì anche la punta dei canini, e per quanto infantile si ritrovò a studiarli con il medesimo interesse riservato alle corna ricurve di Dixon. Perché mai preservare un tratto così animalesco? Magari si cibavano di carne cruda. Non sapeva proprio dare una spiegazione logica. Lo liberò appena fu sicura che si fosse calmato del tutto, segretamente fiera del suo salvataggio improvvisato. Doveva distrarlo da eventuali pensieri scomodi, fargli capire che era lì per lui, Demone, Angelo o Ibrido che fosse. Una canzone familiare si sparse nell'aria, e le diede un'idea. Stavolta fu lei a trascinare il ragazzo verso la folla, un piacevole garbuglio di persone che danzavano a braccetto e giravano in cerchio. I passi erano semplici, per quel che ricordava, e tutti sembravano divertirsi un mondo. « Balliamo un po'? E' l'unica cosa che mi manca della vita al castello ». Sperò vivamente che Noel accettasse, ma dimenticò una parte importante di quella danza di gruppo: le coppie cambiavano di continuo. Vicina com'era alla piazzola, Evelya fu scambiata per una dama senza accompagnatore, ed un ragazzo la prese a braccetto per trascinarla nella mischia. Ben presto il ritmo contagioso della musica fece il suo dovere, riportandole alla memoria i passi da seguire. Con una giravolta passò al cavaliere successivo, riscoprendosi a sorridere per l'euforia. Lì in mezzo nessuno badava alle apparenze, in fondo. L'Angelo afferrò una mano più calda delle altre, che la strinse e avvicinò quasi con prepotenza. « Pensavo di averti perso » disse la fanciulla, rincuorata nel vedere che anche il Demone si stesse divertendo. Pian piano, il loro appuntamento stava riprendendo una buona piega. Quando fu il momento di cambiare compagno, Evelya rise dell'espressione sconfortata di Noel nel lasciarla andare, ma dovevano rispettare l'ordine. Il ritmo aumentò, lasciando i ballerini senza fiato, e i due non si incrociarono più per il resto della danza. Solo sulle ultime note la biondina riuscì a tornare tra le braccia del suo Demone prediletto, per poi scoprire che era già arrivato il momento di fermarsi. La folla applaudì in direzione dell'orchestra, mentre Evelya ancora sorrideva e cercava di riprendere fiato, le mani salde in quelle del ragazzo. « Sei bravissimo, Noel. Più di tutti gli Angeli che conosco » si complimentò lei, con il solito sguardo pieno di ammirazione. Non si aspettava che sapesse danzare anche su note meno "moderne" di quelle riprodotte alla festa universitaria. Il violinista a capo dell'orchestra fece un profondo inchino, e con un unica nota riuscì a creare un enigmatico silenzio in tutta la piazza. Le varie coppie si riunirono per un ballo lento di commiato, probabilmente l'ultimo della sera, ed Evelya guidò una mano del compagno alla base della sua schiena, mentre l'altra restava tesa. Fece un po' di fatica per raggiungere la spalla dell'altissimo Demone, ma alla fine riuscì nel suo intento. Coordinò i passi a quelli dettati dagli strumenti, sorpresa di come Noel riuscisse a condurla con scioltezza, nemmeno danzasse tutti i giorni per hobby. Faceva parte della nobiltà demoniaca, ovvio che fosse capace di accompagnare una dama durante un valzer. Chissà quante fanciulle avevano avuto la fortuna di stargli vicine come era lei ora. Magari più carine, e più alte. Le sovvenne la grave accusa mossa da Dixon durante il loro confronto, quella che diceva che lui non fosse più parte della famiglia. Erano entrambi fuggitivi, in un certo senso. Ancor una volta lo sguardo magnetico di Noel riuscì a catturarla, distraendola dalla musica e tutto ciò che li circondava. Erano fuoco e acqua, due elementi incompatibili e destinati ad annullarsi a vicenda. Lo sapeva, eppure non riusciva a lasciarlo andare.
    « Sarebbe diverso se io fossi un Demone. Se fossi come te » disse di punto in bianco, assordata dai suoi stessi pensieri. « Ma non vorrei rinunciare alla nostra amicizia per dei pregiudizi ». Sorpresa dalle sue stesse parole, la biondina si sentì in dovere di confermare la cosa. « Siamo amici, vero? ». L'aveva sempre dato per scontato, senza chiedere il permesso del ragazzo. D'altronde, l'indole socievole di Noel dava a credere che fosse amico di chiunque, eccezione fatta per l'odioso sconosciuto dagli occhi color sangue.

    • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – •
    « Parlato » - Pensato -

    Code by Kalameet

     
    Top
    .
  6.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Group
    The Queen, babe
    Posts
    3,529
    Cucchiaini di Nutella
    +360
    Location
    wasteland

    Status
    anonymus


    Nell'incrociare lo sguardo di Evelya, il Demone sentì il fuoco proprompente della rabbia esploso nel suo petto ammansirsi, sebbene non si fosse del tutto estinto. Le emozioni di Noel erano intense e passeggere, non gli ci voleva molto a sbollire l'ira solitamente, ma quell'uomo e chiunque vi fosse imparentato faceva eccezione. Se non prestava la dovuta attenzione, la sua voce melliflua gli risuonava nelle orecchie e rivedeva gli occhi scuri alla ricerca della ragazza e quel sorrisetto che gli avrebbe volentieri fatto sparire dalla faccia con qualche colpo ben assestato. Dixon si divertiva a vederlo dare di matto, e con la frecciatina sulla sua famiglia aveva fatto centro. L'Angelo non gli aveva chiesto nulla a riguardo, ma d'altra parte non aveva notato la sua reazione. Meglio così, non gli piaceva parlare dei Moore. Tenerlo nascosto proprio a lei, però, che gli aveva confidato i suoi segreti, gli sembrava scorretto. Si augurò che Dixon avesse girato i tacchi per non vederlo più in giro, altrimenti non era molto sicuro che avrebbe risposto delle sue azioni.
    « E io non potrei mai odiare te » sulle labbra del ragazzo, preso alla sprovvista, comparve un piccolo sorriso, facendo sì che i lineamenti dapprima contratti si rilassassero. L'aveva detto con un tono che non lasciava spazio a fraintendimenti, diceva sul serio. La stette a guardare mentre si dava da fare per compiere una magia, intenta a ghiacciare la superficie di uno specchio d'acqua racchiuso nei palmi. Al solo pensiero che le luride mani di quel Demone avessero potuto anche solo toccarla gli mandava il sangue al cervello. A dire il vero, anche il solo saperlo nella loro stessa città non lo faceva stare affatto tranquillo.
    Il gesto di Evelya lo colse del tutto impreparato, e quando appoggiò le mani fredde sulle sue guancie quasi sobbalzò. Sul momento un brivido gli percorse il corpo, ma una manciata di secondi gli bastarono ad abituarsi al contatto. « Meglio? » Il ragazzo si limitò ad annuire, sentendo già le guance raffreddarsi. Pochi attimi dopo, i pollici della biondina si sistemarono agli angoli della bocca, alzandoli verso l'alto. « Ecco, adesso fai un po' meno paura » sentenziò la ragazza, buttandola sul ridere, e Noel rise davvero. Stava cercando di tirarlo su di morale come poteva, e ci era riuscita alla grande. Gli bastava un suo sorriso d'altronde, e tutto andava meglio. Com'era possibile? Il tocco fresco sulla pelle e la presenza della ragazza contribuirono a smorzare la rabbia che teneva dentro di sé, e gliene fu davvero grato. Evelya era un portento: era tranquilla, pacata, il suo esatto opposto, ma nascondeva un'incredibile volontà ed empatia, delle qualità invidiabili che la rendevano ancora più affascinante ai suoi occhi. Riusciva a rabbonire e rincuorare chiunque, starle vicino era una vera e propria terapia, di cui Noel non si sarebbe mai stancato.
    Dixon sembrava ormai un lontano ricordo quando l'Angelo lo guidò verso una piazzetta affollata, seguendo una melodia che man mano che avanzavano riusciva a sentirsi sempre più vividamente. Sulle note vivaci della canzone, un gruppo numeroso di persone ballava al centro della piazza, e sembrava divertirsi un mondo. Lo aveva visto fare diverse volte a Nimit, mentre nel continente demoniaco non era una pratica molto diffusa, se non tra i bambini.
    « Balliamo un po'? » propose Evelya, ammettendo che, della realtà nobiliare, il ballo fosse l'unico passatempo di cui sentiva la mancanza. Noel accettò di buon grado, tirando su le maniche della camicia. « A patto che io ti faccia da cavaliere » parlò troppo presto, dato che, facendo da spettatore, si accorse che le coppie di ballerini cambiavano durante la danza. Ergo, non avrebbe potuto avere la biondina tutta per sé. Come se non bastasse, i due vennero subito divisi: Evelya venne trascinata nel gruppo da un uomo, e il Demone fece per seguirla a ruota prima di essere placcato da una donna di mezza età che lo costrinse a ballare con lei. Noel gli riservò un sorriso gentile, ma ad essere sincero avrebbe preferito stringere la vita sottile di una giovane ragazza - non c'è nemmeno bisogno di fare alcun nome. Non ebbe nemmeno il tempo di guardarsi intorno per controllare dove fosse, dato che la priorità in quel momento era di riuscire ad imparare velocemente i passi. Quando era piccolo, Gwen lo costringeva a fare balletti di quel genere insieme ai suoi amici di scuola, ma una volta cresciuto non gli si era più presentata occasione. I Demoni non si intrattenevano in questo modo, era più una festività da Angeli. Pestò un paio di volte i piedi alla donna che sembrò perdonarlo, ma grazie a lei quando cambiò compagna andò solamente una volta fuori tempo, riuscendo ad imparare i passi in un tempo impressionante. Quando partecipava a feste e ricevimenti, saper ballare era il minimo che si richiedeva da un giovane nobile come lui, e fortunatamente entrambi i fratelli Moore avevano una certa predisposizione per quell'attività. Noel riuscì a sfruttarla anche in quel momento, tanto che ad un certo punto si poté permettere di sollevare lo sguardo alla ricerca di Evelya. Quando la vide più vicina a lui di quel che pensava, cominciò a pregare affinché la loro riunione avvenisse presto. Doveva trovare uno strataggema che gli avrebbe permesso di non cambiare compagna fino alla fine della danza.
    Nel momento in cui lasciò andare la mano di una fanciulla dai capelli corti, l'attenzione del ragazzo fu completamente rapita dal sorriso raggiante che l'Angelo aveva dipinto in viso, era evidente si stesse divertendo. Noel la attirò a lui con un gesto secco, ritrovando il sorriso spontaneo che era diventato il suo marchio di fabbrica. « Pensavo di averti perso » esclamò la ragazza, ma lui scosse la testa. « Sentivo già la tua mancanza » replicò, e si accorse di essere arrivato all'ultima giravolta prima di doverla lasciare andare. Si staccò da lei a malincuore - o meglio, l'uomo che lo seguì la dovette staccare da lui - incontrando il viso allegro di una giovane dai grandi occhi verdi.
    Il ritmo si fece incalzante, sempre più veloce, e per un primo momento gli risultò difficile restare al passo e rispettare il tempo. La rotazione avanzava spedita, ma tra le sue braccia non accolse Evelya una seconda volta purtroppo. Ironia del destino, solo quando la musica finì Noel si ritrovò a stringere le mani dell'Angelo tra le sue, entrambi col fiatone e i sorriso sulle labbra. Non pensava di potersi divertire così tanto a dire la verità. « Sei bravissimo , Noel. Più di tutti gli Angeli che conosco »
    « Non diciamolo a voce alta, allora » sorrise il Demone, riuscendo a regolarizzare i respiri dopo poco. A rovinare il momento ci pensò una fitta dolorosa alla gamba sinistra, che riuscì comunque a nascondere: era rimasto in piedi per troppo tempo, aveva bisogno di una pausa. Adocchiò delle panchine libere ai margini della piazza, ma prima che potesse anche solo avanzare la proposta di fermarsi un attimo l'orchestra cominciò a suonare un'altra canzone più lenta della precedente. La ragazza prese una mano del ragazzo poggiandola alla base della schiena, mentre la sua si alzava in direzione della sua spalla, le altre due ancora unite tra loro. Non poteva di certo interrompere tutto, avrebbe sofferto in silenzio per una buona causa. I piedi cominciarono a muoversi da soli, guidando la ragazza in un ballo che gli ricordava molto quelli che si suonavano ai ricevimenti a cui era costretto a partecipare. Peccato che in quel momento non fosse vestito di tutto punto e non si trovasse in un salone riccamente decorato, bensì in una piazzetta nel bel mezzo di una festa cittadina. E poi c'era Evelya, gli bastava questo. Danzava leggiadra, facendosi condurre da lui, il portamento elegante e lo sguardo allegro. Era palese il fatto che fino a poco tempo prima abitasse in un castello, costretta a regole severe. Pian piano però si stava lasciando andare, Nimit le stava facendo scoprire ogni giorno qualcosa di nuovo.
    « Sarebbe diverso se io fossi un Demone » Noel assunse un'espressione scettica a quell'affermazione: come era giunta ad una soluzione del genere? Perché pensarlo? « Penso invece che tu stia bene perfettamente così come sei » dichiarò subito lui, senza ombra di dubbio. « Sono le differenze ad unirci d'altronde, di ciò che pensa la gente non m'importa » La calma e la gentilezza di Evelya era ciò che cercava, Noel aveva già abbastanza ardore di per sé. Proprio perché erano così differenti ne era stato subito attratto, e dalle loro differenze potevano solo trarne benefici.
    « Siamo amici, vero? » La domanda lo spiazzò, e il ragazzo faticò a trovare le parole per rispondere. Erano amici, Evelya aveva detto proprio così. Aspetta, questo significava che gli stava mettendo dei paletti, impededogli di andare oltre nel loro rapporto? Non aveva alcuna speranza, quindi? In pochi secondi, tutto il suo entusiasmo al solo pensiero di poterla avere presto tutta per sé sfumò. Lo considerava un amico, quindi. Oh, fantastico, altro che fantasie romantiche.
    « Certo. Grandi amici » le sorrise, mandando giù il boccone amaro. Gli venne la malsana idea di rendere più completa la risposta, aggiungendoci una dichiarazione impovvisata, ma era ormai ovvio che la ragazza non provasse nulla per lui. Forse era davvero innamorata di Oliver, aveva sbagliato a farsi avanti fin dall'inizio."E invece no" si disse, con rinnovata convinzione. Non l'avrebbe ceduta a nessun'altro, sarebbe riuscito a capovolgere la situazione. Evelya non era un capriccio, la desiderava davvero. « Anche se, sai, i grandi amici hanno un rapporto... speciale, ecco » le fece l'occhiolino, un giro di parole per non dirle che avrebbe voluto arrivare più lontano, ma non poteva permettersi nessun passo falso.
    La musica si fermò che neanche se ne accorse, e la piazzetta si riempì di voci, facendo intuire che i balli fossero definitivamente finiti. « Mannaggia, mi stavo divertendo » esclamò amareggiato, lasciando andare Evelya con un po' di ritardo. Gli venne spontaneo guardarsi attorno alla ricerca di volti indesiderati, ma non vide Dixon nei paraggi e tirò un sospiro di sollievo.
    Le persone che stavano ad assistere alle danze si riversarono al centro della piazza, e Noel tirò a sé Evelya prima che qualcuno potesse sbatterle contro. « Ti va di spostarci da qualche altra parte? Qui mi sembra un po' troppo affollato » la strada che avevano percorso in precedenza era molto meno piena, ma il ragazzo non tornò sui suoi passi. Con tutta quella gente non riusciva ad orientarsi granché bene, quindi imboccò un viale che partiva dalla piazzetta, i cui margini traboccavano di stand che vendevano oggetti fatti a mano. Lì almeno si riusciva a respirare.
    « Peccato non poter usare la scusa del "cè molta gente" » disse, allungando una mano verso Evelya e stringendo le dita sottili nelle sue. Più avanti magari sarebbe riuscito ad offrirle un gelato, con quel clima mite era l'ideale. E poi si sarebbero potuti sedere - la gamba gli stava facendo vedere le stelle - , ma finché camminavano lentamente non c'era nessun problema.
    « Scusa se salto da un argomento all'altro, ma prima stavamo parlando dei tuoi fratelli » esclamò ad un certo punto, tre testoline bionde improvvisamente apparse nella sua testa. Non c'era un motivo preciso per il quale era tornato sul discorso, ma ora che ci pensava poteva sondare un po' il terreno. Tre fratelli maggiori erano seriamente da temere. « Che tipi sono? Ti tieni ancora in contatto con loro? » il giovane avanzava tra la folla, e buttò uno sguardo all'orologio che aveva sul polso. Non mancava poi molto alla mezzanotte del sette aprile, giorno del suo ventunesimo compleanno. Magari le avrebbe potuto fare una richiesta un po' egoista, ma regalo o meno non importava: trascorrere il suo ultimo giorno da ventenne e il suo primo da ventunenne con Evelya bastava e avanzava.

    « Parlato » | "Pensato"

    « Noel Hamal Moore »
    demone • 20 years old • ariesx


    code © ruru
     
    Top
    .
  7.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    - Sophisticated with a hint of slutty -

    Group
    Bae ♥
    Posts
    329
    Cucchiaini di Nutella
    +112

    Status
    anonymus

    Evelya Sadalmelik • Angelo • 18 anni • Scheda
    • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – •
    La musica ed il clima tiepido erano un accoppiata magnifica, insieme alla presenza di un certo Demone che la guidava nella danza. Evelya non si sentiva giudicata per ogni mossa che faceva, nessuno dei presenti criticava i passi fuori tempo o l'eccessiva vicinanza con il partner. Un vero sollievo. E poi Noel aveva confermato il fatto che fossero amici, quindi tanto meglio, stava toccando il cielo con un dito. « Anche se, sai, i grandi amici hanno un rapporto... speciale, ecco » aggiunse con fare ammiccante subito dopo. Lei non smise di sorridere, per quanto il concetto non le fosse molto chiaro. Gli amici "normali" erano un po' come le persone che incontrava ai ricevimenti, mentre i "grandi" amici facevano parte di quella cerchia di conoscenze con cui poteva parlare liberamente, essendo sé stessa. La cosa più simile in quel senso, forse, erano solo i suoi fratelli maggiori. In ogni caso, spiegava il comportamento confidenziale di Noel. Si tenevano per mano, ballavano insieme, e quel bacio sulla guancia la sera della festa... tutto quadrava.
    - Non significano nulla. Farà lo stesso anche con altri amici -. Si convinse in fretta di quella teoria, perdendosi ad osservare i loro passi coordinati con la melodia che riecheggiava nella piazza. Il ragazzo aveva rallentato l'andatura, e poco dopo l'orchestra smise di suonare.
    « Mannaggia, mi stavo divertendo ». Evelya lasciò la presa calda della sua mano e annuì, trovandosi d'accordo con lui. Da secoli non si svagava a quel modo. Si sentiva leggera, spensierata. Non la preoccupò nemmeno la calca di gente che affollò l'ormai ex pista da ballo, sicura che avrebbe scorto la chioma cremisi del Demone da chilometri di distanza. Quando Noel propose di trovare un posto più tranquillo le parve un'ottima idea. Iniziava a diventare difficile camminare, e se lui non l'avesse avvicinata, la folla se la sarebbe portata via come un fiume in piena. La viuzza piena di stand era decisamente più sgombra, e l'Angelo riconobbe alcuni banchetti per cui Annery aveva confezionato delle ghirlande. Non le era rimasto molto denaro, ma alcuni articoli (in particolare quelli di bigiotteria), attiravano la sua attenzione, nemmeno fosse una gazza ladra. Erano tutti fatti a mano, di forme meno elaborate rispetto alla tradizione del continente angelico. Al castello portava solo gioielli d'oro puro, con incastonati cristalli, vetro colorato e, per le occasioni più importanti, dei diamanti. Lì utilizzavano delle stringhe di cuoio, stoffe di tinte accese, pietre mai viste prima. Un miscuglio variopinto e piacevole. Distratta dallo sfavillio di alcune collane, Evelya si accorse tardi del calore che circondava le sue dita.
    « Peccato non poter usare la scusa del "c'è molta gente"» le disse Noel, con un vago ghigno soddisfatto in viso. La biondina, presa alla sprovvista, assunse il colore di una fiamma viva, conscia del fatto che lui l'avesse presa per mano per il solo gusto di farlo. Nessun doppio senso. Erano amici con un rapporto speciale e potevano permettersi di comportarsi a quel modo in mezzo alla gente senza destare chissà quale pettegolezzo. Strinse la presa di rimando per dimostrargli che anche lei corrispondeva il desiderio di approfondire la loro amicizia (lo considerava già importantissimo), ma non riuscì a mettere a tacere i suoi dubbi. « Spero che la gente non fraintenda... » mormorò, per quanto contenta di averlo accanto. Non voleva togliere a Noel la possibilità di trovare una compagna, e da un punto di vista esterno sembravano una coppia in tutto e per tutto. Chissà come sarebbe stato avere il Demone a suo fianco in quel senso. Oltre alle opposizioni da entrambe le famiglie, incarnava il suo ideale di ragazzo sotto molti aspetti, a cominciare dal cremisi scuro dei capelli. Poteva essere una banalità, ma Evelya adorava il rosso, che per la nobiltà angelica era visto come inappropriato proprio perché rimandava ad un tratto demoniaco. E poi non era freddo e distaccato al pari dei pretendenti conosciuti al castello, presuntuosi dai vestiti immacolati e la bugia sempre pronta, tanto per ingraziarsi il prossimo. Noel era esattamente come lo si vedeva, una forza della natura che di rado riusciva a restare nello stesso posto per più di un paio di minuti. Chiedendo dei suoi fratelli, il ragazzo le ricordò quanto fossero simili a lui. « Ti piacerebbero un sacco. Il maggiore è insegnante di scherma all'Accademia militare, quello di mezzo fa l'Ambasciatore per conto del Consiglio, e il più piccolo sta cercando di seguire le orme del primogenito ». Parlarne le mise addosso una grande nostalgia, poiché loro erano stati più importanti dei genitori stessi. « Hanno tutti un bel caratterino, per niente angelico, specie l'ultimo dei tre. Lui è l'unico che sa dove mi trovo ». Guardò le loro mani intrecciate, e rivolse a Noel un sorriso imbarazzato. « Se mi vedesse in questo momento gli prenderebbe un colpo ». A Zachary piaceva un sacco intromettersi nei piani della madre e far scappare a gambe levate gli spasimanti della sorella. Parveen aveva ritenuto necessario spedirlo all'Accademia a tempo indeterminato dopo il diciottesimo compleanno di lei, vista l'urgenza di maritarla. « Un po' mi mancano, ad essere sincera... Per fortuna qui ho trovato te » ammise infine, davvero grata di aver incontrato una persona che la facesse sentire al sicuro come i fratelli, oltre a riempirla di attenzioni e sorrisi. Era così premuroso con lei che rischiava di innamorarsene sul serio, un lusso che non poteva permettersi. Ora come ora, la sua vita era un'accozzaglia di passato e presente, non riusciva a liberarsi della vecchia sé stessa e guardare avanti. Noel meritava una persona meno problematica, magari della stessa razza e con un futuro più promettente. A ben pensarci, il ragazzo era ancora nel pieno dei suoi studi, Nimit era solo una tappa di un percorso molto più lungo. - Non rimarrà in questa città per sempre, e forse nemmeno io -. Con la stessa facilità con cui lui passava da un argomento all'altro, anche Evelya cambiò discorso in merito a quelle riflessioni. « Dove andrai quando sarà finito l'apprendistato? In un ospedale più grande? ». Una scelta logica per chi sognava di diventare medico. La clinica di Nimit ospitava al massimo una cinquantina di persone, poca cosa rispetto alle grandi metropoli dei continenti vicini. Doveva far tesoro dei loro fugaci momenti insieme, sapendo che un giorno si sarebbero separati. Alle bancarelle di oggetti vari fece seguito quella ampia e colorata dei gelati, che le colleghe di lavoro le avevano fatto scoprire solo di recente. A Dunne Peyhlra faceva troppo freddo per pensare ad un cibo gelido come quello, ma era delizioso comunque. Chiese al Demone se volesse fermarsi a prenderne uno in attesa della mezzanotte, momento in cui i festeggiamenti chiudevano in bellezza con uno spettacolo pirotecnico. Non avendo un orologio alla mano le riuscì difficile capire quanto mancasse, quindi entrambi si sbrigarono ad accodarsi alla fila, e stavolta Evelya non ebbe il tempo di pagare la sua parte. Una manciata di monete cadde sul bancone nel momento in cui la ragazza prese la coppetta di gelato alla fragola che il venditore le servì.
    « Ma... volevo pagare io » piagnucolò, seguendo il rosso verso una panchina libera. Noel parve contento di sedersi, come se la passeggiata l'avesse provato enormemente. Era sempre così pieno di energie che vederlo in quello stato aveva dell'incredibile. L'Angelo assaporò con calma ogni cucchiaiata, cercando i pezzetti di frutta sotterrati nel gelato come fosse una caccia al tesoro, e quando scoprì che l'amico la guardava, ricambiò l'occhiata con fare interrogativo.
    « Vuoi assaggiare? » domandò, convinta che fosse interessato al cibo nella coppetta. Ne raccolse una parte nel cucchiaino e glielo porse, ma anziché afferrarlo, il ragazzo lo mangiò direttamente dalla sua presa, trattenendola per il polso. Nell'imbarazzo del momento, la biondina colse di nuovo un baluginio dei singolari canini, giusto poco prima di riaffondare il cucchiaino nel gelato rimasto. Era consapevole di essere bordeaux fino alla punta delle orecchie, per sommo divertimento dell'altro. « Sei davvero strano ». Un commento che le sfuggì mentre consumava la sua parte guardando altrove, incapace di smorzare il sorriso con cui lui l'aveva contagiata. Anche se si comportava da sprovveduto, i giochetti come quello avevano un ché di piacevole, doveva ammetterlo. Era solo ingiusto che lei fosse l'unica ad andare in iperventilazione ogni volta. Evelya si ripulì la bocca prima di gettare via la coppetta (gesto inutile, visto il modo impeccabile di mangiare), ed il suo sguardo passò dal tovagliolo al viso di Noel, che aveva divorato il dolce in molto meno tempo e con più foga di lei. Prese un angolo del tovagliolo e, senza pensarci troppo, si sporse verso di lui per ripulire un angolo della bocca, gesto automatico in quanto sorella di tre pasticcioni. « Come tu riesca a non ingrassare è un mistero » disse, ridendo della sua espressione fintamente offesa. Il primo fragore dei fuochi d'artificio sovrastò le loro parole, illuminando il cielo di colori vivaci e fontane di scintille. La gente tutt'intorno rimase estasiata dallo spettacolo, così come la biondina, che si era alzata in piedi per vedere meglio. Demoni molesti a parte, era stata una serata bellissima, rasserenante, e ancora il rossore si rifiutava di sparire dalle sue guance.

    • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – •
    « Parlato » - Pensato -

    Code by Kalameet

     
    Top
    .
  8.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Group
    The Queen, babe
    Posts
    3,529
    Cucchiaini di Nutella
    +360
    Location
    wasteland

    Status
    anonymus


    Ricordava che Evelya gli avesse detto che la sua famiglia fosse un tripudio di chiome bionde, e di quanto fosse gelosa dei suoi capelli rossi. Aveva solamente quel riferimento, perciò nella sua testa i tre fratelli Sadalmelik presero forma nella stessa maniera. Da come ne parlava la ragazza, dovevano essere dei tipetti tosti, ricoprivano incarichi importanti, e sembravano mancarle un sacco. Non era difficile accorgersene, la sua voce era intrisa di malinconia. Dovevano essere un gruppo molto unito, così come lo erano lui e Julian. Le strade che i tre Angeli avevano intrapreso bastava a far capire il prestigio della loro famiglia, nulla a che vedere con un aspirante medico ribelle di cui il casato non voleva saper nulla. Certo, anche la sua famiglia ricopriva un ruolo alto nella società demoniaca, ma poteva ancora considerarsi un Moore? « Se mi vedesse in questo momento gli prenderebbe un colpo » Noel rise ad immaginarsi il più piccolo dei tre nel vedere le loro mani intrecciate, ma solitamente alla gente di razza pura bastavano un Angelo e un Demone vicini per dare di matto. Quindi, non solo aveva tre fratelli maggiori a cui far fronte, per di più, con molte probabilità, mal sopportavano i Demoni. Innamorarsi di un Angelo non era stata la trovata del secolo, se l'era cercata. Indietro non poteva tornare. Ma come poteva pentirsene? Certo, le prospettive non erano delle più rosee, ma lo faceva stare così bene. Era diverso dallo stare con qualcuno della stare con qualcuno della stessa razza: i Demoni erano feroci e impetuosi, a prescindere dalla personalità che variava in base all'individuo. Evelya era un'isola in mezzo alla tempesta, la calma e la pazienza di cui lui non era provvisto. « Per fortuna qui ho trovato te » Il rosso sorrise di rimando, pensando che essere stato affidato ad una clinica a Nimit non era stato affatto male, anzi, si sentiva la persona più fortunata di tutta Andellen ad averla incontrata. Il sorriso di Evelya gli scaldò il cuore, come se la fiamma che gli bruciava naturalmente dentro non fosse già abbastanza. « Lo stesso vale per me » strinse la presa tra le dita sottili dell'Angelo, rivolgendole un sorriso gentile mentre continuavano a camminare tra gli stand. L'atmosfera che si respirava era distesa e allegra, del tutto diversa da quella del continente demoniaco, probabilmente si sentiva così leggero anche grazie alla vicinanza della ragazza. Evelya poco fa aveva gioito al sentire che fossero grandi amici, possibile che lo considerasse solamente in quel modo? Ai suoi occhi compariva solamente come un semplice amico? Eppure, non sapeva se esprimerle i suoi sentimenti in quel momento fosse una brillante idea. Avrebbe preferito essere sicuro - o almeno, quasi - di essere ricambiato, o altrimenti aveva come l'impressione che un rifiuto non glielo avrebbe negato. Aspettare non era di certo il suo forte, ma non poteva fare altro. Doveva portare pazienza. "Più facile a dirsi che a farsi".
    Una fitta alla gamba e la voce di Evelya lo fecero tornare con i piedi per terra, tra lanterne di carta e musica allegra. « Dove andrai quando sarà finito l'apprendistato? In un ospedale più grande? » Ecco, una prospettiva a cui si era rifiutato di pensare fino a quel frangente. Sapeva di dover lasciare Nimit, prima o poi avrebbe dovuto salutare Evelya in modo definitivo, ma non riusciva a elaborare il fatto senza che la tristezza lo assalisse. « Sì, giusto il tempo di dare qualche esame » Gli ospedali delle principali città del Luhd Tasuh aspettavano solo gli studenti di medicina del terzo anno, da giugno in poi. I medici Demoni erano in netta minoranza rispetto a quelli angelici, per questo le cliniche ospedaliere del continente demoniaco assumevano principalmente Ibridi - gli Angeli erano praticamente banditi dal Luhd Tasuh - e i pochi dottori di sangue demoniaco non se li facevano di certo scappare. Non era nella loro indole aiutare il prossimo, e il voler diventare medico solo per stabilizzarsi economicamente non era cosa rara tra la gente della sua stessa razza. « Però mi trovo bene qui a Nimit. Vecchi tutori scorbutici e ritardatari a parte » si riferiva chiaramente a Lyander, unica pecca del suo stage nel continente ibrido. Ma in fondo era anche grazie a lui se aveva conosciuto Evelya, doveva riconoscerlo.
    Non si era accorto che, nel frattempo, avevano camminato fino ad arrivare alle bancarelle dei gelati, uno spazio animato e invitante. Lo stomaco di Noel vibrò alla sola vista di tutto quel ben di dio, come se la pizza di prima non fosse mai entrata nella sua pancia. Approvò con entusiasmo la proposta dell'Angelo nel fermarsi a mangiare qualcosa, in attesa dei fuochi d'artificio che avrebbero concluso la festa. Diamine, era passato così velocemente il tempo? Data la gente che continuava ad arrivare, i due giovani si misero in fila, il ragazzo ancora indeciso sui gusti da prendere. Quando arrivò il loro turno ed Evelya ebbe ordinato ciò che desiderava, il Demone fu veloce a posare sul bancone i soldi necessari per pagare entrambi i gelati, non ascoltando le lamentele della compagna. « Permesso negato » le fece di rimando, ficcandosi il resto in tasca, e adocchiò una panchina libera lì vicino. Appena vi si sedette, non poté trattenere un sospiro di sollievo, allungando la gamba sinistra in avanti e facendola rilassare, ma fu svelto nel riprendere il controllo di sé stesso e cominciare a mangiare il gelato prima che si sciogliesse. Gli venne spontaneo guardare cosa stesse facendo la biondina accanto a lui: ovviamente aveva messo in bocca massimo tre cucchiaini di gelato alla fragola, la montagna rosa era ancora integra. Involontariamente, stavolta, si perse ad osservare le lunga ciglia che le contornavano le iridi dorate che tanto lo affascinavano, la linea perfetta del naso e i ciuffi che le scendevano sulla fronte e davanti alle orecchie. Forse doveva spicciarsi a finire il suo gelato, ma non riusciva a smettere di guardarla. Era bella, bella davvero, che si fosse curata come quella sera, bagnata dalla testa ai piedi o ancora vestita da dei semplici jeans e un minimale maglione rosa pesca. Quando sorrideva - e lì il mondo pareva fermarsi -, quando era imbronciata, si impensieriva o veniva presa alla sprovvista. La desiderava con tutto sé stesso, e ancora non aveva capito se si trattasse di una cosa positiva o meno, ma ne valeva la pena.
    « Vuoi assaggiare? » La ragazza lo colse in flagrante, e Noel annuì senza pensarci. Non si era accorta che il gelato non gli interessava minimamente. Quando gi offrì la posata con il gelato, Noel afferrò il polso sottile dell'Angelo, avvicinando la mano che teneva il cucchiaino e lo mangiò, ammirando la sfumatura bordeaux che le sue guance stavano assumendo. « Ottimo » esclamò, tornando dritto con il busto e ridendo dell'imbarazzo di Evelya. « Sei davvero strano »
    « Colpa tua » fece con nonchalance, finendo il gelato in pochi bocconi. Aspettò Evelya restando seduto, facendo dondolare solamente la gamba destra e canticchiando sottovoce motivetti di vecchie canzoni, coperto dal vociare che li circondava. Non si aspettava di certo che la biondina potesse sporgersi verso di lui, intenzionata a pulirgli il gelato che era rimasto sull'angolo della bocca. Sentì il cuore perdere un battito, e mascherò la sorpresa con un'espressione fintamente offesa. « Ne approfitto un po' troppo, effettivamente » constatò, quando un accacante e fragoroso fuoco d'artificio illuminò i loro visi a giorno, e a quello ne seguirono altri altrettanto colorati e stupefacenti. Questo voleva dire che la mezzanotte era arrivata, era un ventunenne fatto e finito. Gli anni dell'adolescenza si allontavano sempre di più, mentre sentiva che le responsabilità degli adulti non facevano ancora per lui. Osservò la ragazza stando seduto, sorridendo alla vista del suo viso estasiato. Le concesse qualche minuto di pausa, anche per riposare la gamba, dove anche lui alzò gli occhi al cielo ammirando lo spettacolo pirotecnico. Eppure, la sua attenzione tornava sempre sulla biondina, inevitabilmente. Noel si alzò dopo un paio di minuti, portandosi dietro di lei con le mani in tasca. « Preparati, ti confesso una cosa » cominciò, appoggiando il mento sulla sua spalla. Dal tono che utilizzò sembrava trattarsi di un affare di stato, quando invece non era affatto così. « Oggi è il mio compleanno, tanti auguri a me! » rise, aggiungendo in tono drammatico quanto fosse dura compiere ventun'anni per un ragazzo dall'animo adolescente qual era lui. « E volevo chiederti un favore. Un regalo, se vogliamo metterla così » il Demone sollevò una mano, poggiando il dito indice sulla propria guancia, quella che, di profilo, Evelya riusciva a vedere. « Un bacio qui. Potresti rendermi la persona più felice di tutto il Luhd Epnet » a dire il vero, aveva una voglia matta di baciarla e basta, senza tanti convenevoli e senza passare per vie più caste e pure, ma chi gli avrebbe assicurato che la ragazza avrebbe ricambiato i suoi sentimenti? Da quel che aveva capito lo aveva relegato al ruolo di amico appena un'ora fa. « Me ne basta solo uno » cercò di convincerla, inchiodando gli occhi color ametista a quelli luminosi della ragazza. No, non gliene bastava uno, si sarebbe dovuto semplicemente accontentare. Niente di più complicato per un tipo impulsivo e fisico come lui, ma imporre la sua presenza alla biondina non avrebbe portato a nulla di buono. Tuttavia, se avesse accettato, si sarebbe trattato del primo bacio della ragazza, insomma, qualcosa di cui lui non poteva essere più felice. Gli era permesso essere così egoista?

    « Parlato » | "Pensato"

    « Noel Hamal Moore »
    demone • 20 years old • ariesx


    code © ruru
     
    Top
    .
  9.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    - Sophisticated with a hint of slutty -

    Group
    Bae ♥
    Posts
    329
    Cucchiaini di Nutella
    +112

    Status
    anonymus

    Evelya Sadalmelik • Angelo • 18 anni • Scheda
    • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – •
    Quando i fuochi d'artificio terminarono, lasciando scie di fumo nel cielo notturno, al fragore della folla si sostituì la voce calda e profonda di Noel, un sussurro al suo orecchio che per qualche strano motivo le fece accapponare la pelle. « Preparati, ti confesso una cosa ». Evelya non ebbe il coraggio di voltarsi, trattenendo il respiro. Non importava di cosa si trattasse, ogni cosa che il Demone faceva la coglieva impreparata. Era imprevedibile. Rimase ad ascoltare il suono assordante del suo stesso cuore, insieme al buonissimo profumo del ragazzo ed una ciocca di capelli rossi che le sfiorava lo zigomo. « Oggi è il mio compleanno, tanti auguri a me! ». Lo disse con un finto tono gioioso, ma l'Angelo era già abbastanza contento per tutti e due. « Che bello, sul serio? Se lo avessi saputo prima ti avrei preso qualcosa... ». I compleanni erano importanti nel mondo angelico, così come i regali che venivano fatti. Per i suoi diciotto anni, Evelya aveva ricevuto solo un fidanzamento indesiderato, purtroppo. Catturato lo sguardo di lui si accorse che non era minimamente preoccupato per quei dettagli. La sua mente sembrava altrove. « ... Volevo chiederti un favore. Un regalo, se vogliamo metterla così ». La biondina lo incoraggiò a proseguire, in trepidante attesa. « Certo, tutto quello che vuoi ». Con un dito ad indicare la guancia destra, Noel la sorprese per l'ennesima volta. « Un bacio qui. Potresti rendermi la persona più felice di tutto il Luhd Epnet ».
    Decidere come reagire alla richiesta fu difficile: da prima rimase spiazzata, poi l'espressione serissima del Demone la convinse che non scherzava, ci teneva veramente. Represse una risata, consapevole della breve distanza a separarli e del via vai di persone tutt'intorno. Era una cosa da nulla, molto innocente, eppure doveva essergli costato parecchio esprimerla a voce alta. Evelya non riusciva a smettere di sorridere mentre posava entrambe le mani sul suo petto. Nascondeva un lato molto dolce, dopotutto, non si sentiva nella posizione di poter rifiutare una richiesta banale come un bacio sulla guancia. Si alzò in punta di piedi, ma ancora non riusciva a raggiungerlo. Il rosso parve accorgersene con qualche secondo di ritardo, inclinando il busto in modo che ci arrivasse senza problemi, e la fanciulla posò le labbra sulla pelle accaldata dell'unica persona con cui si sentiva veramente a suo agio. Nonostante le gote rosse d'imbarazzo fu semplice, un gesto naturale, così come prenderlo per mano o lasciarsi trasportare dovunque volesse andare.
    « Buon compleanno » disse, una volta tornata con i piedi per terra. Trascorrere con lui un momento così importante la lusingava, e poi Noel aveva scelto di passare la serata in sua compagnia senza grandi pretese, anzi. Da come la trattava, pareva che fosse Evelya a compiere gli anni. La cosa che più la sorprendeva era il fatto che lui non stesse cercando la sua approvazione, non era un nobile il cui unico interesse riguardava un matrimonio vantaggioso o qualche aggancio con la classe sociale d'élite. In un certo senso, si poteva dire il suo primo, vero amico. Le sue mani erano ancora posate sul torace del giovane (le serviva un appiglio per restare salda sulle gambe), sentiva il battito rassicurante del cuore attraverso la camicia, leggermente accelerato per l'atmosfera rilassata che si respirava. Sorrideva in quel modo spontaneo e contagioso che lo caratterizzava, una luce nel buio. Non poteva capitargli una persona migliore, lì a Nimit. « Non pensavo che una cosa così semplice potesse essere un regalo » ammise, la mano che scivolava inconsciamente all'altezza del cuore.
    « Significa che puoi riceverne solo uno all'anno ». L'espressione eloquente e contrariata del Demone le strappò un'altra risata. No, non sembrava il tipo che poteva accontentarsi di così poco. Possibile che fosse una richiesta frequente da parte sua? Aveva altre amiche che trattava allo stesso modo? Il pensiero un po' la lasciava perplessa, in effetti, anche se essere gelosa non faceva parte della sua indole. Eppure una piccola parte di lei pretendeva di essere la favorita tra tutte, l'unica a meritare lo sguardo affettuoso che le rivolgeva in quel momento. Lo ricambiò per poco, distratta dall'odore di pioggia che il vento trasportava. Il maltempo era ancora distante (le sue previsioni davano un vantaggio di un paio d'ore al massimo), ma non voleva che la loro serata finisse sotto qualche tettoia, fradici dalla testa ai piedi. Che alternative avevano? Ci pensò su, lasciando andare la camicia del ragazzo, finché la folla si diradava e le grida dei bambini si attenuavano. Sebbene Shedir non fosse in casa, il loro appartamento era distante dalla piazza. Forse uno di quei locali che tenevano aperto fino a tardi...
    D'improvviso una sensazione sgradevole le mozzò il respiro, come se qualcuno le avesse puntato un pugnale alla schiena. Si guardò attorno, saltando da un viso all'altro, e nel mare di sconosciuti un paio di freddi occhi azzurri la catturarono. Azarel era l'unico punto fermo in uno scenario in movimento, le mani affondate nelle tasche del cappotto ed il ghigno perfido che ricordava a ridere di lei. E poi, in un battito di ciglia, così com'era arrivato sparì nel nulla. - Me lo sono immaginata? -. Evelya fermò il tremore delle mani stringendole a pugno, inspirando a fondo per riacquistare un minimo di lucidità. Si sentiva braccata, sotto osservazione, e la paura l'aveva spinta tra le braccia di Noel.
    « P... possiamo andare a casa tua? » chiese, la fronte poggiata al suo petto. Non voleva che la vedesse sull'orlo delle lacrime. « Tra poco pioverà, ma volevo stare ancora con te, quindi... ». Dio, le mancava quasi la forza per rimanere in piedi. Aveva paura di Azarel, di quello che le avrebbe fatto una volta scoperto dove si nascondeva. Non era il tipo d'uomo che accettava un rifiuto tanto alla leggera, gliel'aveva detto al loro primo incontro. « Scusa, non è niente. Solo, non mi sento al sicuro qui ». Sperò che ricollegasse lo stato di shock all'incontro avvenuto in precedenza con il Demone, perchè non era ancora pronta per parlare del tanto temuto fidanzato, specie con lui. Per qualche strana ragione aveva il timore che Noel prendesse le distanze, una volta scoperta la sua situazione, e questo non poteva accadere. Aveva un disperato bisogno di lui, ora.

    • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – •
    « Parlato » - Pensato -

    Code by Kalameet

     
    Top
    .
  10.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Group
    The Queen, babe
    Posts
    3,529
    Cucchiaini di Nutella
    +360
    Location
    wasteland

    Status
    anonymus


    Nel momento in cui Evelya posò le mani sul suo petto, il ragazzo pensò sul serio che potesse scottarsi al solo contatto. Percepiva il calore esagerato del suo stesso corpo, la fiamma che gli bruciava naturalmente all'interno fuori controllo. La richiesta sembrò prenderla alla sprovvista, ma non rifiutò: Noel la guardò alzarsi in punta di piedi con un sorriso sornione stampato in faccia, e in un primo momento non si accorse che, senza un aiuto, la biondina non poteva esprimere il suo desiderio. Se ne rese conto solo in seguito, quando la ragazza prese a guardarlo insistentemente senza concludere nulla. « Oh, certo, scusa » disse piano, inclinando il busto verso di lei, i loro visi a pochi palmi di distanza. Fece attenzione a controllarsi in modo da non darglielo lui, un bacio, quindi si voltò subito per porgerle la guancia. Controllarsi era sempre difficile, un'eterna sfida con sé stesso, ecco perché di solito dava ascolto solo all'istinto. Se lo avesse fatto anche questa volta, però, avrebbe rischiato di perderla, ne era sicuro. D'altra parte procedere lentamente stava consumando la sua pazienza, eppure la cosa importante era stare insieme, e che lei fosse felice. Certo, magari se fosse riuscito a togliersi il titolo di "grande amico speciale" avrebbe potuto ritenersi ancora più soddisfatto, ma era un'altra storia. Sentì le labbra di Evelya a contatto con la sua pelle, e il suo cuore saltò un battito. Era solo un bacio sulla guancia, andiamo, non era un ragazzino, eppure gioiva internamente come se avesse accettato una proposta di matrimonio. Da quanto aspettava un momento del genere? Troppo, e sperava che quello fosse solo l'inizio.
    « Buon compleanno » disse lei, le guance rosse in contrasto con i capelli chiari e la pelle diafana. Maledizione, possibile che ogni volta che sorrideva ci ricascava? Nessuno lo aveva avvertito che avrebbe potuto innamorarsi perdutamente di un Angelo, aveva sempre dato per scontato che avrebbe condiviso la sua esistenza solo con altri Demoni, chi mai aveva pensato ad altre possibilità? « Fino ad ora, il migliore di sempre » le sorrise, dandole un buffetto leggero sulla guancia. « Grazie, Evie »
    Quello che provava per Evelya era diverso da qualunque relazione che avesse avuto. I rapporti tra Demoni erano frettolosi, passionali, invece con lei era differente. Riusciva ad apprezzare le piccole cose e a gioire persino di un casto bacio sulla guancia. Lo faceva stare bene, e tutto il discorso sulle razze pure poteva andare a farsi benedire. Quando la ragazza ammise che non pensava che un bacio potesse essere considerato un regalo di compleanno, il ragazzo rise. Effettivamente, neanche nel Luhd Tasuh si usava, anzi. « Significa che puoi riceverne solo uno all'anno » sentenziò l'altra, e il Demone sbarrò gli occhi. « Come ti aspetti che io possa vivere con solo un bacio all'anno? » rispose il rosso, la risata cristallina dell'Angelo in sottofondo. « Dovremmo parlarne, quello che hai detto è fuori discussione » continuò con un tono fintamente offeso, ma poi la sua espressione contrariata e infantile mutò in un sorriso affettuoso. Evelya era meglio di qualsiasi medicina, come avrebbe potuto lasciare Nimit sapendo di tornare in una città senza di lei? Il giorno della partenza si avvicinava sempre di più, e a Noel sarebbe tanto piaciuto riuscire a fermare il tempo. Non riuscì a spostare l'attenzione da Evelya, che nel frattempo aveva cominciato a guardarsi attorno. Forse sarebbe riuscito a strapparle una cenetta, quella sera, per festeggiare. "Oh, no, avevo promesso di andare con Jack e Harry stasera" sbuffò tra sé e sé, nonostante la prospettiva di un'allegra serata tra amici non lo avrebbe deluso affatto. Eppure, il tempo che trascorreva con lei non gli sembrava mai abbastanza.
    Sovrappensiero com'era, sentire Evelya stringerlo gli mozzò il fiato, non se lo aspettava minimamente. Tentò di guardarla in viso, ma lei lo aveva nascosto tra le pieghe della sua camicia. « P... possiamo andare a casa tua? » domandò, e anche questa richiesta lo fece rimanere di stucco. Aveva sentito bene? « Tra poco pioverà, ma volevo stare ancora con te, quindi... » Doveva aver sentito bene, altrimenti non si spiegava il cuore che aveva preso a battere più veloce. Come sapeva che tra poco si sarebbe messo a piovere? Oh, che gli importava, la ragazza per cui aveva un'enorme cotta aveva appena affermato di voler passare altro tempo con lui. Poteva toccare il cielo con un dito. « Certo, nessun problema, anzi » esclamò senza riuscire a nascondere un sorriso che arrivava fin sopra le orecchie. Era praticamente una dichiarazione d'amore! Si stava rivelando sul serio il miglior compleanno della sua vita. Tuttavia, Evelya non sembrava intenzionata a sollevare il volto verso di lui. Noel ricambiò l'abbraccio, accarezzandole gentilmente la schiena. Forse non voleva farsi vedere imbarazzata? « Scusa, non è niente. Solo, non mi sento al sicuro qui » La felicità che provava in quel momento si attenuò, anche se il senso di allerta non la sostituì. Il rosso osservò i volti che attorniavano i due giovani, notando che fossero meno rispetto a qualche minuto prima. Cercò d'istinto Dixon tra le persone attorno a loro, ma per fortuna non lo vide. Nonostante ciò, sapeva meglio di chiunque altro che di un Demone non c'era mai da fidarsi, in particolar modo di un tipo come lui: aveva preso di mira l'Angelo che stringeva ora tra le braccia, senza contare la rivalità che correva tra loro. Aveva fatto male a non tenere i sensi in allerta.
    « Andiamo » disse, sciogliendo l'abbraccio e tenendo un braccio intorno alle spalle dell'Angelo, guidandola in uno spazio dove avrebbe potuto aprire le ali senza difficoltà. Gli autobus avrebbero ripreso a circolare più tardi a causa della festa,e i pochi che passavano erano diretti verso le case di periferia, ben lontano dal suo appartamento. Raggiunsero un piazzale poco affollato, con giusto un paio di stand ai lati di una fontana. « Sei sicura di voler andar via? Vuoi vedere qualcos'altro? » chiese il ragazzo, ma lei non sembrava voler intenzionata a restare più a lungo. Improvvisamente, l'aver interpretato la sua richiesta come una dichiarazione d'affetto gli sembrò terribilmente sbagliato. « Tieniti forte, allora » la avvertì mentre spalancava le ali cremisi e tipicamente demoniache. Sentiva già gli sguardi di qualche curioso addosso, e si sbrigò a prendere in braccio Evelya. « Ci sono qua io, tranquilla » le sorrise, e senza preavviso si innalzò in volo, prendendo lo slancio con le gambe. Il tragitto non era lungo, e il buio della notte contribuiva a farli passare inosservati. Il ragazzo strinse forte a sé la compagna, non solo per non farla cadere o per felicità personale. Voleva farle capire che l'avrebbe davvero protetta, non era uno scherzo, finché ci sarebbe stato lui avrebbe fatto il possibile purché non le accadesse nulla. L'aria aveva rinfrescato, e delle grosse e scure nuvole all'orizzonti non presagivano niente di buono. Il volo fu breve, e Noel appoggiò a terra Evelya facendo attenzione, mentre cercava nella tasca le chiavi di casa. Purtroppo non aveva pensato a lasciare la finestra aperta. « Accomodati pure, ormai casa mia la conosci » esclamò, la serata di pioggia che avevano passato insieme a tornargli in mente. Non era passato così tanto tempo, eppure i suoi sentimenti erano mutati notevolmente, da non crederci. « Vuoi che ti preparo qualcosa? Senza nessun disturbo, eh » le propose di nuovo. Avrebbe potuto farle una tisana, nella scatola ne era rimasta qualcuna, e in una nottata piovosa come quella che si presagiva non ci stava così male, nonostante fosse primavera. L'aria si era raffreddata tutta d'un tratto, per sommo dispiacere del ragazzo. « Sai, la tua richiesta mi ha spiazzato. Dovrei abituarmi all'idea che tu sia una ragazza intraprendente, credo » gli scappò una risatina, mentre era indaffarato in cucina con pentolini e acqua calda. Se ne sarebbe preparata una anche per sé, consumarla sul divano insieme non era una cattiva idea. Continuò a prepararla cantando sotto voce una canzone, era una sua abitudine canticchiare mentre lavorava. Secondo lui, lo rendeva più produttivo. Cercò delle tazze tra le stoviglie, trovandone due molto appariscenti e dai colori caldi, e si presentò in salotto con un sorriso e un paio di tisane in mano. « Tadan » esclamò porgendole la bevanda, sedendosi poi accanto a lei sul divano color crema. Fu difficile non liberare un sospiro appena toccato il cuscino, la gamba sinistra a ringraziarlo. Eppure, non riusciva a non pensare alla precedente frase di Evelya, quando aveva affermato di non sentirsi al sicuro. A contrastare con essa, c'era l'entusiasmo di averla di nuovo a casa sua, sotto lo stesso tetto. « Qui ti senti al sicuro? » domandò dopo un sorso di tisana, indirizzandole un sorriso sincero, e non riuscì a resistere al metterle a posto un'altra ciocca di capelli che era sfuggita all'acconciatura durante il volo. Nessuno le avrebbe fatto del male, non finché ci sarebbe stato lui. « Con me lo sei »

    « Parlato » || "Pensato"

    « Noel Hamal Moore »
    demone • 21 years old • ariesx


    code © ruru
     
    Top
    .
  11.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    - Sophisticated with a hint of slutty -

    Group
    Bae ♥
    Posts
    329
    Cucchiaini di Nutella
    +112

    Status
    anonymus

    Evelya Sadalmelik • Angelo • 18 anni • Scheda
    • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – •
    Ciò che aveva fatto era imperdonabile. Rovinare a quel modo il compleanno di Noel, con le sue paure ed il passato a tormentarla. Si sentiva la creatura più egoista del mondo mentre lui la conduceva chissà dove. Non importava, fintanto che le restava vicino poteva finire anche in fondo al mare. Scorse distrattamente il profilo di alcune bancarelle, il vento che gonfiava i tendoni e sollevava petali di fiori caduti dalle ghirlande. « Sei sicura di voler andar via? Vuoi vedere qualcos'altro? » le chiese lui, premuroso in un modo che non meritava. Al sicuro nella sua stretta, la mano bollente ad avvolgerle interamente la spalla, Evelya scosse il capo in segno di diniego, certa che la voce le sarebbe uscita troppo flebile per non destare sospetti. Lo stava coinvolgendo in una faccenda del tutto estranea, macchinosa, perfino subdola, e lui non batteva ciglio. No, era troppo gentile per abbandonarla lì dove si trovava, e l'Angelo stava approfittando della cosa come al solito. L'ombra delle grandi ali di Noel coprì la luce delle lanterne, e all'improvviso le mancò la terra sotto ai piedi. La sua mente era così lontana che nemmeno si era accorta delle intenzioni del ragazzo. « Ci sono qua io, tranquilla ». Strinse d'istinto la camicia prima del decollo, del tutto spiazzata dal sorriso che non smetteva mai di rivolgerle quando più ne aveva bisogno. -Non merito di avere accanto una persona tanto buona - pensò, con la piazza di Nimit che si faceva man mano più piccola sotto di loro e le correnti umide di pioggia li investivano. Erano calde, segno di un temporale imminente. Notò la fermezza con cui il rosso la teneva a sé, un muro impenetrabile che sembrava chiudere all'esterno tutte le cose che brutte che la terrorizzavano, e cercò di non incrociare lo sguardo ametista del Demone per precauzione. Doveva avere un'aspetto piuttosto miserabile in quel momento. Un passo nel suo appartamento fu sufficiente a mettere a tacere i battiti frenetici del cuore, insieme alla sensazione di essere un ospite invadente che si auto invitava senza vergogna. « Accomodati pure, ormai casa mia la conosci ». Ovviamente Noel non pareva infastidito dalla sua presenza, per quanto improvvisa. Niente poteva spegnere il buon umore di una persona vivace come lui, ed era un bene. « Ti ringrazio » rispose la biondina, guardando il mobilio essenziale con una nota di nostalgia. Ancora, la stava salvando ancora e con la stessa buona volontà. Avrebbe preferito che il Demone la lasciasse sola in un angolo a piangersi addosso, ma Noel non avrebbe mai permesso che il suo sorriso si spegnesse, così le offrì subito qualcosa di caldo da bere, armeggiando con un pentolino d'acqua mentre canticchiava una canzone che suonava familiare. L'effetto che ebbe su di lei fu simile alla ninna nanna che Aidan le mormorava a bocca chiusa prima di partire per uno dei suoi interminabili viaggi. Inspirò a fondo, come risalita da una lunga apnea, e le parve di vedere di nuovo il mondo con i suoi colori, il cremisi dei capelli di lui a fare da padrone nella stanza. « Sai, la tua richiesta mi ha spiazzato. Dovrei abituarmi all'idea che tu sia una ragazza intraprendente, credo ». Evelya sentì le guance calde sotto i palmi delle mani, consapevole della magra figura appena fatta. « Mi... mi dispiace tanto. Pensavo che qui non mi avrebbe trovato, e poi ci sei tu... ». No, non si riferiva a Dixon, ma poteva usarlo come capro espiatorio. Era ancora presto per tirare in ballo l'odioso fidanzato. Una luce in lontananza catturò la sua attenzione, abbagliando il salotto come un faro puntato su di loro per pochissimi secondi. La fanciulla raggiunse una delle grandi vetrate per ammirare il temporale che marciava nel cielo, un tripudio di nubi plumbee e saette molto affascinante, a suo modo. La pioggia scivolava copiosa contro la finestra, disegnando lunghe linee trasparenti a deformare il paesaggio al di fuori di essa. Stava ripulendo le strade, l'aria stessa, e in certo senso anche i suoi pensieri. Noel esibì un gran sorriso nel mostrarle le tazze che reggeva in mano, invitandola a prendere posto sul divano dove già in precedenza avevano chiacchierato tranquillamente, un altro elemento rassicurante. « Sembra un déjà vu » disse lei, sorridendo appena e assaporando il calore della tazza tra le dita. Erano diventate gelide dopo la visione nella grande piazza, così come tutta la sua pelle. Bevve un paio di sorsi con estrema lentezza e posò la tisana sul tavolino basso lì accanto, i pensieri troppo distanti perché potesse compiere più di due azioni insieme. « Qui ti senti al sicuro? ».
    « Come? ». L'aveva colta alla sprovvista, finchè ancora cercava di capire se fosse davvero Azarel l'uomo in mezzo alla folla. « Con me lo sei » decretò infine il Demone, rimettendole dietro all'orecchio una ciocca ribelle. Non la stava nemmeno sfiorando, eppure percepiva il tepore che emanava contro la guancia fredda. Fu come un riflesso incondizionato: Evelya fermò la sua mano prima che potesse abbassarsi e la premette sullo zigomo, assaporando la sensazione ad occhi chiusi. Grazie al cielo erano insieme, sarebbe crollata senza il suo supporto. « Sì, lo so » rispose in un bisbiglio, finalmente calma e padrona di sé stessa.
    A volte si domandava se fosse giusto tenere Noel tutto per lei, com'era già accaduto alla festa. Non aveva nessun obbligo nei suoi confronti, né doveva farle da baby sitter a tempo indeterminato. I loro modi di vivere cozzavano uno con l'altro, insieme alle personalità diametralmente opposte e le rispettive famiglie d'origine. Sua madre l'avrebbe chiamata "unione alla cieca", un nomignolo per indicare il fallimento di un matrimonio nella classe nobiliare angelica.
    Eppure lui era la forza e la sfrontatezza che le mancava, lo spirito d'iniziativa che aveva dovuto soffocare per anni sotto la dittatura ferrea di Parveen. Diceva tutto quello che Evelya non aveva il coraggio di confessare, e il modo in cui si prendeva cura di lei la faceva sentire amata e rispettata.
    « Se mai dovessi sposare qualcuno » iniziò, portando la mano di Noel tra le sue, « vorrei che fosse una persona gentile come te ». Riuscì a sostenere lo sguardo del Demone per un istante abbastanza lungo, secondo i suoi standard. Quando si fece troppo intenso portò l'attenzione sulle loro mani unite, schiudendo le dita del ragazzo con delicatezza per farvi aderire le proprie. Erano minuscole, non potevano reggere il confronto. La fievole suoneria del cellulare nella tasca degli short ruppe il momento d'intimità prima che potesse aggiungere altro, costringendo Evelya ad alzarsi per rispondere, indirizzando al rosso un cenno di scuse. Il display riportava il nome di Shedir, insieme a quattro chiamate senza risposta. « Pron... »
    « Evie, per fortuna! Stavo iniziando a preoccuparmi ».
    « E' successo qualcosa? » chiese, guardando il temporale oltre la finestra torreggiare su di loro. Il cugino pareva avere il fiatone, e in sottofondo poteva sentire lo scroscio della pioggia. Era fuori casa? E a quell'ora tarda, per giunta.
    « Dove sei adesso? ». Ouch, domanda spinosa. Dirgli che si trovava in casa con un Demone più grande di lei e apparentemente non fidanzato poteva rappresentare un problema. Non era solita mentire, ma quella era un'emergenza, e lo faceva a fin di bene.
    « Sono da... da un'amica » rispose, preda dell'imbarazzo mentre incrociava lo sguardo vagamente divertito di Noel. Già, un'amica che le aveva tenuto compagnia tutta la sera, prendendola per mano e domandandole un bacio sulla guancia come regalo di compleanno. A rincarare la dose andava detto che era anche molto, forse troppo affascinante.
    « Okay, senti, potresti chiederle ospitalità per la notte? Se è un disturbo mando una delle mie colleghe a prenderti, basta che non torni qui ». Il bordeaux si dissolse all'istante dalle guance dell'Angelo, rimpiazzato dal pallore di chi aveva visto un fantasma.
    « Perchè non dovrei? » insistette, sempre più in ansia. Dall'altro capo del telefono Shedir sospirò, un verso nascosto dalla pioggia che s'infrangeva sulla strada.
    « Tuo fratello ha mandato una lettera. Dice che Azarel ha ingaggiato qualcuno per riportarti a Dunne Peyhlra. Zachary sarà qui domani, e per il momento io sto tenendo d'occhio la situazione. Non sappiamo di chi si tratti, ma dobbiamo liberarcene ». Il muto silenzio della biondina parve allarmarlo, così si affrettò ad aggiungere:
    « Staremo attenti, promesso. Tu resta dove sei e andrà bene ». Come poteva andare bene? Era alla stregua di un animale braccato, rivedeva quegli occhi cinici ovunque si voltasse. Le costò un grande sforzo trattenere le lacrime che imploravano di uscire già da un po', la mano convulsamente stretta al cellulare di cui non sentiva nemmeno i contorni, tanto era fredda. « Prometti di richiamarmi appena sai qualcosa ». « Promesso. Vai a dormire e fai la brava ».
    Non la salutò nemmeno, interrompendo la chiamata di netto. La notizia che avrebbe rivisto il fratello dopo mesi di distanza non servì a farle riacquistare un colorito normale, così come la prospettiva di avere uno scagnozzo di Azarel alle spalle. E se fosse stato Dixon? Le aveva fatto una brutta impressione da subito, in fondo. Prima di fare supposizioni, però, c'era una questione più urgente da sbrigare. Tornò a passi lenti verso il divano, posando il cellulare accanto alla tazza di tisana ancora mezza piena. Quando si sedette ebbe l'impressione di non sentirsi più le gambe. Da dove poteva iniziare a fare una richiesta così imbarazzante?
    « Per favore, non pensare male... ». Ottimo, mettere le mani avanti era stato un colpo di genio. Evelya inspirò a fondo e guardò dritta davanti a sé, come se parlasse da sola. « Mio cugino non torna a casa, stanotte. Di solito vado da una sua collega quando succede, perché non vuole che stia sola. Il problema è che lei oggi non c'è, e... ». Niente da fare, il suono stesso del suo cuore si stava facendo assordante. L'avrebbe scambiata per una poco di buono? Probabile, ma dormire per strada era anche peggio di umiliarsi a quel modo. E poi con lui si sentiva protetta come mai le era capitato in vita. Si fissò sulle dita ingarbugliate in grembo, non riusciva ad alzare lo sguardo. « Potrei dormire qui? Anche sul pavimento, non importa. Ti ho già disturbato abbastanza ». Il silenzio che scese tra loro la mandò in paranoia al punto che fu costretta a sollevare gli occhi dorati su di lui: Noel era... beh, quasi sotto shock, giusto il tempo di realizzare l'implicazione di ciò che gli stava chiedendo. « Ti prego, non guardarmi così » mormorò, coprendosi il viso accaldato. Altro che ragazza intraprendente. Stava decisamente superando i suoi limiti, scossa dalla paura e la vergogna. Sì, avrebbe dormito sul pavimento per espiare le sue colpe, e senza cuscino.

    • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – •
    « Parlato » - Pensato -

    Code by Kalameet

     
    Top
    .
  12.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Group
    The Queen, babe
    Posts
    3,529
    Cucchiaini di Nutella
    +360
    Location
    wasteland

    Status
    anonymus


    La pioggia aveva ormai cominciato a scendere, battendo rumorosamente sul vetro e oscurando le stelle che brillavano fino a qualche momento prima. Doveva far freddo fuori, al contrario della tisana che Noel stava bevendo. Ma non era solo quella a fargli sentire caldo, la colpa era anche della ragazza che aveva di fronte, soprattutto quello. Quando il ragazzo fece per ritirare la mano - non voleva commettere passi falsi e osare troppo - inaspettatamente l'Angelo lo trattenne dal farlo, guidando il suo palmo e appoggiandolo sullo zigomo. La sua pelle era fresca come sempre, anche se bastò poco a riscaldarla a contatto con quella di Noel. Ciò che disse in seguito lo fece sorridere di riflesso, facendo scorrere il pollice sulla supericie liscia della guancia. « Vedi di non dimenticartelo » Non avrebbe mai permesso che le facessero del male, e il fatto che lei si sentisse al sicuro in sua presenza lo fece sentire inspiegabilmente bene. Che si fosse trattato di Dixon o di chiunque altro, non le avrebbero torto un solo capello, almeno finché lui si trovava a Nimit. Poi... poi ci avrebbe pensato. Non era mai stato a rimurginare su ciò che il futuro avrebbe riservato loro, lui preferiva cogliere l'attimo e vivere il presente, senza tanti pensieri ad angosciarlo. Di conseguenza, non si era mai chiesto in che rapporti si sarebbero lasciati, se una volta tornato a casa sarebbe riuscito a dimenticarla oppure no. Doveva dare tempo al tempo, ma non era affatto sicuro di avere la pazienza necessaria.
    « Se mai dovessi sposare qualcuno » Evelya parlò di nuovo, la voce bassa e la mano del ragazzo tra le sue. « vorrei che fosse una persona gentile come te » Era difficile far rimanere Noel senza parole, ma evidentemente per lei non lo era. Nel continente demoniaco, mai nessuno gli aveva detto di essere gentile. I pochi Demoni come lui venivano denigrati e chiamati "deboli". Qualcuno non li classificava neppure come Demoni. Eppure, lei apprezzava sempre ciò che faceva per gli altri, anzi, sembrava quasi ammirarlo, a discapito dei suoi vent'anni trascorsi in mezzo a gente che non faceva altro che sminuirlo e disprezzarlo per il suo comportamento ribelle e controcorrente. Lei non pretendeva niente di diverso da lui, al contrario. Non gli era mai importato niente dell'opinione altrui, aveva sempre fatto ciò che gli passava per la testa, eppure avere qualcuno che non gli puntava il dito contro e accettava sia i pregi che i difetti era bello, bello davvero. Chissà se Evelya si rendeva conto dell'effetto che gli faceva.
    Ciò che avrebbe potuto dire in risposta gli balzò sulla punta della lingua, ma si rese conto in tempo che poteva suonare come una proposta di matrimonio bella e buona, e neanche lontanamente equivocabile. Sì, perché cotto com'era avrebbe voluto sposarla sul serio, ma doveva darsi un contegno. Già, perché lei non ricambiava. La flebile suoneria di un cellulare interruppe il momento, ed Evelya si allontanò di fretta per rispondere. Sghignazzò quando si inventò di essere da un'amica, chiedendosi con chi stesse parlando. Sembrava abbastanza tesa e nervosa, come poco prima in piazza. Noel sorseggiò lentamente la tisana, attendendo che tornasse seduta accanto a lui. Andava davvero tutto bene? Lui non faceva altro che preoccuparsi che Dixon potesse averle fatto qualcosa. Appena la ragazza terminò la chiamata, il ragazzo non poté fare a meno di notare i nervi a fior di pelle di lei. Seguì il suo discorso attentamente, non capendo all'inizio dove volesse andare a parare, ma in seguito non ci mise molto a fare due più due. Aspetta, davvero gli stava chiedendo di... « Potrei dormire qui? » Oh cielo, quella era la sua serata fortunata. Era una chiara richiesta di convivenza, non c'era altro da aggiungere. Sulle labbra di Noel prese forma un sorriso a trentadue denti, che contrastava con il faccino dispiaciuto e imbarazzato di lei. « Ma certo! Cos'è quella faccia? » fece, poggiando la tazza vuota sul tavolino. Poteva toccare il cielo con un dito, davvero. « Che pavimento e pavimento, dormi sul mio letto. Alt! Non fare storie, ho deciso » esclamò poi, bloccando ogni tentativo di protesta da parte della biondina. Avrebbero dormito sotto lo stesso tetto, incredibile. Ora la soglia del suo autocontrollo doveva per forza alzarsi, altrimenti sarebbe potuto succedere il finimondo. "Ce la posso fare, lo so" si incoraggiò, ma neanche a dirlo che i suoi occhi finirono sulla porzione di collo scoperto di lei, per poi passare alle gambe sottili. Oh, maledizione, no, non era così che doveva andare, ma d'altra parte cosa avrebbe dato per prendere il viso e baciarla?
    « Vado subito a prenderti una felpa dell mie, altrimenti me lo dimentico » ecco, magari staccarsi un attimo da lei gli sarebbe servito a rinfrescarsi le idee. Si alzò dal divano un po' troppo in fretta, la gamba sinistra ad implorare pietà. La camera dal letto era vicina al salone, e in pochi passi fu nella stanza. Aprì l'armadio, pescando la prima felpa pulita che gli capitò in mano, e involontariamente ripensò alla prima volta che Evelya era entrata in casa sua, bagnata fradicia e con la febbre. Erano cambiate un po' di cose da allora. Mentre tornava in salotto, Noel buttò l'occhio sulla sveglia che stava sopra il comodino, e che segnava le una passate. L'Angelo non sembrava abituato a fare le ore piccole, probabilmente aveva sonno.
    « Quando vuoi, il letto è pronto. E' tardi, sai? » le mise la felpa in grembo, ma tornò a sedersi accanto a lei. Non voleva andare a dormire, a dirla tutta. Desiderava che la notte durasse ventiquattr'ore invece che solo sei o sette.
    « Anche quando sono nato pioveva » il ragazzo interruppe il momento di silenzio che era calato tra i due, cercando la mano di Evelya e aprendola come aveva fatto lei prima che il cellulare squillasse. Era minuscola in confronto alla sua. « Mia madre mi diceva che le disgrazie non vengono mai da sole. In questo caso, le disgrazie eravamo io e la pioggia » sorrise, ma quello era un sorriso triste. Amanda gliene aveva dette tante nel corso degli anni, ma quella frase gli era rimasta particolarmente impressa. Era un'affermazione cattiva, crudele, proprio come la donna che lo aveva generato. « Grazie a te mi sono convinto di non essere una disgrazia vera e propria » le sue dita si richiusero tra quelle della ragazza ina una stretta salda, gli occhi ametista del Demone a delineare le loro mani unite. Poi, lo sguardo si spostò sul viso della ragazza, le iridi dorate ad attirarlo come una calamita. Chissà perché gli era sfuggita quella confessione, in fondo non gli piaceva affatto parlare della sua famiglia e del suo passato. Sapeva che di Evelya poteva fidarsi, eppure non voleva che sapesse.
    « Evie » il Demone prese un grande respiro, non lasciando scampo agli occhi della ragazza. Sentiva che quello era il momento adatto per confessarle ciò che provava, tuttavia si bloccò. No, non lo era, che stava facendo? Doveva farle cambiare idea sul suo conto, convincerla che poteva benissimo essere più di un amico. Doveva avere pazienza. Pazienza. Ora però doveva trovare una via di fuga, si era ficcato in un grosso guaio. « Mi piacerebbe farti conoscere mio fratello, un giorno » la buttò là sorridendo, non venendogli nulla di meglio in mente. « Sua moglie ti assomiglia molto, nonostante sia un Demone » osservò in seguito, slegando le loro mani e stravaccandosi sul divano con nonchalance, tenendosi comunque vicino ad Evelya. Averla accanto lo faceva stare meglio di quanto pensasse.

    « Parlato » || "Pensato"

    « Noel Hamal Moore »
    demone • 21 years old • ariesx


    code © ruru
     
    Top
    .
  13.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    - Sophisticated with a hint of slutty -

    Group
    Bae ♥
    Posts
    329
    Cucchiaini di Nutella
    +112

    Status
    anonymus

    Evelya Sadalmelik • Angelo • 18 anni • Scheda
    • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – •
    Noel accolse la richiesta meglio di quanto pensasse, come se l'avesse invitato a un'altra festa. Scartò subito l'opzione di metterla a dormire sul pavimento, impedendole di protestare a riguardo, e provvedette a recuperarle un cambio per la notte. Evelya strinse la felpa che profumava di lui, ancora immersa nelle sue preoccupazioni e la paura di veder sbucare un Demone alla finestra. - E se ci avesse seguiti? Metterei in pericolo anche Noel, non se lo merita assolutamente! -. La buona educazione prevedeva di ricambiare un favore, non chiederne cento tutti in una volta. Sentirsi debole e impotente non l'aveva mai fatta stare male come in quel momento. « Quando vuoi, il letto è pronto.
    E' tardi, sai? ».
    L'Angelo fece cenno di sì con la testa, ma in realtà non aveva idea di che ora fosse. La stanchezza le pesava sulle spalle, insieme alle altre sensazioni sgradevoli che le impedivano di godersi quella serata di libertà accanto ad un ragazzo che meritava di essere felice. « Allora tra un po' vado » rispose. Dormire nel letto di un'estraneo era un'attività nuova per lei, imbarazzante ed emozionante allo stesso tempo. Dentro a quelle mura poteva cogliere sprazzi della vita di Noel, delle sue abitudini, dei suoi gusti in fatto di vestiti, cose a cui tutto un tratto era molto interessata. Aprì la felpa che teneva in grembo e studiò la lunghezza delle maniche, calcolando che poteva fungere da pigiama senza problemi, come qualsiasi cosa nell'armadio del rosso.
    Beh, essere piccola aveva i suoi vantaggi, forse. La ripiegò con cura sulle ginocchia e ascoltò il rumore scrosciante della pioggia a riempire il silenzio, così rilassante alle sue orecchie da conciliare il sonno. « Anche quando sono nato pioveva » disse il ragazzo, cogliendola di sorpresa nel cercare la mano che teneva chiusa a pugno, un riflesso incondizionato di quando era troppo in ansia. Se pensava a Noel immaginava una bella giornata di sole, il caldo cocente dell'estate... era un fatto curioso, in effetti. Le loro dita si sfioravano appena, lingue di fuoco su cubetti di ghiaccio, ed Evelya si perse ad osservarle mentre lui raccontava.
    « Mia madre mi diceva che le disgrazie non vengono mai da sole. In questo caso, le disgrazie eravamo io e la pioggia ». Sgranò gli occhi, incredula. Per quanto un genitore potesse essere severo, non avrebbe mai dovuto rinnegare il proprio figlio. Ivor si limitava a rimproverarla, Parveen a crescerla come una marionetta nelle sue mani, ma mai una volta l'avevano fatta sentire come un ospite indesiderato, anzi. Era fondamentale per i loro scopi.
    Nonostante la crudeltà di quelle parole Noel ancora sorrideva, seppur in modo triste. « Grazie a te mi sono convinto di non essere una disgrazia vera e propria ».
    « Certo che non lo sei » affermò la biondina, quasi offesa. Non meritava affatto quel trattamento, almeno, non ai suoi occhi. Ricordò ciò che Dixon gli aveva detto al loro incontro, qualcosa sull'essere stato disconosciuto dalla famiglia, e si chiese se vi fosse un episodio della vita del Demone che poteva spiegarne il motivo. Che c'entrasse con la sua scelta di diventare medico? Voleva sapere di più, sembrava il momento giusto, ma la stretta che la avvolse interruppe il filo di pensieri, la mano esile che scompariva in quella di Noel. Era così calda... « Evie » chiamò, costringendola a guardarlo in viso. La scrutava in modo indecifrabile, quasi tentasse di leggerle nella mente. Non riuscì a sottrarsi da quegli occhi color glicine, il cuore che iniziava a galoppare nel petto. Stava per rispedirla a casa sua? Sperò sinceramente di no. L'attimo di silenzio durò un po' troppo, anche il ragazzo parve accorgersene. « Mi piacerebbe farti conoscere mio fratello, un giorno ». La tensione si allentò immediatamente, complice il sorriso che le rivolse. «Sua moglie ti assomiglia molto, nonostante sia un Demone».
    « Davvero? ». Immaginò un'altra sé stessa con le ali grandi, simili a quelle di un drago, e i capelli scuri come la notte.
    « Credo che loro non sarebbero contenti di incontrare me, purtroppo » aggiunse, conscia della loro diversità e il disprezzo che correva tra le due razze. Anche se Dixon l'aveva terrorizzata, Evelya sperava ancora di conoscere qualche essere demoniaco somigliante al ragazzo che le teneva la mano, possibilmente gentile e bello quanto lui. Anche per i canoni angelici Noel era considerato esteticamente piacevole. Avrebbe fatto strage di cuori a uno dei ricevimenti di Dunne Peyhlra se fosse riuscito a nascondere il cremisi dei capelli. - No, sarebbe un peccato -.
    L'assenza di contatto quando si distese sul divano fu palpabile, lasciandola quasi al freddo. Era il ritratto della calma e della stanchezza, nonostante il carattere energico. Forse era arrivato il momento di lasciarlo riposare. Gli disse che sarebbe andata a cambiarsi per la notte, un po' troppo agitata alla prospettiva di invadere gli spazi altrui per prendere sonno immediatamente. Da che avesse ricordi non le era mai stato permesso condividere casa con qualcuno di diverso dai fratelli, figurarsi una stanza. E il limite di contatto fisico concesso tra i due era già stato superato da un po'. Aveva sfiorato le mani di altri ragazzi solo in occasione dei balli di fine anno, niente a che vedere con le strette decise di Noel. Evelya fece scorrere i capelli tra le dita nell'intento di sciogliere l'acconciatura, raccogliendo i fermagli man mano che la testa si faceva più leggera.
    Voleva stare con lui, ascoltare le storie della sua infanzia e del mondo dei Demoni, tenerlo per mano, sentire quelle braccia circondarle il busto e averlo vicino ogni volta che qualcosa la spaventava. I fratelli maggiori la trattavano allo stesso modo, eppure il rosso non lo faceva per senso del dovere nei suoi confronti. Inspirò a fondo il profumo familiare di sapone appena sbucò dalla lunghissima felpa, arrotolando le maniche almeno tre volte prima di veder spuntare le punte delle dita. Era più calda di qualunque camicia da notte possedesse. Una volta ripiegati i vestiti con cura, Evelya si sentì pronta per affrontare il ragazzo nell'altra stanza, che si vedeva improvvisamente privato del suo letto. Il divano era grande, ma non abbastanza da permettergli di sdraiarsi. Poteva solo immaginare quanto fosse scomodo. « Sicuro di voler dormire lì? » gli chiese, una volta raggiunto il salotto. « Posso starci io, davvero...».
    Beh, aveva fatto un tentativo. Noel non volle sentire ragioni a riguardo, ospitale com'era. l'Angelo si rassegnò e lo seguì, mentre faceva strada verso la camera da letto tipo guida turistica, spiegandole dove trovare gli interruttori della luce e le coperte, nel caso avesse freddo. Evelya osservò i mobili essenziali, una scrivania sotterrata dai libri e un armadio a due ante semiaperto, pensando a quanto dovesse essere difficile studiare medicina. Nemmeno il comodino era sopravvissuto all'invasione, con un tomo aperto a faccia in giù che lo occupava interamente. - Sembra il tipo di libro che ti fa prendere sonno all'istante - pensò, avanzando in direzione del letto. Non era grande quanto il suo, ma le due piazze le avrebbero permesso di rotolarci sopra senza cadere oltre il bordo. Ad incuriosirla più di tutto fu la chitarra addossata in un angolo, un baluginio della festa universitaria a riportarla indietro nel tempo. Era sempre dove lei l'avrebbe voluto, neanche le facesse da guardia del corpo. - Dovrei dargli un po' di tregua. Da domani farò in modo di non disturbarlo più, promesso -. Si voltò in direzione del padrone di casa con un sorriso a fior di labbra, il migliore che riuscisse ad esibire in quel momento di ansia assoluta. « Grazie, è più di quello che merito ». Posò i vestiti su una sedia ancora visibile nel mezzo del caos, e nel farlo dovette passare accanto alla grande finestra della camera. Da quel lato dell'edificio ci si poteva affacciare su una via praticamente deserta, ma per quanto si sforzasse, Evelya non riusciva a togliere dalla mente il volto di Azarel. Era ovunque, su qualsiasi passante. Non appena sentì Noel augurarle la buonanotte, un senso di profonda inquietudine le attanagliò lo stomaco. Era al sicuro dentro quelle mura, non poteva accaderle niente, no? Eppure quando il ragazzo sparì oltre la porta il primo istinto fu quello di chiudere le tende e nascondersi sotto le coperte. Mossa da un'audacia che non le apparteneva, la biondina si precipitò in corridoio e trattenne il Demone per un braccio, incerta sulle scuse da usare per giustificare un comportamento deplorevole come il suo. « Aspetta! Non... non devi per forza dormire da un'altra parte. C'è posto per tutti e due, io non occupo tanto spazio. E poi è il tuo letto, dovresti starci tu ».
    Il discorso non faceva una piega, tralasciando il fatto che fossero due semi-sconosciuti di sesso opposto con mille tabù a dividerli. Ora non le importava. La paura la stava divorando e voleva tornare a respirare normalmente, cosa possibile solo con il ragazzo nei paraggi. Sentiva già gli occhi inumidirsi, ancor prima di ricevere una risposta, ma forse il buio parziale poteva nasconderli. « Per favore, non lasciarmi da sola... ». Avrebbe voluto usare altri sotterfugi, e invece la verità le scappò di bocca all'istante. Strinse la presa sulla manica di Noel e s'impose di trattenere le lacrime ancora un po', per non mettersi in ridicolo l'ennesima volta. Non sarebbe riuscita a chiudere occhio senza di lui, lo sapeva.

    • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – •
    « Parlato » - Pensato -

    Code by Kalameet

     
    Top
    .
  14.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Group
    The Queen, babe
    Posts
    3,529
    Cucchiaini di Nutella
    +360
    Location
    wasteland

    Status
    anonymus


    Il Demone seguì la figura di Evelya finché non scomparì dietro la porta del corridoio, ripensando all'amarezza dell'ultima frase che aveva pronunciato. Non si era mai chiesto a come Julian ed Elizabeth avrebbero potuto reagire all'incontro faccia a faccia con un Angelo. Suo fratello ne incontrava a bizzeffe per lavoro, ma appunto, solo in quell'ambito. Da quel che ricordava, ai ricevimenti non si intratteneva più di tanto con gli esseri angelici, per quanto la loro presenza alle occasioni di ritrovo dei Demoni fossero più uniche che rare. Eppure, era convinto che avessero le stesse idee riguardo la tolleranza delle altre razze. Demone, Angelo o Ibrido non aveva importanza, e non solo sul lavoro. Non conosceva i pensieri di Elizabeth, ma l'aveva conosciuta come una ragazza amichevole e aveva accettato le vedute di suo fratello in tutto e per tutto. Nonostante la conoscesse di meno, lei era quella su cui aveva meno dubbi. Chissà se sarebbe riuscito a presentare loro Evelya come più di una semplice amica. L'idea non gli dispiaceva affatto a dirla tutta, ma gli sarebbe servito ancora un po' di tempo. Peccato che il suo ultimatum si facesse sempre più vicino, ma era inutile pensarci in quel momento. Approfittò della momentanea assenza della ragazza per andare a cambiarsi a sua volta, così si alzò dal divano per dirigersi in camera da letto. Non buttò i vestiti come al suo solito sul pavimento, ma li gettò alla rinfusa nell'armadio. Rimediò una maglietta scolorita e i pantaloni di una tuta, e quando tornò sul divano vide con piacere che Evelya non aveva ancora finito di cambiarsi, almeno non l'aveva fatta aspettare. Sul tavolo basso di fronte a lui lo schermo del cellulare si illuminò, e il rosso lo afferrò all'istante. Sul display troneggiava la scritta "Nuovo messaggio", e appena lo aprì gli venne da ridere. A salutarlo, con un sorriso raggiante, c'erano Julian e sua moglie, che avevano avuto la brillante idea di augurargli buon compleanno inviandogli un video. Il tutto cominciava con Elizabeth in primo piano ad intonare il famoso motivetto "tanti auguri a te", e alle sue spalle un riluttante e imbarazzato Julian. La ragazza interrompeva il canto ogni tanto per incoraggiarlo a seguire il seguire il suo esempio, ma finì per accontentarlo solamente verso la fine. « Tanti auguri al mio cognato preferito! » e unico, avrebbe aggiunto, ma si ricordò di Cassandra, la sorella minore che non aveva mai visto. Sua madre non aveva permesso che la conoscesse, ma probabilmente aveva concesso questo lusso al primogenito. « Come stai? Senti il peso dei ventun'anni? » continuò lei con un gentile sorriso. I capelli corvini erano legati in una treccia disordinata, segno che non aveva avuto un momento di respiro nemmeno per rifarla, ma le iridi scure brillavano di eccitazione. « Non vedo l'ora di rivederti e fare un pranzetto come si deve! Si sente molto la tua mancanza, tuo fratello diventa più brontolone del solito quando non ci sei » « Non sono brontolone! » Noel ridacchiò insieme ad Elizabeth, mentre lui prendeva la parola. Julian era molto più riservato del fratello minore, il suo carattere entusiasta era stato smorzato fin dalla tenera età, per educarlo alla crudeltà e all'arte della guerra. Effettivamente, come capofamiglia non era affatto male. I loro genitori erano fieri di lui e del modo in cui gestiva gli affari, portando benefici al casato e rispondendo perfettamente ai canoni di comportamento della società demoniaca. Sua moglie, poi, era un buon partito e raccomandata dal padre. L'erede perfetto, ma non glielo faceva pesare. Gli voleva bene davvero. « Mi pare che tu fossi nato alle una di notte, quindi siamo estremamente puntuali » Noel sorrise di nuovo, sbagliava l'ora tutti gli anni, non importa quante volte glielo dicesse. « Fammi avere tue notizie ogni tanto, chiamare in ambulatorio per sapere se sei ancora vivo non è il massimo » lo rimproverò, ma l'espressione sulla faccia di Elizabeth lo distrasse. Cercò di imitare il broncio del marito, ma restava ugualmente adorabile. Anche Julian se ne accorse e sbuffò in sua direzione, mentre la mora cercava di farsi perdonare dandogli un bacio sulla guancia. Il video finì con un ultimo messaggio di auguri, e lo schermo tornò sulla loro conversazione. Noel digitò in fretta un "Grazie", seguito da varie faccine e un "Elizabeth ti adoro ♥". In un secondo messaggio, rimproverò il fratello di aver sbagliato ora, "Sono nato alle una di pomeriggio, non di notte", sicuro di beccarsi l'ennesimo rimprovero da parte del fratello, che lo incolpava di non averglielo ricordato l'anno precedente.
    Quando udì i passi leggeri di Evelya sul pavimento freddo, il ragazzo rimise il cellulare sul tavolino e le sorrise. Era un piacevole dejà-vu vederla con una delle sue felpe addosso. « Sicuro di voler dormire lì? » Noel alzò entrambe le sopracciglia. Era un osso duro, difficile da convincere. « E' comodissimo, così tanto che non voglio proprio lasciarlo a te » esclamò ridendo, e quando l'Angelo sembrò voler aggiungere qualcos'altro la bloccò sul nascere con un gesto della mano. « Non un'altra parola » fece, anche se di rimprovero, quella frase, aveva ben poco. Subito dopo si alzò, senza che la gamba sinistra gli facesse brutti scherzi per suo immenso sollievo, e le fece cenno di seguirlo verso la camera dove avrebbe dormito. Di solito era più disordinata, ma quando era andato a cambiarsi d'abito aveva avuto il tatto di infilare qualche cianfrusaglia nell'armadio. Le disse che le coperte erano proprio lì dentro, e sperò che non avesse avuto il bisogno di utilizzarle per la notte, o si sarebbe trovata sommersa da vestiti, libri e qualche spartito che aveva scaricato da internet. Nell'insieme, non era una stanza che sentiva sua: non l'aveva decorata o sistemato affetti personali in giro. Solamente in un angolo si poteva notare la sua inseparabile chitarra, e sulla scrivania e sul comodino erano sistemati alla rinfusa appunti ed enormi tomi che usava in università. Diversi esami lo aspettavano una volta tornato ad Hadony. « Grazie, è molto più di quello che merito » lo ringraziò Evelya, e il Demone non poté non ricambiare il sorriso. Sembrava poco tranquilla, a quanto pareva Dixon le aveva davvero fatto un brutto effetto. Avrebbe voluto tranquillizzarla in qualche modo, ma magari aveva solamente bisogno di una bella dormita. La osservò da dietro, mentre guardava fuori dalla finestra. I capelli biondi le ricadevano sulla schiena, sembravano brillare di luce propria, il corpo minuto racchiuso in una delle sue felpe, troppo larghe per lei. Avrebbe voluto proteggerla, da Dixon, da chiunque. Eppure, nonostante si fosse ripromesso di non volerla più vedere in preda al terrore come alla festa universitaria, era più tesa di una corda di violino. « Se hai bisogno di qualcosa, qualsiasi cosa » disse, stringendo di riflesso una mano in un pugno, « fammelo sapere » Sentiva di aver sbagliato qualcosa, di star combattendo contro qualcosa più grande di lui per il benessere della persona che gli stava a cuore. Evelya ancora non sorrideva sollevata. Non voleva lasciarla da sola, ma non sapeva cosa dirle. Tutto ciò che gli veniva in mente suonava inadatto o invadente. Sospirò tra sé, una dormita avrebbe fatto bene ad entrambi. Le augurò la buonanotte, e si inoltrò nel buio del corridoio senza sentire la sua risposta, ma la voce flebile di Evelya lo raggiunse insieme ad una mano che bloccò il suo avanzare. Ad ascoltarla, sbarrò gli occhi per la sorpresa, e contemporaneamente ebbe un tuffo al cuore. Stavolta non c'entrava nulla il suo sentirsi di troppo, la sua sembrava quasi una richiesta d'aiuto. O forse era una sua impressione. Lo sperò davvero, perché se era così spaventata c'era qualcosa che non andava. « Evie » il suo fu poco più di un bisbiglio, ma nel silenzio dell'appartamento sembrava avesse parlato a voce alta. « Per favore, non lasciarmi da sola... » Quella richiesta gli fece mancare il respiro, e d'impulso raggiunse la mano di Evelya che stringeva il suo braccio. Riusciva a percepire il respiro irregolare della ragazza, le dita tremanti. « Non potrei mai » ammise, serio e deciso, avvicinandosi a lei di pochi passi e stringendola a sé in un tiepido abbraccio. A cosa diavolo stava pensando prima? Lasciarla sola per riposare? Non era questo ciò di cui aveva bisogno. Che sciocco. E pensare che avrebbe dovuto proteggerla e farla star meglio. « Tranquilla » sussurrò, accarezzandole i capelli. Qualunque cosa la angustiasse, poteva contare su di lui. Non l'avrebbe lasciata da sola ad affrontare tutto questo. Quando si fu calmata la lasciò andare e le sorrise, sebbene nella penombra si vedesse poco o nulla. Le accarezzò una guancia con il dorso della mano, ringraziandò l'assenza di luce. Aveva paura di vedere disegnata sul suo volto la stessa espressione terrorizzata che si era ripromesso di non far più ricomparire. La guidò verso il letto tenendola per mano, e si accomodò vicino a lei senza mai lasciargliela e la abbracciò ancora, il profumo di lei a riempirgli i polmoni. Forse si trattava del suo ennesimo gesto avventato, ma sentiva il bisogno di averla accanto. Non poteva lasciarla sola. « E' tutto a posto adesso » mormorò, posandole un bacio sui capelli. A sentire il corpo della ragazza contro il suo, il suo stomaco non poté che fare una capriola, ma si sentì subito in colpa per quello sprazzo di felicità appena provato. Avrebbe augurato ad Evelya tutta la felicità del mondo, a vederla soffrire in quel modo gli si stringeva il cuore. « Starò così finché non ti sarai addormentata » lo disse con un sorriso, ricordandosi all'ultimo momento di spostare la gamba sinistra per evitarle ogni contatto con essa. Non ci aveva nemmeno pensato, quando in circostanze normali era sempre stato il suo primo pensiero evitarne la vista. Forse lei sarebbe riuscita ad accettarla, chissà. Qualunque battaglia stesse combattendo, si ripromise che l'avrebbe aiutata ad affrontarla.

    « Parlato » || "Pensato"

    « Noel Hamal Moore »
    demone • 21 years old • ariesx


    code © ruru
     
    Top
    .
  15.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    - Sophisticated with a hint of slutty -

    Group
    Bae ♥
    Posts
    329
    Cucchiaini di Nutella
    +112

    Status
    anonymus

    Evelya Sadalmelik • Angelo • 18 anni • Scheda
    • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – •
    L'abbraccio di Noel giunse come una bombola d'ossigeno, diede ad Evelya la possibilità di tornare a respirare a pieni polmoni. Era così protettivo nei suoi confronti da farla quasi commuovere. L'Angelo si aggrappò a lui ed inspirò il suo profumo, man mano che i tremori si attenuavano e la stanchezza la assaliva. Per un istante desiderò dormire nella stretta rassicurante di quelle braccia forti e gentili, ma sapeva di aver già chiesto troppo per quel che prevedeva la normale decenza. Il tocco delicato delle mani del Demone sui suoi capelli la sorprese, rilassandola oltre ogni dire.
    « Tranquilla » le sussurrò, la voce vicinissima al suo orecchio. Le uniche parole che le sovvenivano erano una scusa dopo l'altra. Scusa per essere un peso, scusa per averti rovinato il compleanno, scusa per essere così debole e incapace. Il dorso della mano sulla sua guancia era caldo contro la pelle, vi si appoggiò quasi inconsciamente, e nel buio scorse un baluginio dei suoi occhi che le suggerirono che stava sorridendo. Perché sopportava tanto, e così di buon grado? Che fosse abituato ai casi disperati? Lo seguì docile fino al letto, le dita ancora incastrate perfettamente una nell'altra, e non appena Evelya si sedette sul materasso Noel la imitò, attirandola a sé in un gesto spontaneo. Stavolta la biondina non si oppose a quel che la testa suggeriva di fare, raggomitolandosi contro il ragazzo e circondandogli il torso in un abbraccio stretto, sincero, che sentiva di desiderare da tanto. Anche i fratelli maggiori si comportavano a quel modo quando gli incubi la tenevano sveglia, ma Aidan, Solomon e Zachary si sentivano obbligati a proteggerla, era il loro dovere. Noel che motivo aveva di darle così tanta importanza? In nome della loro amicizia?
    « E' tutto a posto adesso ». Un mormorio dolce a cui annuì, perchè gli credeva davvero. Il bacio fugace che le diede sul capo le strappò un sorriso di pura contentezza, nemmeno lei seppe dire come mai. « Solo finché ci sei tu » disse a voce bassa, premuta contro la maglietta ed il profilo del petto che sentiva attraverso il tessuto. « Starò così finché non ti sarai addormentata ». Perfetto. Era l'unica cosa che le serviva sapere. « Grazie, per tutto quanto ». Sebbene avesse molto sonno, ora che l'adrenalina la stava abbandonando, Evelya voleva approfittare del tepore di quell'abbraccio per qualche altro minuto. Con gli occhi a mezz'asta e le mani che dalla sua schiena passavano al torace, si concesse di inspirare quell'odore fresco e tipicamente maschile. Sapeva di pino silvestre, menta, qualcosa di balsamico che non riusciva ad identificare, ma era prettamente suo. Che venisse dai vestiti? Probabile, visto che lo sentiva attraverso la felpa. Sul ragazzo non aveva una collocazione precisa: lo cercò nel punto in cui aveva posato la guancia, poi si alzò sulle ginocchia per arrivare all'altezza delle clavicole (anche da seduto era terribilmente alto). Lei di solito lo metteva dietro alle orecchie e all'interno dei gomiti, non sapeva se per gli uomini avesse applicazioni diverse. « Tu hai... davvero un buon profumo » concluse infine, rivolgendogli un timido sorriso. Vedendo la sua espressione incredula si affrettò ad aggiungere: « E' un complimento ». Forse era strano, ma ci teneva a farglielo sapere. Interpretò il suo scostare la gamba dal materasso come la voglia di andarsene, e sgusciò via dal caldo rifugio delle sue braccia per affondare sotto le coperte, con il viso rivolto verso di lui. Soffocò uno sbadiglio e cercò la mano di Noel, unica ancòra di salvezza dagli incubi che avrebbe fatto, scostandosi da un lato per fargli posto. « Non vuoi stenderti? » chiese, già immersa nel dormiveglia. Il suo odore era ovunque, la felpa la teneva al caldo, il cuscino era morbido al punto giusto, tutti fattori che contribuirono a farle prendere sonno in men che non si dica, e il volto del rosso fu l'ultima cosa che vide, insieme alle loro mani intrecciate.

    • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – • – •
    « Parlato » - Pensato -

    Code by Kalameet

     
    Top
    .
27 replies since 15/5/2016, 18:21   591 views
  Share  
.
Top