Pretty Lies

Noel x Evelya - Royalty Au

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    - Sophisticated with a hint of slutty -

    Group
    Bae ♥
    Posts
    329
    Cucchiaini di Nutella
    +112

    Status
    anonymus
    19 Gennaio · Lyrandar · Regione di Helmriche

    Dopo la fitta nevicata di quella notte, l'intera città di Lyrandar era completamente sommersa da una coltre di bianco candido. La gente del luogo era abituata a certe situazioni, motivo per cui le attività quotidiane continuavano senza problemi. Evelya soffiò sopra alla tazza di té, guardando il fumo scivolare via per rivelarne la superficie ambrata. Era un vero sollievo potersi scaldare le mani e lo stomaco, specie con una bevanda buona come quella fatta dai signori Daelman. « Levi, non vai al lavoro oggi? » le chiese la donna di casa, indicando l'orologio sulla parete della locanda che segnava già le dieci. Per Levi il Taglialegna era già tempo di darsi da fare. Doveva guadagnare qualche spicciolo per aiutare la madre malata, o almeno, così le piaceva far credere. Fingersi un ragazzo ed inventare una doppia identità stava diventando insostenibile, ma Evelya adorava scendere in paese tra la gente comune e scambiare quattro chiacchiere. I vestiti del fratello minore, volutamente sporchi e bucherellati, le conferivano un'aria da mocciosetto di strada, con i capelli biondi raccolti sotto ad un cappello altrettanto consumato. Con la visiera calata sugli occhi ed un'aura di mistero ad avvolgerla, la Principessa di Helmriche passava più o meno inosservata, facendosi beffa del proibizionismo dei fratelli. Tecnicamente le era proibito varcare la soglia del castello fino a nuovo ordine. Praticamente, scappava dalla finestra della sua stanza ogni volta che si presentava il momento opportuno. « Sì, adesso vado. Grazie per il té » disse, ingrossando la voce. Lasciò una moneta d'oro sul tavolo una volta finita la colazione, e si avviò per le strade innevate con rinnovata energia. - Dunque, le dieci... cosa potrei fare? -. Era già stata all'orfanotrofio, nella piazza principale e alla taverna. Sembrava una giornata perfetta per pattinare sul lago ghiacciato, no? E conosceva giusto qualcuno che le prestasse un paio di pattini. Ad un tratto le suonò un campanello d'allarme, e rimase bloccata in mezzo alla strada. - Che giorno è? Ah, venerdì! Avevo un appuntamento! -. I fratelli maggiori glielo avevano comunicato la sera prima, come poteva essersene già dimenticata? Per fortuna conosceva una scorciatoia per arrivare più in fretta al castello. Giusto il tempo di cambiarsi d'abito e... La sua corsa fu interrotta bruscamente da una specie di gigante, qualcuno così alto da poter essere scambiato per una statua commemorativa, eppure si muoveva. Evelya gli andò contro dopo essere scivolata su una lastra di ghiaccio nascosta sotto la neve, mentre lo sventurato slegava il cavallo da una staccionata per rimettersi in marcia. La bestia dal manto bianco recava lo stemma reale degli Helmriche sulla sella, e nitrì per la sorpresa sotto la stretta salda del suo cavaliere. « Oh, scusate! » disse subito lei, alzando l'orlo della sciarpa fin sopra il naso per nascondere i tratti femminei del volto.
    Nell'impatto il cappello era quasi scivolato via, ragion per cui lo rimise al suo posto, con la visiera ben calata sugli occhi dorati.
    In quel breve istante incontrò un paio di occhi color glicine che la lasciarono senza parole, tanto erano belli. Lo straniero in questione la guardò con un misto di curiosità e sorpresa, rivelando un viso più giovane di quanto pensasse. Indossava un'armatura leggera, celata sotto ad un mantello di lana scura per far fronte al gelo invernale. - Un soldato? Ma non sembra della guardia reale, me lo ricorderei -. In effetti aveva l'aria di provenire da un'altra regione, visti i capelli rosso fuoco e la pelle leggermente scurita dal sole, di chi ha viaggiato a lungo. Nel complesso, era un altissimo e bellissimo giovane uomo. Evelya ringraziò di essere coperta dalla sciarpa. Era certa di essere arrossita. Fece un mezzo inchino di congedo e riprese a correre a perdifiato, lungo la strada in salita che l'avrebbe condotta al retro del castello, dove l'ingresso della servitù faceva al caso suo per quelle fughe momentanee.
    - Niente panico. Non lo rivedrò mai più -.

    · · ·

    « Ma complimenti, venti minuti di ritardo! » sbottò Solomon, il secondogenito, non appena vide arrivare la sorella nella grande sala del trono. Lui era puntiglioso su qualsiasi questione, figurarsi gli appuntamenti. « Lasciala stare, Sol. Le donne ci mettono sempre un sacco a prepararsi ». Grazie al cielo, Aidan era più comprensivo. Sedeva sul trono con le gambe accavallate ed un dito a picchiettare sul bracciolo, chiaramente ansioso di andarsene. Il Re era costretto a letto da uno dei suoi mal di schiena, quindi toccava a lui intercedere con gli ospiti. Evelya rivolse ad entrambi un cenno di scuse, cercando di nascondere il fiatone dalla corsa di poco prima. Non si era mai cambiata tanto in fretta, ed aveva erroneamente stretto il corsetto dell'abito più del necessario. Il terzo Principe fu l'unico ad accoglierla con un abbraccio, anziché dei rimproveri. Zachary era stato lontano per ben due mesi, e i due rimasero avvinghiati uno all'altra per un minuto abbondante. « Che ti è successo ai capelli? » chiese, portandole davanti agli occhi una ciocca che avrebbe dovuto far parte dello chignon. « Non trovavo lo specchio » si giustificò la biondina, rimettendolo al proprio posto. Un commento di Solomon riuscì a deviare la discussione altrove, qualcosa riguardo all'ospite che stavano aspettando (e che era in grave ritardo). « Con la tempesta di neve avrà avuto qualche difficoltà in volo. E poi non è del posto, sarà un po' spaesato ». Aidan annuì appena, rimirando la spada che portava sempre con sé come fosse l'ottava meraviglia. « Ho sentito che è uno dei migliori dell'Accademia di Mydale, quindi dovremmo essere in una botte di ferro. Gli Ensor se l'erano già prenotato, ci credete? ». In tutto quel chiacchierare, Evelya perse qualche passaggio. Aspettavano una nuova recluta? Lei di solito non era presente in tali circostanze, anzi. Più restava nascosta e meglio era. « Di chi parlate? ».
    Il sorriso sornione di Aidan si accomunò a quello di Solomon. « Ti abbiamo trovato una guardia del corpo, sorellina ». La fanciulla inclinò il capo di lato con fare interrogativo. Non credeva di averne bisogno, vista la sicurezza delle mura domestiche. Vi erano stati degli episodi spiacevoli nell'ultimo periodo, perfino un tentato rapimento, ma la guardia reale era sempre rimasta lì a proteggerla. La voce aspra di Zachary si fece sentire in tutta la sala quando disse un "no" convinto. « Vi ho presentato i migliori spadaccini del regno, perchè cavolo dobbiamo andare a prenderne uno di Mydale? ».
    « Perchè » puntualizzò Solomon, con un libricino contabile aperto davanti agli occhi, « abbiamo bisogno di qualcuno con meno di sessant'anni per proteggere Evie, e che non ci costi uno sproposito. Questo Lord Moore fa al caso nostro ». Il battibecco proseguì a ruota, mentre la sorella prendeva posto nel piccolo trono accanto a quello reale, solitamente adibito alla regina. Aidan rigirò la lama argentea tra le dita e la ripose nel fodero, guardando di sbieco la Principessa. « La porta della servitù era aperta. Immagino tu non ne sappia niente ».
    « N... no » rispose con tono flebile, abbassando il capo. Aidan era troppo furbo per farsi sfuggire certi dettagli, e abbastanza gentile da non rivelare i suoi segreti ai genitori. Non voleva precluderle la libertà di camminare tra la gente del suo popolo, e forse l'arrivo di una guardia personale era solo un modo per proteggerla fuori dal castello. Un paggio annunciò l'ingresso del loro ospite, e i quattro fratelli si voltarono all'unisono verso la porta. - Oh, no -.
    Quale crudele gioco del destino aveva condotto lo straniero dai capelli rossi al suo cospetto? Evelya si girò immediatamente dall'altra parte, ignorando l'inchino del cavaliere ed i saluti di Aidan. Lui era l'unico a sapere delle sue uscite, e pregò che il suo travestimento avesse funzionato.
    A giudicare dalla pausa che fece quando il maggiore la introdusse, probabilmente no.
    « Benvenuto, Lord Moore, e grazie di aver accettato l'incarico. Vi potrà sembrare una cosa da nulla fare da balia ad una Principessa, immagino, ma non prendete la cosa alla leggera. La Prescelta di Fairhold ha un gran valore per il regno ». La fanciulla sbirciò appena la reazione del Lord, un grave errore. Il suo sguardo cercava degli indizi per ricollegarla alla persona incrociata quella mattina, lo sapeva.
    Zachary sbuffò sonoramente ed incrociò le braccia al petto, portandosi davanti al nuovo arrivato con la solita aria spavalda. Era più basso di lui di almeno venti centimetri, un punto a suo sfavore. « Ti consiglio di ripensarci. Qui non si tratta di piantare la spada nella pancia di qualcuno ». Solomon lo richiamò con un colpo di tosse. « Ne è pienamente consapevole, ho già provveduto a spiegare la situazione nella mia ultima lettera ». La situazione vedeva una Principessa presa di mira dai ladri più affamati di denaro di tutta Helmriche, convinti che la leggenda sulla proverbiale fortuna della fanciulla fosse vera, così come la sua connessione con la divinità. « Bah, morirai di noia comunque. E sia ben chiaro, non mi fido di te ». Inaspettatamente, fu Evelya a riprenderlo, stavolta. Non si pronunciava spesso, ma quando lo faceva aveva il potere di farsi ascoltare da chiunque. « Ti prego, non insultare il nostro ospite. Sono certa che farà un ottimo lavoro ».
    Non seppe come, ma trovò il coraggio di guardarlo in volto, pur sapendo di essere stata quasi scoperta. Sorrise per abitudine, un modo di dissimulare l'ansia che la divorava.
    « Vi ringrazio fin da subito per il vostro aiuto, Lord Moore. Significa molto per me ».
    Significava avere qualcuno a guardarle le spalle ogni volta che lasciava il nido, e non seppe dire se fosse una cosa buona o cattiva. Nel dubbio, Zachary ringhiò qualche imprecazione e uscì dalla sala del trono a passi pesanti, sbattendo rumorosamente la porta.

    « Parlato » - Pensato -
    ♦ Evelya Sadalmelik - Principessa di Helmriche - 18 anni ♦

    Code by Sullivan

     
    Top
    .
  2.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Group
    The Queen, babe
    Posts
    3,529
    Cucchiaini di Nutella
    +360
    Location
    wasteland

    Status
    anonymus
    Noel Hamal Moore
    Quando Vincent, secondogenito della famiglia reale di Adruhal, lo aveva avvisato che ad Helmriche facesse molto freddo in confronto alla loro terra natia, Noel si era fatto una gran risata, accantonando il discorso con un gesto della mano e « Sono immune al freddo, ti pare? ». Era passata una settimana da quella conversazione, e trovandosi in volo verso Lyrandar, capitale del regno confinante, si trovò a dar ragione al suo amico. Da quando aveva passato il confine, non aveva smesso un attimo di imprecare a denti stretti: gli abitanti di Adruhal erano abituati al caldo e al sole, come si poteva vivere sommersi dalla neve sei mesi all'anno? Noel, mentre si sfregava continuamente le mani, non riusciva proprio a spiegarselo. Sicuro di sé, non aveva portato nulla di pesante, e in quel momento, miseramente scaldato da una casacca sotto l'armatura, dovette arrendersi all'evidenza. I soldi che aveva in saccoccia non erano tanti, ma gli sarebbero bastati per comprare un mantello pesante una volta entrato in città. Il drago sotto di lui sbuffò, il fumo ad uscirgli dalle narici. « Oh, non dirmi che hai freddo, si sta da Dio qui » ironizzò a sua volta il cavaliere, rifilando alla creatura una forte pacca sul collo. Alyon apparteneva ad una specie di grandi dimensioni e dalle ali possenti, allevata nei pressi di Elhyrist, ottenuta durante gli anni di studio a Mydale: i due erano molto legati, e Noel lo considerava un amico prezioso. In fondo ne avevano viste di cotte e di crude, ed era grazie a lui se riusciva ancora a camminare, il ragazzo non sarebbe mai riuscito a ringraziarlo abbastanza.
    Lyrandar era una delle città più a nord, e quando la figura del castello si delineò all'orizzonte il ragazzo non si fece problemi ad esternare la sua gioia e ringraziare a gran voce Irien. Una volta lì, si sarebbe concesso un bel tè caldo: il viaggio era stato turbolento, solamente in prossimità di Lyrandar la tempesta di neve gli aveva concesso finalmente una tregua. Supplicò Alyon di aumentare il ritmo, in modo da arrivare prima, e il drago non se lo fece ripetere due volte. Anche lui non vedeva l'ora di toccare terra e rifugiarsi in qualche luogo caldo, e Noel dovette aumentare la presa sul corpo dell'animale per non venire scaraventato via. Una volta atterrati poco lontani dalle mura della capitale, il giovane tirò un sospiro di sollievo che si tramutò subito in condensa. « Se non muoio ora dal freddo, posso definirmi immortale » constatò, avviandosi verso la città affondando nella neve ad ogni passo. Il drago lo seguì mansueto, ogni tanto qualche lingua di fuoco che fuoriusciva dalle narici. Davvero quel regno non era disabitato? Solamente dei pazzi avrebbero deciso di rimanere in quel luogo, il gelo pungente e tutto quel bianco erano dei motivi più che validi per andarsene altrove. I colori vivi dei palazzi di Caford gli tornarono alla mente, non avevano nulla a che vedere con le tonalità fredde che lo circondavano. Il principe Vincent gli aveva raccontato qualcosa di Helmriche: gli abitanti compensavano con la loro ospitalità il clima rigido del regno, ed erano devoti a Fairhold in modo quasi maniacale. Questo poté confermarlo quando, una volta sistemato Alyon in un rifugio fuori dalle mura, si trovò costretto a dover pagare un cavallo: erano tutti interamente bianchi, il manto candido a richiamare quello della divinità. Scoprì anche che, per lui, era stato riservato addirittura uno stallone dotato di stemma reale e vari lasciapassare. Gli era andata di lusso, insomma, non pensava che la famiglia Sadalmelik potesse accogliere la nuova guardia del corpo della principessa in quel modo.
    Il suo umore andò migliorando con l'acquisto di un mantello in lana pesante, e sebbene non si sentisse più le dita non poté che crogiolarsi nel calore che l'indumento gli regalò appena lo poggiò sulle spalle. Uscì dal negozio con il sorriso sulle labbra, dirigendosi a slegare il cavallo alla ricerca di una taverna dove bere velocemente una bevanda calda per poi dirigersi al castello. Sapeva di essere in ritardo a causa delle tormente che lo avevano investito in volo, quindi minuto più o minuto meno non faceva differenza: si trattava di una toccata e fuga per riscaldarsi lo stomaco, nulla di più. Intento a slegare il cavallo, l'animale si innervosì tutto d'un tratto prendendo Noel alla sprovvista. « Ehi, non fare brutti scherzi » lo rabbonì, e al suo nitrire seguì una voce, proveniente da una figura smilza di fianco a lui che non aveva notato.
    « Tutto a posto? » Il ragazzo era stato colto di sorpresa dalla reazione del cavallo evidentemente, facendogli quasi cadere il capello, che lui sistemò in fretta e furia a coprire i capelli biondi. Era basso rispetto a lui, quanti anni avrà avuto? Lui si scusò, sistemandosi la sciarpa sul volto, e nel farlo incrociò lo sguardo di Noel, che rimase di stucco nel vedere degli occhi dorati e incredibilmente luminosi, che rilucevano sulla pelle lattea dello sconosciuto. A dire il vero, ora gli stava venendo qualche dubbio: o era un ragazzino dai tratti femminei, o si trattava di una fanciulla. « Sai, mi sembri una... » fece per dire, ma quello lo superò in gran velocità, cominciando a correre diretto verso gli alti piani della città. Noel lo seguì con lo sguardo fino a quando scomparve dietro la curva, in mezzo ad una marea di teste dalla chioma chiara. Non c'era da meravigliarsi se gli abitanti lo stessero studiando da capo a piedi, era ovvio che fosse uno straniero. Le ciocche scarlatte e la pelle lievemente abbronzata facevano sì che risaltasse tra la folla, guadagnandosi l'attenzione di molti curiosi. Erano però abituati alla vista di iridi dorate, cosa che invece il ragazzo non aveva mai avuto la fortuna di ammirare, almeno fino a quel momento. Scrutò i volti delle persone che camminavano per la città, ma nessun altro aveva gli occhi di quel colore. Vincent gli aveva raccontato una leggenda a proposito che circolava ad Helmriche, ma nel corso degli anni di cose gliene aveva raccontate, era difficile far mente locale. Beh, il cammino verso il castello lo avrebbe aiutato a schiarirsi le idee.
    Un buonissimo profumo attirò la sua attenzione, attirandolo verso un locale dall'aria rustica, con in vetrina una moltitudine di dolci. Il cavallo nitrì sommessamente, come a volerlo persuadere a continuare verso il castello. Noel scosse la testa in sua direzione, e legò le redini ad una staccionata lì vicino. « Mi perdoneranno » fece, facendo tintinnare il campanellino affisso alla porta d'ingresso. Il tempo di prendere un tè caldo e la sua vita da guardia del corpo della principessa sarebbe ufficialmente cominciata.

    • • •

    Il castello era una costruzione immensa, l'interno richiamava la maestosità che si percepiva all'esterno. All'ingresso, un uomo vestito di tutto punto lo accolse, conducendolo verso la sala del trono, passando per corridoi infiniti e decorati minuziosamente, dal mobilio alla gestione delle luci degli immensi lampadari in cristallo. Tutto sembrava richiamare al bianco della neve e del manto dei cavalli, un clima totalmente diverso da quello che si respirava nelle città del regno di Adruhal. Quando aveva accettato l'invito della famiglia Sadalmelik, Vincent lo aveva messo in guardia, dicendogli di prepararsi al cambio drastico di stile di vita. Il rosso aveva pensato che avesse ingigantito la questione giusto per spaventarlo un po', non sarebbe stata la prima volta, e invece aveva commesso uno sbaglio a non credergli. La sua sete di viaggi non era stata soddisfatta del tutto nel corso degli anni: conosceva ogni metro quadrato di Adruhal, avendola percorsa tutta, una buona parte del regno di Cyridor e qualche cittadina di Odinan, ma nulla di più. Quello era il suo primo, vero incarico importante, ed ora che il paggio aveva afferrato la maniglia del portone che conduceva alla sala del trono, si ritrovò il cuore a battergli forte. Pochi avevano l'onore di servire la famiglia regnante, e solo in quel momento sembrò rendersene conto. Non riuscì a sopprimere un sorriso mentre i suoi passi riecheggiavano nel salone, ritrovandosi al cospetto dei quattro principi di Helmriche. Riconobbe subito il secondogenito, Solomon, con cui aveva comunicato tramite diverse lettere, e constatò che il maggiore fosse quello seduto sul trono. Noel si inchinò appena annunciarono il suo nome, assumendo la posizione tipicamente militare appena si rialzò col busto. Lo sguardo tornò a vagare sugli eredi di Helmriche, stupendosi di come tutti avessero i capelli di diverse tonalità di biondo. Al fianco di Solomon stava un ragazzino dall'aria infastidita, ma non vi diede bado, passando a studiare la ragazza che sedeva accanto al principe ereditario. Senza dubbio, si trattava della principessa Evelya, colei a cui avrebbe dovuto fare da guardia del corpo da lì in avanti. Indugiò sulla sua figura più del necessario, non catturato dalla sua bellezza - anche perché si ostentava a non guardarlo per chissà quale motivo - bensì perché le ricordava il ragazzino incrociato poco tempo prima tra le strade di Lyrandar. Non aveva altri indizi se non l'altezza - da seduto non poteva constatare un bel niente -, il colore dei capelli - che più o meno corrispondeva - e gli occhi, ma per quanto la guardasse la principessa non lo degnava di uno sguardo. « Benvenuto, Lord Moore, e grazie di aver accettato l'incarico. » l'attenzione tornò di nuovo sul maggiore, le cui parole erano intrise di autorità, ma sembrava comunque volesse scappare via il più in fretta possibile. Vincent gli aveva detto che il ragazzo non volesse prendersi la briga di portare avanti il regno, interessato com'era alla vita sul campo di battaglia. Assomigliava al principe Alexander, sotto questo punto di vista, sebbene l'erede degli Ensor fosse più interessato alle ragazze che altro. « Farò sì che non vi pentiate della vostra scelta, Altezza » esordì, aggiungendovi un altro inchino. Senza volerlo, il suo sguardo venne di nuovo catturato dalla principessa, e stavolta riuscì a guardarla in viso, seppur per qualche istante. Noel trattenne quasi il respiro per la sorpresa alla vista degli stessi occhi dorati che lo avevano ammaliato quella mattina. Dunque, era andato incontro alla principessa senza saperlo? E se si trattava veramente di lei, cosa ci faceva fuori dal castello sotto mentite spoglie? Ma no, si trattava di un malinteso... Eppure, era risaputo che solamente lei possedesse i leggendari occhi dorati, in quanto prescelta di Fairhold - sì, alla fine si era ricordato cosa Vincent gli aveva raccontato in proposito, complici anche le lettere di Solomon.
    Impegnato com'era a porsi domande su domande, non si accorse del minore dei tre fratelli che gli si piazzò di fronte, palesemente irritato dalla sua presenza. A vederlo da vicino, sembrava avesse sedici anni all'incirca. « Ti consiglio di ripensarci » se ne uscì, e Noel alzò un sopracciglio mentre gli occhi cremisi del nobile lo scrutavano in viso, quasi ad invitarlo ad andarsene. Noel fece per aprire bocca, ma il secondo principe in linea di successione lo anticipò. Il rosso era consapevole dei rischi che il mestiere comportava, e fare da guardia personale ad una principessa che si trovava al centro del mirino di organizzazioni criminali non era qualcosa da prendere alla leggera. Zachary era ancora ben poco convinto, e non si tenne la cosa per sé, esternando il suo disappunto esclamando "non mi fido di te". A pelle, a dire il vero, non gli era sembrata la persona più simpatica di Kardenia, anzi, tutti i suoi pregiudizi e l'acidità cominciavano a dargli sui nervi.
    « Aspettate e vedrete » il cavaliere accolse la sfida senza farselo ripetere due volte, continuando a sostenere lo sguardo del biondino, prima che la principessa potesse intervenire.
    « Ti prego, non insultare il nostro ospite. Sono certa che farà un ottimo lavoro » la voce candida riecheggiò nel salone, facendo ammutolire chiunque avesse intenzione di parlare ancora. Il rosso sollevò il viso in sua direzione, e la ragazza sembrava non essere più intimidita nel mostrare il suo volto. Anzi, si sentì quasi fortunato a vederla sorridere verso di lui, e gli venne spontaneo ricambiare il gesto. « E' un onore » aggiunse, inchinandosi solamente con il capo per poi distogliere a fatica lo sguardo da lei e posarlo su Aidan, il maggiore. Gli fece cenno di seguirlo, e i due entrarono in un ulteriore corridoio seguito dagli altri due fratelli. L'erede al trono cominciò a mostrargli mano a mano le stanze del castello, o almeno quelle più importanti: alloggi dei regnanti, gli uffici dei principi - ognuno aveva il suo, fantastico -, la biblioteca, il salone dei ricevimenti. Essendo amico di uno dei principi di Adruhal, Noel era sgattaiolato nei giardini reali qualche volta, ma non aveva mai visto un palazzo reale all'interno, e ne rimase veramente estasiato. All'esterno, i principi di Helmriche gli illustrarono a grosso modo la pianta dei giardini, portandolo poi agli alloggi dei soldati, dove si trovavano anche i campi per l'allenamento e la scuderia. Aidan accennò al fatto che tra le loro schiere si trovassero molti uomini usciti dall'accademia militare di Mydale, seppur pochi originari di Adruhal. La maggior parte rifiutavano l'incarico a causa del gelo quasi perenne, tipico di Helmriche.
    « Vi ringrazio per la fiducia, Altezza » fino a quel momento si era trattenuto, ma non poté fare a meno di guardare di sottecchi Evelya. Solomon gli aveva accennato che, in quanto prescelta, non godesse delle stesse libertà dei fratelli, e questo lo incuriosì parecchio. La attorniava un'aura di eleganza e serenità ineguagliabili, peccato che in quanto semplice guardia non potesse rivolgerle più di tanto la parola. Ma a Noel non gliene era mai importato più di tanto delle regole.
    Aidan si congedò, annunciando che il suo ruolo di guardia del corpo fosse ufficialmente cominciato, e una sorta di scarica elettrica percorse il corpo del rosso. Wow, non ci poteva ancora credere: lui, Noel Moore, guardia personale di una principessa. « Un'ultima cosa, Altezza » lo richiamò, stando attento ad utilizzare il Voi. Se fosse stato per lui, già li avrebbe chiamati tutti per nome. « Ho dovuto lasciare il mio drago in un rifugio fuori città, è possibile trasferirlo qui? » chiese, sperando in una risposta positiva. Senza Alyon non sapeva stare.

    « Parlato » || "Pensato"
    code © ruru


    Edited by altäir - 30/6/2016, 17:34
     
    Top
    .
  3.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    - Sophisticated with a hint of slutty -

    Group
    Bae ♥
    Posts
    329
    Cucchiaini di Nutella
    +112

    Status
    anonymus
    Mentre Aidan mostrava alla nuova guardia le varie stanze del castello (quelle fondamentali), Evelya non poté fare a meno di seguire il giovane Moore con lo sguardo. L'educazione accademica era molto severa, temprava i soldati e li modellava secondo le antiche usanze del cavalierato. Rivide in lui la stessa andatura fiera del fratello maggiore, la sicurezza in ogni passo, sebbene il rosso adottasse un portamento meno rigido dei militari. Nonostante l'evidente differenza di età, i due ragazzi che le camminavano davanti avevano quasi la stessa altezza, per non parlare della schiena ampia e le braccia robuste. « Come ti sembra? » le chiese Solomon in un bisbiglio discreto. Evelya riportò l'attenzione su di lui e si aggrappò al braccio offerto dal fratello, com'era consuetudine quando si accompagnava una fanciulla della sua levatura. « Lo trovo molto... avvenente » ammise, imbarazzata. « Sospetto che ci sia il tuo zampino in tutto questo ». Solomon fece spallucce. « In realtà avrei preferito assegnarti una ragazza, la seconda migliore del corso, ma era già stata ingaggiata dagli Al'Nair. Se non ti piace possiamo far chiamare Mastro Tieldar ». La biondina inorridì al pensiero di avere quel vecchio brontolone al seguito giorno e notte, e si affrettò a dissentire. « No no no, mi piace molto, va benissimo! ». La risatina di Solomon fece voltare l'erede al trono, che guardò entrambi con un sopracciglio inarcato. Stava saltando di proposito delle aree del castello per svignarsela in fretta, desideroso di tornare a Minadril dal suo esercito. « Allora, l'armeria è giù al piano terra, vicino alla sala per gli allenamenti. Se devi spostarti puoi prendere un cavallo qualsiasi dalla stalla, anche se ti consiglio di evitare quello nero. Evie lo adora, ma porta una sfortuna tremenda » spiegò Aidan, fermandosi in cima all'altissima scalinata in marmo che riconduceva all'ingresso principale. Due guardie armate lo attendevano, reggendo il suo elmo ed un grande scudo. « Da adesso ti assumi la piena responsabilità delle tue azioni ». Lord Moore annuì, palesemente eccitato all'idea di cominciare la missione. Quando chiese di poter tenere il drago all'interno del castello, ad Evelya si illuminarono gli occhi. Erano bestie che la affascinavano oltre ogni immaginazione. Quello di Aidan era un gigante argentato, un po' burbero, ma sempre felice di lasciarla giocare con la soffice pelliccia che gli attraversava le punte dorsali. Non lo vedeva da parecchio, visti i continui spostamenti del principe. « Puoi metterlo nel giardino interno, a patto che se ne stia buono. Il posto è al chiuso, quindi non dovrebbe risentire troppo del freddo ». I draghi della regione di Helmriche possedevano scaglie spesse ed una pelliccia a proteggerli dalle basse temperature, ma Lord Moore proveniva da Adruhal, dove avevano altre particolarità. Scesero tutti insieme la gradinata, finché Aidan salutava i suoi soldati con un cenno. « Solomon ti spiegherà il resto, io devo andarmene prima che arrivi un'altra tempesta di neve ». Diede al giovane una pacca sulla spalla, avvicinandosi al suo orecchio in modo che fosse l'unico a sentire. « Se succede qualcosa a mia sorella ti rendo la vita un inferno, Moore ». Dissimulò la minaccia con un sorriso inquietante, sicuro che avesse afferrato il concetto, poi andò dalla fanciulla e si lasciò abbracciare. L'incarico a Minadril durava tre mesi, durante i quali nessuno avrebbe più avuto notizie di lui, se non tramite le poche lettere che si sforzava di scrivere. Evelya lo sapeva bene, motivo per cui lo tenne stretto più del necessario. « Fai attenzione, ti prego » implorò, consapevole della sua sfrontatezza. « Come sempre ». Il principe le diede un bacio leggero sulla fronte, scambiando poi un cenno d'intesa con Solomon, che si sarebbe occupato di istruire la guardia del corpo in maniera completa. Quando il portone si richiuse con un tonfo sordo, il secondogenito passò al soldato una piantina del castello disegnata di suo pugno, dove aveva segnato con una crocetta i punti di accesso, le torri di guardia ed un paio di passaggi segreti che fungevano da vie di fuga in caso di necessità.
    « Questa è la stanza della principessa, mentre di fronte si trova la tua. Sei l'unico, oltre alla servitù, ad averne libero accesso. Abbiamo già fatto portare lì i tuoi bagagli. In quanto al drago, hai un'ora di permesso per uscire a recuperarlo ». Vigevano regole precise riguardo alla sorveglianza del nuovo arrivato, che Solomon aveva scritto in una delle tante lettere. Non poteva lasciare sola la principessa senza il permesso dei regnanti, fuori e dentro al castello. « Vieni, Evie. Tu devi prepararti per il ricevimento di stasera ». La biondina rimase immobile tra i due, lanciando occhiate a uno e all'altro. Non poteva perdere l'occasione di vedere un drago del sud. « Ehm... lo accompagno ai cancelli e gli indico la strada » propose, mentre una serva accorreva per porgerle il suo mantello. Solomon parve contrariato, ma non obiettò. Anche lei necessitava di prendere una boccata d'aria ogni tanto, seppur gelida. Una volta vestita, Evelya prese sotto braccio il cavaliere e uscì, un vento pungente ad accoglierli. Rimase impassibile, un sorriso di circostanza dipinto sulle labbra finché entrambi affondavano gli stivali nella neve rimasta sul selciato. La principessa sbirciò oltre le spalle, e quando vide il secondogenito rientrare nell'edificio strattonò la nuova guardia verso destra, dove i giardini reali si snodavano in alte siepi di agrifogli e statue di Fairhold ad ogni angolo. « Fate finta di niente » bisbigliò al confuso Lord Moore, che probabilmente l'aveva scambiata per pazza. Incrociarono le dame di compagnia della regina, che si profusero in un profondo inchino al loro passaggio, gli sguardi carichi di interrogativi nel vedere Evelya scortata da un uomo in armatura. In effetti dava parecchio nell'occhio con i suoi capelli rosso sangue e l'altezza smisurata. Una volta superate le donne, camminarono fino al punto in cui il giardino si restringeva, ed un muro lo separava dall'ingresso della servitù. Si poteva intravedere una piccola corte attraverso le sbarre, un posto intimo e curato per gli uomini che lavoravano e vivevano nel castello. La fanciulla aprì il cancello e fece cenno a Lord Moore di entrare, ben attenta che nessuno li vedesse. « Verrò con voi, se non è un problema » disse infine. Una signora sulla cinquantina sbucò dalla stalla reale e gridò il suo nome, ma Evelya la zittì subito. « Cosa ci fate ancora qui, altezza? Vostro fratello ci farà impiccare se scopre che... »
    « Oh, non succederà nulla. Da oggi ho una guardia del corpo! ». Mostrò il ragazzo con grande orgoglio, mentre la signora lo esaminava da capo a piedi, un vago sorrisetto compiaciuto.
    « Eliza, ti presento Lord Moore. Lord Moore, questa è la nostra cuoca ». La donnetta fece un inchino poco convinto, persa ad ammirare il cavaliere. Aveva un debole per gli uomini di bell'aspetto. « Incantata, signore. Spero abbiate metà della mia pazienza per sorvegliare la principessa ». Evelya rise del tono esasperato della serva, addentrandosi nella casupola per un veloce cambio d'abito. Ormai tutti conoscevano la prassi, lì dentro, ed erano complici delle scappatelle di lei fuori dalle mura domestiche. Mise velocemente i pantaloni e la casacca, fasciando il petto per nascondere le forme femminili. Per ultimi prese sciarpa e cappello, precipitandosi fuori nelle nuove vesti di ragazzino di città. Eliza aveva provveduto a recuperare un cavallo per il rosso, e lo stava intrattenendo con una moltitudine di chiacchiere a vuoto, una mano confidenzialmente posata sul suo braccio. « Andiamo? » chiese, saltellando accanto al giovane. Capì dal suo sguardo che i sospetti erano appena stati confermati, ma non disse nulla a riguardo, non davanti alla cuoca.
    « Non dimenticate la pozione, stavolta » la ammonì, e la biondina mostrò una fialetta che teneva appesa al collo a mo' di collana. Gli occhi dorati erano facili da riconoscere, ragion per cui l'erborista di corte aveva ideato un intruglio che ne cambiasse il colore per poche ore. Evelya ne bevve un sorso prima della partenza, l'iniziale bruciore a confermare che stesse facendo effetto, tramutando le iridi da oro a castano. Chiese alla guardia di aiutarla a salire, e quello la sollevò con una facilità incredibile, mettendola in sella in un battito di ciglia. « Fate attenzione, mi raccomando, e rientrate in tempo per il ricevimento. Cielo, sento già le grida di vostra madre! ». La regina non era meno ansiosa, in effetti. L'incontro con i Duchi di Auron era della massima importanza per il commercio di minerali. Lord Moore montò a cavallo con un solo balzo, posizionandosi dietro di lei e circondandola involontariamente con le braccia per tenere le redini tese. Evelya si sentì subito al sicuro, un sorriso imbarazzato nascosto nella sciarpa. « Grazie per non aver detto niente » mormorò a metà strada, fuori dalla cinta muraria del castello. « Capisco che la mia sicurezza sia importante, ma non posso vivere rinchiusa lì dentro per sempre ». Una neve leggera prese a cadere su di loro finché entravano nel borgo di Lyrandar, dove alla terra si sostituiva una strada di ciottoli. La principessa indicò una via secondaria da seguire per arrivare più in fretta al rifugio, costruito nei piani bassi della città. Ci si recava spesso per ammirare i draghi dei viaggiatori. La struttura era più alta che larga, coperta da lunghe tende scure per isolare il calore. Poteva tenere al massimo tre draghi di taglia media, e quel giorno vi era solo un ospite. La fanciulla lo vide da distante, una sagoma dormiente e appallottolata come un gatto che sbuffava fumo dalle narici. Era dello stesso colore di un prato estivo, con ali che si ricongiungevano sul dorso e scaglie simili all'esterno di una pigna.
    Evelya non attese nemmeno che Lord Moore la aiutasse a scendere, scivolando giù dalla sella prima del cavaliere. Uno steccato la divideva dalla creatura, che al suo arrivo aprì un solo occhio per degnarla di attenzione. « Poverino, si vede che non è abituato al freddo... » commentò, notando il lieve tremore sottopelle.
    « Come si chiama? ». Quando il cavaliere pronunciò il nome Alyon, quello si alzò subito in piedi, riconoscendo il padrone, e fu allora che Evelya notò un particolare che le era sfuggito: era privo di una zampa posteriore. Trattenne qualsiasi considerazione al riguardo, un'immensa tristezza che si faceva strada in lei. Che fosse accaduto in un combattimento? Doveva aver sofferto molto, povera bestia. Sostenne lo sguardo granitico del drago senza paura, ormai a pochi centimetri di distanza da lei, e tolse un guanto prima di allungare la mano verso il muso, lasciando che la annusasse. Una volta sicura di avere il suo permesso, la fanciulla accarezzò la mascella squamosa dell'animale, nell'estasi più assoluta. « E' più docile di quel che sembra » disse alla guardia con un sorriso. Tornare al castello sul suo dorso sarebbe stato divertentissimo, ne era sicura. Un piccolo svago prima di tornare alla noiosa vita di corte.

    « Parlato » - Pensato -
    ♦ Evelya Sadalmelik - Principessa di Helmriche - 18 anni ♦

    Code by Sullivan

     
    Top
    .
  4.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Group
    The Queen, babe
    Posts
    3,529
    Cucchiaini di Nutella
    +360
    Location
    wasteland

    Status
    anonymus
    Noel Hamal Moore
    Nel momento in cui l'erede al trono del regno di Helmriche gli rilasciò il permesso di tenere il drago all'interno delle mura del castello, Noel fece un sorrisone a trentadue denti, inchinandosi lievemente con il capo. Avere Alyon al suo fianco era la quotidianità per il giovane soldato, ma se si voleva lasciar perdere il lato emotivo della questione, non poteva che essere un vantaggio anche in caso di attacco o per quanto riguardava gli spostamenti aerei. « E' innocuo, non vi preoccupate » assicurò, beccandosi un'occhiata scettica da tutti i suoi interlecutori. Effettivamente, dire che un drago fosse inoffensivo suonava come un paradosso, qualcosa di impossibile. Era la verità: Alyon era di indole quieta e tranquilla, anche se questa si annullava quando si trattava di scendere sul campo di battaglia. « Davvero » si affrettò ad aggiungere, ma per fortuna Aidan cambiò argomento. Il rosso distolse lo sguardo dal viso del principe, e guardando di fronte a sé vide dei soldati attenderli alla fine della scalinata che stavano scendendo. Facevano forse parte dell'esercito reale? Quando giunsero all'ultimo gradino, i due porsero elmo e scudo al maggiore, azioni che confermarono i suoi sospetti insieme allo stemma del regno di Helmriche in bella vista sull'armatura. Alle seguenti parole del biondo, Noel annuì con rinnovata convinzione, mal celando l'euforia che lo stava riempiendo. Il suo primo incarico importante era finalmente cominciato. Il primo e l'ultimo sperava, venire sollevato da un lavoro che comportava enormi responsabilità come quello non era affatto un buon segno. Solitamente, le guardie del corpo venivano allontanate dal castello perché i regnanti avevano trovato un soldato migliore del precedente, oppure perché il nobile che avevano giurato di proteggere con la propria vita veniva eliminato, e dunque la guardia non aveva tenuto fede al suo giuramento. O, nel più semplice dei casi, si moriva. Noel si rendeva conto della pericolosità della posizione che aveva accettato di assumere, eppure era più contento che preoccupato. Non stava prendendo la situazione alla leggera, semplicemente vedeva solamente il lato positivo della cosa. La minaccia del principe ereditario bastò a farlo tornare coi piedi per terra. « Se succede qualcosa a mia sorella ti rendo la vita un inferno, Moore » Un brivido freddo gli percorse la schiena, gli occhi ametista del giovane fissi in quelli dell'altro. Non si azzardò ad abbassare lo sguardo, e la sua indole ironica gli fece quasi rispondere con un "Chiamatemi solo Noel, Altezza", ma la parte razionale del suo cervello lo avvisò che non si trattava affatto di una bella idea. « Ricevuto » fece, in un sussurro dal tono fermo e risoluto. Non avrebbe permesso che qualuno toccasse la principessa. In Accademia lo aveva sentito ripetere molte volte: un soldato deve essere pronto a morire, che fosse per una persona, per la patria, per lavoro. Noel doveva essere pronto a sacrificarsi per l'unica principessa di Helmriche, una sconosciuta in pratica. Una sconosciuta particolarmente carina, doveva ammetterlo. Magari sarebbe riuscita ad avvicinarla e farci amicizia, chissà, anche se tra i fratelli Sadalmelik non sapeva dire chi fosse più alla mano.
    Il giovane Moore osservò il lungo saluto che Aidan riservò alla sorella, a quanto pare sarebbe dovuto partire per una spedizione con i suoi soldati. Vincent gli aveva detto che era a lui che spettava il comando delle truppe reali del regno di Fairhold. A quanto pareva non aveva troppa fretta di mettersi a fare il re, un po' come Alexander, l'erede al trono di Adruhal. Tra loro, i principi e la principessa sembravano essere tutti molto legati tra loro, così come lui e suo fratello Julian. Anche se, a dire il vero, non lo aveva mai tenuto stretto a sé per due minuti e mezzo di seguito. Il maggiore scomparì dietro un portone gigantesco, e al contempo il secondogenito si avvicinò a lui con una mappa in mano. Utilizzandola, gli illustrò passaggi di emergenza e torri di guardia, ciò che un soldato doveva sapere della struttura del castello insomma. Infine, il suo dito si posizionò su un'area del castello che avevano appena visitato - seppur di fretta - e Solomon gli spiegò che si trattava degli alloggi di Evelya. Lui avrebbe occupato la camera di fronte alla sua, e dopo quella rivelazione, senza farlo apposta, alzò lo sguardo sulla biondina tentando di non farsi notare. Da vicina era ancora più bella, e non poté non notare le particolari iridi dorate, uguali a quelle del ragazzino con cui si era scontrato la mattina stessa. Gi occhi tornarono subito sulla mappa, giusto in tempo per sentire che gli era stato concesso un po' di tempo per andare a recuperare il drago.
    « Fantastico » esclamò con un sorriso, sistemandosi il mantello intorno al collo. Sentiva le correnti fredde intrufolarsi sotto l'armatura, come se non stesse sentendo abbastanza la mancanza del calore del sole di Adruhal. La decisione della principessa lo prese in contropiede, ma Noel non esitò ad offirle il braccio per accompagnarla all'uscita. Era stato un pensiero gentile da parte sua, e rassicurò Solomon con un cenno d'intesa. Una volta fuori, un paesaggio completamente innevato li accolse, cosa a cui Noel non era assolutamente abituato. Le vaste pianure, il cielo terso e gli edifici dai mille colori di Adruhal rimanevano impressi nella sua mente, ma anche tutto quel bianco aveva il suo fascino. Il posto gli piaceva, doveva solo abituarsi al freddo. "Facile a dirsi" commentò Noel mentre pensava a qualcosa da poter dire per interrompere il silenzio. Secondo il protocollo doveva parlare il meno possibile con il nobile a cui era sottoposto, ma a Noel le regole non erano mai andate giù. Se doveva morire, era meglio farlo per una persona che conosceva, no? « Fa sempre così freddo da queste... » la frase venne interrotta quando Evelya si intrufolò in quella che sembrava essere un'uscita secondaria senza alcun preavviso. « Fate finta di niente » mormorò lei, e la guardia non poté far altro che seguirla. Dove stavano andando? Sembrava stessero scappando da qualcuno, o dovessero fare qualcosa in gran segreto. « Ahem, vostra Altezza... » cercò di richiamare la sua attenzione per porre qualche domanda del tutto lecita, ma l'incontro con delle dame da compagnia lo fece zittire, ricambiando l'inchino diretto alla ragazza con un sorriso. Il loro cammino continuò per altri pochi minuti, finché giunsero ad un ammasso di abitazioni, e le poche persone che stavano lì intorno gli fecero intuire che si trattassero degli alloggi della servitù. E che ci facevano la principessa di Helmriche e la sua guardia del corpo in un posto del genere quando lei avrebbe dovuto accompagnarlo al cancello?
    « Verrò con voi, se non è un problema » annunciò Evelya, facendogli strada verso la piccola corte. Voleva quindi uscire dalle mura del castello? Non ci stava capendo nulla. « Affatto, però... » fece per replicare, quando una signora cominciò a chiamare a voce alta la principessa. Cos'era quello, un trattamento riservato ai nuovi arrivati? Non solo bisognava portarli in giro per il castello in modo fittizio, ma anche negargli la parola? Le due sembravano essere in confidenza, e scoprì che la donna rispondeva al nome di Eliza nel momento in cui Evelya li presentò. Noel non perse tempo in baciamano e simili, bensì imitò la cuoca in un inchino. « Spero per me che ne abbiate a tonnellate » rispose sorridendo, consapevole della sua carenza di pazienza. A prima vista, Evelya non gli sembrava affatto una principessa ribelle o problematica, tutt'altro. Gli era parsa ligia al dovere e taciturna, anche se ciò che era accaduto negli ultimi dieci minuti poteva farlo ricredere. « Da dove provenite, Lord Moore? Non sembrate del posto » chiese Eliza, e il rosso non poté fare a meno di notare lo sguardo della donna su di lui. Non gli aveva staccato gli occhi di dosso per un solo secondo. « Sono originario di Adruhal » la cuoca non lo fece finire di parlare - ancora - allontanandosi di qualche passo per slegare un cavallo. « Quindi non siete affatto abituato a tutto questo freddo! E pensare che quest'anno sembra più rigido del solito... » una presenza che si materializzò di fianco a lui interruppe la loro conversazione, e Noel spalancò gli occhi per un istante. Era il ragazzino di quella mattina, non se lo stava immaginando. « Andiamo? » la voce era chiaramente quella della principessa, e gli occhi dorati anche. I capelli lunghi erano stati raccolti sotto il capello, le forme femminili nascoste dall'abbigliamento da uomo. Avrebbe voluto tanto sapere in cosa avesse accettato di cacciarsi, oltre al lavoro vero e proprio di cui era a conoscenza, ma non disse nulla. Aveva come l'impressione che non fosse una bella trovata far sapere alla cuoca di aver visto la principessa fuori dal castello. Le due fecero riferimento poi ad una pozione, di cui il ragazzo scoprì gli effetti solamente osservando il cambio di colore delle iridi della biondina. "Questo non c'era nella lettera" si disse, mentre sollevava il corpo mingherlino della giovane per farla salire a cavallo. Era incredibilmente leggera, se qualcuno la avesse toccata avrebbe capito all'istante che non si trattava di un uomo. Quindi, quella mattina aveva incontrato proprio lei, Evelya. Era anche per quello che necessitava di una guardia del corpo? Si trattava dunque di una principessa inaspettatamente ribelle. Beh, gli piaceva, soprattutto perché riusciva a nasconderlo alla perfezione dietro quel visino angelico e il comportamento impeccabile. Noel si affrettò a montare a cavallo dietro la ragazza, circondandola da dietro con le braccia per riuscire a tenere le redini. Fece attenzione comunque a non far contatto tra la gamba sinistra della principessa e la sua: non avrebbe reagito affatto bene a sentire delle squame sotto i pantaloni.
    Da quel che ricordava, il rifugio non doveva essere molto lontano dal castello, seppur la città si sviluppasse in un intrico di strade in salita e in discesa. Si impegnò nel prendere le vie meno trafficate, dato che non era cosa da tutti i giorni vedere una guardia reale - i cavalli avevano sempre lo stemma del regno ad indicarlo - e un comune ragazzino in giro per la città.
    « Grazie per non aver detto niente » la voce della ragazza gli fece abbassare lo sguardo, puntandolo sulla linea delle spalle. « Capisco che la mia sicurezza sia importante, ma non posso vivere rinchiusa lì dentro per sempre » Noel sorrise alle sue spalle. Gli ricordava un sacco Vincent: anche lui scappava dal castello ogni volta che poteva all'insaputa della famiglia, girovagando per Caford sotto le vesti di un comune artigiano. Era così che si erano conosciuti lui e il principe, in strada, durante una delle sue tante scappatelle in giro per la capitale. « Finireste per impazzire, senza alcun dubbio » gli diede ragione, il rifugio che si intravedeva all'orizzonte. In un certo senso, non gli dispiaceva fare la guardia ad una principessa del genere. Sì, questo comportava il doppio del lavoro, ma condivideva il suo punto di vista ed era certo che l'avrebbe aiutata, la prossima volta.
    Una volta arrivati, la ragazza scese dal cavallo senza alcun aiuto, dirigendosi di gran carriera verso Alyon. Il suo drago era appollottolato su sé stesso, le ali chiuse sulla schiena nel tentativo di mantenersi al caldo. Noel la seguì, osservando l'impercettibile tremore del corpo del drago. La creatura aprì un occhio, notando subito il ragazzino - cioè, la principessa. Non si mosse, impegnato com'era a studiarla. « Come si chiama? »
    « Alyon » rispose lui, e lo sguardo del drago si posò su di lui, riconoscendolo immediatamente. Si sollevò sulle zampe anteriore e sull'unica posteriore, il collo disteso nella sua direzione. In un secondo momento, tornò a studiare quella che per lui era una completa estranea, e lei non si lasciò intimidire. "Ha fegato, la ragazza" Come aveva immaginato, Alyon si lasciò accarezzare senza problemi una volta capito che non c'era nulla da temere. « E' più docile di quel che sembra » osservò Evelya, e gli diede ragione sorridendo. « Oh, è un tenerone. Tra i due, quello che morde sono io » rise, battendo la mano un paio di volte sul collo del drago. Gli fece cenno di seguirlo, e Alyon avanzò a grandi passi in mezzo alla neve mentre il soldato pagava velocemente i pochi spiccioli che servivano per aver usufruito per poche ore del rifugio per draghi. « Devi portarci al castello. Lì ti aspetta un meraviglioso rifugio caldo » gli fece, e Alyon sbuffò per la contentezza. « Da oggi in poi sei un drago reale, amico » gli fece l'occhiolino, passando poi a guardare il ragazzino-non-ragazzino. Sembrava totalmente estasiata alla vista del drago. « Prego » le porse una mano, stringendo le dita sottili e immacolate per aiutarla a salire in groppa al drago. La sollevò per i fianchi, mentre Alyon si abbassava per facilitare la procedura, poi lui la seguì a ruota. Assunsero la stessa posizione di prima, ma data l'assenza di redini il cavaliere dovette avvicinare la principessa a sé e attorniare i fianchi con un braccio per non cadere. « E' a fin di bene, Altezza » meno male che non poteva vedere il sorrisetto che gli era comparso in volto, o sarebbe stato licenziato in tronco seduta stante. Per lui il contatto fisico era una cosa normale, ma per Evelya non sembrava trattarsi della quotidianità, dato il suo essersi irrigidita al solo tocco.
    Alyon spalancò le grandi e potenti ali al vento, per poi partire alla volta del palazzo seguendo le coordinate di Noel. Fortunatamente si trattava di un volo breve, ma l'aria gelida che gli sferzava le guance non era altrettanto piacevole. « Avete mai volato su un drago? » chiese il soldato, dato che l'entusiasmo di Evelya non passava di certo inosservato. Fortunatamente, l'atterraggio di Alyon non fu troppo brusco nonostante la sua voglia di arrivare alla calda terra promessa citata prima dal suo padrone, e il ragazzo si affrettò a scendere per aiutare Evelya a fare lo stesso. « Oplà » il giovane la prese per i fianchi, adagiandola a terra con delicatezza. Erano atterrati nelle vicinanze degli alloggi della servitù, e Noel avrebbe dovuto riprendere di nuovo quota per arrivare all'ingresso del castello e riuscire a far entrare il suo drago. « Non attardatevi, dovreste essere già nelle vostre camere a quest'ora » le disse con un sorriso una volta in groppa ad Alyon, mentre si preparava a librarsi in aria per un volo molto breve sotto gli sguardi sorpresi della servitù. Si sarebbero visti quella sera stessa in occasione del ricevimento. Magari nel frattempo avrebbe potuto fare un salto al campo di allenamento, o non poteva lasciarla sola nemmeno quando erano le dame da compagnia ad occuparsi di lei?

    « Parlato » || "Pensato"
    code © ruru


    Edited by altäir - 10/9/2016, 15:27
     
    Top
    .
  5.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    - Sophisticated with a hint of slutty -

    Group
    Bae ♥
    Posts
    329
    Cucchiaini di Nutella
    +112

    Status
    anonymus
    Evelya non aveva viaggiato tanto quanti i fratelli, le usanze dei regni confinanti le erano completamente estranee. Sapeva per sentito dire che Adruhal era una città di gente calorosa, ma i modi diretti del cavaliere alle sue spalle, per lei, arrivavano alla soglia dell'indecenza. Senza il suo sostegno sarebbe certamente caduta, si trattava di un gesto necessario per la sua sicurezza, eppure era arrossita fino alla punta delle orecchie. « Avete mai volato su un drago? » domandò, cogliendola alla sprovvista. La sua voce, da quella distanza, suonava ancora più ammaliante del solito. « Sì, anche mio fratello ne ha uno ». Fu evasiva nella risposta, affondando nella sciarpa e sporgendosi ad osservare il paesaggio innevato. In momenti come quello avrebbe preferito una guardia del corpo donna, a dirla tutta. L'atterraggio le diede la conferma definitiva, quando Noel la prese per i fianchi senza permesso, mettendola a terra come fosse stata un sacco di piume. « Non attardatevi, dovreste essere già nelle vostre camere a quest'ora ». « Certo, ci vediamo più tardi ». Evelya lo guardò risalire in groppa al drago e fece un inchino di ringraziamento, mentre Eliza accorreva ad accoglierla con la solita aria trafelata. Era in tremendo ritardo, e ancora vestita da uomo. « Avete sentito? Stasera c'è un ospite speciale! » le disse, intenta a stringere il corpetto del lungo abito rosa cipria scelto dalla madre. Sembrava più fastoso del solito, con piccoli cristalli a punteggiare la gonna ed una scollatura che lasciava interamente scoperte le spalle. « Di chi si tratta? ». Alla fanciulla poco importava, era intenta a cercare uno scialle per ripararsi dal freddo. La domestica le girò attorno per ammirare il suo operato, poi la fece sedere su uno sgabello per occuparsi dei capelli. « Il nome Azarel Emberthorn non vi dice nulla? ». L'occhiata di puro sdegno che la principessa le rivolse attraverso lo specchio parlò da sé. Lord Emberthorn era un essere meschino, avrebbe venduto la sua stessa madre pur di ottenere i favori della famiglia reale. Gironzolava al castello dall'inverno precedente, offrendo aiuto economico al paese e riempiendo le stalle con i suoi purosangue dal manto bianco. Evelya lo detestava, possedeva il sorriso più falso di tutta Kardenia, le stava sempre incollato e pretendeva di aprire le danze senza autorizzazione. La regina, invece, trovava le sue battute divertenti e la sua presenza piacevole, che nel linguaggio di Parveen significava "ottimo pretendente". Peccato che la biondina fosse promessa al re di Esteria da quando era piccola. « Gradirei che non mi rivolgesse la parola per tutta la sera ».
    « Come siete difficile. Vuole solo essere galante! ». Evelya ne dubitava. Ad ogni buon conto, il ricevimento era stato organizzato per l'inaugurazione di una nuova miniera, altra fonte di profitto che avrebbe giovato al regno, e gli Emberthorn non avevano nulla a che fare con tale avvenimento. Lord Azarel doveva essersi auto invitato come al solito. Un lieve bussare alla porta fece voltare entrambe: Zachary, nella sua divisa bianca e blu, cercava di sistemare la corona, che di starsene in equilibrio non ne voleva sapere.
    « Sei pronta? La mamma ha iniziato a fare quella cosa col naso ». Già, un riflesso incondizionato della regina. Quando qualcosa la infastidiva cominciava ad arricciarlo, il ché significava guai per lei e i fratelli. « Ma non hai freddo? » le chiese, non appena la fanciulla lo prese a braccetto per raggiungere il salone.
    « Sì, molto, ma ballando mi passerà ».
    « Il tuo cavaliere è già arrivato ».
    Dal tono in cui lo disse, fu chiaro che Zachary non approvasse la scelta degli altri principi, e non ne aveva fatto mistero. Era poco incline ai cambiamenti, rispetto al libertino Aidan e il freddo Solomon. La principessa sorrise divertita, raddrizzandogli la corona sul capo. La sua era intrecciata ai capelli, non si muoveva di un millimetro. « Devi avere più fiducia in lui, e nell'intuito di Sol, soprattutto ».
    Il ragazzo fece un verso simile a un ringhio, il braccio ancorato a quello sottile di lei.
    « È di te che non mi fido, Evie. Insomma, ha i capelli rossi. Tu li adori ». La risata della fanciulla si sparse per il corridoio, catturando l'attenzione dei domestici, tutti indaffarati per accogliere gli invitati. « Credi che mi innamorerò di lui? ». Zachary storse la bocca e guardò altrove, accelerando il passo.
    « Lo trovo molto bello, ma sai che l'amore non è una cosa che mi è concessa ». Vi era una nota di tristezza in quella confessione, perché Evelya non aveva mai potuto scegliere nulla della sua vita, a cominciare dal promesso sposo. Frequentava Izar da quando erano bambini, i genitori li costringevano a passare insieme le estati nella speranza che i due andassero d'accordo, eppure non provava nulla di diverso dall'amicizia nei suoi confronti. Lord Moore, al contrario, aveva acceso il suo interesse per il solo aspetto fisico, un colpo di fulmine simile a quello preso per il consigliere del Re, qualche anno prima. Non doveva, non poteva alimentare tale sentimento. Le nozze parevano ogni giorno più vicine, così come la partenza dal castello. All'ingresso dei due principi nel salone, i nobili di Helmriche si inchinarono immediatamente, rivolgendo loro grandi e falsi sorrisi. La prescelta di Fairhold rispose con altrettanta cortesia, cercando dei volti familiari nel caos di vestiti appariscenti, ventagli e chiacchiericcio. Purtroppo, la persona che più desiderava evitare si fece avanti prima che potesse raggiungere la tavolata dei reali, apparecchiata su di un palco in marmo bianco e circondata da guardie.
    « Vostre Altezze » salutò Azarel, gli occhialetti a celare l'intenso sguardo blu che sostò un secondo di troppo sulla scollatura dell'abito di Evelya.
    « Lieto di vedervi in salute ». Mentre per Zachary la cosa si concluse con un cenno del capo, alla biondina capitò anche un baciamano del tutto indesiderato, al punto che fu lei ad interrompere il contatto per prima. Lord Emberthorn parve quasi divertito dalla sua fuga.
    « Con permesso ». La principessa costrinse il fratello a superarlo per ricongiungersi al resto dei Sadalmelik, e la vista della chioma rosso cremisi di Lord Moore le mise subito l'animo in pace. Era bello avere una guardia personale, le risparmiava la fatica di stare costantemente sulle spine. Parveen aveva conservato per lei la più acida delle occhiate, finché il padre parlottava fitto con due soldati poco distante. Ad Evelya non importava, il suo campo visivo era occupato da una sola persona, al momento. « Buonasera. Alyon si trova bene nel nuovo rifugio? ».
    La sicurezza del drago le stava a cuore, specie con il freddo che imperversava all'aperto.
    « Con voi qui mi sento molto più tranquilla ».
    Prese posto al tavolo, la presenza rassicurante di Noel a torreggiare su di lei, ed intercettò le attenzioni di Lord Azarel dal centro della sala.
    Quella sera sembrava ancora più agguerrito, ma non ne comprendeva il motivo.

    « Parlato » - Pensato -
    ♦ Evelya Sadalmelik - Principessa di Helmriche - 18 anni ♦

    Code by Sullivan



    Edited by Sullivan - 4/11/2016, 12:50
     
    Top
    .
  6.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Group
    The Queen, babe
    Posts
    3,529
    Cucchiaini di Nutella
    +360
    Location
    wasteland

    Status
    anonymus
    Noel Hamal Moore
    Lo spazio riservato ai soldati, in quel magnifico castello, era molto ampio. Probabilmente c'era lo zampino del principe Aidan, appassionato di scherma e combattimenti quel'era aveva riservato una maggiore attenzione a quell'area. Poco lontano c'era il rifugio per i draghi, e Noel chiese subito di poter far accomodare il suo. Alyon tremava come una foglia, non essendo affatto abituato al freddo di Helmriche. Una volta entrato nel rifugio, non poté fare a meno di notare di come le squame color terra bruciata del suo drago risaltassero tra i manti argentei e grigiastri delle altre bestie. « Tu sei il nuovo arrivato? Quello di Adruhal? » gli chiese il custode, un uomo robusto e di bassa statura, e il rosso annuì sfoggiando un sorriso cordiale. Stare al centro dell'attenzione non gli dispiaceva, quindi tutte quelle occhiate curiose rivolte a lui non lo infastidivano, anche se alla lunga avrebbe preferito evitarle. Doveva mettersi in testa che, lì dentro, era "la novità", e probabilmente non avrebbero fatto altro che chiedergli se fosse quello di Adruhal. Sperò solo che quel periodo durasse poco, e salutò Alyon per dirigersi alle aree dedicate all'addestramento dei soldati. Aidan gli aveva spiegato che era localizzata vicino all'armeria, ma preferì seguire gli stridii delle lame per trovarla, e affidandosi all'udito ci mise molto poco a raggiungere la sala. La porta era socchiusa, e la aprì piano per curiosare all'interno. Le voci dei soldati e il cozzare delle spade coprirono il cigolio della porta, riusciendo a passare inosservato per qualche secondo, giusto il tempo di studiare l'ambiente. Si trattava di una grande stanza dalle pareti chiare, il soffito era in legno robusto e un'altra porta in fondo alla stanza, vicino a dei manichini addossati al muro, c'era un'altra porta, probabilmente che collegava quel luogo all'armeria. Tutti i soldati facevano pratica con la spada, anche se non poté fare a meno di notare vari bersagli per il tiro con l'arco pendenti dal soffitto a varie altezze sopra le loro teste. Si decise ad entrare, togliendosi il mantello e lasciandolo all'entrata. Nessuno sembrò notarlo fino a quando non fece qualche passo verso colui che sembrava il capitano, un uomo dalla voce autoritaria e i capelli biondo cenere. Questo gli rivolse un'occhiata inquisitoria, e Noel si chiese se si fosse ricordato dell'arrivo di un nuovo soldato tra le sue schiere. Evidentemente sì, perché lo salutò con un cenno del capo e una poderosa stretta di mano. « Moore, giusto? » Noel la ricambiò all'istante, insieme ad un cenno del capo che decretava una risposta affermativa. Gli occhi grigiastri di lui erano inchiodati a quelli del rosso, classica attitudine da comandante. A primo acchito gli sembrava un tipo severo e intransigente, ma il sorriso confidenziale che gli rivolse subito dopo lo fece ricredere. Forse era meglio di quel che voleva dare a vedere. « Benvenuto a Lyrandar. Sono Elias Fossey, mi occupo dell'addestramento delle reclute. » A sentire quel nome, gli si accese una lampadina nella testa. Quell'uomo portava lo stesso cognome di uno dei suoi insegnanti all'Accademia di Mydale. A guardarlo bene, sembrava anche che gli assomigliasse. "La nostalgia di casa mi fa un brutto effetto" concluse, ringraziando Elias con l'entusiasmo che lo contraddistingueva, poi l'altro gli fece cenno di sguainare la spada per andare allenarsi con un ragazzo che lui stesso gli indicò. Si diresse verso di lui a passo spedito, tagliando l'aria con la lama della spada. Il suo compagno, tanto per cambiare, aveva i capelli biondi e lo sguardo acuto, le iridi violacee ad esaminarlo da capo a piedi. Non sembrava un tipo troppo incline a conversare, perché appena gli sorrise lui storse il naso. « Il piacere è tutto mio, eh » fece ironico, l'altro a stringere le dita intorno all'elsa della spada, come se fosse ansioso di colpirlo. « So già chi sei. Al castello non si parla d'altro che della nuova guardia del corpo della principessa dai capelli cremisi » gli rispose, e Noel afferrò una delle spade attaccate alla parete più vicina, posando la sua in un angolo. Era più pesante di quella che utilizzava per combattere, mentre l'arma che teneva in mano il compagno pareva essere più leggera, data la lama sottile. « Il colore dei capelli non è la mia unica qualità » esclamò, un leggero tono di sfida che l'altro sembrò cogliere, un sorriso beffardo sulle labbra e la lama tesa verso di lui. Il ragazzo non parve reagire, ma dopo qualche secondo ghignò, facendo incrociare le lame in attesa di istruzioni da parte di Fossey. Riusciva a percepire l'ardore che bruciava dentro il corpo del compagno, lo stesso che divorava lui ogni volta che scendeva sul campo di battaglia. Forse qualcosa in comune lo avevano, dopotutto.

    • • •

    La camera che gli avevano messo a disposizione era immensa rispetto a ciò a cui era stato abituato. Casa sua era microscopica, e all'Accademia aveva sempre avuto un compagno di stanza, al suo secondo anno addirittura due. Quella invece era tutta sua, e il fatto di poter sfoderare la spada senza far cadere alcun soprammobile gli sembrava irreale. Si prese tutto il tempo per ammirare la sua nuova camera e sdraiarsi sul letto - morbidissimo!, non riusciva a crederci - e per prepararsi a scendere gli rimasero solo pochi minuti. L'evento di quella sera era un qualcosa di importante, almeno da quel che aveva sentito dagli altri soldati. Un incontro con qualche Duca, o roba simile, non ricordava con esattezza. Dovette sostituire i suoi abiti con quelli che una cameriera gli aveva portato, diventando così uguale alle altre guardie a palazzo. Per fortuna aveva i suoi capelli rossi a farlo risaltare tra la folla. Appese il fodero contenente la spada alla cintola, uscendo dalla stanza non dopo essersi guardato di sfuggita al minuscolo specchio appeso al muro. Mentre chiudeva la porta, il suo sguardo si soffermò su quella che dava sulla camera della principessa, avvicinandosi giusto per sentire delle indistinte voci femminili. Sembrava stesse andando tutto bene, nessuna anomalia. Alle guardie era stato ordinato di raggiungere il salone al piano inferiore prima dell'arrivo degli ospiti, costringendolo a lasciare Evelya alle cure delle sue governanti. Si incamminò per il corridoio, il fodero che batteva sulla coscia, alla ricerca delle scale che portavano al piano inferiore. Quel castello era immenso. Nel corso degli anni, era entrato in un palazzo solamente durante i suoi anni di studio a Mydale. I nobili che chiedevano l'aiuto dei giovani studenti dell'Accademia non erano pochi e spesso affibbiavano loro gli incarichi più semplici, ma quella era tutta un'altra storia. Avere una responsabilità così grande come quella di proteggere la vita della principessa di Helmriche gli metteva meno pressione di quella che si aspettava. Forse perché era il primo giorno, chissà. Le parole minatorie di Aidan e le raccomandazioni degli altri soldati avrebbero dovuto metterso sulle spine, ma sapeva di essere all'altezza dell'incarico. E poi, dover stare insieme alla ragazza non gli pesava minimamente, essendo così carina e gentile. Gli era andata di lusso, decisamente, e non avrebbe permesso che qualcuno le facesse del male. « Ma guarda chi si aggira sperduto per i corridoi del palazzo... Ti serve una guida, novellino? » a parlare fu un ragazzo dal sorriso smagliante, appoggiato ad una colonna con fare rilassato. Inutile menzionare la sua chioma bionda, che non faceva altro che ricordargli che proveniva da un mondo completamente diverso dal loro. « Troppo gentile, sul serio » disse di rimando lui, una mano sul cuore ad accentuare l'espressione commossa. « Anche se avrei preferito una fanciulla piuttosto che un soldatello » rise dell'espressione offesa di Ryder, uno dei ragazzi che aveva conosciuto quel pomeriggio, ma nonostante le sopracciglia aggrottate e le mani chiuse a pugno lo affiancò ugualmente, continuando a parlare come se si conoscessero da sempre. Ryder era un tipo amichevole, ma incredibilmente permaloso ed impaziente, bisognava calibrare le parole in sua presenza dato che avrebbe potuto prendersela per un nonnulla. Il biondo sembrava veramente interessato ad Adruhal, suo paese d'origine, e appena Noel nominò l'Accademia di Mydale lui spalancò gli occhi, sostenendo di aver sempre sognato di studiare in quel luogo, rinominato in tutta Kardenia. « Mi è toccato frequentare l'Accademia militare di Auron. Per carità, nulla da dire, ma riuscire ad entrare a Mydale è il sogno di qualsiasi soldato! » nelle sue parole trasudava puro entusiasmo ed ammirazione, e Noel sorrise a vedere come gli occhi gli luccicavano. Gli anni in Accademia erano letteralmente volati, e lì dentro aveva vissuto una miriade di avventure indimenticabili insieme ai suoi compagni. Chissà cosa facevano adesso. « Si vocifera che tu fossi il migliore del tuo corso » continuò Ryder, e il rosso ghignò soddisfatto. « Confermo le voci » fece, incrociando le braccia al petto e raddrizzando le spalle. Andava piuttosto fiero dei risultati conseguiti in Accademia, e non si faceva mai sfuggire l'occasione di dimostrarlo. Come aveva sperato, Ryder sembrava essere sul punto di esplodere per l'eccitazione. Lui cominciò a sotterrarlo di domande sulla sua vita in Accademia, mentre scendevano un paio di piani avvicinandosi al salone dove si sarebbe tenuto il ricevimento. Fu in quel momento che incrociarono due cameriere, e non poté fare a meno di notare come una di loro avesse i capelli castani e non biondi come era normale in quella città. Noel la seguì con lo sguardo mentre lo affiancava, e quando le due li sorpassarono udì delle risatine risuonare tra le pareti, unite a parole come "capelli rossi" e "guardia del corpo". « Sei il nuovo arrivato, non osare rubarci le cameriere » Ryder lo disse come se si trattasse di una questione di stato. « Nah » « Non fare quella faccia, si sono pure girate a guardarti » Noel non poté trattenere una risata, mentre circondò il collo di Ryder, un po' più basso di lui, in una stretta ferrea e avvicinandolo per dirgli che non doveva assolutamente preoccuparsi. Fare lo scemo con le ragazze faceva parte del suo carattere, ma per ora nessuna di loro aveva attirato la sua attenzione al castello. Erano tutte bionde e dalla pelle diafana, e a primo impatto il loro aspetto fisico lo disorientava un po'. Fatta eccezione per lei. La principessa gli era subito sembrata un tipo interessante. Sperava che nel tempo avrebbe potuto farci amicizia, senza essere considerato solamente un soldato votato a proteggerla. I due ragazzi giunsero infine al portone aperto del salone, una stanza enorme illuminata da lampadari di cristallo e imbandita con ogni ben di Dio. Per ora, all'interno vi erano solamente le guardie, ma affiancandosi dalle grandi finestre si potevano vedere varie carrozze nel giardino. Guardandosi intorno, riconobbe qualche viso dei suoi compagni di allenamento, e i due principi Solomon e Zachary ad impartire ordini. Noel percorse la stanza a grandi falcate, incrociando nel mentre lo sguardo adirato del terzogenito, e il rosso sostenne lo sguardo finché il biondino non venne richiamato dal fratello. « Non penso di stargli troppo simpatico » sussurrò a Ryder, che subito fece spallucce facendogli segno di fregarsene. Tra i tre, l'importante era non farsi buttare fuori dal futuro erede al trono, che non a caso era anche a capo dell'esercito del regno. Solomon sembrò accorgersi di lui dopo che il principino uscì dalla sala, riferendogli che, in quanto guardia del corpo della principessa, sarebbe dovuto restare vicino a lei e al tavolo dei reali. A dirla così non era un compito complicato, ma Noel sapeva che la sua vita era votata alla sopravvivenza della principessa. Ergo, sacrificio. Non doveva scordarlo. Riconobbe il soldato che si piazzò accanto a lui senza alcuna difficoltà, Theodore, il ragazzo con cui si era allenato quella mattina. Il rosso lo salutò con un sorriso, l'altro con un cenno del capo. « Sei l'essere più amichevole che abbia mai conosciuto » lo schernì lui, studiando con la coda dell'occhio la sua reazione. « E' già tanto se ti ho salutato » sbuffò il biondino, le mani dietro la schiena dritta. Aveva sicuramente la postura del soldato, e neppure i suoi affondi erano malaccio. Peccato fosse così solitario e antipatico di primo acchito. « Che onore » si lasciò sfuggire una risatina, ma il compagno fece cadere la conversazione con un verso infastidito. Non si era accorto che Solomon fosse uscito dalla stanza, e al suo posto trovò il re e la regina. Si limitò ad osservarli da lontano, ogni tanto lo sguardo dell'uomo ad incrociare il suo. Non sapeva dire che tipo di regnanti fossero, ma non parevano troppo inclini al divertimento e alle risate, tutto il contrario di re Orion e la sua consorte. Solomon entrò assieme ad alcuni invitati, e il chiacchiericcio nella stanza si fece molto più fitto. Le guardie avevano cominciato a parlare a bassa voce, ma Noel non ci fece molto caso, occupato ad osservare la sedia vuota di Evelya. Chissà perché ci metteva così tanto. Quel ricevimento era così sfarzoso? Sicuramente era diverso di quelli a cui aveva partecipato ad Adruhal, insieme a suo fratello. Gli abiti delle dame erano larghi e sfavillanti, i camerieri giravano con montagne di cibo e la presena della famiglia reale contribuiva a rendere tutto più rilevante. Mancava solo una persona, l'unica della quale gli importasse qualcosa lì dentro. Proprio in quel momento, il portone si spalancò, rivelando le figure di Zachary ed Evelya, e subito i presenti si inchinarono. Il suo sguardo si fermò sull'abito di Evelya, un colore pastello che le stava d'incanto, per poi passare al suo viso gentile. Era come se brillasse. « Sia benedetto Fairhold » sentì mormorare il ragazzo accanto a lui, mentre Noel si unì agli inchini a scoppio ritardato. Alla fine delle scale, i due vennero intercettati da un uomo che non aveva notato in mezzo alla folla. Riusciva a vederlo solo di spalle, ma indossava un lungo mantello nero e sovrastava sia Zachary che Evelya con la sua altezza spropositata. La chiacchierata durò poco, e immediatamente la principessa raggiunse il tavolo dei reali. Noel le sorrise quando i suoi occhi incontrarono quelli della ragazza. « Buonasera » « A voi, Altezza » la voce morbida della principessa lo fece sentire subito meglio, come se con quella tenuta non stesse morendo di caldo. « Alyon si trova bene nel nuovo rifugio? » il rosso sorrise, mentre la biondina prendeva posto al tavolo. « Meravigliosamente, oserei dire. Ci abitueremo presto al freddo di Helmriche » seguendola con lo sguardo, Noel non poté fare a meno di notare le spalle scoperte grazie alla scollatura del vestito che indossava, e i suoi occhi vi sostarono per qualche secondo di troppo. "Accidenti" gli istinti maschili non erano facili da sopprimere, sperava solo che nessuno dei nobili presenti in sala se ne fosse accorto, altrimenti rischiava di essere rispedito a casa in meno di dodici ore. « Con voi qui mi sento molto più tranquilla » sulle sue labbra comparse spontaneo un sorriso, ancora, e alzando lo sguardo intercettò quello dell'uomo che aveva salutato prima i due fratelli Sadalmelik. Non era così lontano da non riuscire a notare il sorrisetto pericoloso che gli solcava il viso, e prese subito a seguirlo con gli occhi nella calca di persone. Non aveva nulla di particolare, se non avesse fermato Evelya poco prima non lo avrebbe neppure notato durante la festa. « C'è qualcosa che vi mette in agitazione, Altezza? » domandò lui, restando sul vago, anche se pensava di aver capito di cosa si trattasse. Quel tizio guardava un po' troppo insistentemente la principessa, per i suoi gusti. E non erano occhiate di ammirazione, come quelle che le rivolgevano gli altri presenti. Il suo era uno sguardo subdolo e malizioso, e non gli piaceva affatto. « Vi assicuro che non oserà disturbarvi » gli fece un veloce occhiolino, attento a non farsi notare, « almeno finché io sarò qui » in fondo era il suo dovere, ma anche se non fosse stato la sua guardia del corpo non era nella sua natura permettere che un individuo fastidioso potesse dare problemi ad una fanciulla. Non era nella sua morale. Il ragazzo si sgranchì le spalle, mentre osservava i reali parlottare allo stesso tavolo, la principessa a pochi passi da lui. L'avrebbe tenuta al sicuro da qualsiasi cosa. Gli archi, in un angolo, avevano cominciato a suonare nel frattempo, ma ancora nessuna coppia era stata così intraprendente da aprire le danze. Era una melodia soffusa, che faceva da sottofondo al chiacchiericcio della gente. Aveva partecipato ad un ricevimento a palazzo reale solo un paio di volte, in occasione delle feste di compleanno della principessa Irien. Conosceva bene la sorella di Vincent, e il suo spirito allegro e festaiolo lo aveva sicuramente ripreso dai genitori. I balli al palazzo di Caford erano sfarzosi e colorati, ci si divertiva da matti e si tornava a casa senza fiato. Rappresentavano in parte lo stile di vita degli abitanti del suo regno, e vedere poca gente ballare gli sembrò strano, inizialmente. « Voglio ballare » sbuffò il rosso, pestando a terra il piede. « Sei di guardia » lo rimproverò Theodore, e Noel alzò gli occhi al cielo. Sapeva di non poterlo fare, e doveva mettersi in testa di essere un semplice subordinato. Lì non era l'amico del principe, e ad una certa ora i soldati non potevano invitare le cameriere a ballare. Figurarsi le principesse. « Vedo un bel po' di uomini pronti a chiedervi di aprire le danze » rise Noel appena la ragazza gli fu vicino, non accorgendosi di essere probabilmente fin troppo amichevole e confidenziale nei confronti della prescelta di Fairhold. Poteva sentire lo sguardo di Theodore perforargli la schiena a rimproverarlo proprio per questo motivo. « Peccato essere una guardia, altrimenti mi sarei fatto sotto anche io » aggiunse, più a sé stesso che alla fanciulla, ma ciò che disse arrivò comunque alle sue orecchie. « Vi osserverò da lontano » le sorrise, di nuovo, con la certezza che avesse capito che poteva contare su di lui. Gli occhi ametista del giovane si spostarono dal viso angelico di lei a quello arcigno dell'uomo con gli occhialetti. Aveva l'impressione che anche lui fosse sulla lista dei pretendenti, e non gli sarebbe dispiaciuto affatto cancellare il suo nome. Non gli piaceva come la guardava, aveva qualcosa di cattivo nello sguardo, freddo come la neve che ricopriva la capitale di Helmriche.

    « Parlato » || "Pensato"
    code © ruru
     
    Top
    .
5 replies since 3/6/2016, 18:04   149 views
  Share  
.
Top